Lo zaino, la nostra “casa” durante il cammino. Alcuni consigli su questo indispensabile strumento che ci accompagna nel viaggio. Cosa non deve mancare, e cosa deve mancare.
Come preparare e vivere l’esperienza di un lungo cammino sulla Via Francigena? Nel periodo primaverile sono aumentate all’Associazione Europea delle Vie Francigene le richieste di consigli pratici da parte di camminatori o appassionati che vogliono scoprire a piedi la Via Francigena, partendo magari per la prima volta alla scoperta di questo percorso. Un approfondimento con Luca Bruschi, dell’AEVF.
Ho sulle spalle e sulle gambe ormai diversi cammini. Non mi considero un esperto del settore, ma penso di aver acquisito una discreta esperienza negli ultimi dodici anni maturata “sul campo”.
Alcune informazioni per chi deve preparare lo zaino e si accinge per la prima volta a percorrere cammini come quello della Via Francigena: innanzitutto sullo zaino (e scarpe) meglio non sbagliare! Per tutto il resto, invece, si possono trovare compromessi.
Un consiglio preliminare: meglio mettere in evidenza sul calendario la data della partenza ed evitare di arrivare all’ultimo secondo alla preparazione dello zaino. Ci sono cose che non devono mancare. Molte altre, invece, possono tranquillamente mancare.
Un paio di settimane prima di partire consiglio di tenere a portata di mano un taccuino ed il libro del percorso che andrete a scoprire. A me piace iniziare a prendere appunti sparsi prima del cammino, alla quale affianco una personale lista della spesa. Celo, celo, manca. Di solito arrivo al giorno della partenza riuscendo ad infilare nello zaino tutto quello che avevo previsto, tranne una cosa. Sì, ogni anno mi accorgo che riesco a dimenticare un oggetto: dall’asciugamano alle ciabatte. Il tutto è comunque facilmente rimediabili sul cammino.
Consigli sulle cose che non possono mancare:
– Indumenti in materiale tecnico e leggero. Di solito metto sempre tre ricambi. Inoltre un pile (leggero), un kway, una camicia outdoor a maniche lunghe
– Le scarpe meritano un capitolo a sé. L’importante è che abbiano già macinato km e siano in confidenza con il piede. Preferisco utilizzarle fino a quando sono al limite delle loro forze: un “buon usato” ai piedi è il miglior alleato per affrontare lunghi cammini. Prima di partire metto del borotalco sui piedi, a fine tappa utilizzo una crema defaticante e rinfrescante, alla menta.
– Kit medico e di prima emergenza: indispensabile per i piedi, punture di insetti e scottature, ma anche per combattere eventuali debilitazioni fisiche lungo il percorso.
– coltellino multiuso
– Recuperare delle informazioni pratiche sul cammino che si andrà a fare, soprattutto per quanto riguarda l’accoglienza, i punti d’acqua ed i ristori. Generalmente meglio riservare il pernottamento nelle prime due tappe. Poi, di giorno in giorno, chiamo almeno un paio d’ore prima la struttura ubicata nel luogo dove decido di concludere la tappa.
– la tenda, per chi decide di portarla con sé, rappresenta sicuramente un modo per rimanere maggiormente a contatto con la natura durante la notte. È fortemente legata alla filosofia del cammino. Si trovano spesso camping organizzati oppure, in alternativa, si possono trovare aree private dove poterla montare agilmente. Se sei un camminatore (magari parecchio stanco!), sicuramente ci sarà qualcuno che potrà ospitarti nel giardino oppure ti indicherà un luogo alberato vicino al percorso..
– Bastone (o racchette da trekking): utile per dare ritmo quando si cammina, utile nelle salite e nelle discese, utile contro eventuali cani randagi.
Nella preparazione dello zaino consiglio di far attenzione a mettere gli oggetti più pesanti vicino alle zone d’appoggio oppure nel mezzo; inoltre, meglio bilanciare sempre i pesi (es. borraccia in un taschino laterale con 1 litro d’acqua) e tenere a portata di mano le cose essenziali.
Sulle cose che devono invece mancare, non mi soffermerei troppo: quando lo zaino ha raggiunto 7-8 kg, tutto il peso che si aggiunge di solito è qualche cosa di cui potremmo fare a meno. Il superfluo, appunto. Ognuno è quindi in grado di valutare.
Devono mancare, a mio avviso, la frenesia e la fretta di arrivare alla meta, qualsiasi essa sia. Camminare su questi percorsi vuol dire recuperare la lentezza, fare attenzione al paesaggio ed alle persone che si incontrano, recuperare un contatto fisico con la natura. Il cammino aiuta a rimettere le cose in ordine, è una terapia naturale che ha effetti positivi sul nostro corpo e sulla nostra mente.
Meglio camminare lentamente, anzi molto lentamente, con lo spirito del viandante (consiglio la lettura del buon libro dello scrittore-camminatore Luigi Nacci “Viandanza. Il cammino come educazione sentimentale“, ediciclo). Questa predisposizione al cammino lento è quasi una forma di ribellione, un modo per riappropriarsi del tempo che troppo spesso nel quotidiano sfugge al nostro controllo. È anche un modo per tornare ad essere degli esseri umani, imparando anche ad ascoltare il silenzio.
Non ci resta che fare il primo passo e partire.
Luca Bruschi
Luca.bruschi@viefrancigene.org