Come tutto ebbe inizio
Era il novembre 2019 quando ho deciso di lasciare le mie certezze e cambiare vita. Sono partito da casa mia, Genova, diretto verso Santiago de Compostela e poi Lisbona. Fin da subito ho stabilito che a questo viaggio dovesse essere abbinata una raccolta fondi da destinare in beneficenza: questa lunga camminata mi avrebbe cambiato la vita in meglio, ne ero certo, e per questo ho deciso di provare, nel mio piccolo, a cambiare anche quella degli altri.
Così è nato il progetto Walking for Charity e sono diventato un fundraiser sportivo senza neanche rendermene conto. A quel viaggio ne è seguito un altro, poi un altro ancora e così via.
Per ogni viaggio ho scelto una tematica ben precisa da trattare e un’associazione da sostenere, quella che di volta in volta sentivo più vicina alla mia persona e ai miei valori di inclusività, accessibilità e solidarietà.
Ho camminato per i bambini di Chernobyl sostenendo l’associazione Dona un Sorriso Cerano che si occupa di ospitare i minori per soggiorni terapeutici in italia; ho camminato in sostegno delle persone con autismo aiutando l’associazione Omphalos Autismo e Famiglie odv che offre un servizio di supporto ai genitori con figli autistici; ho camminato per la LIFC Lega Italiana Fibrosi Cistica che aiuta in svariati modi i malati; ho camminato per sostenere coloro che hanno subìto danni a causa del terremoto che sconvolse le regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria nel 2016.
Ogni viaggio di Walking for Charity ha una duplice finalità: oltre a raccogliere fondi, vuole promuovere una maggiore consapevolezza e conoscenza circa la tematica a cui è abbinato. Così facendo, secondo me, non ci si limita a delle donazioni, indubbiamente utili, ma si contribuisce a una reale presa di coscienza del problema.
Chi è il fundraiser sportivo?
Il fundraiser è un professionista che ha lo scopo di raccogliere fondi attraverso i più svariati canali, tra i quali il crowdfunding, e di gestire le relazioni con il donatore per promuovere la raccolta di denaro da destinare al beneficiario.
Il fundraiser sportivo, invece, il più delle volte non è un professionista che svolge il suo lavoro, ma un appassionato di sport che realizza delle prestazioni per promuovere attraverso il crowdfunding una determinata causa e per raccogliere donazioni da destinare all’associazione che ha deciso di sostenere.
Aprire una campagna di crowdfunding è molto semplice: ci sono svariati portali, anche italiani, che offrono il servizio di raccolta fondi in tutta sicurezza e con la garanzia che effettivamente tutti i soldi raccolti, al netto delle loro commissioni, vadano al beneficiario.
Personalmente per svolgere le mie campagne di crowdfunding ho utilizzato più volte il Rete del Dono, un portale di Torino che offre un servizio qualificato di consulenza e promozione social della campagna del fundraiser.
Come organizzo i miei progetti di crowdfunding
Come diceva Friedrich Nietzsche: “Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina”. Nulla di più vero: ogni volta che sono in cammino per una nuova avventura di Walking for Charity, finisco inevitabilmente con il pensare al nuovo progetto da sviluppare, dove mi porterà, le persone che incontrerò, i paesi meravigliosi che potrò visitare camminando e tutte le meravigliose avventure che ogni viaggio a piedi sa regalare.
È stato così anche per il progetto più lungo, bello, intenso e partecipato che abbia fino ad ora creato, quello del cammino sulla Via Francigena. Ma procediamo con ordine…
Durante il mio primo progetto, il viaggio a piedi da Genova a Santiago de Compostela e Lisbona, dopo qualche mese di cammino in solitaria mi sono ritrovato a camminare per qualche chilometro insieme ad Alessio: un ragazzo malato di Fibrosi Cistica che affronta la malattia facendo viaggi e cammini per il mondo. Abbiamo scambiato qualche parola, gli ho espresso il mio desiderio di camminare l’intera Via Francigena, e lui mi ha risposto che un primo pezzo lo aveva già percorso.
Insieme abbiamo riflettuto sulla possibilità di ritrovarci in futuro su questo cammino. Al momento dei saluti è seguito lo scambio dei contatti con la promessa di risentirci.
Dopo qualche mese, nel settembre 2020, ci siamo ritrovati a camminare alcuni giorni insieme sulla Via Francigena nel tratto da Vercelli a Pavia, e in questa occasione abbiamo avuto modo di conoscerci meglio e ho potuto capire che cosa fosse la fibrosi cistica.
Decisi così che il mio prossimo progetto di Walking for Charity dovesse riguardare proprio questa malattia genetica rara: il modo in cui Alessio la affrontava fu per me motivo di ispirazione.
Gli comunicai la mia decisione e trovai da subito il suo pieno appoggio e la volontà di diventare parte del progetto, creando insieme qualcosa di veramente importante: cominciammo con l’unire ideologicamente l’ospedale Burlo di Trieste dove si cura Alessio, con l’ospedale Gaslini di Genova, per poi spostarci a camminare sulla Via Francigena.
Una volta deciso la tematica da affrontare, la seconda parte molto importante è quella di cercare l’associazione da sostenere, prendere contatti e definire insieme un progetto specifico al quale destinare i fondi.
In questo viaggio ad esempio è stato sostenuto un progetto di telemedicina per la Lifc, di importanza rilevante per i malati, poiché gli ha permesso di curarsi da casa, evitando di recarsi in ospedale durante il periodo pandemico.
Il passo successivo è stato quello di cercare di promuovere il più possibile la raccolta fondi attraverso i propri canali social e quelli dell’associazione, facendo delle dirette per spiegare ai donatori l’importanza di sostenere il progetto, inviando comunicati stampa a giornali locali e chi più ne ha più ne metta.
Il crowdfunding lungo la Via Francigena
Come scritto prima, questo viaggio è stato il top tra i miei progetti, un viaggio a piedi di 4.200 km percorsi in circa cinque mesi, attraverso 4 stati: Francia, Svizzera, Italia, Città del Vaticano.
Un cammino che mi ha portato a visitare luoghi meravigliosi, siti UNESCO, attraverso la natura incontaminata e città ricche di storia, ma soprattutto è stato un cammino di incontri e amicizie. In ogni mio viaggio, del resto, questo aspetto gioca sempre un ruolo fondamentale.
La Via Francigena nel 2021 ha visto una grande frequentazione di camminatori e fundraiser sportivi, ciascuno con il suo progetto, sicuramente grazie anche alla promozione fatta in occasione della marcia Road to Rome 2021 promossa dalla Associazione Europea delle Vie Francigene.
Questo evento ha dato l’opportunità anche a me di conoscere molte più persone e di poter instaurare rapporti di grande amicizia: tra i tanti sicuramente quello più significativo è stato con Daniele. Ricordo che ci siamo incontrati all’ostello di Corte Sant’Andrea nei pressi di Piacenza e insieme abbiamo camminato fino a Roma. Anche Daniele è un fundraiser sportivo che, a causa di un incidente in motorino avvenuto quando aveva 15 anni, ha perso l’uso del braccio sinistro. La sua mission era quella di raccogliere fondi per l’ospedale pediatrico di Padova, struttura ospedaliera che ha avuto modo di conoscere nei suoi lunghi mesi di ricovero.
Con Daniele da subito c’è stata sintonia, mai competizione. Ricordo che mentre camminavamo e parlavamo, mi ha chiesto se volessi accompagnarlo il pomeriggio a un incontro che l’ospedale gli aveva organizzato con l’assessore alle politiche sociali di Piacenza: un po’ stupito accettai con molta gratitudine, fu così per me l’occasione di far conoscere alla collettività anche la causa che stavo portando avanti. Una volta terminato l’incontro, Daniele mi comunicò che fino a Roma aveva ancora qualche altro appuntamento istituzionale, chiedendomi se volessi unirmi.
Nacque così un nuovo messaggio di solidarietà che volevamo far conoscere alle comunità: l’unione fa la forza! Anche se portavamo avanti cause sociali differenti, non importava, il messaggio era comunque forte e universale, fare del bene ripaga sempre!
Durante questo lungo cammino i modi per raccogliere fondi sono stati davvero molti: tutti i giorni raccontavo tramite Facebook in una sorta di diario gli entusiasmanti incontri fatti e le meraviglie che i miei occhi avevano visto, con l’invito a donare per sostenere la mia buona causa. Mentre su Instagram giornalmente raccontavo le mie giornate con le stories in una chiave più divertente, per differenziare i contenuti.
Al di là dei social, erano gli incontri di persona a fare la differenza: uno zaino da 65 litri con tanto di tenda e un cartello appeso esplicativo del progetto sicuramente non passavano inosservati. Capitava così che le persone chiedessero incuriosite maggiori informazioni, e che alla fine con molta ammirazione mi donassero un’offerta, che prontamente entro la serata provvedevo a versare sul portale.
Qualche consiglio per il tuo crowdfunding
È giunto il momento di darti qualche consiglio per la tua raccolta fondi in cammino:
- Per prima cosa, a mio avviso tra le più importanti, è necessario stampare e attaccare al tuo zaino un cartello plastificato che spieghi brevemente il progetto. Il cartello ti differenzia dal “semplice” camminatore, sei un fundraiser sportivo!
- Se possibile, cerca di indossare in cammino o a “riposo” una maglietta o del materiale brandizzato dell’associazione che vuoi sostenere;
- Cerca di fare foto da condividere e stories che ti ritraggano: è essenziale metterci la faccia!
- Differenzia, se possibile, i contenuti social: Facebook funziona meglio per il sociale e ha un target di età più alto rispetto a Instagram che, generalmente, abbraccia un pubblico più giovane;
- Cerca di essere spontaneo, originale, divertente e spiega perché le persone dovrebbero sostenere proprio la tua causa. Evita i pietismi, cerca piuttosto di raccontare e di informare le persone sul motivo che ti spinge ad essere fundraiser: la gente sarà coinvolta dalla tua persona e donerà più volentieri;
- Se l’associazione che hai deciso di sostenere ha un pupazzo o un peluche come mascotte, fotografalo e condividi anche il suo cammino;
- L’ultimo consiglio che mi sento di darti è che non ci sono regole strette, non c’è limite alla tua fantasia, sii te stesso e coinvolgi le persone come meglio credi.