Città vivace ed accogliente tra le verdi colline toscane, d’una bellezza semplice e sincera, Siena ha molto da offrire ai viaggiatori. Storia, tradizioni e cultura si rivelano poco a poco visitando la città, dietro l’angolo di una pittoresca stradina ma anche davanti ad una tavola ben apparecchiata.
Per gli amanti del trekking urbano il tratto di via Francigena senese è sicuramente uno dei modi più affascinanti di scoprire la città. Il percorso cittadino si inserisce nel più ampio itinerario europeo, certificato nel 1994, che ricalca l’antica via percorsa da viandanti e pellegrini di tutta Europa. Partendo dal sud Italia la via Francigena arriva fino a Canterbury, in Inghilterra, passando per Svizzera e Francia. Alcuni chilometri dell’antica strada attraversano Siena da Porta Camollia fino a Porta Romana, snodandosi tra le più belle chiese, piazze e architetture della città.
L’invito del Comune senese, che proporrà l’iniziativa #SienaFrancigena ogni domenica da giugno a ottobre 2015, è proprio quello di mettersi nei panni di un antico pellegrino e immergersi nel centro storico in un trekking urbano di circa tre ore. La tappa più importante del percorso è sicuramente il Santa Maria della Scala, in piazza del Duomo, l’ospedale più antico d’Europa che oggi ospita alcuni musei e percorsi espositivi. Non si può rinunciare alla visita al Pellegrinaio, splendida sala affrescata che racconta la vita della storica struttura, che dagli inizi del 1300 fino agli anni ’60 del Novecento ha accolto e curato malati, infanzia abbandonati, poveri e pellegrini. Nei suoi ventimila metri quadri però l’ex ospedale ospita anche il Museo archeologico, il Museo d’arte per bambini e i rilievi originari della Fonte Gaia, fontana monumentale di piazza del campo, dello scultore Jacopo della Quercia.
Il cammino dei moderni viandanti si conclude con la Bisaccia del pellegrino (pranzo al sacco a base di prodotti di filiera corta) all’Orto de’ Pecci, un paradisiaco angolo di verde a poche centinaia di metri dal centro. L’area privata è gestita dalla cooperativa sociale La Proposta che si occupa del reinserimento lavorativo di persone svantaggiate. Nella piccola campagna, tra pavoni e conigli in libertà, si trovano orti urbani medevali, una fattoria didattica, un ristorante, tavoli da picnic. La storia di questo terreno ha radici molto antiche. Semplice strada che portava i condannati a morte a Porta Giustizia durante il Medioevo, l’area diventò una nuova appendice della città agli inizi del 1300: le richieste di cittadinanza erano numerose e Siena, già satura, decise di rendere edificabile il vicino terreno (piazza del campo è a soli 500 metri), dove i nuovi arrivati costruirono le proprie abitazioni dando vita a Borgo Santa Maria. Dopo qualche decina di anni c’erano già un mulino, una chiesa, una fonte e un centinaio di case. Ma nel 1348 Siena venne straziata dalla peste, che uccise circa il 40% della popolazione. Per questo motivo alla fine del secolo a Borgo Santa Maria era registrato un solo abitante, una anziana vedova, e il Comune decise di smantellare tutto e convertire l’area in orti. Divenuto nei secoli successivi giardino del vicino ex ospedale psichiatrico, la cooperativa sociale ne ha preso in mano le redini intorno al 1982 rimettendo il “tesoro verde” a disposizione della città.
Le bellezze di Siena, però, non si svelano solo camminando per le sue vie acciottolate, sotto le fondamenta c’è un altro percorso segreto tutto da scoprire: i Bottini, antica rete di acquedotti lunga circa 25 chilometri. Fu l’imperatore Carlo V, durante un soggiorno in Toscana, a decretarlo: la città sotterranea è molto più bella di quella in superficie. I Bottini furono realizzati dal XII al XV secolo. La città soffriva grandemente per la mancanza di acqua, così i senesi iniziarono a scavare questi tunnel sotterranei per sopperire alla mancanza: la pioggia, raccolta in un gorello (un piccolo canale intagliato nel camminamento) arriva ancora adesso a tutte le fonti della città. E’ possibile visitare un tratto del Bottino di Fonte Gaia e il Bottino di Fonte Nuova: a guidare i visitatori è l’associazione La Diana che si occupa anche delle visite gratuite alla Fonte delle Monache e al Museo dell’acqua. Armati di caschetto, torcia elettrica e scarpe impermeabili, ci si addentra nei cunicoli di arenaria: non è raro vedere, tra i segni dei picconi e le croci incise per scongiurare i pericoli, qualche conchiglia o le tracce lasciate nei millenni dall’acqua del mare.
Fonte: Latitudeslife.com