Comune del Piemonte, bagnato dal fiume Sesia ed adagiato nella pianura padana, attivo centro agricolo e commerciale, Vercelli si distingue per il suo primato nella produzione del riso. Il territorio che circonda Vercelli presenta un fascino diverso ad ogni stagione e questa particolare caratteristica rende curiosa la natura della zona. In primavera la vasta distesa di campi si trasforma, grazie ad una complessa rete di canali irrigui in una sconfinata distesa d’acqua, che si estende fino all’orizzonte. In autunno muta i suoi colori per assumere i toni caldi dell’oro. Dopo il raccolto, la natura si fa più cupa ed è avvolta dalle nebbie fino all’inverno in cui imbianca sia per la neve sia per la tipica galaverna.
Vercelli, in età romana e medievale, godette di grande rilievo fra i centri dell’Italia del nord-ovest, grazie alla sua funzione di snodo di traffici commerciali e di scambi culturali. Da Vercelli si dipartivano, infatti, le più importanti direttrici viarie verso i valichi d’Oltralpe: la Vercelli-Torino-Susa-Moncenisio/Monginevro che, dopo il primo tratto Vercelli-Santhià, piegava a Sud, passando per Tronzano, Bianzé, Livorno Ferraris, Saluggia, entrava quindi in territorio torinese per dipartirsi nuovamente e condurre, attraverso il passo del Moncenisio, a Chambéry, e attraverso il Monginevro, a Briançon; e la Vercelli-Ivrea-Aosta-Gran San Bernardo-Losanna, il cosiddetto Itinerario di Sigerico, cioè la strada più usata dai pellegrini irlandesi e scozzesi diretti a Roma.
La crescente importanza della città come tappa lungo la via di pellegrinaggio è attestata soprattutto tra l’XI e il XIII secolo: in questo periodo i flussi pellegrini s’intensificarono e determinarono un notevole sviluppo della città, che si dotò anche di imponenti strutture destinate esplicitamente all’ospitalità dei pellegrini. In particolare, a sottolineare i contatti tra Vercelli e il pellegrinaggio d’oltre Manica, resta la memoria dell’Ospedale di Santa Brigida degli Scoti, inizialmente Ospedale di Sant’Eusebio, che sorgeva sul sito del secentesco Palazzo Berzetti di Murazzano, oggi sede delle Suore di Santa Maria di Loreto, proprio accanto alla Cattedrale di S. Eusebio.
Esso fu fondato senz’altro prima del 1140 dal canonico tesoriere Bonfiglio, e fu un sicuro ricovero, in terra italiana, per gli infermi ed i pellegrini scozzesi ed irlandesi che provenivano dal Gran San Bernardo per recarsi a Roma. All’inizio del XIII sec. risale, invece, l’Ospedale di S. Andrea, voluto dallo stesso fondatore dell’omonima abbazia, il cardinale vercellese Guala Bicchieri: la sua primitiva struttura rimane ancora e ben visibile nel portico ogivale e nel “salone dugentesco” antistanti la basilica di S. Andrea. La sua destinazione, nell’idea del fondatore, era l’accoglienza dei numerosi pellegrini di ogni nazionalità e lingua che transitavano a Vercelli.
Storia
Le origini e l’assetto urbanistico Il territorio vercellese, alle origini del suo popolamento, fu abitato da tribù di Liguri, citate da alcune antiche fonti come Salluvi. Forse intorno al VI sec., in seguito alla fusione delle antiche popolazioni con i Libui, gruppi d’origine celtica, fu fondata la città, roccaforte dell’Italia del nord. Sottomessa dai Romani già dal sec. II a.C., Vercelli divenne colonia soltanto nell’89 a.C. e solo nel 49 a.C., grazie soprattutto alla sua posizione strategica in pianura sulle grandi vie di comunicazione fu riconosciuta, attraverso la Lex Iulia, libero municipium tra i più importanti dell’Italia nord-occidentale.
La floridezza del periodo romano, è attestata dai reperti archeologici, conservati in massima parte presso il Museo “C. Leone”, molti dei quali testimoniano la presenza dell’antico forum e delle terme. Fin dai primi secoli dopo Cristo, la città divenne polo di irradiazione nel processo di cristianizzazione delle regioni nord italiane: Eusebio di Vercelli fu primo vescovo del Piemonte e proprio dalla matrice vercellese si definirono, in seguito, tutte le altre diocesi piemontesi. Sulle spoglie del protovescovo sorse il primitivo nucleo dell’odierna Cattedrale, dedicata proprio a S. Eusebio, centro religioso e meta di pellegrinaggi, ma anche luogo di incontro e di scambio commerciale nella città antica, grazie alla platea posta lungo il fianco meridionale del luogo di culto, destinata a mercato per tutto l’alto medioevo (l’attuale piazza d’Angennes).
La città divenne sede di ducato longobardo e, per quanto dotata di una prima cinta muraria di fortificazione, non fu risparmiata da assedi e devastazioni conseguenti alle incursioni barbariche. I vescovi vercellesi, comunque, rafforzarono via via il proprio potere, garantendo a Vercelli un presidio politico e militare. Tra il sec. IX e X, poi, attraverso un’imponente opera di diffusione culturale e di incoraggiamento allo sviluppo delle arti, essi seppero infondere respiro internazionale alla città. A questi periodi risalgono le fasi costruttive della chiesa dedicata a S. Eusebio che fu ampliata in seguito fino a raggiungere la struttura a cinque navate e a croce latina, sul modello della basilica di S. Pietro a Roma: di essa oggi non resta che il campanile romanico posto sul lato sud della nuova Cattedrale eretta a partire dal 1570.
Con la devastante invasione degli Ungari, nell’889, la città precipitò nuovamente in un periodo buio che si protrasse fino all’episcopato di Attone (924-960). Da allora riprese la rinascita cittadina che raggiunse il suo culmine con il vescovo Leone (999-1026). Nel 1141, con la nascita del libero comune, segnò il definitivo declino del potere episcopale: anche Vercelli divenne teatro delle lotte tra guelfi e ghibellini. I primi furono guidati dalla famiglia Avogadro, i secondi fecero capo prima ai Bicchieri, poi ai Tizzoni: il conflitto intestino fu attenuato dalla pace tra le due fazioni, firmata nel 1310 nella sala capitolare dell’Abbazia di Sant’Andrea, alla presenza dell’imperatore Enrico VII.
A questo periodo risale la fioritura nell’edilizia civile cittadina: ogni famiglia nobile insediata in città creava la propria vicinìa, costituita da una residenza principale circondata talora da altre unità abitative collegate tra loro e dominata da una torre, simbolo di potere: alcune di queste torri denunciano ancora la presenza delle antiche famiglie blasonate della città: i Tizzoni, i Centoris, gli Avogadro. La signoria vercellese dei Tizzoni durò fino al 1335, anno in cui la città passò ai Visconti ed il libero comune si ridusse ad un semplice apparato amministrativo, privato delle funzioni democratiche delle origini. Con il definitivo passaggio ai Savoia, nel 1427, Vercelli poté godere di circa un secolo di pace che segnò anche il rifiorire delle arti.
Tra il dominio dei Visconti e quello dei Savoia, Vercelli fu dotata anche del suo castello, vera fortezza turrita che oggi è sede del Palazzo di Giustizia. Tra XVI e XVIII sec. la città fu segnata dalle pagine buie di epidemie e carestie, ma soprattutto dagli assedi e dalle occupazioni francesi e spagnole. Fu proprio a seguito della conquista francese della città da parte del duca di Vendôme nel 1704, che Vercelli fu privata della più imponente testimonianza del suo passato medievale: la cinta di mura il cui tracciato ancora oggi corrisponde alla cerchia di viali da cui è racchiuso il centro storico.
Come raggiungere il comune
In treno: Stazione FS, Piazza Roma 26, biglietteria Tel.(0161)257200/257711; Linee da Novara-Milano-Venezia; Torino; Casale-Alessandria; Asti; Mortara-Pavia; Santhià-Biella.
In autostrada: A4-A26 uscita Vercelli Ovest o Vercelli Est. Autolinee: Autostazione, Corso Gastaldi 2, Tel. (0161) 250015