Il profumo dell’erba medica è intensissimo a inizio estate, sulle colline che, oltre Fidenza, sono il prologo della lunga salita verso il passo della Cisa. La brezza spira sempre sui crinali e la vista spazia sulla pianura che è ormai alle spalle. Durerà almeno tre giorni l’ascesa al colle, segno che le pendenze sono dolci e graduali. C’è tutto il tempo per contemplare l’incanto delle fioriture di aglio orsino sotto i faggi, prima della lunga discesa nella verdissima Lunigiana, verso la costa e il mare.
Il medioevo vive sulle mulattiere dell’alta val di Magra, dove attraverserai borgate di pietra, tra vigne e uliveti. Passa in rassegna i portali di arenaria scolpita dei centri storici che sono figli della Via: Pontremoli, Filattiera, Filetto, Sarzana, dove la montagna è ormai lontana e l’aria del mare porta profumi nuovi. A Luni ritrovi le tracce dell’antica Roma. Tra le sue rovine, in quella pianura fertile e coltivata, immagina un porto pieno di navi, visualizza il pellegrino che, prima dell’anno Mille, si imbarcava diretto alla costa di Francia, ai lontani Pirenei, sulle tracce di San Jacopo. Tra Toscana e Liguria, tra Aulla e la costa, sulla via Francigena si innestano altre tracce, che portano lontano.
Il mar Ligure brilla oltre le spiagge della Versilia, mentre cammini tra le vigne sulle vie a mezzacosta ai piedi delle Alpi Apuane, tra le città del marmo: Carrara, Massa, Pietrasanta, Camaiore. Trascorri una serata in piazza, tra gli artisti, scoprendo nei vicoli laboratori di scalpellini. Riparti per ritrovare boschi ombrosi nella Valfreddana, ultima propaggine della catena apuana. Il percorso spiana nella piana del Serchio, in vista delle mura di Lucca. Concediti il riposo di una sosta, il tuo viaggio è ancora lungo, nuovi paesaggi e incontri ti attendono. Guarda il labirinto, sotto il portico del duomo di San Martino: rispecchia il tuo itinerario, il tuo vagabondare, i tuoi pensieri che divagano nelle ore del cammino.
Si avvicina un passaggio che, intorno all’anno Mille, era tra i più temuti. La piana del Serchio, i boschi delle Cerbaie, i paduli di Porcari e di Fucecchio, aree paludose oggi bonificate – l’Aqua nigra menzionata dall’arcivescovo Sigerico – il passaggio dell’Arno. Tu lo vedi scorrere da un solido ponte in muratura, e se alzi lo sguardo dagli argini, già vedi svettare la torre di San Miniato. Oltre quel crinale si distende il mare ondulato delle colline toscane.