“Patrimonio-Europa-Ripartenza sono le tre parole chiave di Road to Rome” è stata una delle frasi più significativa di ogni incontro con sindaci, pubblico ed istituzioni che hanno atteso la staffetta europea lungo la Via Francigena alla fine di ogni tappa. Una frase ricca di aspettative e significati, che non si è limitata ad essere pronunciata, ma che ha trovato concretezza strada facendo. Numerosi gli accordi stretti durante il “Road to Rome” tra AEVF e i comuni, e altrettanto numerose le collaborazioni rafforzate in cammino: tra questi, il patto di Ventotene, il rinnovato accordo con la Fédération Française de la Randonnée e il Manifesto di Santa Maria di Leuca siglato alla fine dell’ultima tappa.
La “Gazzetta dello Sport” con il giornalista Andrea Mattei ha intervistato il Presidente di AEVF Massimo Tedeschi, la prima persona cha ha voluto questo incredibile evento a cui ha preso parte dal 15 giugno al 18 ottobre per incontrare le istituzioni, i camminatori, i territori attraversati.
Qual è un primo provvisorio bilancio di questo lungo viaggio?
Il bilancio è enormemente positivo. A cominciare dal fatto di essere riusciti ad organizzarlo e a svolgerlo disponendo di una organizzazione non certamente mastodontica. E poi, bilancio positivo perché l’evento ci ha dato l’opportunità di conoscere sul campo tutti i 3200 chilometri della Via Francigena, le persone, i luoghi, le storie, le lingue. È stata una grande storia europea.
Com’è l’Europa oggi vista dalla Via Francigena?
La VF, “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa”, attraversa Regno Unito, Francia, Svizzera, Italia. Il Regno Unito è uscito dalla Unione Europea ma non dal Consiglio d’Europa; e così anche la Svizzera. Lo Stato della Città del Vaticano tre anni fa ha aderito formalmente al programma degli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa. Abbiamo incontrato persone – stimiamo circa 10 mila – e comunità – circa 350 – consapevoli delle diversità, a cominciare dalla lingua, ma altrettanto consapevoli delle radici comuni e soprattutto – dopo la pandemia – del bisogno di Europa che c’è oggi. Dalla VF si incontra una Europa viva e ottimista.
Qual è la cosa che più ti ha sorpreso in questi 4 mesi?
La cosa che più mi ha (positivamente) sorpreso è stato il calore dell’accoglienza che ci è stata riservata, da Calais a Santa Maria di Leuca, da un così gran numero di amministrazioni, comunità locali e uffici del turismo. Ho detto gran numero, non la totalità. Ci sono alcune amministrazioni locali non interessate al progetto. Legittimamente, cercheremo di convincere anche loro.
Qual è il tratto più bello della Francigena?
È una domanda a cui è impossibile dare risposta. La suggestione del cammino romeo della VF dipende dalla sensibilità di chi cammina, tenendo presente che la VF attrae persone da tutto il mondo. Ricordo che, grazie alla collaborazione con Fondazione delle FS italiane, abbiamo fatto due tappe, la 68esima il 29 agosto in Val d’Orcia e l’ultima (la 113esima) il 18 ottobre da Otranto a Gagliano-Leuca, con il treno storico. Un ottimo abbinamento: cammino, bicicletta, treno.
Cosa può cambiare da domani per la VF grazie a questo viaggio?
Cambia la maggiore consapevolezza della potenzialità del progetto da parte delle amministrazioni locali che porterà a rafforzare reti locali, regionali e nazionali in modo tale che, in accordo con il mondo associativo, l’itinerario sia tenuto perfettamente segnalato, pulito e in efficienza. E magari connesso.
Qual è l’obiettivo che vi siete posti per il futuro della VF?
Il 7 aprile 2001 quando fondammo l’Associazione Europea delle Vie Francigene, la VF la conoscevano in pochissimi. In questi venti anni la conoscenza è aumentata. Oggi, dopo il “Road to Rome 2021”, molto di più. Conoscere la VF è la premessa per frequentarla, e noi puntiamo all’obiettivo di centomila pellegrini e camminatori che ogni anno, per almeno una settimana, la percorrano.
Cos’ha in più e cosa in meno rispetto al Cammino di Santiago?
VF e Cammino di Santiago sono diversi. La VF ha una ricchezza e una varietà culturale, storica e geografica in tutte le sue parti – inglese, francese, svizzera, italiana – come giustamente osservava Sandy Brown, un americano che sta scrivendo la guida della VF in inglese. Quindi è cosa diversa dal Cammino che ha caratteristiche più uniformi. Penso perciò che VF e Cammino debbano essere complementari. Durante i 4 mesi infatti abbiamo incontrato numerosi numeri camminatori e pellegrini che, dopo aver percorso più volte il Cammino, hanno deciso di fare la VF.
(Tratto dall’articolo di Andrea Mattei per La Gazzetta dello Sport)