Hai appena lasciato le valli alpine, ma le montagne continuano a vegliare sul tuo cammino. I ghiacciai del Monte Rosa si specchiano dai loro oltre 4000 metri sulle risaie allagate in primavera. È questo il momento migliore per sfidare i grandi orizzonti della Pianura Padana, i rettilinei interminabili, le geometrie dei campi. Paesaggi assoluti, inattesi. Non ti aspettavi di trascorre giorni procedendo a passo spedito tra superfici di acqua e luce, scandite da sottili argini. Da Santhià ti avvolge il silenzio, rotto solo dall’improvviso volo degli aironi.
Ma non sarai mai solo a camminare su un argine lungo un canale. Presto a tardi sbuca dalle nebbie un trattore, che procede lento tra i campi. Emerge un campanile, o il profilo tozzo di una cascina a corte. Affà cciati alle porte carraie di questi grandi complessi, e sappi che la loro fondazione risale all’alto medioevo, a quando la pianura era ancora ammantata di foreste e paludi da bonificare. Immagina le mondine, solo cent’anni fa chine a sudare sotto il sole. Concediti una sosta nelle piazze dei paesi, c’è sempre un caffè, un’osteria dove un piatto di panissa, il robusto risotto della tradizione vercellese, ti darà tutta l’energia per proseguire il cammino.
La carrareccia punta verso le città , che si annunciano da lontano: torri e cupole e campanili ti guidano verso le belle piazze e i portici. A Vercelli si incontrano i due principali rami della via Francigena, che vi arrivano dai passi più frequentati: Gran San Bernardo, Monginevro e Moncenisio. Dedica un po’ di tempo al suo ricco patrimonio storico-artistico. A Pavia, la capitale dei longobardi, fai un ingresso memorabile dal Ponte Coperto. Le sue chiese sono tra i più insigni monumenti del romanico. Piacenza non è da meno, snodo importante di tutte le via che scendevano dalle Alpi orientali. A Fidenza, sul duomo di San Donnino trovi, scolpita nell’arenaria, la teoria di pellegrini medievali che ti indica la direzione da prendere per le tombe dei martiri e per Roma.
Ti ricorderai a lungo l’emozionante passaggio sul Po, a bordo di un piccolo natante, il vento umido e freddo del mattino, le nebbie tra i pioppeti nella golena, la vastità di quell’acqua torbida e mobile. Rimetterai con piacere il piede sull’argine, pronto a riprendere il cammino con rinnovata energia.