Qualsiasi cammino tu voglia intraprendere non sai mai dove ti porterà ma, una cosa è certa, se non lo intraprendi non lo saprai mai. Con questi presupposti ho iniziato a preparare il mio zaino, la mia attrezzatura e le mie motivazioni per l’iniziativa “Road to Rome 2021”.
La promozione dei territori, il turismo sostenibile unito ad un obiettivo personale è un mix di ingredienti che mi stimola. C’è un grande significato dietro a questo progetto e per settimane la mia mente elabora i concetti di questa iniziativa, simbolo di ripartenza, dopo i difficili mesi della pandemia dovuta al Covid-19.
Tutto parte dai nostri pensieri
Si, nella mia testa e nei miei pensieri, perché è da lì che comincia tutto. La comune domanda “dove sarò tra qualche anno?” continua a non trovare risposte, il puzzle della mia visione sta prendendo una forma: ci sono io che cammino, c’è un sentiero davanti a me, ci sono delle voci in sottofondo, sento un benessere che non ho mai provato prima.
E poi, come spesso accade, c’è la nostra voce interna. Ci parla. Sussurra di smetterla. Basta fantasie. Ci porta sempre il confronto impietoso di come sia la realtà e di come deve essere da qui in poi. Riprendo il controllo. Immagino di svegliarmi presto e non riconosco la stanza. C’è un profumo diverso. Ascolto rumori mai sentiti. Apro gli occhi. Immagino di uscire dal letto. In un baleno ci sono io, scarpe allacciate e zaino in spalla. Sono pronto. Dò un ultimo sguardo a quella stanza sconosciuta ma già familiare. Sono ancora per strada. Ormai il mio mantra aderisce alla famosa citazione “Abbandona le grandi strade, prendi i sentieri”. Sento i miei passi. C’è un confronto continuo con il mio vero io più profondo.
Oltre ogni dubbio
Penso che la vita sia perfetta in questo e siamo noi molto spesso a rovinare tutto, ad opporre resistenza, a non avere il coraggio di far accadere le cose per paura di sbagliare e così restiamo sulle “grandi strade” che già conosciamo, e che ci hanno raccontato essere veloci e senza fatica. Tutto ciò per paura di imboccare i “nuovi sentieri”.
È proprio così che è iniziato il lavoro di proiezione della mente di me in cammino sulla via Francigena. Tutto ciò che ho immaginato non ha mai combaciato con ciò che è stato nella realtà ma di certo è accaduto. Il disegno si è compiuto perché è evoluto a grandi linee nella mia mente. Quanti dubbi avevo prima di cominciare? Quanti dubbi ho ora? Quanto c’è di vero o quanto c’è di inventato?
Tutte le mie emozioni
Nei miei occhi e nei miei ricordi ci sono 10 giorni e 8 tappe. Mi sembra ieri, mi sembrano passati anni. Le istantanee sono nitide. I colori differenti. L’arrivo a Bari, il porticciolo di Mola, Polignano a Mare affollata, l’uva già matura, Monopoli e la pioggia, gli scavi storici a Fasano, i melograni schiusi, il faro di Torre Canne, il litorale sabbioso a Torre Santa Sabina, il mio zaino, i miei compagni di viaggio, il male al tendine di Achille, l’accoglienza di Brindisi, la fatica mescolata alle nuove emozioni. E ancora: l’antica Torchiarolo, il rumore delle pale eoliche, gli ulivi malati, il vento di Lecce e le sue meraviglie, Martano e i pasticciotti, Otranto e i caffè salentini, Vignacastrisi e la pizzica salentina, Santa Maria di Leuca e gli abbracci dell’arrivo. Ogni occasione all’arrivo o alla partenza, durante il cammino o nelle soste, ho potuto apprezzare le piccole cose e la semplicità di uno “slow travel”.
Forse mi aspettavo un articolo diverso, con la descrizione minuziosa delle tappe, con i consigli di chi ci è passato. Ma, invece, eccolo qui, assieme all’ultimo messaggio: nella vita spesso ci pentiamo perché le occasioni arrivano e poi passano. Si legge ovunque di inseguire i propri sogni e di rischiare una vita “meno comoda” e più appagante. Tutti urlano al cambiamento restando però seduti sul divano di casa (per citare una famosa canzone) Fai viaggiare i pensieri e la mente, non avere nessuna paura di sbagliare. Le motivazioni si potenzieranno e non sentirai la fatica sul corpo, sulle spalle e sulla vita. Quando si riparte?
– Marco Rustioni
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