Via Francigena

La Via Francisca del Lucomagno verso Roma e Santiago di Compostela

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Redazione AEVF

La Via Francisca del Lucomagno dal Lago di Costanza a Pavia – via degli imperatori o via di pellegrinaggio – verso Roma e/o Santiago di Compostela. Gli imperatori germanici controllano il passo alpino più basso (1920 m s.l.m.) delle Alpi utlizzato anche per tutto il traffico commerciale verso l’Italia fino alla fine del XIII sec.  

Il nostro pellegrinaggio inizia nel santuario mariano (Wahlfahrtkirche Unsere Liebe Frau, 1470) di Rankweil-Voralberg al bivio tra la via romea proveniente da Bregenz sul lago di Costanza e quella compostelana del Voralberg. La segnaletica jacobea conduce fino a Feldkirch (la romana Clunia), dove il pellegrino trova alloggio presso il convento dei capuccini. Dopo la benedizione, si incammina sull’antica via alta dell’Eschnerberg e raggiunge la chiesa di Bendern in collina. Acquistata nel 1619 dai principi del Lichtenstein, la contea di Schellenberg è all’origine dell’attuale Principato, uno dei più piccoli stati indipendenti in Europa.

L’itinerario risale la riva destra del Reno toccando Schaan – possibile alloggio nel monastero Sankt-Elizabeth – fino al capoluogo Vaduz, dominato dal castello del Principe, costruito nel XIII sec.

Da Vaduz a Balzers (477 m) il pellegrino segue il Reno, sale a Luzisteig (713 m), dove visita la chiesa di Steig (chiavi presso il ristorante), e riscende a Maienfeld (504 m). Il castello Brandis in mezzo ai vigneti adorna la pittoresca cittadina conosciuta in tutto il mondo per il “villaggio di Heidi” situato nei pressi.

Da qui l’itinerario storico prosegue – per 220 km in Svizzera, di cui 130 nel cantone dei Grigioni – risalendo il grande fiume europeo fino alla sua sorgente. Inizialmente si incontra il castello Marschlins (XIII sec.) e si raggiunge Zizers (561 m) dove visse nell’ex castello dei Salis l’ultima imperatrice d’Europa, Zita, moglie dell’imperatore Carlo I d’Austria, dal 1962 fino alla sua morte nel 1989 quasi centenaria.

Oltrepassato Trimmis, si attraversa la foresta Fürstenwald in direzione di Coira, la più antica città svizzera (2500 a.C.) e già capoluogo della Retia Prima e sede vescovile dal IV sec. Oggi il pellegrino ottiene il timbro della credenziale presso l’ufficio “Ordinariato-HOF” del palazzo episcopale posto in cima alla citta vecchia.

Da Coira l’antica via romana raggiunge la cappella carolingia di San Pietro a Domat / EMS. Attraversato il Reno detto anteriore (per l’avvicinarsi alla sorgente), si sale a Tamins e si passa nuovamente il fiume per risalire a Bonaduz: le cappelle di Sogn Paul (San Paolo, XIII sec., con affreschi del XIII-XVII sec.) e Sogn Gieri (San Giorgio, X sec., con affreschi del XIV-XV sec.) à Rhäzuns sono imperdibili per pellegrini e turisti.

Camminare sul sentiero con vista mozzafiato a strapiombo delle famose gole di Ruinalta tra Bonaduz e Valendas rappresenta per il pellegrino, senza dubbio, l’emozione più forte di tutta la Via Francisca del Lucomagno, passando da tipici antichi villaggi montani come Versam e Valendas.

Raggiunta la regione detta Surselva (al di sopra della foresta), il viandante fa tappa nel modernissimo convento – Casa dell’Incontro – e visita (cartina disponibile alla stazione ferroviaria) la città vecchia di Ilanz con edifici del XVI-XVII sec. e museo etnografico, e avverte una lingua parlata diversa: il romancio del Sursilvan (una delle 4 lingue nazionali svizzere, di cui esistono 6 versioni differenti).

Da Ilanz un tranquillo sentiero conduce a Trun, via Tavanasa e Darvella passando davanti alla curiosa cappella Sogn Giusepp (San Giuseppe, 1676). A Trun, nel 1424 si svolse un evento storico importante per i Grigioni: le Leghe Grigie (origine del nome Grigioni) decisero di rinnovare il loro patto, e l’acero presso la cappella Sankta Anna ricorda il sito dell’evento. Il museo Sursilvan Cuort Ligia Grischa, ospitato nell’ex convento di Trun, fu donato dall’abate di Disentis per essere sede del parlamento delle Leghe Grigie.

Tutta la Via Francisca degli imperatori è percorsa regolarmente (in caso di necessità) da un servizio di autopostali-“diligenze” o ferroviario tra Maienfeld e Disentis.

Da Trun l’antica via sale a Sumvitg – villaggio caratteristico con antiche case decorate – e ridiscende per seguire la riva orografica sinistra del Reno fino a Disentis, ove s’impone alla vista il possente e già potente monastero benedettino. L’abbazia, fondata nell’VIII sec. da Sigisberto, monaco scozzese, nonostante incendi, distruzioni e ricostruzioni (l’ultima nello stile rococó del 1700), sopravvive e raggiunge un’influenza europea dovuta alla sua posizione ai piedi del Lucomagno. Vi fece tappa, tra gli altri, Carlomagno al ritorno dall’incoronazione a Roma.

I suoi possedimenti erano sparsi dalla Germania e dalla Svizzera interna fino al Ticino e alla Lombardia, ad esempio l’abbazia di San Gemolo in val Ganna-Varese. L’itinerario attraversa i suoi ex alpeggi siti nella valle di Blenio, oggi parco naturale.

Uscendo da Disentis, il pellegrino passa dapprima davanti alla chiesa di Sogn Gions (San Giovanni del 1643), poi alla cappella di Sontga Gada (Sant’Agata, del 1100) ammirandone gli affreschi del XV sec.

A questo punto ha inizio la salita sulla riva sinistra del Reno di Medelfino alla cappella di Mutschnengia (1610) e si scavalcato il ponte sospeso in direzione di Acla, dove una moderna cappella ricorda le vittime di una valanga.

Salendo fino al passo si incontrano varie cappelle che testimoniano l’esistenza di antichi ospizi, quello di Santa Maria del 1374 (ricoperto da una diga nel 1968) e sostituito da un confortevole rifugio montano al confine tra Grigioni e Ticino.

A metà strada tra Disentis e Olivone, ecco raggiunti il passo e il sud delle Alpi.

La discesa si snoda lungole sorgenti del Brenno – tra cui la famosa Alpe Pertusio – su antiche vie romano-medievali, mulattiere segnate dal passaggio di carri; dopo una foresta di pini di cembro, il viandante scopre scolpita sulla facciata dell’”attuale” ospizio di Camperio (datato 1254), una croce di Malta; si accorge inoltre che qui si parla il dialetto ticinese-lombardo.

Olivone si presenta con tutte le strutture degne del capoluogo della valle di Blenio, cioè alberghi, ristoranti, il museo etnografico Cà da Rivoi: una visita da non mancare.

Oltrepassata la chiesa di San Martino (XI sec.), la strada conduce tra le case affrescate del nucleo di Solario, a Ponte Aquilesco e a l’oratorio di Santa Caterina (del 1567) infine ad Aquila. Passato sulla riva sinistra del Brenno nelle vicinanze del ponte romano di Grumarone (citato nel 1305), il pellegrino percorre una mulattiera che gli permetterà di scoprire sulla collina soprastante la piu celebre chiesa romanica del Ticino, e forse della Svizzera per architettura e affreschi: San Carlo di Negrentino (XI sec.); grazie a una vertiginosa passerella aerea si raggiungono il villaggio e la chiesa in stile tardo rococó (molto comune in Ticino) di Leontica.

La tappa – in parte su mulattiera – Leontica-Biasca è tutto un susseguirsi di monumenti storici importanti da non perdere: tra essi la chiesa barocca di Corzoneso, in mezzo alla piana quella romanica di San Remigio, famosa per l’altare con i Santi Pietro e Paolo (copia dell’originale dell’ XI-XII sec.) e il gigante San Cristoforo. Dopo 1 km circa si incontrano l’oratorio di S. Maria del Monastero, con le rovine dell’ospizio del 1270 sulla Via Francisca, e ancora un altro gioiello romanico ticinese: la chiesa di San Pietro di Motto, ornata di affreschi del XIV-XV sec.

Il villaggio di Ludiano sfoggia antiche dimore e ricche “ville” costruite da fortunati emigranti in America del sud al loro rientro in Ticino a fine XIX-inizio XX sec.
Prima di Semione la Via Francisca, tra vigne a percolati sbuca nel magnifico complesso delle rovine del castello di Serravalle (toponimo tipico delle chiuse lungo le grandi vie di transito internazionale), dove, tra gli altri, soggiorno nel 1176 Federico Barbarossa! Distrutto definitivamente nel 1402, il sito è “protetto” dalla chiesa affrescata (1587) di Santa Maria di Castello.

Attraversata la riserva naturale da Legiüna a Loderio, il pellegrino raggiunge il fondo valle a Biasca, alla confluenza con la via del San Gottardo, e conclude la tappa (o inizia la successiva) sull’altura alla pieve dei Santi Pietro e Paolo, capolavoro architettonico e pittorico dell’arte romanica. L’interno sorprende per il pavimento granitico inclinato e per la ricchezza delle pitture murali (XIII-XVI sec.), tra cui i motivi geometrici bianco/nero e elementi allegorici zoomorfi.

Seguendo il fiume Ticino, attraversando piccoli villaggi come Lodrino e Gnosca, oppure seguendo la pista ciclabile, si raggiunge Bellinzona – capitale del canton Ticino –, iscritta al patrimonio mondiale dell’Unesco per i suoi tre imponenti castelli medievali (Castel Grande, Montebello e Sasso Corbaro). Da Montebello l’antica via scende ripida al centro storico (con ostello della Gioventù), passa dalla ricchissima chiesa di Santa Maria delle Grazie, porta a quella di San Biagio di Ravecchia (altro caposaldo dell’architettura romanica ticinese), e alla parrocchiale Santa Maria Assunta di Giubiasco dove il pellegrino è accolto dal gigantesco San Cristoforo sulla facciata, e da un affresco della Veronica (testimonianza di pellegrinaggio romeo) all’interno.

Lungo il canale del Ticino il pellegrino entra nel parco delle Bolle di Magadino, che lo conduce al Lago Maggiore. San Carlo Borromeo fece il suo ultimo viaggio da Magadino per Arona e Milano nel 1584. La via costeggia il lago, si affaccia alla Cà di Ferro (1560, già centro di arruolamento dei mercenari svizzeri), alla chiesa di San Quirico (del 1300) e alla collegiata di San Vittore (capolavoro del IX sec.) per arrivare a Locarno.

Città di origine romana, sotto il controllo dei vescovo di Milano, di Como, dal 1347 dei Visconti, dal 1516 baliaggio dei cantoni svizzeri, oggi con Ascona luogo idialliaco per turisti da tutto il mondo.

È d’obbligo salire al santuario della Madonna del Sasso sopra Locarno (anche con funivia), essendo esso la principale meta di pellegrinaggio in Ticino (fondato da un eremita di Ivrea nel XV sec.).

Per raggiungere Arona (patria di san Carlo), da secoli il pellegrino si imbarca (oggi su aliscafi) e costeggia le Isole Borromee, di fama mondiale per la loro flora e per i tesori delle loro ville. Dopo la visita alla Rocca di Arona, la Via Francisca confluise in una “via fluviale” di 120 km, percorribile anche in bicicletta nel Parco del Ticino (il più grande d’Europa), spesso utilizzando le piste ciclabili lungo i navigli fino al ponte di barche (unico rimasto in Italia) di Bereguardo e a quello coperto di Pavia.

Il pellegrino trova alloggio nel nuovo ostello di Pamperduto o in piccoli borghi come Turbigo. Per concludere il pellegrinaggio – tra bellezze artistiche e naturali incomparabili – non c’è sosta migliore che una visita alla grandiosa abbazia cistercense di Morimondo -“morire al mondo”- fondata nel 1134.

 

Luigi Guglielmazzi, Margot Collins-Fäh, Adelaide Trezzini 2.2015