È successo all’improvviso.
Era Febbraio di qualche anno fa, ero nel vortice dello spaesamento totale di chi rientra a casa dopo un periodo abbastanza lungo passato all’estero. Ero abituata a pensare, sognare, conversare in inglese e continuavo a ringraziare con thank you e annuivo dicendo yes yes senza rendermene conto, sbagliavo i congiuntivi, inglesizzavo parole italiane perchè faticavo ad esprimermi nella mia lingua e soprattutto, mi sentivo fuori posto a casa mia.
Poi è arrivata una telefonata: “Davide deve iniziare la chemio”.
Tutto si è fermato.
Davide era appena diventato papà per la seconda volta, era un caro amico di lunga data. È morto a settembre dello stesso anno. Una storia come tante purtroppo, ma questa storia mi riguardava da vicino, anzi da dentro.
Il mese successivo, il giorno del suo compleanno, abbiamo sparso le ceneri sulla vetta della Grigna Settentrionale, 2410 metri di altitudine. Ho camminato a fatica per le due settimane seguenti. Il dolore alle gambe mi ricordava che ero viva, mi ricordava la fortuna di ogni singolo respiro. Il dolore del cuore mi ha spinta a tornare a camminare. Andavo nei boschi dietro casa, prendevo ossigeno, spurgavo rabbia, lacrime, tristezza, sconforto. Lo sgomento non passava e non passa, ma mettere un piede davanti all’altro mi ha aiutata e mi aiuta a trovare la forza per sopportare un evento che non ha una spiegazione e che genera un vuoto enorme.
Camminare mi ha aiutata e mi aiuta a riempire quel vuoto.
Il lago di Como e la Val d’Intelvi.
Nello stesso periodo iniziavo una relazione che si sarebbe rivelata tossica e due anni dopo, per riprendere il contatto con me stessa, ho iniziato a esplorare, a piedi, un territorio sconosciuto. Il processo è stato inconscio, ma fidarsi del proprio istinto è sempre salvifico.
In Val d’Intelvi ci sono finita per lavoro. È una valle in provincia di Como, accoccolata tra il lago e il confine svizzero.
Un incanto.
Per arrivarci percorrevo la Via Regina che costeggia il lago, non quel ramo famoso, ma quello più suggestivo. Ed è proprio la bellezza che mi ha rigenerata. Perché lì, vi assicuro, è una meraviglia così potente che lasciarsi travolgere ha lo stesso effetto del miracoloso rimedio della nonna, che funziona per ogni malanno.
Non so descrivere la magia di questo luogo che mi ha sorpresa e mi sorprende tutte le volte e quando non ci sono potuta andare a causa del lockdown, ho sofferto di crisi d’astinenza.
La bellezza crea dipendenza.
Per fortuna.
La prima volta mi sono persa, era autunno, il bosco era ricoperto di foglie secche che confondevano tutto, al ritorno non sapevo più qual era la strada giusta, al bivio ho preso il sentiero sbagliato. Mi ha salvata un bambino sulla decina che tornava a casa da scuola.
In situazioni così non si pensa a nient’altro che a quel momento preciso, si è esattamente nel presente e tutti i pensieri che soffocano il vivere lasciano posto alla concretezza del: devo portare le chiappe fuori dal bosco prima che diventi buio.
Ho cominciato poi a camminare ripetutamente lungo il Sentiero dei Monti Lariani che mi portava a vedere il lago dall’alto dopo aver attraversato un bosco meraviglioso e mutevole, abitato da cinghiali, cervi e chissà, forse da fate. Mi sono convinta che sia magico, in realtà è il potere del camminare in solitaria che riconnette con la natura e con se stessi.
Chi lo ha provato lo sa.
L’ho attraversato in tutte le stagioni, con la neve o con il caldo estivo, sotto una pioggia di foglie o sopra un tappeto di fiorellini e mi ha sempre accolta e ogni volta mi ha offerto qualcosa per cui meravigliarmi: anche un porcino di 648 grammi! Buonissimo!
Più camminavo e più mi liberavo dalle tossine e più entravo in connessione con la Eva che avevo smarrito.
Una salvezza. Letteralmente.
Il mio primo cammino e l’evento del Road to Rome 2021.
Il desiderio di fare un cammino è stata una naturale conseguenza, la scelta della Via Francigena pure, per una serie di connessioni: nasce a Canterbury, nell’Inghilterra che ho tanto amato, attraversa cinque stati e ha quella dimensione europea che sento mia ed è costellata (certo non solo, ma anche) di tracce di quel Medioevo che mi affascina dai tempi degli studi universitari di Storia dell’Arte.
L’anno scorso, tramite le Ragazze in Gamba, sono venuta a conoscenza dell’evento del Road to Rome, il progetto era quello di camminare agganciandosi alle loro tappe già calendarizzate e scrivere un diario per la Staffetta letteraria Pellegrina. Mi sembrava fighissimo: camminare e scrivere, un connubio perfetto.
Non avevo minimamente idea di quello che mi sarebbe successo.
Sempre ostinata a camminare in solitaria, per rafforzare la capacità di contare completamente su me stessa, prima di raggiungere il gruppo, sono stata tra me e me dalle parti di San Quirico d’Orcia. Tutta fiera della mia settimana in compagnia di me stessa, mi sono aggregata con un po’ di apprensione alla squadra del Road to Rome ad Aquapendente.
Non ero mai stata in Tuscia ed era passato un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, un anno e mezzo senza abbracci e con pochissima vita sociale.
Mi ha travolta un fiume in piena.
Un flusso di energia molto difficile da descrivere a parole. È come se fossi entrata in uno stato di trans per tre giorni, dimenticandomi di chi fossi (che cosa bellissima!) e, tra l’altro, ero completamente incapace di scrivere.
Oh cavolo il diario!!
Per me scrivere è un fatto naturale e necessario, in quei giorni non riuscivo a mettere insieme una frase di senso compiuto. Mi sono sforzata di svolgere il compito che avevo, ma ero talmente inebetita che ripetevo sempre le stesse cose. Un po’ come quando è nata la mia nipotina: la gioia era così tanta da paralizzare la scrittura.
In quei giorni siamo passati per Bolsena, Montefiascone e Viterbo e non mi sono accorta dei chilometri quotidiani, ero immersa nei volti e nelle storie dei miei compagni di cammino, ma anche nella bellezza potente dei luoghi, nel calore allegro di chi ci accoglieva.
Ho goduto ogni singolo passo, ogni singolo respiro.
Camminare da sola è stata una rivoluzione.
Camminare in gruppo una rinascita.
Al rientro in auto ho pianto per 650 chilometri. Come una neonata appena uscita dall’utero di sua madre.
Cara mamma Francigena, grazie infinite.
Un mese e mezzo dopo ho preso un aereo per la Puglia per camminare l’arrivo del Road to Rome a Santa Maria di Leuca, ma questa è un’altra storia.
Il mio primo cammino è coinciso con un evento pazzesco e grandioso organizzato da AEVF, sono immensamente grata di averlo vissuto. Ho incontrato anime belle che si sono sistemate in quella curva del cuore che le custodirà finchè continuerà a battere.
Buon cammino!