come Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa
La Via Francigena è via di storia, strada di cultura, “ponte fra Europa anglosassone ed Europa latina”, secondo la definizione di Jacques Le Goff; un canale di comunicazione determinante per la realizzazione dell’unità culturale europea. Nel 1987 il Consiglio d’Europa lanciò il Programma degli Itinerari culturali. La VF rappresentava, e rappresenta tuttora, un “bene culturale complesso” per mezzo del quale costruire l’Europa dei popoli e delle culture e propugnare così i valori umanistici europei di pace, libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell’uomo.
La Via Francigena ottenne il riconoscimento di “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa” nel 1994. Il 2024 è quindi l’anno dei festeggiamenti per il 30° anniversario della certificazione, anno in cui riflettere sul cammino fatto e sul futuro. In questi trent’anni il mondo si è trasformato, ma la Via Francigena risponde bene ai segnali di cambiamento: è sostenibile, mette in rete le persone e le comunità locali, valorizza il patrimonio culturale, genera economia, favorisce il dialogo. Le celebrazioni dei trent’anni vogliono rappresentare le varie sfaccettature che rendono la Via Francigena una sintesi perfetta di tante anime diverse, che concorrono a realizzare un unico grande progetto di culturale, sociale, di turismo sostenibile e un grande progetto di pace.
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In occasione delle celebrazioni dei trent’anni della certificazione della Via Francigena come “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa”, AEVF presenta una linea del tempo che descrive i principali momenti che hanno segnato l’evoluzione della Via Francigena e dell’Associazione Europea negli ultimi trent’anni.
La Via Francigena è certificata Itinerario culturale del Consiglio d’Europa.
Viene fondata, a Fidenza (Parma, Emilia-Romagna), l’Associazione dei Comuni Italiani sulla Via Francigena, con 34 soci fondatori.
Il Presidente AEVF Massimo Tedeschi incontra, a Parigi, il medievista Jacques Le Goff che così definisce la Via Francigena:
Oggi ci rendiamo conto, se consideriamo la realtà e guardiamo con attenzione alla Storia, che c’è qualcosa di più importante che non i soldati e le merci che transitano lungo le strade; questo qualcosa sono le culture. Ecco introdotta la Via Francigena, che io penso possa essere considerata come, essenzialmente, una via di culture. Se si sta cercando di costruire un'Europa economica, è altrettanto necessario che si costruisca l’Europa delle culture; uso di proposito il termine culture, al plurale, Impegnarsi per dare alla Via Francigena una dimensione ed un valore europeo significa impegnarsi per la realizzazione dell’Europa delle culture.
La Via Francigena è certificata Grande itinerario culturale del Consiglio d’Europa. La cerimonia si svolge a Wroclaw, in Polonia.
Primo numero della rivista "Via Francigena and the European cultural routes", edita dallo studio Guidotti di Fornovo Taro (Parma, Emilia-Romagna). Il primo numero viene presentato a Oropa (Biella, Piemonte), in occasione della Borsa dei Percorsi Devozionali e Culturali.
Assemblea Generale a Montefiascone (Viterbo, Lazio). L’Associazione dei Comuni italiani sulla Via Francigena diventa europea: nasce l’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF). Si approva il redesign del logo, caratterizzato ora dal colore blu sulla parte destra dell’immagine, puntellata dalle stelle dorate che richiamano il simbolo dell’Europa.
Assemblea Generale di Piacenza (Emilia-Romagna). La città di Canterbury, primo comune non italiano, diventa socio AEVF.
Marcia celebrativa per i 500 anni della Guardia Svizzera Pontificia: ex guardie svizzere marciano dalla Svizzera a Roma percorrendo la Via Francigena.
Inaugurazione della targa del km 0 della Via Francigena a Canterbury (Kent, UK), davanti alla Cattedrale della città.
Strasburgo (Bas-Rhin, Grand Est). AEVF è riconosciuta dal Consiglio d’Europa réseau porteur, unico soggetto responsabile e leader del progetto di sviluppo turistico territoriale della Via Francigena.
Monteriggioni (Siena, Toscana). Inaugurazione dei primi cartelli pedonali lungo la Via Francigena. Partecipano Romano Prodi, Presidente del Consiglio italiano, Francesco Rutelli, Vicepresidente del Consiglio e Ministro per i Beni e le Attività Culturali italiano.
Viene fondata l’Association Via Francigena France, associazione di volontari impegnata, in stretta collaborazione con AEVF, nello sviluppo della Via Francigena in Francia.
Regione Toscana assume il ruolo di capofila delle Regioni italiane sul progetto interregionale di sviluppo turistico territoriale "Via Francigena" ai sensi della legge 135/01. Tra le attività previste: elaborazione di un modello di riferimento per la definizione, promozione e commercializzazione del prodotto turistico “Via Francigena”.
Roma. Accordo di Valorizzazione Via Francigena, siglato tra la Direzione Beni Librari, gli Istituti Culturali ed il Diritto d’Autore del MiBAC e AEVF. Ad AEVF è riconosciuto il ruolo di interlocutore privilegiato dei diversi livelli operativi del programma di valorizzazione degli Itinerari Storici, Culturali e Religiosi. Il protocollo sarà rinnovato nel 2009, 2010, 2011 e 2014.
Si conclude l’iter procedurale per la validazione ufficiale del tracciato della Via Francigena, con la firma congiunta del Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi e del Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia.
L’iniziativa si è svolta nell’ambito del progetto di Valorizzazione degli itinerari storici, culturali e religiosi realizzato dal Ministero per i beni e le attività culturali.
Bruxelles. Giornata Europea del Turismo, indetta da Commissione Europea in collaborazione con Consiglio d’Europa e Parlamento Europeo. Voluta dal Vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani, è incentrata sul tema della Via Francigena e degli itinerari culturali del Consiglio d’Europa. AEVF presenta i pannelli “Da Canterbury a Roma: 1800 Km attraverso l’Europa”.
Strasburgo (Bas-Rhin, Grand Est). Nasce l’Accordo Parziale Allargato (APE) a norma della Risoluzione (2010) 53 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa.
Il Presidente Massimo Tedeschi riceve a Canterbury il riconoscimento del Civic Awards con la seguente motivazione: “È grazie allo straordinario impegno profuso per la rinascita della Via Francigena e per aver assicurato a Canterbury una posizione di primo piano nello sviluppo e nella promozione della Via che la Città conferisce a Massimo Tedeschi la cittadinanza onoraria”.
Lussemburgo. Presentazione dello studio sull’impatto degli Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa sull’innovazione e la competitività delle piccole e medie imprese europee. La Via Francigena è uno dei cinque casi di studio presentati.
Prima edizione del Festival “Via Francigena Collective Project”, coordinato da AEVF nei quattro Paesi della Via Francigena.
Parte il progetto europeo PER VIAM - Pilgrims’ Routes in Action (12 mesi). Il primo gestito da AEVF in qualità di capofila.
Pavia (Lombardia). Giornata europea degli Itinerari culturali. La manifestazione, sostenuta da Commissione Europea e Consiglio d’Europa, tocca principalmente il tema degli itinerari culturali. La città è crocevia di tre cammini di pellegrini: la Via Francigena, l’itinerario europeo Saint Martin de Tours e il Cammino di Sant’Agostino.
Nasce il CECTI (Comitato Europeo di Coordinamento Tecnico interregionale sulla Via Francigena), spazio di lavoro tra AEVF e le Regioni per affrontare temi riguardanti percorso, sicurezza e comunicazione. Prima riunione a Firenze (Toscana), presso la Fortezza da Basso.
Inaugurazione ufficiale del percorso della Via Francigena in Regione Toscana con Dario Franceschini, Ministero dei Beni Culturali, e il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.
AEVF acquisisce dalla Provincia di Parma la proprietà della “figura di Pellegrino”, logo dell’AEVF e della Via Francigena.
Fidenza. Riunione indetta dai sindaci di Fidenza (Parma, Emilia-Romagna) e di Monteriggioni (Siena, Toscana) per avviare la procedura di riconoscimento UNESCO della Via Francigena. Partecipano 50 Comuni e il MiBAC, Ministero italiano della cultura.
Monteriggioni (Siena, Toscana). Viene costituito il Comitato scientifico internazionale di AEVF. La rete si occupa di ricerca con focus specifico sulla Via Francigena.
Convegno "Via Francigena, Via di Pace” in occasione dei 15 anni di AEVF (sedi Piacenza e Fidenza).
Roma. Presso la sede ENIT viene presentata la prima guida ufficiale del tratto italiano della Via Francigena "La Via Francigena. 1000 km a piedi dal Gran San Bernardo a Roma" edita da Terre di Mezzo (Milano, Lombardia).
Aigle (Vaud, CH). L’Assemblea Generale AEVF ratifica il protocollo stipulato tra AEVF e Comune di Champlitte (Haute-Saône, Bourgogne-Franche-Comté, FR) per la valorizzazione e la promozione della Via Francigena in Francia.
San Miniato (Pisa, Toscana). Protocollo d'Intesa tra le sette Regioni del tratto italiano della Via Francigena – Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Lazio – per intraprendere l'iter per la certificazione UNESCO della Via. AEVF è incaricata della redazione dello Studio di Fattibilità del dossier di candidatura.
Pavia (Lombardia). In occasione dell’Assemblea Generale, viene costituita Francigena Service S.r.l., controllata al 100% da AEVF. Francigena Service è il braccio operativo dell’associazione per sviluppare attività economiche, progettuali, formative e di consulenza.
Viene lanciata la App ufficiale della Via Francigena.
Parigi. Viene firmato l'Accordo tra AEVF e la Fédération Française de la randonnée pédestre (FFRP) per la valorizzazione del percorso Via Francigena – GR 145.
Bari (Puglia). In occasione della Assemblea Generale, si approva l’estensione della Via Francigena nel sud da Roma a Santa Maria di Leuca. Il percorso tocca le regioni Lazio, Campania, Molise, Basilicata e Puglia e porta l'itinerario europeo a 3.200 km.
La Via Francigena è inserita all’interno della tentative list UNESCO italiana sulla base dello studio tematico preliminare (framework) della Via Francigena da Canterbury (Kent, UK) /Roma, contenente 530 beni culturali di potenziale rilievo UNESCO.
Viene pubblicata la guida “Canterbury-Colle del Gran San Bernardo” in lingua francese, edita dall’editore svizzero Favre e realizzata in collaborazione con AEVF.
Accordo tra AEVF e Cicerone Press (Kendal, Cumbria, UK) per realizzazione di una guida, in lingua inglese, in tre volumi: Canterbury-Losanna, Losanna-Lucca, Lucca-Roma.
Definizione del primo Piano strategico triennale AEVF 2020-2022.
Lancio Evento Via Francigena - Road to Rome 2021. Start again! Per celebrare i 20 anni AEVF viene organizzato il viaggio-evento che percorre tutta la Via Francigena ed incontra i 715 comuni sull’itinerario. L'evento si conclude a Santa Maria di Leuca il 18 ottobre 2021.
Firma dell’accordo di collaborazione tra le tre Vie Romee maggiori: Via Francigena, Via Romea Strata e Via Romea Germanica.
Viene fondata l’Associazione svizzera della Via Francigena (ASVF) a Aigle (Vaud, CH).
Firmato il Memorandum of Understanding con la Federazione europea del Cammino di Santiago e adesione all’European Cooperation Network.
Cerimonia alla British Library di Londra per celebrare i 30 anni della certificazione europea della Via Francigena. Nella biblioteca si conserva il diario di Sigerico, base storica della Via Francigena moderna.
La Via Francigena è certificata Itinerario culturale del Consiglio d’Europa.
Viene fondata, a Fidenza (Parma, Emilia-Romagna), l’Associazione dei Comuni Italiani sulla Via Francigena, con 34 soci fondatori.
Il Presidente AEVF Massimo Tedeschi incontra, a Parigi, il medievista Jacques Le Goff che così definisce la Via Francigena:
Oggi ci rendiamo conto, se consideriamo la realtà e guardiamo con attenzione alla Storia, che c’è qualcosa di più importante che non i soldati e le merci che transitano lungo le strade; questo qualcosa sono le culture. Ecco introdotta la Via Francigena, che io penso possa essere considerata come, essenzialmente, una via di culture. Se si sta cercando di costruire un'Europa economica, è altrettanto necessario che si costruisca l’Europa delle culture; uso di proposito il termine culture, al plurale, Impegnarsi per dare alla Via Francigena una dimensione ed un valore europeo significa impegnarsi per la realizzazione dell’Europa delle culture.
La Via Francigena è certificata Grande itinerario culturale del Consiglio d’Europa. La cerimonia si svolge a Wroclaw, in Polonia.
Primo numero della rivista "Via Francigena and the European cultural routes", edita dallo studio Guidotti di Fornovo Taro (Parma, Emilia-Romagna). Il primo numero viene presentato a Oropa (Biella, Piemonte), in occasione della Borsa dei Percorsi Devozionali e Culturali.
Assemblea Generale a Montefiascone (Viterbo, Lazio). L’Associazione dei Comuni italiani sulla Via Francigena diventa europea: nasce l’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF). Si approva il redesign del logo, caratterizzato ora dal colore blu sulla parte destra dell’immagine, puntellata dalle stelle dorate che richiamano il simbolo dell’Europa.
Assemblea Generale di Piacenza (Emilia-Romagna). La città di Canterbury, primo comune non italiano, diventa socio AEVF.
Marcia celebrativa per i 500 anni della Guardia Svizzera Pontificia: ex guardie svizzere marciano dalla Svizzera a Roma percorrendo la Via Francigena.
Inaugurazione della targa del km 0 della Via Francigena a Canterbury (Kent, UK), davanti alla Cattedrale della città.
Strasburgo (Bas-Rhin, Grand Est). AEVF è riconosciuta dal Consiglio d’Europa réseau porteur, unico soggetto responsabile e leader del progetto di sviluppo turistico territoriale della Via Francigena.
Monteriggioni (Siena, Toscana). Inaugurazione dei primi cartelli pedonali lungo la Via Francigena. Partecipano Romano Prodi, Presidente del Consiglio italiano, Francesco Rutelli, Vicepresidente del Consiglio e Ministro per i Beni e le Attività Culturali italiano.
Viene fondata l’Association Via Francigena France, associazione di volontari impegnata, in stretta collaborazione con AEVF, nello sviluppo della Via Francigena in Francia.
Regione Toscana assume il ruolo di capofila delle Regioni italiane sul progetto interregionale di sviluppo turistico territoriale "Via Francigena" ai sensi della legge 135/01. Tra le attività previste: elaborazione di un modello di riferimento per la definizione, promozione e commercializzazione del prodotto turistico “Via Francigena”.
Roma. Accordo di Valorizzazione Via Francigena, siglato tra la Direzione Beni Librari, gli Istituti Culturali ed il Diritto d’Autore del MiBAC e AEVF. Ad AEVF è riconosciuto il ruolo di interlocutore privilegiato dei diversi livelli operativi del programma di valorizzazione degli Itinerari Storici, Culturali e Religiosi. Il protocollo sarà rinnovato nel 2009, 2010, 2011 e 2014.
Si conclude l’iter procedurale per la validazione ufficiale del tracciato della Via Francigena, con la firma congiunta del Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi e del Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia.
L’iniziativa si è svolta nell’ambito del progetto di Valorizzazione degli itinerari storici, culturali e religiosi realizzato dal Ministero per i beni e le attività culturali.
Bruxelles. Giornata Europea del Turismo, indetta da Commissione Europea in collaborazione con Consiglio d’Europa e Parlamento Europeo. Voluta dal Vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani, è incentrata sul tema della Via Francigena e degli itinerari culturali del Consiglio d’Europa. AEVF presenta i pannelli “Da Canterbury a Roma: 1800 Km attraverso l’Europa”.
Strasburgo (Bas-Rhin, Grand Est). Nasce l’Accordo Parziale Allargato (APE) a norma della Risoluzione (2010) 53 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa.
Il Presidente Massimo Tedeschi riceve a Canterbury il riconoscimento del Civic Awards con la seguente motivazione: “È grazie allo straordinario impegno profuso per la rinascita della Via Francigena e per aver assicurato a Canterbury una posizione di primo piano nello sviluppo e nella promozione della Via che la Città conferisce a Massimo Tedeschi la cittadinanza onoraria”.
Lussemburgo. Presentazione dello studio sull’impatto degli Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa sull’innovazione e la competitività delle piccole e medie imprese europee. La Via Francigena è uno dei cinque casi di studio presentati.
Prima edizione del Festival “Via Francigena Collective Project”, coordinato da AEVF nei quattro Paesi della Via Francigena.
Parte il progetto europeo PER VIAM - Pilgrims’ Routes in Action (12 mesi). Il primo gestito da AEVF in qualità di capofila.
Pavia (Lombardia). Giornata europea degli Itinerari culturali. La manifestazione, sostenuta da Commissione Europea e Consiglio d’Europa, tocca principalmente il tema degli itinerari culturali. La città è crocevia di tre cammini di pellegrini: la Via Francigena, l’itinerario europeo Saint Martin de Tours e il Cammino di Sant’Agostino.
Nasce il CECTI (Comitato Europeo di Coordinamento Tecnico interregionale sulla Via Francigena), spazio di lavoro tra AEVF e le Regioni per affrontare temi riguardanti percorso, sicurezza e comunicazione. Prima riunione a Firenze (Toscana), presso la Fortezza da Basso.
Inaugurazione ufficiale del percorso della Via Francigena in Regione Toscana con Dario Franceschini, Ministero dei Beni Culturali, e il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.
AEVF acquisisce dalla Provincia di Parma la proprietà della “figura di Pellegrino”, logo dell’AEVF e della Via Francigena.
Fidenza. Riunione indetta dai sindaci di Fidenza (Parma, Emilia-Romagna) e di Monteriggioni (Siena, Toscana) per avviare la procedura di riconoscimento UNESCO della Via Francigena. Partecipano 50 Comuni e il MiBAC, Ministero italiano della cultura.
Monteriggioni (Siena, Toscana). Viene costituito il Comitato scientifico internazionale di AEVF. La rete si occupa di ricerca con focus specifico sulla Via Francigena.
Convegno "Via Francigena, Via di Pace” in occasione dei 15 anni di AEVF (sedi Piacenza e Fidenza).
Roma. Presso la sede ENIT viene presentata la prima guida ufficiale del tratto italiano della Via Francigena "La Via Francigena. 1000 km a piedi dal Gran San Bernardo a Roma" edita da Terre di Mezzo (Milano, Lombardia).
Aigle (Vaud, CH). L’Assemblea Generale AEVF ratifica il protocollo stipulato tra AEVF e Comune di Champlitte (Haute-Saône, Bourgogne-Franche-Comté, FR) per la valorizzazione e la promozione della Via Francigena in Francia.
San Miniato (Pisa, Toscana). Protocollo d'Intesa tra le sette Regioni del tratto italiano della Via Francigena – Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Lazio – per intraprendere l'iter per la certificazione UNESCO della Via. AEVF è incaricata della redazione dello Studio di Fattibilità del dossier di candidatura.
Pavia (Lombardia). In occasione dell’Assemblea Generale, viene costituita Francigena Service S.r.l., controllata al 100% da AEVF. Francigena Service è il braccio operativo dell’associazione per sviluppare attività economiche, progettuali, formative e di consulenza.
Viene lanciata la App ufficiale della Via Francigena.
Parigi. Viene firmato l'Accordo tra AEVF e la Fédération Française de la randonnée pédestre (FFRP) per la valorizzazione del percorso Via Francigena – GR 145.
Bari (Puglia). In occasione della Assemblea Generale, si approva l’estensione della Via Francigena nel sud da Roma a Santa Maria di Leuca. Il percorso tocca le regioni Lazio, Campania, Molise, Basilicata e Puglia e porta l'itinerario europeo a 3.200 km.
La Via Francigena è inserita all’interno della tentative list UNESCO italiana sulla base dello studio tematico preliminare (framework) della Via Francigena da Canterbury (Kent, UK) /Roma, contenente 530 beni culturali di potenziale rilievo UNESCO.
Viene pubblicata la guida “Canterbury-Colle del Gran San Bernardo” in lingua francese, edita dall’editore svizzero Favre e realizzata in collaborazione con AEVF.
Accordo tra AEVF e Cicerone Press (Kendal, Cumbria, UK) per realizzazione di una guida, in lingua inglese, in tre volumi: Canterbury-Losanna, Losanna-Lucca, Lucca-Roma.
Definizione del primo Piano strategico triennale AEVF 2020-2022.
Lancio Evento Via Francigena - Road to Rome 2021. Start again! Per celebrare i 20 anni AEVF viene organizzato il viaggio-evento che percorre tutta la Via Francigena ed incontra i 715 comuni sull’itinerario. L'evento si conclude a Santa Maria di Leuca il 18 ottobre 2021.
Firma dell’accordo di collaborazione tra le tre Vie Romee maggiori: Via Francigena, Via Romea Strata e Via Romea Germanica.
Viene fondata l’Associazione svizzera della Via Francigena (ASVF) a Aigle (Vaud, CH).
Firmato il Memorandum of Understanding con la Federazione europea del Cammino di Santiago e adesione all’European Cooperation Network.
Cerimonia alla British Library di Londra per celebrare i 30 anni della certificazione europea della Via Francigena. Nella biblioteca si conserva il diario di Sigerico, base storica della Via Francigena moderna.
Questa sezione ripercorre la storia della Via Francigena, approfondendo contemporaneamente le attività dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, attraverso le testimonianze dei principali protagonisti che hanno contribuito al successo e all’evoluzione dell’Itinerario europeo negli ultimi trent’anni. I contributi raccolti, qui presentati nelle lingue dei personaggi coinvolti, provengono da tutti gli ambiti di attività legati alla Via Francigena: politica, religione, amministrazione, cultura, associazionismo, impresa, sostenibilità.
Quest’anno in occasione del 30° anniversario della certificazione della VF come Itinerario culturale del Consiglio d’Europa, avvenuta nel 1994, siamo impegnati per realizzare importanti obiettivi: dal rafforzamento dell’identità culturale alla valorizzazione del Patrimonio materiale e immateriale, dal rafforzamento della governance per la gestione dell’itinerario all’animazione del percorso.
Inoltre, sono tante le attività di animazione e gli eventi che caratterizzano quest’anno importante. L’avvio delle celebrazioni è avvenuto a marzo a Londra, dove si è svolto un incontro simbolico alla British Library, che conserva l’antico “diario di Sigerico”. AEVF era presente insieme al comune di Canterbury e alla Confraternity of Pilgrims to Rome. Ricordo poi i momenti di lavoro rappresentati dalle Assemblee generali. In quella primaverile a Vevey (Vaud, CH), del 26 aprile, è stato approvato il bilancio associativo e presentata la “Dichiarazione di Vevey”, che riporta le linee programmatiche per il futuro. L’Assemblea generale autunnale è invece prevista per il 18 ottobre a Monte Sant’Angelo, in Puglia. Alle due Assemblee AEVF si aggiunge l’organizzazione della “Training Academy” degli itinerari culturali del Consiglio d’Europa. L’evento si è svolge a Brindisi (Puglia) dal 4 al 7 giugno con il supporto di Regione Puglia, Comune di Brindisi e Associazione Brindisi e le Antiche Strade. Sempre per quanto riguarda gli appuntamenti istituzionali, si è tenuto, il 13 aprile, un rilevante convegno in occasione della quarta edizione del Francigena Fidenza Festival, in collaborazione con il Comune di Fidenza, l’Università di Parma e il Comitato scientifico AEVF. Al centro del convegno le riflessioni multidisciplinari di studiosi provenienti da tutta Europa.
Attenzione è stata posta inoltre al rafforzamento della governance. In Inghilterra sono proseguiti i lavori del Comitato di Coordinamento, organismo informale al quale partecipano i principali attori locali. Al centro delle progettualità il consolidamento del percorso Canterbury-Dover e lo sviluppo della variante Via Britannica, da Londra a Canterbury. In Francia è in fase di perfezionamento il “Comité d’Itineraire”, destinato a coordinare gli otto Dipartimenti e le tre Regioni attraversate. In Svizzera è proseguita l’attività dell’Associazione Svizzera Via Francigena (ASVF), con l’obiettivo di svolgere iniziative comuni e di coordinamento nel tratto elvetico. Infine, in Italia si consolida il lavoro in rete con le Regioni, il cui coordinamento è affidato a AEVF, e con il Ministero del Turismo, con cui è stato firmato, nel marzo, un importante accordo di collaborazione.
Desidero infine ringraziare tutti i Soci e gli amici di AEVF e le tante persone che hanno collaborato alla nostra attività, fornendo supporto morale e materiale e aiutandoci a dare valore al progetto della VF.
Prof. Andreatta Mons. Liberio, Presidente Fondazione Fs Italiane
L’Associazione Europea delle Vie Francigene (A.E.V.F.) per festeggiare il 30° anniversario della certificazione come Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa, vuole lanciare un grande progetto culturale, sociale, di turismo sostenibile e di pace.
Il rapporto tra pellegrinaggio e tema della pace non è definibile come “occasionale”. Il centro, il fulcro dell’”avventura nomade” che caratterizza il pellegrino, è la pace. E non lo è solo simbolicamente o metaforicamente: lo è per essenza.
Se il mondo può e deve essere percorso, se deve poter vedere tracciati i sentieri del cammino umano, significa che tende alla comunione, alla possibilità di costruire le relazioni. Il mondo, quando può essere “camminato”, è un universo di pace. La fine della pace è la fine della possibilità dei collegamenti e dei rapporti; la fine della comunicazione. Un mondo che non è più pellegrinato è un insieme di isole. Il cammino è ciò che ci permette di superare il concetto di isola, in direzione e oltre quello di “arcipelago”. Nessun uomo è un’isola: poiché nessun uomo smette di dirigersi verso un altro uomo; e, questo dirigersi, è costruzione della pace. In questo senso il pellegrinaggio coltiva in sé le radici della pace.
Durante tutto il Medioevo, i pellegrini si diressero incessantemente verso le tre preregrinationes maiores: Roma, il luogo del martirio dei Santi Pietro e Paolo; Santiago di Compostela, luogo dove, secondo la tradizione, giacciono le spoglie dell’Apostolo Giacomo; Gerusalemme e la Terra Santa, luoghi in cui visse e morì Gesù.
Il sogno di ogni pellegrino era quello di arrivare a Gerusalemme che era il “viaggio della vita”, ma le continue guerre lungo i secoli non rendevano facile questo itinerario per cui nacquero una serie di percorsi e luoghi, soprattutto in Italia, che riproducevano i “Luoghi Santi”. Basti pensare ai Santuari dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia.
Gerusalemme: per antonomasia è la “città della pace” e, salendo ad essa, il pellegrino “domanda pace”, quasi la implora: “Domandate pace per Gerusalemme, sia pace tra le tue mura…” Quale straordinario valore assume oggi questa implorazione, mentre vediamo la Terra Santa devastata dalle difficoltà di comunicazione tra religioni, e ostacolate dagli odii di popolo! Gerusalemme è stata da sempre la meta per eccellenza del muoversi del pellegrino: non può esserlo, oggi, di meno. Il credente cristiano non ha altra meta terrena che questa città e non ha altra meta spirituale che non sia significata in questa città.
Quando si arriva a chiedersi: “Sono tranquillo, se vado in pellegrinaggio a Gerusalemme?” significa che una ferita sconvolgente sta attraversando il nostro mondo e la nostra epoca. Eppure, questa è una ferita che incita a ricostruire una strada: da sempre i pellegrini hanno ricostruito strade, hanno dato occasione per stabilire percorsi. Occorrerà riflettere e pretendere che questo cammino, prioritario, decisivo, fondante, torni ad essere quello che significa: se Gerusalemme è “Santa”, lo è per l’opportunità che offre: cammino e incontro di pace.
I viaggi del pellegrino hanno connesso o quasi formato la geografia di questa Europa. I nostri stessi cammini in gran parte ripercorrono le sue vie. Se una “famiglia” europea, nonostante le guerre e le divisioni, è tuttavia riconoscibile, ciò si deve anche, o forse anzitutto, alle reti che il pellegrino vi ha disegnato per secoli: quelle che dalla Francia attraversavano Leòn o Galizia verso Santiago; quelle che discendevano a Roma lungo i difficili passi alpini. Le reti dei jacquot e dei romei. Ma attorno a questi tronchi possenti crescono innumerevoli rami verso i santuari dell’Arcangelo Michele, verso i santuari mariani, ovunque “sanguis martyrum” sia custodito e venerato.
Pellegrini di diverse città e regioni, di diverse lingue e tradizioni, si incontrano lungo questi itinerari, compiono insieme decisive esperienze, riconoscono comuni appartenenze. E maturano anche attraverso questi incontri i grandi linguaggi comuni dell’architettura, della scultura, della pittura, romaniche, gotiche, cistercensi. La rinascita economica e culturale europea a partire dal X secolo trova anche in questi fenomeni le proprie radici.
Sapranno oggi gli uomini trovare analoghe vie di incontro e confronto? Sapranno ancora viaggiare insieme, gli uni incontro agli altri, affrontando insieme il pericolo, i rischi dell’andare? O l’uomo attuale è gelosamente chiuso nel proprio “io”, incapace ormai di abbandonarlo, incapace di compiere alcun esodo dalla propria casa, dalle proprie abitudini, dai propri interessi’ Ecco perché l’esperienza del Pellegrinaggio ci provoca tutti, credenti e non credenti, religiosamente, culturalmente e politicamente.
Un altro aspetto dell’idea di pellegrinaggio merita oggi tutta la nostra attenzione: essenziale al viaggio non è soltanto la meta, il “risultato”. Il pellegrino anela, certo, al luogo, ma non ha fretta di raggiungerlo; per lui il cammino non è affatto un ostacolo, un impedimento, qualcosa che sarebbe meglio non fosse. Nell’idea di pellegrinaggio il cammino è altrettanto essenziale della meta. Pellegrino non è colui che è giunto alla meta, ma colui che continuamente procede per raggiungerla. Il pellegrino rimane sempre in cammino, egli sa che lo stesso termine ultimo del suo viaggio non è che immagine, che icona della meta. Lo stesso luogo cui egli perviene, per aspera, anche il più simbolicamente intenso, non è in verità che una tappa. Egli vi attinge nuova forza e nuova fede per continuare a camminare. La meta insomma non pone fine al pellegrinaggio, ma ne rafforza il significato, lo alimenta.
Concludo, tornando alla Gerusalemme terrena, in quanto essa per il pellegrino rappresenta la città simbolo della Gerusalemme Celeste, meta finale di ogni Cristiano.
Poiché Gerusalemme è una città che cerca la propria pace, ecco che il nostro muoverci verso di essa assume una dimensione di speranza e di utopia.
L’” utopia” è “un non luogo”, una meta che forse non esiste ancora, ma che occorre cercare ed elaborare. Il cammino verso Gerusalemme, città della pace, è quello stesso muoverci spiritualmente in direzione dell’utopia che sappiamo realizzata in Cristo: “Egli è la nostra pace” dice San Paolo nella Lettera agli Efesini.
E qui ritroviamo la nostra precisa identità di cristiani che camminano nel mondo guardando alla propria meta, che è Cristo. La modalità con cui il cristiano cerca la pace, infatti, non è quella “mondana”: “vi do la pace” dice Gesù nel Vangelo di Giovanni “non come la dà il mondo”. Cioè, non semplicemente come il contrario della guerra, o come una alleanza instabile, o per motivi di ordine politico: la pace di Gesù non è mai “politicamente corretta”. È la pace creativa, attiva e non passiva: è capacità di accoglienza e di confronto; è possibilità di superare le divisioni che nascono dalle razze, dalle lingue (Babele!), dal sesso ecc.; è occasione di misurarci con le diversità e di considerarla una “chance” più che un ostacolo, è, infine, una scelta di vita, per cui non è mai vero che la vendetta è più forte del perdono.
A questo è chiamato il pellegrino quando cammina su “sentieri di pace”: a misurare il proprio esodo, la propria utopia, la propria nostalgia di Gerusalemme sulla misura dell’accoglienza e del perdono.
Dopo che ha perdonato chi gli è stato d’intralcio nel cammino, il pellegrino guarda alla Città Santa e alza la propria lode: “Come sono belle le tue mura Gerusalemme!”
E, giunto al termine del suo pellegrinaggio, celebra la festa.
BIO
Prof. Andreatta Mons. Liberio è esperto di Turismo Culturale/Religioso e di Turismo Lento. E’ stato Responsabile dell’Accoglienza dei Giubilei dal 1975 al Grande Giubileo del 2000. E’ nel Direttivo di Federturismo, Presidente della Fondazione FS e nel Consiglio della società TTI-FS. Autore di libri e Curatore della Collana “Itinerari dello Spirito”.
Natacha Bouchart, Maire de Calais depuis 2008
L’histoire de Calais est liée depuis des siècles à son positionnement géographique stratégique.
La Via Francigena, à l’origine Via Agrippa qui reliait Rome à notre territoire est certainement la voie européenne la plus ancienne. De Canterbury à Rome, 1 800 kilomètres qui dévoilent toute la diversité et la beauté des paysages, monuments, cultures et traditions de chaque région française traversée. Dès le Moyen-âge, les pèlerins empruntaient ces routes pour se rendre à Rome sur les tombes de Saint Pierre et Saint Paul et rencontrer le pape.
Aujourd’hui, Calais est fière d’appartenir à l’association européenne de la Via Francigena.
Il y a bientôt 8 ans, j’ai souhaité que la ville adhère à ce réseau européen pour plusieurs raisons.
La première, nous sommes une zone d’échange et de passage et nous souhaitons nous intégrer à cet itinéraire culturel européen. Calais, chaque année, voit passer par son port et son tunnel sous la manche plus de 10 millions de passagers, dont les marcheurs de la Via Francigena. Il s’agit de faire découvrir notre ville et d’accueillir tous les marcheurs européens et internationaux reliant l’Angleterre à l’Italie.
Calais est également depuis avril 2019 labélisée par le ministère de la Culture : Ville d’Art et d’Histoire. La ville travaille sur la valorisation de ses patrimoines et à leur restauration depuis de nombreuses années. Calais possède également le label UNESCO avec son beffroi, inscrits parmi les 23 beffrois français sur la liste du patrimoine mondiale, ainsi que la statue des bourgeois de Calais et cette renommée pour la production de dentelle mécanique leavers connu dans le monde entier dans la haute couture.
Ville de départ de la Via Francigena en Europe continentale, nous accueillons les pèlerins qui marchent sur le GR145 caractérisant cet itinéraire culturel européen dans notre ville et le long de notre plage. Un travail important est fait avec la fédération française de randonnée.
Chaque randonneur peut faire valider sa crédenciale dans les points patrimoniaux et touristiques de la Ville. Je vois régulièrement des marcheurs devant le point de départ officiel de la Via francigena au niveau de l’église Notre Dame, un joyau du patrimoine avec son style perpendiculaire anglais ou vers la plage. Ceux-ci suivent le fléchage officiel du départ depuis la façade de l’église.
Je peux vous dire que Calais a l’ardente volonté de protéger et valoriser son patrimoine, que la ville se renouvelle également avec de grands projets comme celui de « Calais la plage » avec ses machines exceptionnelles : le dragon, l’iguane et le futur varan. Le long du GR145 Via Francigena, les marcheurs peuvent admirer depuis l’automne 2019 des créatures mécaniques imaginées par l’artiste François Delarozière tel le Grand Dragon de Calais présent sur le front de mer.
Pour toutes ses raisons, je vous invite à nous rendre visite à Calais et bien sûr, marcher sur la Via Francigena !
Notre territoire investit autour des moyens de déplacement doux avec une politique importante de développement de voies cyclables dans la ville et l’agglomération. Traversée par deux vélo routes européennes, j’imagine pour l’avenir Calais être le départ d’une Via Francigena cyclo touristique !
BIO
Natacha Bouchart est élue maire de Calais en 2008. Depuis, cette date elle a fait du renouveau de l’image de Calais sa priorité en promouvant une politique d’attractivité touristique de la Cité des Six Bourgeois. La Via Francigena avec sa mise en valeur en est un de ses ressorts.
Catherine Bradley, Head of Strategic Programmes, Kent County Council, Kent Downs National Landscape
The Via Francigena in the UK coincides with the North Downs Way National Trail and covers 30km of glorious countryside in a region celebrated as the “Garden of England.” It’s more than just a trail—it’s a tapestry woven with threads of history, culture, and natural beauty.
Beyond its allure as a tourist hotspot, the Via Francigena serves as a lifeline for economic prosperity, breathing life into quiet rural pockets of Kent. Unlike some other sections, the UK route is predominantly off-road, allowing travellers to immerse themselves in the tranquillity and beauty of the landscape.
The Via Francigena in Kent meanders through time and culture, where travellers will encounter a tapestry of medieval churches, quaint pubs steeped in history, remnants of early mining communities, modern art sculptures and echoes of ancient settlements, each offering a glimpse into Kent’s rich past and giving a voice for how communities of the future will champion nature engagement and wellbeing.
I coordinate Kent Downs investments along the route in many different ways. Kent Downs National Landscape has funded physical route improvements such as off-road resurfacing and signage showing the Via Francigena along the whole route. In the urban sections of Canterbury and Dover we have installed brass pavement signage showing the route to Canterbury and Rome. We have funded 7 information panels and 4 public sculptures along the route, celebrating pilgrimage through art.
We have run 3 pilgrim festivals in Kent, the largest and most successful festival that Kent Downs paid for and coordinated was in 2022. Kent Downs spent £50K on this festival which attracted over 4,000 attendees. Kent Downs coordinated a range of partners including the District Councils, church groups, the Confraternity of Pilgrims to Rome, British Pilgrimage Trust, Canterbury Cathedral and multiple community groups and individuals, and together we delivered over 60 events.
Via Francigena has enabled a world of collaboration and camaraderie with the European Association of the Via Francigena and other partners already mentioned. We have joined forces to share our commitment to social justice and human dignity; with Refugee Tales who advocate against the detention of asylum seekers, and St Martin’s in the Field who use Pilgrimage to highlight homelessness.
The route can only get better. In the future it will of course be fully designated as a UNESCO world Heritage Site. It will be a destination for pilgrims worldwide offering a more tranquil pilgrim experience than some of the more commercialised routes. The Via Francigena will be supported by all stakeholders who care about health, wellbeing, successful rural business and a positive opportunity for people to engage with nature and heritage.
BIO
Catherine Bradley is personally passionate about walking and pilgrimage but has also made the Via Francigena a professional focus. Catherine has driven over €2 million of investment in the Via Francigena in Kent since 2016 through EU funded programmes such as the Green Pilgrimage and EXPERIENCE projects. Catherine is a keen walker and has enjoyed exploring multiple sections of the Via Francigena in the UK, France, Switzerland and Italy.
Sandy Brown, Guidebook Author at Cicerone Press
Pilgrimage walking heightens the senses, especially the sense of hearing. The pilgrim who has walked outside in the fresh air for many days grows accustomed to simple and pure sounds: footsteps, breath, the rustle of wind in trees. After a few weeks of walking, a noise from civilization – say, a car engine – sounds like violence.
Once within this state of heightened pilgrimage listening, I heard the distant sound of a church bell coming on the wind from across the fields. Of course, I had heard church bells before. I had rung church bells before, with the rope that swung the bell almost lifting me off the ground. But this time, from across the fields, the sound entered my ears and sparked a deep memory. I sensed at that moment I was hearing a sound first heard hundreds of years ago by my ancestors. For a thousand years the peal of bells made them look up from their labors, calling them to rest, to gather, to celebrate, to mourn, to fight, to flee. And 9000 kilometers from home, I, a rootless American on pilgrimage in Europe in the 21st century, was hearing the sound again for the first time.
As an American, I’m an emigrant, and I know mostly emigrants. We left behind our ancestral fields and valleys and hills. We left behind the sound of our village church bell. After a long absence, my walking on the Via Francigena brought the sounds heard by my ancestors back to my ears.
Beyond hearing, I see my ancestors, too. For my books I take pictures of my ancestors peeking at me in the art. At the stained-glass windows in Rosnay-l’Hôpital I take snapshots of my French family of farmers and soldiers with faces like mine and clothes like costumes from a play. I look up in the library at the Siena Duomo and behind the colorful figures in the foreground I see my Italian forebears strolling or chatting or praying or gathering arms to fight.
To walk the Via Francigena is to allow the quiet of many miles to caress you into a sense of openness, and then to let the onward path fill that openness with images of home. Not today’s home; the home from centuries ago. The one we left, the one rich in memory, in meaning.
We’ve been back since we left. As I walk through the peaceful battlefield cemeteries of Northern France, I think of my grandfather who fought here in the Great War. He fought, lived, and left. Again.
As for me, I couldn’t leave. On May 4, 2016, the pilgrim tide washed me ashore into Lucca. I wandered the narrow streets. I wrote some reflections on my phone under the sparkling mosaic of Jesus and the Apostles at the Basilica di San Frediano. I was curious who this San Frediano was, and after a few minutes on the Internet I discovered he was an Irishman, likely washing up with the tide, like me, in Lucca on the Via Francigena. I learned that Richard of Wessex was buried inside, Richard having died in Lucca on his Francigena pilgrimage, his grieving sons Willibald and Winibald continuing without him to Rome and Jerusalem. I learned that Santa Zita was buried inside, too, and that when she died in 1278 all the church bells in Lucca spontaneously began to ring, in sadness for her death and in joy for her new life.
And that sunny day in 2016 the bells of the Basilica di San Frediano began to ring. I sat there in the sun as they rang, enveloped in the lush cacophony. And I remembered.
When I returned to America, I told my wife I wanted to move. To Lucca. On the Via Francigena. It took five years, but we are here. I see pilgrims every day in season walking the streets, and on Sunday mornings, when the bells of San Frediano ring, I am happy in a deep way, happy after all these centuries to have the sound of a church bell back in my life.
BIO
Sanford “Sandy” Brown is author of the three-part Cicerone Press guidebook series on the Via Francigena from Canterbury to Rome and is currently working with co-author Nicole Bukaty on a new guidebook for the Via Francigena in the South. Sandy lives in Lucca, Italy, with his wife, Theresa Elliott.
Luca Bruschi, Direttore AEVF
Della Via Francigena ne avevo sentito parlare tanto durante il Giubileo del 2000 ed avevo letto diversi articoli sulla stampa locale negli anni successivi. Fu nel 2004 che inizia a conoscere meglio l’itinerario culturale europeo con studi, ricerche, raccolta dati e testimonianze, interviste: ciò avvenne in occasione del master in Economia del Turismo presso l’Università Cattolica Sacro Cuore di Piacenza, per il quale avevo vinto una borsa di studio messa a disposizione dal comune di Fidenza. All’interno di questo master, presentai il “case study” sull’Analisi dello sviluppo e frequentazione di pellegrini lungo la Via Francigena ed il “project work” intitolato “analisi di benchmark tra Cammino di Santiago e Via Francigena”. Dal 2005 al 2008, ho percorso il cammino spagnolo e la Via Francigena, dal Gran San Bernardo a Roma. Nell’autunno 2004, nel frattempo, avevo svolto uno stage con l’Associazione dei comuni italiani sulla Via Francigena (divenuta AEVF nel 2005) mentre l’anno successivo avevo iniziato la mia collaborazione professionale con l’associazione che, proprio in quegli anni, stava iniziando a crescere. Da questo momento la mia connessione con la Via Francigena è divenuta sempre più forte, sia a livello personale, sia a livello lavorativo.
La considero prima di tutto una grande passione che si è trasformata in un lavoro che abbraccia tante sfere: da quella socio-culturale a quella turistica, da quella economica a quella relazionale. Dopo vent’anni, devo dire che la mia passione per questo lavoro e per lo sviluppo dell’itinerario non è certo diminuito, semmai è aumentato. In primis grazie al fatto di poter toccare con mano quotidianamente i risultati di questa rete internazionale, consolidata e forte, che è divenuta l’Associazione Europea delle Vie Francigene.
La Via Francigena rappresenta una linea che attraversa l’Europa, da nord a sud, attraverso lo spazio ed il tempo. In particolare l’elemento culturale, variegato e identitario, diventa l’elemento che caratterizza l’itinerario in tutta la sua interezza: lungo la strada si sono sviluppate in 1000 anni civiltà, comunità e culture che hanno lasciato una straordinaria testimonianza tangibile: dalle pievi alle cattedrali, dalle fortezze alle abbazie, dagli ospitali ai giardini, dalle piazze ai ponti. Tutti questi siti culturali li possiamo immaginare come delle autentiche e uniche perle, unite tra di loro proprio dal percorso della Via Francigena che ne diventa la collana che le unisce. Ma occorre aggiungere una riflessione ulteriore: la Via Francigena ha il suo valore aggiunto nelle persone fisiche che abitano le comunità locali e frequentano il sentiero, facendolo quindi diventare un elemento vivo, umano, luogo di scambio di pensieri e idee.
Nel 2021, per celebrare i vent’anni dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, abbiamo percorso interamente tutto l’itinerario per 3.200km. E’ stata l’ occasione per immergerci nell’autenticità dei singoli territori e per conoscerne tutto il patrimonio, materiale e immateriale, presente lungo il cammino. Oggi tutto questo patrimonio lo si potrebbe raccogliere e raccontare all’interno di un atlante, utile anche per conoscere la storia dell’Europa. La forza dell’itinerario è proprio in questa sua dimensione internazionale che mette insieme Paesi con storie e culture diverse, ma con una forte comune identità europea che unisce Inghilterra, Francia, Svizzera, Italia.
Non posso che immaginare radioso il futuro della Via Francigena grazie all’importante lavoro che istituzioni, associazioni, categorie economiche e mondo della ricerca riusciranno a fare insieme, preservandone sempre la componente europea e mettendo in rete le comunità locali per migliorare la fruibilità del percorso, con l’obiettivo di renderlo accessibile a tutti. Senza mai dimenticare l’importanza della meta finale: Roma, ma anche Brindisi e Santa Maria di Leuca. Sono in questi luoghi dove si conclude l’esperienza dei pellegrini lungo la Via Francigena. Un viaggio che per molti diventa memorabile, unico, irripetibile e di trasformazione personale.
BIO
Luca Bruschi ha una formazione in ambito di patrimonio culturale, turismo e comunicazione. Lavora dal 2004 con l’Associazione Europea delle Vie Francigene ed ha percorso numerosi itinerari culturali e vie di pellegrinaggio a piedi in Europa. E’ giornalista pubblicista. Dal 2022 è membro del Comitato Permanente del Turismo in Italia.
Velia Coffey, Former Deputy Chief Executive of Canterbury City Council
The Via represents a direct link with European history, heritage, trade, culture, communities, and people going back more than 1000 years. It’s a route that helps break down barriers, forges understanding and tolerance and enables friendship, camaraderie, and positive collaboration between the people of different European nations and regions. The route is also a vehicle for promoting slow and responsible tourism. Personally, it has helped me maintain a positive connection with Europe throughout recent changes in British national and local government, along with changing political policies and priorities.
The Via Francigena has been part of my social and working life since 200, when aged 50 years, I travelled by bicycle from Canterbury to Rome. Later, I became a representative on the EAVF representing the England section of the route on behalf of Kent County Council and Canterbury City Council, eventually to become an EAVF Vice President until my retirement in 2018. On the bicycle journey, I was accompanied by 26 others, including my then 17-year-old son Luke. I can sincerely say that it was a life changing experience which introduced me to the value of modern pilgrimage and its spiritual, physical, and emotional benefits. It also provided me with valuable insight when it came to undertaking my work for the EAVF as I had personally experienced many of the goals and values of the organisation, especially in its capacity as a carrier of this Cultural Route of Europe. Although only 30kms of the Via Francigena are in England, Canterbury’s historic significance as the zero-kilometre destination far outweighs its geographical contribution! I am pleased that my colleagues and I have helped put the Via on the map in our region through the provision of signposts for hikers, information boards, conferences, and websites. And of course, the ongoing relationship with Canterbury City Council and Canterbury Cathedral will cement the relationship with the EAVF. In 2017 I cycled once again from Canterbury to Rome with eight of the 2007 group and arrived in Rome just in time to enjoy my 60th birthday! While in there I was delighted to receive a public recognition award for the development of the Via Francigena in England and Europe from EAVF President Massimo Tedeschi. My most recent Via Francigena experience was in 2021 when I walked both the first and final 10km of the Road to Rome 2021 Start Again 3,200km long march. Being part of that initiative really brought to life the principles of the Via; meeting new people, hearing new stories, and exchanging ideas and experiences; it was wonderful to play a small part.
On a personal note, in 2027 I hope to cycle the Via Francigena South with my friends – 20 years on from our first ride to Rome. For the route generally, I hope that many more British people will join the thousands of other European, North American and Antipodeans that have experienced some or all of the route. In these troubled and uncertain times, it is even more important that simple ways to bring people together, to share experiences, promote kindness and tolerance are enabled. The Via Francigena does this! I hope that it is rewarded with UNESCO world heritage status too!
BIO
Velia Coffey worked 40 years in local government, most of which were with Canterbury City Council. She became responsible for connections to the EAVF in 2008. Her main role was to encourage the cooperation of the Regional and other local municipal authority for the English section of the route. She also organised signage for the English section as well as conferences and information to promote the Via Francigena. She became a Vice President of the EAVF. In July 2017, she was honoured with an award from the Association for her contribution to the Association’s work.
Immacolata Coraggio e Franco Sterni, Ospitalieri presso Domus Peregrini, Montefiascone
Come molti, al rientro da Santiago ho desiderato portare nella mia vita ordinaria il meraviglioso senso di appartenenza sperimentato lungo il cammino. Da qui è nato il mio percorrere la VF e narrarne l’esperienza con la mostra “Porti il mio saluto al mondo” (in collaborazione con Marco Degli Esposti, attualmente disponibile presso la Domus Peregrini). In seguito, aderisco agli hosvol (nel libro Hospitalero la mia esperienza a Bercianos) e, nel 2011 tra i formatori per ospitaleri, incontro mio marito Franco. Da allora, abbiamo condiviso l’essere pellegrini, ospitaleri, formatori e la nostra vita.
Il sogno di entrambi di fare del cammino e dell’accoglienza il nostro vivere quotidiano ha preso corpo nel 2016 a Montefiascone (fb POP Domus peregrini). Quindi cosa rappresenta per me la VF? È casa, vita, rete sociale, interfaccia con il mondo. Le nostre scelte di vita, i progetti a cui partecipiamo e divulghiamo (sulla pace, sull’accoglienza, sulla sostenibilità) assumono una dimensione sociale e politica. L’interazione con persone di tutto il mondo, di ogni ceto ed età ci apre agli altri e ci costringe a fare i conti con i nostri pregiudizi e con la difficoltà ad essere davvero accoglienti. L’interazione con altre realtà, in particolare con la giovane rete POP ci è di stimolo e di sostegno. Ho visto da subito nei cammini uno strumento di crescita personale, un’opportunità di sperimentare in maniera protetta un diverso modo di interagire con l’altro da me e contemporaneamente uno strumento di sviluppo socioeconomico sostenibile che favorisce una microeconomia diffusa piuttosto che una economia vampira in cui grandi realtà multinazionali fagocitano piccole realtà locali. Purtroppo, quando un fenomeno da esperienza di nicchia diventa di massa, spesso si snatura. È quanto, secondo me, accaduto sul cammino di Santiago, diventato sempre più un fenomeno di moda, turistico-consumistico, percorso in pullman, auto, moto; bellissimi tratti o luoghi, resi accessibili a qualsiasi mezzo, hanno, in questo modo, perso il loro fascino e la loro magia.
Quello che immagino per la VF e gli altri cammini è una triste sorte analoga, quello che mi auguro è che mantengano lo spirito di microeconomia, la magia dell’incontro e della solitudine, che rimangano “musica per l’anima”. È un difficile equilibrio stimolarne la crescita e non snaturarli! Proprio con quest’intento è nata POP (fb POP Pellegrini che ospitano Pellegrini) una rete di strutture lungo i cammini italiani (attualmente 18 accoglienze di cui 8 sulla VF) che, condividendo lo stesso tipo di accoglienza, cercano di mantenere vivo uno “spirito” del cammino di difficile definizione. Due le caratteristiche comuni: siamo pellegrini e condividiamo la cena. Un pellegrino ospitalero sa di cosa ha bisogno il pellegrino accolto, ne conosce i bisogni primari, sia fisici che emotivi. Sa che togliere le scarpe, mettere i piedi a bagno e bere qualcosa di fresco è prioritario sulla registrazione e al timbro sulla credenziale…E che un abbraccio e l’ascolto valgono più di un albergo a cinque stelle. Condividere la preparazione della cena, mangiare insieme e rigovernare sono momenti importanti di conoscenza che facilitano la trasformazione da estranei ad amici. Ecco siamo pochi, forse aumenteremo, forse no, tuttavia siamo qui ad aprire le nostre case e i nostri cuori all’altro da noi, cercando di mantenere viva in noi stessi la fiamma del sogno che ci ha stregato nei nostri cammini e di accenderla nei cuori di chi accogliamo.
Cammini come amori, il primo cammino di Santiago l’ho percorso nel 2003 ed è stato il mio indimenticabile primo amore. La Via Francigena è stata il secondo amore, percorsa dall’appennino bolognese, dove vivevo, fino a Roma, nel 2011. Ho camminato lungamente su svariati cammini ma, al di là delle differenti caratteristiche di percorsi, paesaggi, storie, pietre, incontri c’è una dimensione comune in ogni percorso: è la possibilità di fare contemporaneamente un viaggio di conoscenza fuori e dentro di sé. È necessaria una particolare attenzione, sensibilità, curiosità per intraprendere un cammino così, spesso non si è neppure consapevoli di questa opportunità, molte volte soltanto quando si rientra nella vita di tutti i giorni ce ne rendiamo conto.
In Italia negli ultimi anni c’è stato un fiorire di nuovi cammini, ognuno con una sua specifica storia e bellezza che non è possibile confrontare tuttavia è innegabile che la VF abbia un fascino storico ed emotivo unico, che percepisci nel tuo attraversare territori e paesaggi che si sovrappongono a quelli interiori. Dopo l’esperienza di numerosi cammini e il volontariato con gli ospitaleri volontari spagnoli, con mia moglie Immacolata abbiamo comprato casa sulla VF sull’antico basolato romano tra Montefiascone e Viterbo per farvi un’accoglienza a donativo, la Domus Peregrini. Si mangia e si dorme in spazi comuni, questo permette l’incontro fra persone di estrazione, cultura, nazionalità, età diverse che produce un arricchimento impagabile. Negli ultimi anni è aumentato considerevolmente il numero di chi percorre i vari cammini italiani; mentre un tempo i pellegrini erano pochi e rappresentavano una sorta di nicchia, ora rappresentano uno spaccato della società con diverse caratteristiche ed esigenze. Alla tipologia del pellegrino di un tempo che nulla pretende e che è grato per l’accoglienza che riceve, si sono aggiunte altre differenti figure con richieste di servizi commerciali di vario genere.
Questo rischia di snaturare il senso intimo del cammino. Nel nostro piccolo questionario tra chi accogliamo, tra le motivazioni indicate quella religiosa è la meno frequente; la motivazione spirituale è prevalente, tuttavia altre motivazioni di tipo più prosaico sono sempre più dichiarate. Non riesco a immaginare il futuro della VF, ho il terrore che venga fagocitata e abbruttita dal business commerciale che impedirà progressivamente alle strutture pellegrine di esistere. Tuttavia, la via è molto antica, nei secoli ha vissuto momenti di popolarità e di abbandono, e sempre è risorta come una fenice di bellezza e opportunità per noi piccoli umani che continueremo a percorrerla.
BIO
Immacolata Coraggio è pellegrina, ospitalera volontaria, formatrice di ospitaleri. Con suo marito Franco accoglie pellegrini nella Domus Peregrini di Montefiascone, fondatrice, nel 2023 con altre due accoglienze, della rete POP, attualmente costituita da oltre 20 membri (fb POP). Autrice di Hospitaleros, Terre di Mezzo.
Franco Steri è pellegrino, ospitalero volontario, formatore di ospitaleri. Con sua moglie Immacolata accoglie pellegrini nella Domus Peregrini (fb POP Domus Peregrini) di Montefiascone, fondatrice nel 2023 con altre due accoglienze di POP (Pellegrini Ospitano Pellegrini), attualmente costituita da oltre 20 membri.
Giovanni Corrieri, pellegrino
Sono felice dell’opportunità che mi date di esprimere l’opinione di un vecchio pellegrino nell’importante anniversario di questo stupendo cammino che porta alla tomba del principe degli Apostoli: San Pietro.
Cosa rappresenta per me la Francigena? Bella domanda! Rappresenta senz’altro una svolta importante nella mia vita. C’è un prima e un dopo. I cammini se fatti con il giusto spirito, se sai abbracciarli, condividerli, se sai cercare le tracce di chi ti ha preceduto, se sai lasciare le tue tracce a chi ci sarà dopo di te, se sai imprimerteli nel cuore, nella mente e nello spirito allora ti fanno vedere la vita in un modo straordinariamente diverso da quella che viviamo ogni giorno. Il cammino ti fa sentire fratello con chi incontri perché è libertà, ti fa sentire felice perché è amore, ti fa sentire utile agli altri perché è condivisione. A chi mi chiede cosa mettere nello zaino dico di non dimenticare una bustina di semi d’amore e di spargerli a piene mani per un domani senza odio in modo da poter vivere tutti mano nella mano come fratelli, senza confini. Durante il cammino l’abbraccio con chi si incontra, con chi ci accoglie ha qualcosa di magico, potrei dire di irreale nella realtà della nostra vita di ogni giorno. Ecco che altrettanto magicamente la nostra vita cambia. Il cammino è come una malattia inguaribile, se lo sai abbracciare, amare, condividere, non puoi più lasciarlo e la Via Francigena è maestra di questo miracolo.
La mia esperienza sulla Via Francigena parte da lontano. Già negli anni Ottanta organizzavo, percorrevo tratti della Francigena nel territorio a me vicino, diciamo fra Lucca e Siena. Mi ero imbattuto in testimonianze del passaggio di pellegrini durante alcuni scavi archeologici come la pieve di Sant’Ippolito in Anniano e questo mi aveva incuriosito molto. Con un programma “Trekking e Cultura, Camminare nella Storia” molte persone hanno potuto, in quegli anni, conoscere tratti importanti di questa Via. Mi ricordo che nel 1994/5 venne segnato il tratto Lucca Siena con cartelli direzionali in legno dei quali resta ancora qualche testimonianza con tanto di sponsor. Poi il 2000, l’anno Santo, il Giubileo. Gruppi di scout si muovono verso San Pietro, mi chiedono di accompagnarli ed io non mi tiro indietro, ormai conoscevo abbastanza bene il cammino anche se un po’ diverso da quello attuale. Poi lo sviluppo, la nascita di AEVF, la mia regione (la Toscana) che si erge come protagonista investendo molto e bene sulla Via Francigena. Dal 2013 mi sono dedicato al cammino con persone disabili, con loro ho percorso la Via Francigena fino a San Pietro, dove ho incontrato Papa Francesco, indimenticabile il mio abbraccio con Lui, così come le parole che ci siamo scambiati e che mi porterò nel cuore come incise col fuoco. Molte volte sono arrivato a Roma percorrendo la Via Francigena ed ogni volta è stato per me un nuovo straordinario cammino. Per il futuro non vedo cose belle, mi spiace. La Via Francigena sta diventando sempre più un prodotto turistico perdendo così quella spiritualità, che l’ha resa famosa, quel fascino di un cammino che porta i pellegrini alla tomba del Principe degli Apostoli. Spero, mi auguro, di sbagliarmi ma la direzione che ha preso questo importante cammino sta soffocando il mio spirito. Non perché il turismo non ci debba essere, anzi ci deve essere, ma deve essere tutelata la dimensione spirituale di questo straordinario cammino rendendolo percorribile a TUTTI. Ma la mia immagine di un futuro della Via Francigena resta quella della speranza per un cammino senza barriere sia fisiche che mentali come esempio di cammino di vita per tutta l’umanità. Lo so è solo un sogno, ma a volte i sogni e le speranze possono avverarsi. E con questo sogno e questa speranza di un cammino veramente libero stringiamoci tutti in un grande abbraccio pellegrino. Evviva la Via Francigena.
BIO
Giovanni Corrieri è stato artigiano dal 1969 ed è pensionato dal 2011. Dal 1980 accompagna alla scoperta del territorio toscano migliaia di persone per una maggiore conoscenza della cultura, dell’arte e dei paesaggi, fondatore nel 2005 di A.T.V.F. (Associazione Toscana delle Vie Francigene). È pellegrino e ospitaliero, nel 1998 ha scritto un libro su Balconevisi e nel 2015 ha scritto “La Via Francigena in Toscana”. Accompagna ogni anno persone con disabilità e nel 2020 la regione Toscana gli ha consegnato l’attestazione di “ambasciatore della Via Francigena Toscana”.
Giovanni D’Agliano, Ex Responsabile di settore. Progetti speciali integrati di sviluppo turistico, Regione Toscana
Di Via Francigena, in Italia, si è cominciato a parlare nei primi anni Novanta del secolo scorso per poi arrivare ad un primo, fondamentale, passo concreto, che è stata la costituzione dell’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF), concretizzatasi nell’anno 2001. È però innegabile come solo dal 2009/2010, soprattutto grazie alla determinante spinta della Regione Toscana, si siano cominciati a produrre significativi passi verso la realizzazione di un percorso ben segnalato, infrastrutturato e percorribile in sicurezza da pellegrini e turisti.
Ecco, io ho avuto la fortuna di trovarmi, in qualità dirigente del Settore cui era affidato il progetto, proprio al centro del motore che ha guidato la crescita, ormai irreversibile, della Via Francigena come fattore di sviluppo culturale, ma anche turistico. Questa lettura della Via Francigena, vista anche sotto il profilo di prodotto turistico capace di valorizzare economicamente territori straordinari, ma del tutto o quasi dimenticati dai tradizionali flussi turistici, è stata la vera novità nell’approccio al tema. Va sottolineato come questo passaggio sia stato tutt’altro che indolore e privo di polemiche. Molti, soprattutto gli storici medievisti, hanno sottolineato come si procedesse verso una forzatura antistorica visto che la Via francigena era da considerarsi più un fascio di vie che non un itinerario ben determinato. Personalmente, pur convinto della correttezza storica delle ragioni addotte, ho sempre pensato che non esistesse alcun approccio antistorico nell’individuare, tra l’altro seguendo una autorevole traccia come il diario dell’Arcivescovo Sigerico nel suo viaggio di ritorno da Roma a Canterbury, un percorso significativo e renderlo finalmente fruibile per pellegrini e turisti determinando, conseguentemente, motivi di sviluppo economico dei territori attraversati. Ma non furono solo gli storici a sollevare perplessità: non pochi operatori turistici obiettavano sulla opportunità di investire su un progetto che, rispetto ai diversi turismi già affermati in Toscana, poteva portare numeri considerevolmente più bassi. Noi, per fortuna in una assoluta sintonia tra politica e tecnica, andammo comunque avanti riscuotendo successi in termini di sviluppo dei luoghi fino ad allora meno frequentati e consentendo a diversi esercizi commerciali di sopravvivere in realtà ove, altrimenti, sarebbe stato difficile farlo. Non può, tra le altre cose, essere dimenticato l’entusiasmo con cui la maggior parte dei comuni toscani aderì al progetto e che tutt’ora dimostrano di avere. Non possiamo, purtroppo, dire che questa linea operativa abbia avuto in Regione Toscana un seguito nel tempo, con la rinuncia miope ed incomprensibile alla raccolta di risultati facili da ottenere, significativi, se non nei numeri assoluti, almeno nella valorizzazione di territori meno frequentati dal turismo in entrata in regione.
Il periodo che va dal 2010 al 2015 ha significato, per la Regione Toscana, ma anche per tutti i soggetti insistenti sul tracciato, un periodo di grandi investimenti e di lavoro finalizzato al raggiungimento, dopo molti anni di discorsi scarsamente produttivi, di risultati tangibili. L’ingente investimento operato dalla Regione Toscana, ma anche l’assidua opera di monitoraggio e controllo sull’ attività dei comuni coinvolti nel progetto operata dagli uffici regionali, ha prodotto, caso tutt’altro che frequente nel nostro Paese, la realizzazione di opere (oltre 300 su tutto il tracciato), per circa 15 milioni, in un tempo inferiore ai quattro anni. La grande sintonia che io e il mio staff ha avuto con AEVF e con il suo Presidente Massimo Tedeschi ha, inoltre, consentito la possibilità di estendere il modello ad altri comprensori italiani insistenti sul percorso. Pur senza averne le prove, ritengo che anche la sensibilità verso i cammini dimostrata a livello ministeriale negli ultimi anni, sia almeno in parte figlia di questa stagione di successi.
L’esperienza sul tema della Via Francigena ha rappresentato per me un arricchimento immenso sia in termini professionali che umani tanto che anche adesso, quando posso, cerco di portare il mio modesto apporto verso un ulteriore sviluppo dell’itinerario; la cosa curiosa, a questo proposito, è che al momento in cui mi fu comunicato di dovermi occupare di questo tema, ne fui tutt’altro che entusiasta. Pensavo, in quel momento, che un ateo che si era occupato sino a quel momento soprattutto di turismo balneare ed enogastronomico poco avesse da dare in questo campo. Gli eventi hanno dimostrato, pur senza scalfire il mio ateismo e la passione per il mare, come si possa svolgere un buon lavoro appassionandosi ad un tema del tutto nuovo come quello che mi era stato affidato.
BIO
Giovanni D’Agliano: Laureato in Scienze Agrarie lavora nel settore agricolo, in particolare nella difesa delle colture florovivaistiche. Nel 1997 passa alla direzione dell’APT “Costa degli Etruschi”, nel 2010 lavora nell’ambito dei Progetti Speciali per il Turismo nella Regione Toscana. Si occupa del progetto “Via Francigena” dando particolare stimolo allo sviluppo della Via. Riceve il “Pubblico Riconoscimento” di AEVF e il Sigerico d’oro. Dal 2015 passa a dirigere il Settore Politiche Abitative della Regione Toscana fino al 2020, anno in cui decide di andare in quiescenza pur continuando a collaborare con AEVF.
Fiorella Dallari, Professor Alma Mater Studiorum – University of Bologna
A 30 anni dal riconoscimento, la Via Francigena è il pellegrinaggio più importante verso la Città di San Pietro e San Paolo. Dal 1987 il paradigma della sostenibilità e la riscoperta dell’etica hanno illuminato la mia ricerca sul turismo nel Campus UNIBO di Rimini. Negli anni si affiancarono i temi del patrimonio culturale, dell’Unesco e degli itinerari del Consiglio d’Europa, e poi verso le strade romane ancora vive, testimonianza della forte e permanente capacità di accogliere. Sempre nel 1987, la Dichiarazione di Santiago di Compostela del Consiglio d’Europa andava a rafforzare il tema del pellegrinaggio, rivolto soprattutto ai giovani per costruire una società sostenibile. Così il pellegrinaggio divenne uno strumento per realizzare una società fondata su tolleranza, rispetto degli altri, libertà e solidarietà per un futuro di Pace, condiviso e sostenibile. Nel 1994 partì il progetto “Via Francigena” co-finanziato dalla DG XXIII, sulla base di un Comitato promotore internazionale (OMT, Consiglio d ’Europa, UNESCO e Città del Vaticano), un Comitato scientifico, presieduto dal geografo Lucio Gambi (Università di Bologna) e di un Comitato di coordinamento di Regioni europee.
La mia ricerca sui Cammini, iniziata nel 2003 con la Rotta dei Fenici, stimolò tanti incontri e in particolare con la Via Francigena. Dopo un po’ di stallo, Massimo Tedeschi mise in atto nuove strategie e politiche per stimolare forme sociali di partecipazione volontaria con l’Associazione Europea delle Vie Francigene a Fidenza nel 2001 e da lì cominciò la mia avventura con Massimo Tedeschi, Luca Bruschi e Sami Tawfik. Il 12 maggio 2010 nel Museo della Città di Rimini organizzai il Convegno “I viaggi dell’Anima e della Spada. Strade tematiche a confronto” con una sessione dedicata alle strade d’Italia fra tradizione e innovazione turistica, dove Luca Bruschi e Carla Cropera narrarono l’importanza del pellegrinaggio in epoca medievale e nella società moderna. Da tale anno si susseguirono tanti progetti ed eventi come il “PER VIAM PROJECT – Pilgrim’s Routes in Action. Via Francigena and the Pilgrimage Ways. This is Europe”, l’European Universities Network of Knowledge (EUNeK) e poi il Comitato Scientifico EAVF lanciato durante il 3° Forum della Via Francigena (Monteriggioni, 29 Gennaio 2016), con il sostegno del Centro di Studi Avanzati sul Turismo (Alma Mater Studiorum-Università di Bologna) e Almatourism, la rivista accademica, dove sono presenti molte pubblicazioni e numeri dedicati. L’11 settembre 2021 venne, poi, concluso un accordo con le Associazioni europee della Via Romea Germanica e Romea Strata, le Romee Maggiori per camminare insieme.
Quale futuro, ci aspetta? La guerra scoppiata sei mesi dopo ci sta spingendo lungo un cammino di pace! La nostra ricerca scientifica e didattica è impegnata sul tema “Cultural Routes practices in Global citizenship education perspective for the Peace” insieme al Corso di Formazione Esperienziale “Cammini, Territorio, Spiritualità” per il Giubileo della Speranza dell’Associazione Arte e Fede (Arcidiocesi di Bologna), al Laboratorio “Educare alla Pace” e al progetto “Passi della Pace”. Con la Rete della Cattedre UNESCO Italiane, sarà promosso il Congresso “Liberarsi dalla schiavitù della guerra e di ogni violenza: la filigrana della Pace attraverso la transdisciplinarità.
Buon cammino a tutti, e soprattutto ai Piccoli Romei, giovani camminatori verso la Speranza e la Pace!
BIO
Fiorella Dallari è contrattista-ricercatore dal 1980, poi associato di Geografia economico-politica dal 2004 al Campus di Rimini, Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, e professore Alma Mater dal 1-11-2018. Ricerca: turismo transdisciplinare; pellegrinaggi, itinerari culturali; UNESCO Heritage; ICOMOS Religiosità.
Gaële de La Brosse, Éditrice aux éditions Salvator
J’ai marché vers Rome avant que la Via francigena ne connaisse le renouveau que lui ont impulsé les différentes associations à partir des années 1990. En effet, en 1987, j’ai encadré un camp itinérant à pied, en Italie, comprenant une cinquantaine de jeunes. En un mois, nous avons arpenté les chemins de la péninsule italienne en reliant Florence à Sienne, puis Assise et enfin Rome. En y effectuant la « romée » qui passe par les quatre basiliques majeures (Saint-Jean-de-Latran, Saint-Pierre, Saint-Paul-hors-les-Murs et Sainte-Marie-Majeure) et les trois basiliques mineures (Sainte-Croix-de-Jérusalem, Saint-Laurent-hors-les-Murs et Saint-Sébastien-hors-les-Murs), soit un parcours d’environ 25 kilomètres, nous nous sommes immergés dans la longue histoire de l’Église, en communion avec les tous les chrétiens – urbi et orbi, selon l’expression consacrée.
Ces chemins de pèlerinage (vers Rome et Assise, mais aussi Saint-Jacques-de-Compostelle, Fatima, et de nombreux sanctuaires français) ont structuré mon adolescence. J’ai eu l’immense chance de pouvoir y consacrer ensuite mes activités professionnelles dans trois domaines complémentaires : l’édition, la presse et l’organisation d’événements. Pour ce qui est de l’édition, j’ai ainsi consacré un chapitre à la Via francigena dans le Guide des chemins de pèlerinage (Presses de la Renaissance, 2017), puis je l’ai évoqué dans mon Éloge du Pèlerinage (Salvator, 2021). Pour ce qui est de la presse et de l’événementiel, c’est au sein de l’hebdomadaire Le Pèlerin, auquel je collabore depuis 2009, que j’ai pu accompagner le développement de la Via francigena par divers moyens : articles, interviewes de pèlerins, Facebook lives. Nous avons également accueilli les associations responsables de la promotion de ces chemins aux éditions successives des Forums des chemins (Forum104, Paris), ainsi que sur le stand « Chemins d’étoiles » du salon Destinations nature (Paris Expo).
Je garde aussi un vif souvenir du 20e anniversaire des Itinéraires culturels du Conseil de l’Europe, que nous avons fêté au Puy-en-Velay du 27 au 30 septembre 2007. Mais c’est à Besançon, les 14 et 15 juin 2019, à l’occasion du colloque intitulé « La Via francigena, outils de valorisation de nos territoires », que je me suis immergée dans l’écosystème de ce réseau. Pour l’intervention qui m’avait été demandée sur le thème « Pèlerinage et spiritualité », j’ai recueilli les témoignages d’une douzaine de pèlerins qui m’ont aidée à comprendre la place particulière que tient la Via francigena dans la constellation des chemins de pèlerinage. Avec deux observations majeures : nombreux sont ceux qui se mettent en route vers Rome parce qu’elle est le berceau européen de la religion chrétienne, le siège de saint Pierre et donc de la papauté ; le patrimoine spirituel de Rome est également une motivation forte.
La sagesse populaire dit que l’on voit l’arbre à ses fruits. On pourrait ajouter : « et à ses ramifications ». Une des indications qui prouve que cet itinéraire a su gagner les cœurs est, me semble-t-il, la multiplicité des itinéraires d’approche qui rejoignent le chemin tracé par Sigéric – qui est en quelque sorte la colonne vertébrale de la Via francigena – à Wisques, Arras, Reims, Langres, Vézelay, Montgenèvre, Menton ou encore, par la Via ligeria, à Bucey-lès-Gy à partir de Nantes. L’avenir ? Je le vois dans le développement de ce réseau qui permet à chacun, comme le veut la tradition du pèlerinage, de partir de chez soi. Et qui prouve, s’il le fallait encore, que tous les chemins mènent à Rome !
BIO
Gaële de La Brosse est éditrice aux éditions Salvator, où elle dirige la collection « Chemins d’étoiles », et collabore à l’hebdomadaire Le Pèlerin. Elle est membre du conseil scientifique du bien « Chemins de Saint-Jacques-de-Compostelle en France » inscrit sur la Liste du patrimoine mondial par l’UNESCO. Elle est l’auteur d’une dizaine d’ouvrages parmi lesquels, aux Presses de la Renaissance, le Guide spirituel des chemins de Saint-Jacques et le Guide des chemins de pèlerinage ; et, aux éditions Salvator : Le Petit Livre de la marche, Éloge du pèlerinage et Tro Breiz, les chemins du paradis.
Joseph De Metz-Noblat, Évèque de Langres depuis mars 2014
Evêque de Langres depuis dix ans, j’ai découvert la Via Francigena grâce à un journaliste passionné des territoires, M. Charles Myber. Celui-ci, en 2015, a eu l’intuition de favoriser une dynamique spirituelle, pour aider le marcheur à devenir pèlerin. Ainsi est née la modeste association Spiritualitas in Francigenam, dont je suis le président. J’encourage les utilisateurs de la Via en publiant tous les trimestres un billet spirituel, où je me mets dans leur peau (au point que certains ont cru que j’étais toujours en route !), invitant à relire sa vie au rythme de la marche, de ses joies et de ses incertitudes. Aller vers Rome n’est en effet pas une démarche anodine. C’est aller au cœur de la chrétienté, au cœur de l’Eglise, et donc au cœur de la foi. De la même manière que Sigéric était venu exprimer sa communion avec le successeur de Pierre, en recevant le pallium, cette bande de tissu propre aux archevêques, le pèlerin actuel peut découvrir davantage ce que signifie la communion ecclésiale. De plus, par la contemplation du paysage, la rencontre des personnes, le regard sur sa propre vie, il peut approfondir sa relation avec Dieu. Des pèlerins de tous pays s’y retrouvent ; l’an dernier ont ainsi été accueillis des Canadiens, des Australiens, des Allemands… et bien sûr des Français, qui découvrent ainsi la beauté de leur pays.
Chaque année, à l’initiative d’une association locale, nous organisons une journée de promotion de la Via Francigena. Quelques sites valent le coup d’œil : l’ancienne Maison-Dieu de Mormant, la cité de Langres, avec ses remparts et sa cathédrale, l’ancien hospitalet de Grosse-Sauve. C’est aussi le plateau entre Bricon et Leffonds, les forêts domaniales, le mausolée de Faverolles… Mais le pèlerin qui suit l’ensemble du chemin aura le temps de s’extasier, puisque l’itinéraire suivi passe par Arras, Laon, Reims, Châlons, Bar-sur-Aube, Besançon, Pontarlier (pour n’évoquer que les villes françaises). La Via Francigena a un bel avenir devant elle. Elle est un trait d’union à travers l’Europe, elle est une alternative aux chemins de Compostelle, saturés par des milliers de randonneurs qui s’y bousculent à la belle saison, elle est encore un tremplin vers Jérusalem, l’itinéraire ayant été prolongé jusqu’au sud de Bari.
BIO
Né en 1959, après des études de droit, Mgr Joseph de Metz-Noblat est d’abord ordonné en 1987 prêtre pour le diocèse de Verdun (France). Il y exerce des responsabilités paroissiales avant d’être recteur de l’année propédeutique à Nancy. En 2014, il est nommé évêque de Langres, diocèse traversé par la Via Francigena.
Michele Del Giudice, pellegrino
La Via Francigena ha avuto e ha un valore importante nella mia vita. Nel 1999 ne ho sentito parlare per la prima volta e da allora tutte le mie attività di ricerca sono state ad essa dedicate. Per capire meglio cosa fosse un Itinerario Culturale, nel 2009 ho percorso il Cammino di Santiago e nello stesso anno, insieme alla Provincia di Foggia, organizzato un incontro internazionale sui Cammini con la partecipazione di rappresentanti di Regioni italiane e francesi. Nel 2012, per comprendere meglio l’essenza di un Cammino ho percorso in solitaria la Via dell’Angelo da Mont Saint Michel a Monte Sant’Angelo e da qui, nell’anno successivo, ho completato la mia ricerca col Cammino di Dio fino a Gerusalemme attraverso Puglia, Albania, Macedonia, Grecia, Turchia, Cipro (non sono riuscito a entrare in Siria) e Israele. La mia ricerca non è terminata sulla tomba di Cristo ma è continuata nella esplorazione/studio dei percorsi più idonei per riferimenti storici e sicurezza, lungo la Via Francigena nel Sud e, in particolar modo, nella provincia di Foggia, sia nella variante micaelica verso monte Sant’Angelo e sia su quella traianea verso Bari. La collaborazione con Regione Puglia e Istituzioni locali mi ha permesso di progettare e dirigere lavori di messa in sicurezza e manutenzione dei percorsi che cerco di curare al meglio delle mie capacità.
Nel 2011, nell’ex convento di San Domenico di proprietà del comune di Troia (FG), sono riuscito a strutturare un ostello a donativo per camminatori, l’Hospital del Cammino (40 posti); nel 2012, col coinvolgimento degli “Hospitaleros voluntarios” del Cammino di Santiago, ho organizzato il primo corso di formazione rivolto ai gestori degli ostelli a donativo in Italia meridionale. L’esperienza di pellegrino solitario, di ospitaliere, di progettista di percorsi e loro manutenzione, mi serve attualmente per lavorare con le Istituzioni affinché un “Cammino”, che si possa definire tale, metta al centro del proprio essere il “Pellegrino” aiutandolo nella ricerca di sè stesso; egli viaggia nei territori e nella storia che li hanno forgiati allontanandosi sempre di più dalle comodità e sicurezze della propria vita quotidiana, viaggia altresì nel profondo della propria anima restando solo per lungo tempo della sua giornata alla ricerca di quelle innumerevoli e meravigliose sopite emozioni che da infante, davanti ai più piccoli avvenimenti e semplici scoperte, gli facevano palpitare il cuore; EGLI CERCA “EMOZIONI” e le ritrova in un panorama, in un profumo, in un prato, in un fiore, in un incontro!
Per tutto ciò un Cammino deve avere una doppia segnaletica: la prima che lo guidi lungo il percorso materiale con sicurezza, senza possibilità di errori; la seconda che lo conduca nei valori immateriali di quel territorio con l’utilizzo di tabelle esplicative facendolo viaggiare nel tempo con i suoi sensi evidenziando i segni della storia e della natura dell’intorno.
E la storia e la natura di un territorio vengono apprezzate anche attraverso la sua gastronomia. La tradizione dei “piatti” di un luogo parla del suo passato! E un camminante riesce a capire e apprezzare quell’esperienza che gli fa “vivere” a fondo il suo camminare.
Senza questi elementi identificativi, in futuro, tanti Cammini si perderanno ovvero saranno solo fruiti da indigeni; sopravviveranno soltanto quelli che hanno un’anima!
BIO
Michele del Giudice è un esperto in tema di cammini. Nel 2007 entra a far parte del CAI di Napoli e fonda la Sottosezione CAI Foggia, dirigendone il Consiglio Direttivo. Nel 2007 comincia a dedicarsi all’implementazione territoriale della Via Francigena del Sud nel territorio della Daunia verso il Sacro Monte Gargano. Insieme a Federico Croce, Renzo Infante e Ciro Fatone, perfeziona il percorso francigeno nel territorio foggiano.
Stefano Dominioni, Executive Secretary, Enlarged Partial Agreement on Cultural Routes of the Council of Europe; Director, European Institute of Cultural Routes
Since 1987, the Cultural Routes of the Council of Europe have acted as a model of cultural cooperation for Europe as a whole.
Today, 47 transnational Routes span across over 60 countries, demonstrating how the heritage and cultures of different and distant regions of Europe contribute to a shared cultural heritage.
Whether they enhance landscapes, civilizations, architecture, religious heritage, historical figures or cultural practices, Cultural Routes illustrate the crucial importance of heritage as a tool for building mutual understanding, transnational cooperation and sustainable local communities.
One of the outstanding members of the programme is the “Via Francigena”, which was first awarded the “Cultural Routes of the Council of Europe” certification in 1994 under the guidance and extraordinary vision of its founder and President, Massimo Tedeschi. Having played important roles as a military road, a trade route and a pilgrimage route throughout the Middle Ages, the Via Francigena was – an continues to be – an extremely important vehicle for cultural exchanges throughout Europe.
Spanning across 4 European countries and traversing over 700 municipalities, the Via Francigena invites travellers to discover varied cultural traditions and cultural heritage across astonishingly beautiful landscapes. Thanks to its bottom-up governance approach, it fosters an active participation in the recovery of our memory, the protection and enhancement of our heritage and in the sustainable development of the communities involved.
Along its 3200 km of roads, trails and paths, the Via Francigena brings together rich and diverse cultural destinations, building upon unique local heritage and traditions. Besides stimulating cultural exchanges between host communities and visitors, this cultural route provides exceptional opportunities for local development, transnational cooperation, revitalization of rural areas and the promotion of cultural diversity.
In my official capacity I have attended many events hosted by the EAVF over the years in both Italy and France, in the cities of Fidenza, Monteriggioni and Champlitte. Some years ago, I had the opportunity to experience the Via Francigena as a traveller during a week-long hiking trip with my family along one of the Italian sections of the route in Val d’Aosta. This journey allowed me to discover a variety of cultural features that build our common identity, while transmitting them to the younger generations. Walking along this route was both an outer and inner journey for me where I had the opportunity to interact with travellers and locals alike, while immersing ourselves in cultural traditions I discovered for the first time crossing breathtakingly beautiful landscapes.
This year, the Via Francigena celebrates the 30th Anniversary of its certification as a “Cultural Route of the Council of Europe”. In this framework, the Route will host the 11th Training Academy for Cultural Routes of the Council of Europe to be held in the city of Brindisi (Italy) in June 2024.
I invite you to join me in wishing the Via Francigena a very Happy Birthday and a most successful future and all of us on this journey of discovery of such marvelous European cultural heritage!
BIO
Stefano Dominioni is Executive Secretary, Enlarged Partial Agreement on Cultural Routes of the Council of Europe; Director, European Institute of Cultural Routes.
Willy Fellay, Les pionniers-pèlerins, plus de 20 ans d’aventure
Le 11 mai 1996, le jour de l’Assemblée générale de Valrando (Association valaisanne de la randonnée pédestre ) au Bouveret, je rencontre à Villeneuve, au bord du Lac Léman, sur demande de l’ONST ( Office Nationale Suisse du Tourisme) un groupe emmené par la revue Trekking (éditée à Milan) et composé de Piero Amighetti, propriétaire de la revue, Giancarlo Corbellini, rédacteur en chef et conducteur du bus accompagnant qui assure la logistique, et trois marcheurs, un Allemand, un espagnol et un Italien, Luigi Grazioli, auteur du premier essai de topoguide de la Via Francigena. Ces trois marcheurs viennent à pied de Canterbury et vont en direction de Rome sur le tracé de Sigéric.
J’assure avec quelques-uns de mes amis l’accompagnement de Villeneuve au Grand-Saint-Bernard et demande à Palmira Orsières de les accompagner du Grand-Saint-Bernard dans le Val-d’Aoste.
C’est la première fois que j’entends parler de la Via Francigena et, à mon avis, ce sont eux les pionniers de la via Francigena d’aujourd’hui.
Quelques années auparavant, avec Bernard Delasoie et Palmira Orsières, et bien entendu avec l’aide de Valrando et des communes valaisannes et valdôtaines traversées, nous avons créé́ la liaison pédestre Martigny-Aoste. Le 17 août 1997, en présence des autorités valdôtaines et valaisannes, nous ouvrons la liaison Martigny-Aoste, le TAM pour les valdôtains. Cet événement est marqué par l’échange des sceptres. C’est depuis lors que les Compagnons de la via Francigena ont le sceptre surmonté du Pellegrino offert par les amis valdôtains.
Ce même jour, les Compagnons décident que chaque samedi de Quasimodo aura désormais lieu l’inspection des chemins avec transmission du sceptre d’une commune à l’autre. En 2000, les Compagnons décident de transformer le Martigny-Aoste en Via Francigena sur le territoire valaisan, de Massongex au Col du Grand-Saint-Bernard. Le 29 avril de la même année, le samedi de Quasimodo, à Massongex, le président de Sembrancher transmet le sceptre au président de Massongex, qui le transmet à la frontière entre Massongex et Saint-Maurice au président de la ville agaunoise. Sur le parvis de l’Hôtel-de-Ville de Saint-Maurice, Mgr Joseph Roduit, avec la collaboration du chanoine Gabriel Stucky, bénit officiellement la Via Francigena et son sceptre. Pendant les moments conviviaux qui suivent cette cérémonie, Joseph Roduit me pose la question : — Et si on allait à Rome à pied en partant du Grand-Saint-Bernard ?
– Oui, mais en partant de chez toi jusque chez le Polonais.
– D’accord !
Voilà̀ comment fut décidé le pèlerinage de la via Francigena par étapes de Saint-Maurice à Rome. et la grande aventure commença. Sans l’enthousiasme, l’empathie et la collaboration de Mgr Joseph Roduit, jamais je ne me serais lancé dans un tel pèlerinage, avec la masse de travail que cela représentait. Ce n’était surtout pas la ferveur religieuse qui m’entrainait, quoique !
L’itinéraire Saint-Maurice-Aoste venait d’être créé́, balisé et inauguré en 1996 et 1997. Par contre, d’Aoste à Rome rien n’existait, sauf la liste des lieux où Sigéric avait séjourné, ainsi qu’une chronique des itinéraires établis par Luigi Grazioli lors de la randonnée Canterbury-Rome organisée par la revue Trekking en 1996. Leurs itinéraires utilisaient beaucoup les grands axes, les routes goudronnées. Nous avons alors découvert et créé des tracés en grande partie sur des chemins de terre, des chemins de randonneurs. En Italie, il n’y a pas de cartes touristiques semblables à ce que nous avons en Suisse, avec un fond topographique exact. On n’y trouve que quelques cartes touristiques un peu fantaisistes. Finalement nous avons acheté, dans chacune des six provinces traversées, les cartes cadastrales au 1:10’000 sur lesquelles nous avons tracé précisément les itinéraires choisis lors des reconnaissances. À la fin du Pèlerinage, en 2006, avec Josy Roduit et Palmira Orsières, nous avons été à Fidenza, transmettre au Président Massimo Tedeschi, un exemplaire des feuilles A4 au 1 :10’000 sur lesquelles figurait l’itinéraire Saint-Maurice-Rome que nous avions emprunté. C’est en partie sur cette base que l’AEVF a établi le topoguide Grand-Saint-Bernard-Rome.
Pour la dernière étape, après six ans d’effort, de cohabitation, de sueur, d’ampoules et 900 km de chemin pédestre, nous avions prévu 4-5 jours supplémentaires pour l’accueil au Vatican et la visite de Rome.Grâce à Josy, les pèlerins ont le privilège d’avoir une messe, un matin de bonne heure sur le tombeau de Saint Pierre ; une messe concélébrée par le Cardinal Henri Schwery dans l’église de la garde Suisse qui fêtait son 500e anniversaire ; une réception officielle, sur la Place Saint-Pierre, par Benoît XVI, le Polonais n’était plus là ! qui a cité les pèlerins valaisans, et une messe officielle du pape dans la Basilique Saint-Pierre. Nous eûmes droit bien entendu aux visites de la ville éternelle : églises, catacombes, lieux historiques, etc., sous la direction de notre guide expérimenté Josy. Que de beaux souvenirs !
En 2006, Josy me fixe un rendez-vous à l’Abbaye pour rencontrer Massimo Tedeschi, président de l’AEVF et Maria Chiara Galli, productrice à la Rai. Ils me proposent de guider une équipe de la Rai3 la culturale, de Aoste à Calais. J’hésite fortement et demande réflexion. Quelques jours après, Maria Chiara, accompagnée de sa rédactrice, essaie de me convaincre de m’occuper de cette tâche. Je lui explique que de la Grand’Borne à Calais, aucun chemin n’est balisé, aucun itinéraire est adopté, et que nous n’avons que les lieux où Sigéric a séjourné il y a 1000 ans. Elle me demande de faire un devis pour créer le chemin de la Grand’Borne à Calais et guider de Aoste à Canterbury la radio Rai3 qui va émettre pendant environ un mois en direct tous les soirs de 18h00 à 18h45.
Je rencontre Jean-Pierre Biselx, tout frais retraité, et lui demande s’il veut se lancer dans cette aventure. Cela l’intéresse. Nous faisons un devis pour les frais de reconnaissance : voiture et hôtels. Jean-Pierre Biselx et Willy Fellay, en bénévoles, consacrent un mois et demi de leur existence entre La Grand’ Borne et Calais pour la création de l’itinéraire : rencontres avec les CDRP (Comités Départementaux de la Randonnée Pédestre) des huit départements traversés, reconnaissance sur le terrain, mise au point du tracé sur les cartes.
A la fin du pèlerinage, le tracé établi, Josy, Pierre-André, Jean-Pierre et Willy, nous organisons pour l’Association française de la Via Francigena, une rencontre raclette et Fendant à Coolus, Châlons en Champagne, pour remercier de leur collaboration les représentants des huit départements concernés et leur donner à chacun un exemplaire du tracé de la Via Francigena sur leur Département. La responsable sentiers de la FFRP (Fédération française de la Randonnée Pédestre) assistait également à cette séance pour la mise au point de l’itinéraire de la via Francigena sur sol français.
Cette première étape se fait avec la Rai3. Les pèlerins sont un peu étonnés mais charmés que la caravane soit reçue officiellement par les Municipalités et les Offices du tourisme ; ils sont souvent interviewés par les médias.
Les 35 pèlerins arrivent le mercredi 23 mai 2012 à Canterbury où ils sont somptueusement reçus par le Doyen de la Cathédrale qui les loge dans l’hôtellerie de la Cathédrale. En 12 ans, combien de pays visités et combien d’amitiés créées grâce à la Via Francigena !
Avec Josy, on s’était partagé la tâche. En rigolant, on disait : toi Willy tu t’occupes des chemins terrestres, et toi Josy des chemins célestes ! La veille au soir, j’étudiais sur la carte l’itinéraire, et le lendemain, je guidais le groupe en tâchant de ne pas trop me tromper. Je cherchais également un lieu de tranquillité où il était possible de marcher une heure dans le silence. Quand nous étions arrivés à cet endroit, Josy exposait le thème du jour et ensuite nous offrions une heure de méditation marchante et silencieuse. Josy répétait toujours : le pèlerinage est une marche, une marche sur la terre, mais surtout une marche qui va de la tête au cœur et du cœur à la tête.
Avec quatre à cinq pèlerins insatiables, de 2014 à 2018, pendant cinq ans, nous sommes partis chaque année sur la Via Francigena du Sud, entre Rome et Santa Maria di Leuca, sac au dos, en vrai globetrotters décontractés, dormant dans des hôtels, des B&B et parfois même en pleine nature, en contact très étroit avec ces merveilleux Italiens du Sud.
BIO
Willy Fellay est né en 1935 à Lourtier, en Suisse. Il a travaillé comme ouvrier sur les chantiers du barrage de Mauvoisin, a suivi des études d’ingénieur civil et a terminé sa vie professionnelle comme chef des services techniques de la commune de Martigny. Pendant son temps libre, il a pratiqué l’alpinisme et la randonnée. En tant que président de Valrando, l’association valaisanne de randonnée, il crée le Tour des Combins, le Tour du Cervin et le Chemin du vigne. Dès 2000, avec Monseigneur Joseph Roduit, Père Abbé de St Maurice, il ouvre la Via Francigena : de 2001 à 2006 le tronçon St Maurice – Rome et de 2007 à 2012 le tronçon St Maurice – Canterbury.
Francesco Ferrari, Sindaco di Orio Litta e Vicepresidente Vicario AEVF
Iniziai ad interessarmi ai cammini storici e religiosi europei ed in particolare della Via Francigena nel lontano 1996, precisamente il giorno 8 agosto quando tre pellegrini Luigi Grazioli, Pedro Rojas e Manfred Lindermaier, in cammino da Canterbury a Roma, passarono da Orio Litta, in provincia di Lodi, per raggiungere il Guado del Po di Corte Sant’Andrea.
Nel 1999 fui eletto Sindaco del Comune di Orio Litta e in occasione del Giubileo dell’anno 2000 il Comune di Orio Litta, che si trova sul cammino di Sigerico, ottenne un finanziamento sui fondi extra-Lazio per il Giubileo di 1.700.000.000 di vecchie lire finalizzato alla ristrutturazione di una medioevale Grangia Benedettina da adibire ad ostello dei pellegrini che iniziavano a transitare sulla Via Francigena.
Nel 2001 incontrai ad Orio Litta Massimo Tedeschi, allora Sindaco di Fidenza, in visita al Guado di Sigerico di Corte Sant’Andrea, che mi informò dell’intenzione di costituire un’associazione dei Comuni Italiani chi si trovavano sul percorso di Sigerico per promuovere e valorizzare il percorso stesso e, dopo alcuni incontri di approfondimento, il 7 aprile 2001 i rappresentanti di 34 Enti Locali, fra cui anche il Comune di Orio Litta, firmarono a Fidenza l’Atto Costitutivo di quella che oggi è conosciuta come Associazione Europea delle Vie Francigene.
E così iniziò la mia presenza nell’AEVF, prima come socio fondatore, poi come componente dell’Ufficio di Presidenza ed infine come Vicepresidente Vicario, che mi permise di collaborare ed instaurare rapporti di reciproca stima e vera amicizia con Massimo e con tantissime persone coinvolte in questo straordinario progetto, amicizie che ancora oggi a distanza di anni sono sempre vive.
In tutti questi anni abbiamo lavorato con determinazione e impegno per il bene e la crescita dell’Associazione che, grazie soprattutto alla capacità e alla caparbietà del Presidente Tedeschi, ha permesso ai territori situati sul cammino di Sigerico di ottenere risultati importanti per lo sviluppo socioeconomico. Questo sviluppo è risultato fondamentale per evitare lo spopolamento dei piccoli borghi come ad esempio il mio paese Orio litta 2000 abitanti 39^ tappa del cammino di Sigerico che ad oggi ospita nel suo medioevale ostello comunale circa 1000 pellegrini/anno provenienti da tutte le parti del mondo a testimoniare le potenzialità che il progetto di valorizzazione e di promozione della Via promosso da AEVF può avere sui territori rurali e minori tagliati fuori dai percorsi turistici tradizionali.
In trent’anni dalla certificazione della Via Francigena quale “Itineraio Culturale del Consiglio d’Europa” molto è stato fatto, ma ci aspettano ancora sfide molto impegnative ad iniziare dal Giubileo del 2025 fino alla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale previsto dalla candidatura della Via Francigena a Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.
Il raggiungimento di questi obbiettivi ci permetterà di conoscere la storia e la cultura di tutti i luoghi attraversati dalla Via, e riscoprire così la nostra identità e, ancor prima, l’identità europea, rafforzando anche i comuni valori di pace, libertà, democrazia e rispetto dei diritti dell’uomo, oltre alla possibilità di sviluppare su scala mondiale un turismo lento e sostenibile che porterà sempre più pellegrini e camminatori sulla Via Francigena.
Sono convinto che con lo stesso spirito e con la stessa tenacia con cui i pellegrini e i viandanti affrontano il lungo cammino per arrivare alla meta, così anche tutti i componenti dell’Associazione Europea delle vie Francigene (Enti Locali, Territoriali, Nazionali, Associazioni del volontariato ed imprenditori privati) si impegneranno per raggiungere con successo tutti i traguardi prefissati.
BIO
Francesco Ferrari è stato sindaco del comune di Orio Litta dal 1999 al 2009. ed è in carica dal 2019. Dal 2010 è Vicepresidente Vicario dell’Associazione Europea delle Vie Francigene e membro dell’Ufficio di Presidenza della stessa associazione. Il comune di Orio Litta è uno dei 34 soci fondatori AEVF.
Martine Gautheron, vice-président AEVF
Il y a une trentaine d’année, j’ai découvert un hobby passionnant, la randonnée. Avec une amie, nous imaginions que viendrait le moment où nous partirions sur un long chemin peut être Compostelle. Une envie, un rêve à réaliser… et puis un changement de résidence en Haute-Saône. Des échanges avec des randonneurs que j’hébergeais, m’ont fait découvrir que ma maison était sur la Via Francigena.
Sans hésitation, sans question, la Via Francigena j’allais la « faire ».
En 2014, la décision fut prise et avec mon mari nous sommes partis à pied avec le sac à dos depuis la maison ! Direction Rome en traversant notre Franche-Comté, la Suisse et l’Italie jusqu’à Rome !
Les premiers jours furent ardus et pourtant pas de souci, nous voulions aller au but que nous nous étions fixés. Les villes et villages traversés laissent une empreinte indélébile dans nos mémoires, ici une église ouverte, des paysages bucoliques sous le soleil ou une pluie ardente, là l’abbaye accueillant le pèlerin, du patrimoine bâti extraordinaire ou ordinaire, ailleurs des habitants curieux et bavards s’interrogeant sur notre destination ou motivation, des rencontres et des échanges cordiaux ou incroyables avec des hébergeurs. La découverte des Lavaux en Suisse, le franchissement du col du Grand Saint Bernard dans les pas de Napoléon, la descente vers Aoste, les Appenins, tant de duomos et notre arrivée à Rome, quelles émotions ! Indicible pour moi !
Bref notre vécu fut une expérience que nous avons renouvelé en décidant de faire le manquant à cet itinéraire en 2017, la partie nord pour nous, c’est-à-dire partir de Canterbury et rentrer à la maison à pied ! Etre au pied de la cathédrale et le point « zéro » de la Via, cheminer au travers du Kent, les falaises blanches, des lieux marquant la Grande Guerre tels que Notre Dame de Lorette, les cimetières anglais, australiens, américains et tant d’autres, le Chemin des Dames sont des souvenirs douloureux que nous ne devons jamais oublier. Hommage à tous ces hommes et femmes ! Là plus qu’ailleurs l’itinéraire culturel européen nous fait prendre conscience des valeurs de ce que l’Europe pourrait être.
Ainsi nous aurons fait tout le parcours, et en tant que vice-présidente de l’AEVF depuis 2016, cela avait tout son sens ! Marcher de Canterbury à Rome et savoir de quoi je parle ! L’avoir vécu et respiré ce chemin !
La découverte du patrimoine, les rencontres, les paysages, la réflexion, le challenge avec soi-même, pour moi des raisons à partager pour rendre notre monde plus tolérant et plus pacifique, une manière de rêver d’un monde de paix, un monde serein.
Personnellement, la Via Francigena du Sud me manque, quel bonheur de la parcourir, un jour peut-être ? Un rêve ?
Pour notre AEVF, l’inscription à l’Unesco (Organisation des Nations unies pour l’éducation, la science et la culture) fondée après la seconde guerre mondiale dans le but de contribuer à la paix et à la sécurité dans le monde par l’éducation, la science, la culture et les communications, ne doit pas être un rêve alors doit être la réalité de demain. Son sens est là !
BIO
Martine Gautheron est vice-présidente de l’Association européenne des chemins de la Via Francigena et occupe le poste de 1ère adjointe de la commune de Champlitte et conseillère départementale. Depuis longtemps, elle est active dans la promotion de la Via Francigena en France, tant dans le réseau des institutions qu’en tant qu’hospitalière. Randonneuse depuis vingt ans, curieuse, elle a parcouru le chemin de la Via Francigena comme une aventure, un défi pour apprendre à se connaître.
Giancarlo Laurenzi, President Confraternity of Pilgrims to Rome
The Via Francigena has long held a special place in my heart, in that it connects my home in the UK, where I grew up, to that of parents who came to Britain from different parts of Italy, along with many thousands of other poor migrants hoping for a better life. The idea of walking between these two “homes” is hugely important to me, and of course, countless others.
Since the UK’s absurd decision to leave the European Union, Britain has lost a meaningful thread that has historically bound us to an entity where collective beliefs around fairness, decency, and above all peace, might prevail. The Francigena is a way for people like me to promote these important values, so that during today’s complex and often painful geo-politics, we might be able preserve this important “thread” of shared values around issues like human rights, for the benefit of subsequent generations.
I first learned about the Francigena in an article I read many years ago about how Italian partisans had moved British soldiers secretly from their side of the Alps into Switzerland during World War 2, along tracks above the Aosta Valley. Today this route is the high track variant which most of us sensibly avoid! Later, around 2010 I hiked from Austria into Alto Adige. A short trip but it had a profound effect upon me, both emotionally (walking into Italy) but also allowed me to believe that one could walk across borders. Just pack a rucksack and go!
Having read various books on the Francigena I committed to walking the entire route from Canterbury to Rome in 2017 in one go, arriving at St Peter’s Square after almost 12 weeks, on 16th September.
I later joined the board of the Confraternity of Pilgrims to Rome, and as a result I re-walked the English section joining Canterbury to Dover many times, but felt that what was needed was begin in London, not just because at the time that was my home, but the process of connecting Europe’s largest city (London) to Rome, the Eternal City, was hugely important both symbolically but also practically, as that would be where most people’s journey would naturally begin, especially if had they flown into the UK to begin their Francigena experience. The net result has been the creation of the 146kms extension, which I proudly named the Francigena Britannica.
I have since 2017 experienced the Sud; the complex and rather long Via Michaelis; two branches of Camino de Santiago, but the Via Francigena remains the top of my list of routes that my aging feet have travelled!
It is inevitable that we will see an increasing number of variants to the route as it becomes more and more popular, we shouldn’t resist this development, instead, give walkers options, and leave it to them to choose.
We can expect a greater number of extensions, particularly northwards. Not just the Britannica, but many other places such as: Rosslyn in Scotland; joining routes from England’s South-West; from Wales; and even merging with routes from Ireland, let alone from continental Europe.
The drive for European connectivity between cultural routes seems inevitable. It makes sense to facilitate the joining of routes at convenient geographical, as well as to key historic points. For example, Susa in northern Italy now connects the Via Michaelis (which originates on an island in the ocean off the west coast of Ireland) to the Francigena; likewise, Langres in France is a long-established Pilgrim crossroads. Canterbury is said to be a location where at least five pilgrim routes converge. We will soon need a revised map to handle this new connectivity across Europe.
I foresee a changing demographic, with an increasing number of younger people, who perhaps do not associate with notions of pilgrimage but instead share some of the thinking and values behind it. Inevitably, in the short to medium term the route will remain the domain of the educated classes, as most hiking is today.
The drive for people to bring along children or pets, or indeed travel with or on a horse, needs careful management. We cannot stop these developments, but we can provide clear and accurate information, so that individuals make better choices.
The role and importance of sustainable travel will continue to rise, as indeed it should. This might be reflected by how people arrive at the start of their Francigena experience ie choosing to walk from home or close to it; or simply choosing not to fly to the start of their pilgrimage if they have viable options.
It is equally important that local associations help walkers to consider how best to manage local purchases of things like food, as well as how to best handle the inevitable waste, particularly on the route itself.
The Francigena is a well-established and very old route, which follows a prescribed journey along the landscape and through towns and cities. As a result, it does not naturally lend itself to wider accessibility, especially for those pilgrims with mobility issues. Demand from this wider demographic will increase, and we should help the process, by providing details of where, for example, wheelchairs can safely pass. The route from San Martin to Ivrea would be a challenge, however, with the right wheels, much of France would work well.
People across the globe, seem reluctant to discuss how best to use the natural environment for toilet purposes without damaging it. We must tackle this issue, otherwise the Via Francigena could easily become a long line of discarded piles of white tissue! The solution is quite simple.
The impact of a changing and less predictable climate will impinge on all of us, especially those exposed to the elements whilst on foot or choosing to camp. We need to develop strategies to better prepare for these inevitable events, not just how to manage hydration in hot weather, but also the impact of sudden and powerful downpours, which can create serious issues for walkers. Routes can quickly become degraded or waterlogged, so how do we manage informing walkers of alternatives. The role of local associations again is important here.
Cycling the Francigena, I believe will become increasingly popular, as many people of working age might find taking three to four months away from their employment, a difficult prospect if walking. In the UK at least, some employers will look sympathetically at holiday requests for up to a month. The cyclable route is already in place, however, facilities for cyclists are not ubiquitous, safe storage and access to accessories are also important, not just at hostels but also key stopping points of interest like ancient churches eg where to secure your bike and belongings is a concern for cyclists.
Finally, we can expect numbers to increase, which creates its own challenges, such as the loss of tranquillity, as we can see today along the Camino de Santiago. Competition for limited accommodation, seats in cafes and restaurants, and delays at water points. Local associations and their volunteers are an essential tool to assessing need and helping with solutions in their area.
The Via Francigena as a route has existed for the best part of 2,000 years and no doubt, it will see another millennia or two, so let’s think long-term!
BIO
Giancarlo Laurenzi has almost 40 years’ experience of the UK not for profit sector. Currently also Vice-President of Hostage International, which he helped establish. He received an OBE in 2000 for his services to charity, in particular, prisoners’ rights and welfare. He also worked as an adviser to the UK government on human rights; he still advises the UK government on the interface between civil society and the environment. He is an experienced walker and cyclist, with a strong interest in archaeology, history, and culture.
Thérèse Lens, Marie de Donnement
La Via Francigena c’est une rencontre de plusieurs êtres humains de toutes nationalités, de toutes confessions. Nous sommes vraiment ravis de ce chemin de l’humain. De l’humain, surtout dans une société qui est en bouleversement, en agitation de toute part, que les hommes se rassemblent, se retrouve dans la simplicité et le bonheur de partager c’est pour nous un leitmotiv.
Nous avons adhéré à la Via Francigena depuis 2019. Comment ? Étant amoureux de l’histoire de notre village de Donnement et ayant fait quelque recherche nous avons découvert qu’un évêque, Sigéric, était passé par chez nous. Nous avons ensuite réfléchi à l’adhésion à une association. Notre conseil municipal à délibéré pour adhérer à l’AEVF en pensant tout d’abord adhérer à une association d’amis de la Via Francigena et puis il s’est avéré que ce n’était pas tout à fait cela, c’était l’association européenne. Nous avons eu quelques émotions, car j’ai été invité à Champlitte pour faire un discours, présenter ma commune et c’est là que l’aventure commençait. Nous avons participé notamment au projet Road to Rome en 2021. En tant que membre nous y avons tendu une oreille très intéressante et intéressée, en tant que passion. Quand vous nous avez contactés pour nous dire que vous nous faisiez l’honneur de venir dans notre petit village de 80 habitants ont étaient ravis au-delà de tout mot.
Dans l’avenir, pour nous l’inscription au patrimoine de l’UNESCO représente quelque chose de surdimensionné que nous n’avions pas réfléchi. C’est un projet enthousiasmant, car 80 habitants, un petit village qui se trouve au fond de la campagne de Champagne, l’UNESCO c’est l’ouverture sur le monde entier. C’est ainsi que l’on retrouvera cette humanité, mais mondiale. Ce ne sera plus notre petite région, notre petit village, notre petit pays, c’est l’ouverture sur toute la planète, comment ne pouvons-nous pas en être heureux !
BIO
Therese Lens est maire de Donnement à partir de 2020.
Didier Morel, Président de l’association Arras Compostelle Francigena
La Via Francigena (VF) représente à mes yeux une artère qui, depuis 2000 ans, relie les peuples du Sud et du Nord. Voie romaine à ses débuts, la VF a été un chemin de conquête, de commerce et d’échange. Dès que les pèlerins se la sont appropriée pour se rendre à Rome et Jérusalem, la valeur spirituelle a pris le dessus et a contribué à la diffusion de connaissances et à la construction de l’identité européenne. Vers la fin du premier millénaire, on peut dire que Sigéric, archevêque de Canterbury, a scellé la destinée de cette Via en la parcourant pour se rendre à Rome puis revenir à Canterbury.
Depuis 2018, seul, à plusieurs ou en groupe, mon expérience se résume à avoir parcouru la Via Francigena de Canterbury à Rome puis à Santa Marie di Leuca selon les séquences suivantes :
En 2021, à l’occasion de « Road to Rome », ce fût Calais – Jussy puis Bari – Santa Maria di Leuca. Des moments inoubliables, en groupe !
Puis, afin de faire connaître la VF, il y eut des itinérances en groupe en Hauts-de-France, en Italie (Sienne – Rome en 2021 et 2022 et Rome – Monte Sant’ Angelo en 2023, un beau périple).
L’avenir ? Célébrer le 30ème anniversaire dans le Pas-de-Calais en mettant en place une séquence Calais – Bapaume avec le département et les EPCI concernés et préparer l’année jubilaire 2025.
Et bien sûr, avec l’implication de la Fédération Française de la Via Francigena (FFVF) et de membres de notre association qui ont eu l’occasion de connaître pour certains des étapes en région et pour d’autres, de se rendre à Rome.
BIO
Didier Morel est président de l’association Arras Compostelle Francigena, Hubert Douilly, pèlerin et membre de l’association Arras Compostelle Francigena.
Nicola Macrì, Dirigente Servizio V del Segretariato Generale del MiC – Autorità Responsabile del Piano Sviluppo e Coesione del MiC.
Massimo Guarino, Funzionario Servizio V del Segretariato Generale del MiC – responsabile Unità Operativa per l’attuazione del PSC.
Tra le cose più interessanti realizzate dagli uomini è possibile annoverare i sistemi viari che essi hanno progettato, tracciato e costruito per congiungere due o più punti nello spazio naturale. Le motivazioni alla base della decisione di intraprendere un collegamento sono molteplici, si va dall’importanza strategica per gli scambi commerciali (per inciso, la via Francigena collegava alcune tra le regioni più ricche d’Europa tra il XII° e il XIII° secolo, le Fiandre e l’Italia del nord, passando pure per le fiere della Champagne), ai pellegrinaggi verso alcuni dei luoghi di culto più rappresentativi dell’Europa cristiana, senza dimenticare le più contingenti implicazioni militari e geopolitiche.
Tuttavia, la funzione strumentale delle strade, o, più propriamente, delle Viae, non dovrebbe essere intesa in senso solamente materiale. Le Viae, infatti, hanno condotto l’uomo nei posti più lontani d’Europa (e non solo), guidandolo verso nuove avventure e nuovi orizzonti, rispondendo anche, e forse soprattutto, alla sua perdurante esigenza di una rinascita spirituale. Oggi come allora la Francigena, lo storico itinerario che connette, tra le altre, le esperienze evocative di Canterbury e di Roma, ci ripropone questa dimensione sempre innovativa dell’agire umano, tesa alla riscoperta del mondo, di sé e degli altri intorno a noi.
Parimenti ai romanzi e ai film on the road che brulicano di riferimenti alle occasioni che derivano dalle varie esperienze, fortuite e condivise, che possono aversi lungo il tragitto ad opera dei suoi pellegrini, così la via Francigena, offrendo all’uomo contemporaneo la possibilità di procurarsi nuove immagini e nuovi significati, favorisce l’opportunità di guardare all’Europa come ad uno spazio condiviso in cui poter afferrare le sue molteplicità culturali, unendo i punti del suo discorso identitario.
Proprio come in un enigma, allora, la soluzione al complesso processo di integrazione europea passa anche da qui, dalla Francigena: solo alla fine, dopo che tutti i punti saranno stati correttamente congiunti, sarà possibile osservare l’immagine dell’Europa di domani.
Nessun obiettivo ambizioso è raggiunto senza tenacia e operosità e il Ministero della Cultura ha scelto, proprio per questo, di mettersi in cammino. Con un finanziamento complessivo pari a circa 19,3 mln di euro, veste tuttora il manto del pellegrino, calandosi nella realtà del tragitto come un’amministrazione on the road, condividendo insieme ai 701 beneficiari del macro-intervento “Via Francigena”, finanziato nell’ambito del Piano Sviluppo e Coesione del MiC, il tragitto che porta alla valorizzazione di un itinerario tra i più suggestivi del nostro continente, percorrendo il nostro paese dalla Valle d’Aosta fino ai porti del sud, nelle Puglie, salutando l’Urbe e portando le sue evocative esperienze attraverso il nostro appennino.
BIO
Nicola Macrì è laureato in Giurisprudenza, attualmente ricopre l’incarico di Dirigente del Servizio V del Segretariato Generale del Ministero dei Beni Culturali. È stato docente universitario presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha realizzato diverse pubblicazioni sulla conservazione del patrimonio culturale ed ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana” nel 2014.
Massimo Guarino è ricercatore universitario e docente per gli insegnamenti di Informatica Umanistica e Economia dei Beni Culturali, attualmente è funzionario presso il Segretariato Generale del Ministero della Cultura, responsabile dell’unità deputata all’attuazione del Piano Sviluppo e Coesione.
Peter Morris, North Downs Way Trail Manager. Kent Downs National Landscape
The Via Francigena in the UK begins at Canterbury Cathedral and runs to the iconic Port of Dover overlooking the English Channel with France on the horizon. The North Downs Way follows another cultural route “The Pilgrims Way” from Winchester Cathedral to Canterbury and extends the cultural significance of this National Trail through London and beyond. The Via Francigena is an international tourism asset and drives visitors worldwide to this little corner of England and links people with a wider network of trails, culture, and heritage.
The VF presents the North Downs Way with an opportunity to connect to a wider network of ancient pilgrimage and cultural routes through a community of walkers, hikers, and pilgrims. We have developed a network of friends and colleagues who share our vision, they help and support our work, providing knowledge and experience where we have gaps. Working together, we are stronger and able to seek ideas and funding to implement continuous improvements along the trail.
We aspire to extend the North Downs Way 30miles from Farnham to Winchester Cathedral to ensure the entire length of the domestic UK “Pilgrims Way” is designated as a National Trail, receives government funding, and is managed and promoted to the same standards of the North Downs Way.
At Winchester the Trail meets The South Downs Way, another hugely popular National Trail on the South Coast and links to the UK’s newest National Trail, the King Charles III England Coast Path which at over 2500km long will be the world’s longest continuous coastal trail.
Working with the Confraternity of Pilgrims to Rome we aim to identify a viable route from London to Canterbury, following in the footsteps of Geoffrey Chaucer and the “Canterbury Tales”. We will also look to provide alternative Via Francigena routes into Dover to provide different experiences. By improving and extending the network of Via Francigena, pilgrimage, and cultural routes network through the UK we will be able to connect more people to our trails, our culture, and our heritage.
BIO
Peter has managed the North Downs Way National Trail for over 8 years working alongside Catherine in the Kent Downs National Landscape has developed a passion for Pilgrimage and Cultural routes. Learning best practice from colleagues across the UK and Europe we have developed a strategy and action plan to ensure investments and enhancements are implemented not only on the Canterbury to Dover section of the Via Francigena in the UK but all along the 245Km route. National Trails are funded by the UK Government and hosted by public bodies. National Trails are our best routes through our best landscapes and are managed and maintained to the highest possible standards.
Jean Claude Paperin, Président de la Fédération Française de la Via Francigena
La Via Francigena s’est imposée à moi ! A la retraite, je souhaite marcher avec Pascale vers Compostelle et je découvre que la Via Francigena passe devant la porte de ma maison. Je me documente et je découvre que la Via Francigena est le chemin de pèlerinage vers Rome, capitale de la Chrétienté. La Via Francigena me fait alors découvrir la marche au long cours. C’est me mener vers quelque chose d’inconnu. L’inconnu de mes capacités à marcher longtemps, l’imprévu de chaque nouvelle journée. J’apprends à faire confiance. J’apprends à me laisser pénétrer par ce que je vis, par ce que je vois, ceux que je rencontre.
Partir pour Rome est un projet ambitieux, notre préparation est minutieuse. Le 14 mai 2017, à Blessonville, nos amis sont là, nos sacs chargés de lettres, de dons à déposer à la basilique Saint Pierre. C’est un envoi solennel qui donne des forces et une volonté à toute épreuve. Nous allons vivre une aventure pleine d’imprévus, sous le soleil, dans des paysages superbes, ou notre cœur et notre corps sont sollicités et répondent présents. Chaque jour nous apporte des surprises, des moments de bonheur intenses, des rencontres, en particulier chaque soir dans les accueils après la longue journée de marche. La Via Francigena nous plonge dans l’histoire des pays traversés. Elle nous fait découvrir le patrimoine, témoignages de cette histoire. Elle nous mène au contact des habitants d’aujourd’hui. Nous arrivons à Rome, comme prévu le 14 juillet, heureux d’avoir réussi quelque chose qui ressemble à un rêve. Nous avons pour toujours tout au fond de nous une multitude de souvenirs de ce long pèlerinage entre l’énergie que nous transmets la terre et les dons reçus du ciel.
En 2021 et 2022 nous avons marché depuis la partie anglaise, entre Canterbury et Douvres et la partie française entre Calais et Blessonville.
Aujourd’hui je suis président de la Fédération Française de la Via Francigena. Seize associations pèlerines situées dans le nord-est de la France sont regroupées au sein de cette fédération pour :
Je crois que ce chemin de pèlerinage va continuer à se développer, que les municipalités traversées vont prendre conscience de son importance et qu’elles vont ouvrir des accueils. Comme toutes les activités humaines, ce chemin crée une activité économique. Il est créateur de richesse. Soyons vigilants pour que cet aspect ne devienne pas l’intérêt principal de son développement.
Je souhaite qu’aujourd’hui et demain ce chemin développe la paix, l‘entente, mette en avant l’accueil, le service, l’écoute, la tolérance, montre la richesse de celui qui vient marcher sur ce chemin.
BIO
Originaire de Haute-Marne, il a quitté Blessonville le 14 mai 2017 et est arrivé à Rome le 14 juillet. Il a ensuite quitté Canterbury pour rejoindre Blessonville. Il est président de la Fédération française de la Via Francigena, qui regroupe 16 associations de pèlerins.
William Pettit, Canterbury
Being invited to contribute to the 30th anniversary celebrations of the rediscovery of the Via Francigena pilgrim route is affording me a marvellous opportunity to travel down ‘Memory Lane’ and rediscover many very happy memories of beautiful places and wonderful people I have encountered in that time.
Alongside this sits the living proof of many examples of collaborative projects which have resulted not only in the physical development of the Via itself, but also in enduring working partnerships between neighbouring areas and international authorities. But I would go farther: the Via Francigena has brought collaboration at a local level as well. In 1994 how many mayors or council officials cared about where the footpath through their territory was going to, or where it arrived from? Why should the maintenance of that path be a budget priority for their community? Could it really bring economic benefits?
Bit by bit the EAVF has facilitated engagement between stakeholders both great and small; local and regional authorities; commercial enterprises; educational establishments; places of faith and points of pilgrimage. And now we are celebrating a strong Association which has pioneered the creation of a major pilgrim route across western Europe which is undoubtedly a real asset for potential pilgrims as well as businesses and communities along the Via.
In the autumn of 1993, I was working for Canterbury City Council and I picked up a random telephone call from Italy: someone in Bologna was trying to contact the footpaths specialist at our regional tourist board. After some discussion I realised that the information which the caller wanted to share was about the route taken in the year 990 by Archbishop Sigeric when he travelled from Canterbury to Rome to receive his pallium from Pope John XIII. This was news to us; our Cathedral archives had no record of this journey, but eventually they succeeded in tracking down a copy of Sigeric’s diary in the national archives. I was invited to Bologna to meet Massimo Tedeschi and some of his colleagues: as a friend wrote recently “You were there when that page of history was written”.
A major turning point for Canterbury was the decision to bid for the title of European Capital of Culture 2008. Although the bid was not successful, it demonstrated to the local community the real value of cultural activities in the broadest sense including the European dimension.
I was able to push for the establishment of an agreed route for the Via Francigena across Kent from Canterbury to the port of Dover to be adopted as an official highway. To mark the start of the Via we created a ‘kilometre 0’ stone with the EAVF pilgrim carved on it and placed it in front of the Cathedral; hundreds of pilgrims to Rome have sought a blessing there. Somewhat unexpectedly, a steady flow of pilgrims to Canterbury from Italy, Switzerland and France also built up. But I would say that it is something of a challenge to generate enthusiasm for the Via Francigena amongst local people because most walkers come here not for a holiday, but with the intention of leaving us the next day.
The journey from that day in 1993 to where we are today has been an interesting challenge but, thanks to the unswerving leadership of Massimo Tedeschi, the EAVF was founded, and the Via Francigena has grown in stature and importance. Long may it thrive!
BIO
William Pettit was born in Cambridge in 1948 and educated locally. In the late 1960s he trained to be a teacher of French – a subject which he found naturally easy – and taught French together with primary subjects. After 10 years, having meanwhile learned Italian, he moved to Canterbury to undertake a full-time university degree in Renaissance Studies. He found a vacation job at the local tourist office and, after graduation, he was offered a permanent post with Canterbury City Council, which eventually developed into a new career in tourism and subsequently the EU Interreg programme.
Sandro Polci, Direttore artistico, Festival Via Francigena Collective project
“Soltanto solo, sperduto, muto, a piedi, riesco a riconoscere le cose”. (Pier Paolo Pasolini)
“In Italia, per bere, consumiamo otto miliardi di bottiglie di plastica/anno: chi cammina usa la borraccia. Gli spostamenti automobilistici in città, fino a 2 chilometri, sono il 35% del totale. Meglio camminare, combattendo malattie e mutazioni climatiche.”
Quando me ne appassionai – coltivando oltre 20 anni fa l’idea di Gianfranco Imperatori, l’indimenticato banchiere e fondatore dell’Associazione Civita – erano tempi in cui le Vie quasi navigavano nel Fantasy medievale. C’erano tradizioni ed autonome iniziative nei territori, studiosi di eccellenza – storici, letterati, geografi – ma non c’era l’odierna maturità della rete internazionale dei Cammini. Tra i primi incontri, il più fruttuoso, lo abbiamo avuto con il caro amico Massimo Tedeschi, Presidente dell’Associazione Europea della Via Francigena; il generoso visionario pragmatico che con un esperto gruppo di lavoro, ha palesato ciò che era storia o documento: 3200 km attraverso Inghilterra, Francia, Svizzera e Italia “sugli antichi passi dei pellegrini medievali”. Una temperie, ben illustrata da un altro caro amico, Renato Stopani, che narra quando “la via andò punteggiandosi di strutture assistenziali: modesti spedaletti annessi alle pievi rurali e alle fondazioni monastiche o canonicali, spedali cittadini e poi, dalla fine dell’XI secolo, le magioni degli ordini ospitalieri, congregazioni religiose che ebbero appunto come loro scopo precipuo, quello di assistere i pellegrini con le loro “Case” distribuite lungo tutti i principali itinerari.” Di tante epiche avventure, che ricordo e di cui sono stato partecipe o testimone, mi piace citarne 3.
Prima avventura. Il dossier redatto nel 2020 per l’estensione della Via Francigena fino a Brindisi e Santa Maria di Leuca, per recarsi al Santuario micaelico o in Terrasanta, percorrendo la via Appia o la via Latina e, da Benevento, attraverso Basilicata e Puglia. Ho avuto il piacere di studiare la tratta lucana con Renato Stopani e ben ricordo i nostri sopralluoghi: io, strumentalmente fornito delle opportunità telematiche di tracciamento e orientamento e Renato, nelle sue radicate conoscenze di storico, con mappe alto medievali: gli esiti di tale ibrido approccio furono particolarmente efficaci!
Seconda avventura. La pubblicazione “La valorizzazione della Via Francigena. Percorsi, accoglienza e offerta culturale” che curai per AEVF e Associazione Civita, nel lontano 2006, al fine di organizzare i comuni coinvolti – molti dei quali senza i bagliori turistici di altri fortunati territori. Cercammo di creare una modalità omogenea, innovativa e attrattiva, non per singolo luogo, ma di sistema: Cammino che lega, congiunge e fidelizza, secondo modalità ecosostenibili, semplici e tempestive – poiché, se manca anche soltanto un anello, l’intera catena è inservibile.
Terza avventura. Il “Festival Europeo Vie Francigene, Collective Project”, che ad oggi conta 11 edizioni, che ho ideato e implementato con Luca e Sami, per dare “visibilità alla sensibilità” di borghi e territori: dall’itinerario per il santo patrono, al cammino di valorizzazione ambientale e paesaggistica, al percorso storico-culturale, agli eventi spirituali fin anche ai tracciati nelle periferie urbane, le nostre città del futuro nelle quali creare occasioni sociali e identitarie. Partendo da alcune decine, siamo arrivati a federare 600 eventi annuali, italiani e non, senza tradire la radice profonda del cammino quale metafora dell’inquietudine, mitteleuropea ma anche mediterranea, “che non cerca il silenzio assoluto e totale ma che ama immergersi tanto nella natura quanto nella vita umana» (Duccio Demetrio). Una Via densa delle peculiarità di luoghi e genti, che vede confrontarsi l’abbandono di vaste aree rurali e periferiche e il contrastante Overtourism del popolo dei trolley. La Via ha invece la forza di leggere il territorio quale “network”, ricco di interazioni attrattive, incentivando anche l’imprenditorialità innovativa ad agire nel territorio e per il territorio. Una esperienza splendida, essenziale, per cui sempre ringrazio gli amici di Cammino.
BIO
Ambiente, Paesaggio, Turismo e Cultura. Senior Partner Cresme Consulting; Presidente Comitato Scientifico Nazionale Legambiente; Fondazione “Symbola”; Comitato Scientifico Istituto Nazionale Architettura; Già Direttore Festival EU Vie Francigene (11 Edizioni); Già Segretario Generale Ass. Civita. 50 pubblicazioni, anche su Giubilei, Cammini francigeni e nuove economie dei borghi.
Laurette Proment, Ex dipendente dell’assessorato regionale del Turismo di Regione Valle d’Aosta
Come la Via Francigena ha lasciato un’impronta profonda nella storia e nelle tradizioni dei luoghi, anche per me ha segnato alcuni aspetti della mia vita dal 1996, quando insieme a dei rappresentanti del Canto Vallese fu creato il Tour Aoste-Martigny “TAM”. Non si parlava ancora di Via Francigena, ma si sentiva già il desiderio di ripristinare un collegamento storico pedonale attraverso il Colle del Gran San Bernardo.
Fu quindi una sfida che portò alla creazione di un gruppo di sostegno all’iniziativa “Les Compagnons de la Via Francigena”, formato da tre rappresentanti della Valle dell’Entremont (Vallese) e da tre Valdostani della Valle del Gran San Bernardo. Così iniziò per me una bella avventura che coinvolse anche la città di Aosta e i quattro comuni situati lungo il percorso.
I primi passi furono fatti con determinazione, anche se in solitaria, visto che la Regione Valle d’Aosta non era ancora pronta ad accogliere l’idea di creare un percorso che portasse fino a Pont-Saint-Martin. Così la Comunità Montana Grand-Combin e la Città di Aosta entrarono a fare parte dell’Associazione Europea delle Vie Francigene: una vera svolta nel nostro progetto, che ci permise di confrontarci con una realtà più ampia e molto dinamica.
Si sono quindi succeduti momenti di grande entusiasmo e anche di “battaglia” per convincere gli amministratori regionali della bontà di un progetto – il tratto valdostano della Via Francigena – che, anche se modesto, era confacente a dei territori meno turistici, ma ricchi di storia, di tradizioni e di bellezze naturalistiche.
La Via Francigena rappresenta quindi per me una storia di relazioni, di scommesse, di sfide, di crescita personale e di grandi amicizie. Vorrei ricordare una persona per tutte, che mi è stata a fianco dall’inizio di questa bella avventura e che purtroppo ci ha lasciato troppo presto, Palmira Orsières. Insieme a lei e a molti altri abbiamo camminato lungo questa Via alla scoperta di territori nuovi, di luoghi sconosciuti, abbiamo incontrato persone fantastiche e siamo cresciuti.
Anche dal punto di vista strettamente lavorativo, essendo stata, fino all’anno scorso, dipendente dell’Assessorato regionale del Turismo, ho partecipato attivamente, insieme ai rappresentanti delle altre regioni italiane e straniere, a progetti di ampio respiro che hanno disegnato e valorizzato la Via Francigena, di cui oggi tutti possiamo fruire. Questa esperienza è un bagaglio che continuerò a portare volentieri ricordando i colleghi, gli operatori turistici, gli amministratori, i pellegrini che ho avuto il piacere di conoscere e con i quali abbiamo fatto un pezzo del cammino.
Come vedo la Via Francigena del Futuro… come un’esperienza che continua a crescere, fatta di attori che hanno voglia di affrontare una sfida insieme, di esaltare le bellezze del creato, di proporre un modo di scoprire un territorio incontrando chi ci vive, di diversificare l’accoglienza e proporre anche strumenti innovativi nel rispetto dell’ambiente!
Bon vent à la Via Francigena et à tous ceux qui voudront bien jouer le jeu et continuer à y croire!
BIO
Laurette Proment ha lavorato per molti anni presso l’Assessorato regionale Beni Culturali, Turismo, Sport e Commercio della Valle d’Aosta. È stata referente tecnica regionale per la Via Francigena presso AEVF. Dal 2016 si è dedicata alla creazione del prodotto “Cammino Balteo”, alla sua promozione e commercializzazione ed ha collaborato alla realizzazione della nuova guida “Il Cammino Balteo – 350 km a piedi alla scoperta della Valle d’Aosta.
Daniela Santanchè, Ministra italiana del Turismo
(contributo inserito all’interno del numero n.57 della rivista Via Francigena and the European cultural Routes)
Se qualcuno ci chiedesse di individuare un emblema per il turismo lento, sono certa che molti di noi indicherebbero la Via Francigena. Oltre tremila chilometri che vanno da Canterbury a Roma, dieci Regioni italiane attraversate, pellegrini provenienti da 45 Nazioni e più di 400mila ricerche online nel 2023. Insomma, la Via Francigena è un itinerario ricco di natura, storia e tradizione.
Ma questi, per quanto siano risultati decisamente soddisfacenti, non rappresentano un punto d’arrivo. Il cammino da percorrere è ancora lungo, e il traguardo lontano. Il cammino di cui parlo è quello da portare avanti insieme – dicastero, Regioni e operatori –, passo dopo passo, per identificare, analizzare e rimuovere le criticità presenti sulla Via Francigena e che rappresentano degli ostacoli allo sviluppo consapevole e strutturato del turismo lento. Mi riferisco, per esempio, alla presenza di quei tratti dell’itinerario in cui si è costretti a passare sull’asfalto, oppure alla scarsità di punti di ristoro disseminati lungo il percorso, e quindi alla penuria di investimenti mirati che nel tempo sono stati dedicati a una risorsa tanto bella e identitaria quanto, purtroppo, troppo spesso trascurata.
Il Ministero del Turismo riconosce il valore aggiunto che i cammini religiosi, e in particolare la Via Francigena, apportano al segmento del turismo lento e all’intera industria. Ma, cosa ancora più importante, ne riconosce i margini di crescita e miglioramento. Allo scopo, con l’ultima legge di bilancio abbiamo rifinanziato di 15 milioni di euro il fondo da 4,32 milioni stanziato per la valorizzazione degli immobili pubblici presenti sui cammini religiosi, il miglioramento della fruibilità dei percorsi e la promozione turistica degli itinerari.
Il traguardo cui accennavo prima, infatti, consiste nel condurre la nostra Via Francigena ai livelli del Cammino di Santiago. Un obiettivo assai ambizioso, me ne rendo conto. Ma perché no? L’Italia, dopotutto, non ha niente di meno rispetto alle Nazioni competitor. Al contrario, penso sia sotto gli occhi di tutti come le bellezze e le meraviglie italiane siano uniche al mondo, amate e al contempo invidiate a ogni latitudine e longitudine. Semmai, quella che finora ci è mancata è stata una visione d’insieme. Un’ottica – prospettica e industriale – che abbiamo sintetizzato nel Piano strategico del turismo 2023-2027 e che sta alla base dell’azione dell’attuale esecutivo e del mio dicastero.
È proprio questa la chiave per il successo, per tagliare qualsiasi traguardo, persino il più ambizioso: giocare di squadra, ciascuno interpretando il proprio ruolo, secondo le proprie competenze di riferimento, in piena sinergia gli uni con gli altri.
Soltanto così possiamo portare la Via Francigena – fresca dei trent’anni dalla certificazione di Itinerario culturale del Consiglio d’Europa – ancora più in alto. E, con essa, il turismo italiano.
Un turismo sempre più lento, sempre più verde, sempre più sostenibile.
BIO
Daniela Santanchè è laureata in Scienze Politiche, nel 1990 è stata nominata amministratore unico della Dani Comunicazione. La sua carriera politica è iniziata nel 1995 e dal 22 ottobre 2022 è ministro del Turismo. Ha scritto i libri: La donna negata. Dall’infibulazione alla liberazione (2006), Le donne violate. La donna negata e oltre (2008), Sono una donna sono la santa (2016).
Christian Schülé, Membre Scientifique de l’AEVF
Les chemins font partie de notre environnement quotidien. Nés du besoin de se déplacer, ils ont été tracés pour relier, en empruntant les passages les plus favorables pour le franchissement des obstacles naturels. L’évolution des moyens de transport a modifié leur substance, mais leurs tracés sont ancrés dans le paysage. Nous les empruntons par besoin, par convenance, par habitude ou par choix, parfois sans songer que leur trajectoire se poursuit bien au-delà de notre destination. Ainsi en est-il de cette voie de communication qui s’étend d’un océan à une mer et qui reçut le nom de Via Francigena. Celle-ci constitue une précieuse opportunité de mettre en marche son corps, son cœur et son esprit. Elle invite à prendre le temps du cheminement, peu importe la distance, peu importe la destination, peu importe la motivation. Elle est une opportunité de rencontres avec celles et ceux qui la parcourent, celles et ceux qui vivent sur son tracé, ainsi que celles et ceux qui la font vivre en tant qu’itinéraire culturel du Conseil de l’Europe. Elle représente une réalité européenne concrète qui permet d’inscrire les réalités locales et régionales dans une dimension continentale en transcendant les frontières nationales.
Tous les chemins peuvent mener à la Via Francigena. Ce sont les voies de l’histoire qui m’ont conduit vers cet itinéraire sillonnant l’espace géographique situé entre le Jura et les Alpes. Au cœur de ce parcours, le Chablais, Saint-Maurice et son abbaye séculaire. Un passage obligé sur la route d’Italie. C’est en ces lieux que débuta l’histoire qui me lie à la Via Francigena. Un abbé, un président, des associations, un réseau et des passionnés sont les guides sur ce chemin jalonné de rencontres, d’échanges et d’amitiés. S’intéresser à l’histoire de cette voie de communication et au patrimoine qui la jalonne a été l’occasion d’inscrire la région du Chablais, située à l’extrémité du lac Léman, dans une perspective européenne et de raconter son histoire à travers le prisme du voyage. Les chemins et les lieux qui nous sont familiers prennent soudain une autre dimension lorsqu’on les regarde avec l’œil du voyageur. La Via Francigena offre l’opportunité de redécouvrir son territoire, dont elle élargit les horizons. Elle est non seulement un chemin de culture et d’histoire, mais également un chemin de cœur et d’émotion, une ouverture sur le monde qui m’a permis de créé des liens d’amitié jusque sur les rives de la mer Caspienne.
Mon souhait et mon espoir sont que la Via Francigena et les itinéraires culturels du Conseil de l’Europe incarnent et défendent les valeurs de ce dernier : les droits humains, la démocratie et l’état de droit. Qu’elle soit un trait d’union à travers le continent autour duquel dialoguent les cultures, les langues et les religions dans le respect de chacune et chacun. Que cette artère millénaire soit un chemin d’ouverture contre les replis identitaires et nationalistes, contre l’intolérance et l’indifférence. Qu’elle soit également un outil de sensibilisation à la préservation de la nature, des paysages et du patrimoine qu’elle traverse, invitant à une action contre la pollution et la destruction environnementales en cours. Puisse enfin la Via Francigena être un instrument de paix et de dialogue entre les peuples, par-delà les frontières physiques et politiques.
BIO
Christian Schulé è esperto di Museologia e storia, marketing, relazioni pubbliche. È membro del Comitato Scientifico AEVF e presidente della Association du Chablais (Aigle, Vaud, CH).
Myra Stals – EAVF Content Manager
My journey along the Via Francigena started back in February 2015, when I was on a solo weekend trip in San Gimignano. In those days the itinerary wasn’t as known as it is today, but I clearly remember seeing metal Via Francigena signs around town and thinking “ah yes, I’ve heard about this route… would be nice to walk it someday”. As fast as this thought entered my mind, it also disappeared again.
Fast forward 9 years, and I have travelled the Via Francigena. Twice.
It can be fascinating how one little moment or encounter can change the entire course of one’s life. How it can set off a chain-reaction that will make you choose left instead of right. For me this change happened in late 2015, when I had been working for several years in the same office doing the same thing at the same hours with the same colleagues, feeling stuck and hungry for adventure. A social media post by an acquaintance of mine, in which she talked about her cycling trip across Europe, activated a part of my brain that I didn’t really know was there until that very moment.
Not much later, in the spring of 2016, I took one of the best decisions of my entire life: I quit my job and went on a 4-month solo cycling trip across 18 different European countries. Something I had never done before, but it was exactly what I needed. More solo cycling trips followed in 2018, 2019, and for 2020 I had another big European cycling trip planned with my Cycle 2 Recycle project for which I picked up plastic waste along the way to raise awareness about plastic pollution. But then, as we all know too well, Covid-19 hit.
Where others in the same circumstances would have probably postponed their travel plans, I adjusted mine and decided to travel the entire Italian peninsula instead of Europe that summer, staying within the borders of the country I call home. And let’s be honest, Italy can use some more awareness about plastic pollution.
At the time I lived in Turin, in northern Italy, and my first question when planning the itinerary towards the south was: which route can I follow? And that’s when, after more than five years, my mind went back to those metal signs in San Gimignano. “The Via Francigena, that’s it!” and I reached out to the European Association of the Via Francigena to let them know about my initiative and to organize a meet-up in Fidenza.
That summer I cycled along the Via Francigena from Turin all the way to Santa Maria di Leuca in Puglia, after which I continued my trip across Italy for another 2 months. But those first weeks along the Via Francigena had found a special place in my heart. Which is why, upon my return to Turin after 107 days on the road, I contacted EAVF Director Luca Bruschi to let him know I would love to work for the Via Francigena.
Little did I know that less than one year later, I would be back on the road again! This time on foot and as an official EAVF staff member, starting from Calais in northern France for the big 4-month long Road to Rome 2021 relay march. This event was organized to celebrate the 20th anniversary of the foundation of EAVF, and it would take me across all Via Francigena countries: UK, France, Switzerland, and Italy for 3.200 kilometres in total. Lucky me! This was my very first long-distance walking experience, which muscle-wise is quite different from cycling and I got to experience the itinerary at an even slower pace. A pace that allowed for countless encounters with locals and fellow travellers alike.
I’ve had the immense pleasure and honour of traveling the entire Via Francigena on foot as well as by bicycle, for thousands and thousands of kilometres on end. It’s an experience I recommend to everyone, because it will enrich your lives in ways you wouldn’t expect. My long-distance cycling and walking journeys have taught me that my physical, but more so my mental limits lie much further ahead than I would initially think. That there’s always a little energy reserve left to make it to the next destination, no matter how many setbacks tried to prevent me from getting there.
I also think that long-distance routes such as the Via Francigena occupy a very important educational role in terms of teaching us to go back to our roots and our human nature. To take a step back from our fast and hectic lives, and to learn to move at a slower pace again. With more respect for the planet we call our home and that we are currently mistreating in an abominable manner. The Via Francigena has the power and the means to teach appreciation for the simple, small things in life that, let’s face it, aren’t really small at all.
BIO
Myra is a Dutch national who has been living and working in Italy for over 12 years. She studied Italian Language & Culture at the University of Utrecht and has worked as Academic Coordinator in the field of international higher education before making a shift towards the slow travel sector.
Renato Stopani, Presidente centro studi Romei
Nell’ormai lontano 1984, all’indomani dell’uscita del mio libro “La Via Francigena in Toscana. Storia di una strada medievale”, con prefazione del prof. Aldo Sestini, decano dei geografi italiani dello scorso secolo, si costituì il Centro di Studi Romei, con l’intento di coordinare l’attività di ricerca di tutti coloro che si interessavano del pellegrinaggio medievale e in particolare delle vie seguite dai pellegrini per raggiungere i “Loca Sacra”. Non erano molti all’epoca gli studiosi che sapevano cosa si nascondeva dietro l’espressione “Via Francigena”, un fenomeno del medioevo riguardo al quale la bibliografia si riduceva a pochi titoli, rappresentati per lo più da lavori di storia locale.
Il Centro di Studi Romei, cui aderirono illustri medievisti, studiosi e appassionati di storia medievale, cercò di coprire quel vuoto dando vita a una Collana di Studi e organizzando Mostre e Convegni. È in tale contesto che a Poggibonsi, dove il Centro aveva allora la sua sede, nel 1990 venne organizzato un Convegno su una delle più antiche fonti documentarie del tracciato della Via Francigena, dal titolo “990-1990. Millenario del viaggio di Sigeric, arcivescovo di Canterbury”.
Poi, nel 1993, per superare l’episodicità delle iniziative e dare continuità all’attività di ricerca fu deciso di dar vita a un Annuario, una pubblicazione con periodicità semestrale che raccogliesse gli studi e gli approfondimenti sul pellegrinaggio medievale. Nacque allora la Rivista “De strata Francigena. Studi e ricerche sulle vie di pellegrinaggio del medioevo” e la sede del Centro fu trasferita a Firenze presso la Basilica di San Miniato al Monte.
Dotata di un Comitato Scientifico del quale entreranno a far parte alcuni tra i più eminenti studiosi di storia della viabilità, oltre a medievisti e a storici del territorio (da Thomas Szabò a Mario Ascheri, Da Julia Bolton Halloway a Pietro Dalena, da Francesco Salvestrini a Pietro Raschellà), e diretta dallo scrivente, la Rivista produrrà, dalla sua fondazione ad oggi, oltre sessanta numeri, cui sono da aggiungere diverse altre pubblicazioni “a latere” del periodico (Monografie, Guide, Collane di Studi).
Proprio in virtù dell’approfondimento della conoscenza del tema “vie di pellegrinaggio del medioevo”, conseguente all’attività di studio promossa e condotta dal Centro di Studi Romei (tra cui almeno una dozzina di Convegni, sia Nazionali che Internazionali), qui di seguito suggeriamo alcune indicazioni che riteniamo utili per il futuro dell’Associazione Europea delle Vie Francigene.
Anzitutto consigliamo una maggiore elasticità nella elaborazione dei percorsi moderni che intendono riproporre i tracciati delle antiche vie di pellegrinaggio, alla luce del fatto che il concetto di strada nel medioevo era assai diverso da quello moderno, per cui sarà “normale”, in quanto più aderente alla realtà del passato, prevedere sempre una molteplicità dei percorsi.
Sarà poi necessario tener presente la dimensione europea del pellegrinaggio medievale, per cui sarà bene evitare il privilegiamento di talune località e di taluni itinerari, come sino a ora è stato fatto. Tutta l’Europa cristiana fu interessata dai pellegrinaggi e i percorsi che conducevano alle mete delle “peregrinationes maiores” formavano una e vera e propria rete stradale che si distendeva per l’intero continente dipartendosi dai punti nei quali si concentravano le folle dei pellegrini, rappresentati non tanto e non solo da Canterbury (il luogo dal quale partì l’arcivescovo britannico Sigeric), ma da centri portuali quali Utrecht, Lubecca, Calais, Stade, ove gli itinerari marittimi si saldavano con quelli terrestri.
Ancora riteniamo sia utile insistere maggiormente su quella che, almeno sino all’XI secolo, fu una “peregrinatio maior”, quella che, assieme a Roma e Gerusalemme, formerà la triade “HOMO” – “ANGELUS”-“DEUS”: il Santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano. Per capirne l’importanza basterà osservare che gli itinerari che portavano al “Sacro Speco” saranno alla base della nascita degli odonimi “Via Francesca” e “Via Francigena”.
In generale auspichiamo una più stretta collaborazione tra la ricerca storica e il “momento” organizzativo degli itinerari culturali impostati sul pellegrinaggio medioevale, che porterà a un arricchimento degli stessi dotandoli altresì di una più rigorosa base scientifica.
BIO
Renato Stopani è docente di Geografia Antropica, dal 1980 ha indirizzato i suoi studi verso la Geografia storica, producendo numerose pubblicazioni per diverse Case Editrici ed Enti Culturali. Nel 1984 ha fondato il Centro di Studi Romei, di cui è tuttora Presidente, e ha promosso la nascita della Rivista semestrale “De strata Francigena. Studi e Ricerche sulle vie di pellegrinaggio del medioevo”, della quale è Direttore. È Presidente del “Clante”, Centro di Studi Chiantigiani, volto ad approfondire la conoscenza della regione chiantigiana, specie sotto il profilo storico-territoriale.
Michel Thomas-Penette, Ancien Directeur de l’Institut européen des Itinéraires culturels
Je suis très heureux d’être associé par ce texte à cette importante célébration. Elle se situe en effet trente années après la réunion qui a retenu la Via Francigena comme l’un des thèmes majeurs des Itinéraires culturels du Conseil de l’Europe. Une réunion à laquelle j’ai assisté à Strasbourg en tant que conseiller de programme et dont je garde encore le vif souvenir.
Elle intervient également dix-huit ans après la réunion d’inauguration à Canterbury de la pierre gravée marquant le kilomètre 0 du parcours.
A la capitale de l’église anglicane, combien d’autres villes et de villages que j’ai pu découvrir devrais-je ajouter ? Des lieux emblématiques que j’ai appris à comprendre avec les responsables de l’itinéraire, autant qu’avec l’aide des habitants. Des paysages contrastés où nous avons cheminé. Les citer tous, consisterait à énumérer la quasi-intégralité du chemin. Il s’agit de plus de quarante rendez-vous qui ont eu lieu durant toutes ces années et dont j’ai gardé des traces écrites et des photographies !
Votre travail trentenaire apporte la démonstration que, chaque jour, un itinéraire culturel qui a reçu ce prestigieux label, s’améliore, s’étend, se diversifie et approfondit autant ses valeurs européennes, que ses fondements historiques, géographiques et patrimoniaux.
En ce qui concerne la Via Francigena, trois grandes caractéristiques se marient :
Il s’agit certes d’un itinéraire de pèlerinage qui relie deux capitales marquantes pour l’histoire des religions en Europe et qui trouve naturellement sa continuité vers le Sud de l’Italie et Jérusalem.
Il constitue également un itinéraire de rencontre et de dialogue le long duquel se sont certes déroulés des conflits, des drames migratoires – jusqu’aujourd’hui, mais où des réconciliations ont eu lieu et où des traités de paix ont été signés.
Il représente enfin un itinéraire de découverte. Le lent parcours des marcheurs qui apprennent à voyager « léger », leur donne le temps d’apprendre à contempler et lire le paysage façonné par les temps géologique, le climat changeant et par l’acharnement des hommes à le cultiver et à l’aménager pour faciliter les circulations quotidiennes et les grands échanges de population.
L’archevêque Sigéric, en rédigeant le récité de ses étapes, a ainsi inauguré un grand récit européen pluriel, premier des narratifs, rejoints aujourd’hui par des centaines de milliers d’autres, reliant la matérialité d’un manuscrit à la virtualité de pages internet de voyageurs connectés. De ce fait, il nous a indiqué, comme l’ont théorisé Régis Debray et Catherine Bertho-Lavenir au XXème siècle, qu’un itinéraire ou un parcours touristique sont d’abord des médias !
Un tel itinéraire nous aide enfin à nous souvenir qu’à l’origine, le mot « pèlerin » était l’exact synonyme du terme « étranger ». Tandis que, selon Denise Péricard-Méa, les termes « voyageur, voyageuse », allaient ensuite désigner, vers l’an Mil, celui qui marche dans un but religieux vers un sanctuaire lointain.
Nous sommes donc tous, marcheurs ou lecteurs de récits de voyages le long de la Via Francigena, des « pèlerins ». Et nous sommes aussi, à l’origine du chemin, des « étrangers » les uns aux autres. Mais grâce au cheminement, nous devenons proches par le sens du voyage partagé, par la démarche de découverte et par la volonté de relier le patrimoine qui est au plus proche de nous, celui qui caractérise notre identité pérégrine locale, aux brassages historiques patrimoniaux qui ont marqué cette grande transversale européenne.
En recommandant en 1984 le thème des Chemins de pèlerinage vers Saint-Jacques de Compostelle, ainsi que les itinéraires commerciaux et artistiques, l’Assemblée Parlementaire du Conseil de l’Europe, suivie en 1985 par la Conférence permanente des pouvoirs locaux et régionaux, souhaitait de manière visionnaire souligner l’importance d’un ensemble de chemins qui ont été empruntés de manière continue par les Européens depuis plus de dix siècles et qui leur ont permis de se connaître, de se reconnaître et de cheminer ensemble.
Il s’agissait pour ces élus européens de mettre en avant leur valeur symbolique en tant que lieux de tolérance et de solidarité. Le thème visait d’abord à identifier les principaux chemins dans toute l’Europe, puis à valoriser les patrimoines matériels et immatériels qui leur sont liés et à proposer de nouvelles voies de tourisme transcontinentales fondées sur le sport, la découverte de soi et la rencontre avec les autres.
En même temps que la célébration de l’anniversaire de la Via Francigena, nous allons donc fêter cette année le quarantième anniversaire de cette Recommandation voulue par les parlementaires. Elle a été rendue effective grâce au travail des porteurs de projets qui, depuis la Déclaration de Saint-Jacques de Compostelle en octobre 1987 ont entendu cet appel et l’ont ancré et traduit dans leurs réalités territoriales identitaires, ouvertes à la diversité.
Aujourd’hui, plus que jamais, nous devons vous remercier d’avoir fait de ce projet généreux et utopique une réalité vivante, ancrée pour le long terme, dans la construction européenne.
BIO
Membre du comité scientifique de l’itinéraire culturel de Destination Napoléon Cultural Route, président d’honneur de Phoenicians Cultural Route, membre de la commission d’Experts European Heritage Label. Délégué général des European Historic Thermal Towns, directeur de l’European Institute of Cultural Routes et programme adviser du Council of Europe.
Gaëtan Tornay, Président ASVF
Lorsque l’on me demande de décrire la Via Francigena, j’aime utiliser la parole de « trait d’union ». Je compare le trait au chemin qui s’étend de Canterbury à Santa Maria di Leuca. Ce trait unit d’abord plusieurs pays, peuples, langues, cultures mais il réunit surtout des pèlerins du monde entier qui marchent sur ce trait. Il permet ainsi des échanges humains aussi étonnants que détonnants entre jeunes et ainés, entre groupes et marcheurs solitaires, entre habitants du monde entier aux cultures diverses et variées. Malgré toutes leurs différences, ce trait les unit et les aide à se découvrir pour aller à la rencontre de l’autre dans toute sa diversité.
A titre personnel et privé, je ne peux m’empêcher de penser à ce trait d’union comme lien entre mon village d’Orsières, étape du journal de Sigéric, au pied du mythique col du Grand-Saint-Bernard et Rome, ville éternelle où j’ai passé une partie de ma jeunesse (j’y ai fêté mes 20 ans en 2004) en y restant durant deux années extraordinaires comme garde suisse du pape. Si la Via Francigena m’était alors inconnue, cette expérience a sans doute contribué à mon engagement pour le développement de ce trait qui parcourt toute l’Italie. Il est d’ailleurs intéressant de noter que depuis quelques années, plusieurs anciens gardes suisses marchent sur les traces de Sigéric pour rentrer chez eux après leur service à Rome.
Depuis 2013 et mon entrée au sein de l’AEVF, j’ai eu la chance de découvrir de nombreux hauts lieux de ce trait d’union grâce à nos différentes AG mais aussi de le parcourir durant 12 jours entre la Toscane et Rome. Malgré le nombre toujours croissant de membres, malgré les difficultés de langues, malgré nos rythmes de travail variés, malgré nos différentes manières d’aborder le développement de la Via Francigena, je retiens que notre association continue toujours plus à fédérer de nombreuses institutions et est nommée à juste titre comme « réseau porteur » du Conseil de l’Europe.
La Via Francigena va à coup sûr continuer à se développer à un rythme régulier. Sa fréquentation n’explosera pas d’une année à l’autre – même s’il faut se préparer pour l’année jubilaire à Rome en 2025 – mais elle continuera de croître car le besoin d’unité, le besoin de se ressourcer, de s’échapper du quotidien, de se déconnecter dans tous les sens du terme, tous ces besoins vont continuer à croître.
Si la question de la fréquentation doit être mieux suivie afin de connaître l’impact économique réel de nos activités et si le nombre de nos membres doit continuer à croître, ne négligeons pas la quantité au profit de la qualité ; qualité des échanges au sein de notre association, qualité du chemin qui doit être constamment entretenu et amélioré, qualité de la promotion et qualité de l’accueil au travers des hébergements et des sites culturels qui font de cet itinéraire un trait d’union unique. Engageons-nous donc dans cette direction pour que la Via Francigena reste toujours un véritable trait d’union.
Longue vie à la Via Francigena !
BIO
Né en 1984 à Orsières, en Suisse, il a été de 2004 à 2006 garde suisse du pape au Vatican. En 2013, il est devenu directeur de l’office du tourisme du Pays du St-Bernard, depuis 2014 il est membre du conseil d’administration de l’AEVF et en est devenu le vice-président en 2016. Depuis 2022, il est président de l’Association suisse de la Via Francigena.
Adelaide Trezzini, CIViF (Comité International VF)
Nel marzo 1995, in occasione della mostra organizzata dalla Regione Lazio a Castel Sant’Angelo “La Via Francigena cammino medievale di pellegrinaggio quale proposta per un itinerario religioso, culturale e turistico del 2000” vengo incaricata da Marcella Bagnasco, presidente ANGT (Ass. Naz. Guide Turistiche), a interessarmi alla Via Francigena (VF) oltre il confine italiano. Un progetto affascinante, utopico collegare con un itinerario pedestre il Mare del Nord a Roma.
Da europeista svizzera studiosa del passato, dopo i primi studi preliminari fatti dal passo del Gran San Bernardo a St-Maurice, accetto con passione questa sfida storico-culturale. Nel 1997, incoraggiata da Michel Thomas-Penette (direttore del neo Istituto Europeo Itinerari Culturali-IEIC), fondo a Martigny l’Association Internationale Via Francigena (AIVF) per promuovere la VF in Svizzera, Francia e Inghilterra dove era pressoché sconosciuta.
In primo luogo, era indispensabile capire il lavoro già svolto in Italia. Il mio pellegrinaggio mi ha portato a bussare all’Ufficio Filatelico del Vaticano (collaborazione per le Cartoline VF 1999), alla Basilica di S. Pietro (accoglienza dei pellegrini con credenziali e consegna del Testimonium nel 2001), al Consiglio d’Europa nel 2001 (1° marchio VF europeo Omnes viae Romam perducunt) e presso quattro nazioni interessate al Patrocinio, alla AEVF (Associazione Europea VF) con contatti e tentativi di collaborazione. È stato un viaggio senza fine e accidentato tra archivi storici, uffici tecnico-amministrativi, associazioni di turismo pedestre, sopralluoghi dall’Inghilterra a Roma per individuare il tracciato che meglio rispettasse la Via percorsa da Sigerico alla fine del sec. X.
Nell’inseguire questo fine AIVF si è affidata a storici locali, esperti di viabilità antica e abitanti del territorio per individuare e riproporre percorsi storicamente coerenti sia in Francia (Guînes Pas-de-Calais), in Svizzera (Jougne, Losanna) e in Italia (Azeglio, Montelungo, Abbadia S. Salvatore, Cesano) per la gioia dei pellegrini oggi e nel futuro. Inoltre, il nostro impegno per la riabilitazione di vie storiche Nord-Sud Europa ha incluso la Via Francisca del Lucomagno dal 2014.
Occorreva far presto per concretizzare l’itinerario nella sua dimensione europea, grazie a guide- Vademecum, a Topofrancigena, a Dormifrancigena e dal 2015 con app Dormitopofrancigena. La VF rischiava di afflosciarsi nuovamente come nel 1995 e scomparire dopo il 2000.
Far rinascere e rivivere la VF è stato per me uno scopo di vita (1995-2023), raggiunto grazie a migliaia di pellegrini-pionieri guidati dai coordinatori internazionali AIVF e a tanti amici-collaboratori istituzionali e privati lungo la Via da Canterbury a Roma. La motivazione è giustificata tuttora dalla passione per la cultura europea, nella consapevolezza della nostra storia, del nostro patrimonio da preservare e valorizzare anche turisticamente, creando contatti di amicizia tramite il pellegrinaggio vissuto dai viandanti di tutto il mondo.
Ripongo la mia fiducia in AEVF (alla quale ho affidato la gestione dell’archivio AIVF 1995-2019) per aiutare in tutti i modi i viandanti, raccogliendo ogni loro suggerimento: questa è forse la chiave della rinascita e del futuro della Via Francigena. Questi 23 anni di attività autonoma e solidale ci hanno insegnato che soltanto una Via calpestata da migliaia di persone potrà durare. Vedo insomma per la Via Francigena un futuro di fraternità internazionale – come Compostela – anche grazie a contaminazioni culturali e creative quali storie, romanzi e fumetti (Rahere Civif-AIVF Palombi 2023) o ancora filmati, musica, teatro ispirati al Camino Francigeno.
BIO
Cresciuta a Ginevra, studia a NY e dal 1965 vive a Roma dove opera come guida turistica dal 1980 anche per lo SCV. Appassionata di Storia e Storia dell’Arte, si dedica a iniziative culturali tra le quali il convegno ”Borromini e gli architetti ticinesi a Roma” nel 1997 e fonda la 1° Association Via Francigena.
Anna Trono, Professore di Geografia economica politica, Presidente Associazione Via Francigena Pugliese
La Via Francigena è certamente uno dei più pregevoli itinerari culturali europei, che, guidata negli anni con abilità e valore dall’Associazione Europea delle Vie Francigene, e in sintonia con le linee guida del Consiglio d’Europa, continua ad esaltare la ricca diversità dei valori culturali, religiosi e umanistici europei, innestandosi nel tessuto delle realtà territoriali, viste nelle loro specificità culturali, storico-religiose, economiche e sociali. La VF è “ricerca di significato”, in cui il viaggio diviene esperienza emozionale, educativa, sociale e partecipativa; in cui il cammino, soprattutto quello a piedi, fatto di “piccoli gruppi per grandi esperienze”, è strumento di coesione sociale per il carattere interattivo che si determina tra quanti partecipano al viaggio con esperienze diverse e valori comuni. La Via Francigena è fatta di accoglienza e ospitalità generosa dei locali, di conoscenza di loro cerimonie, usi e costumi e, soprattutto, di condivisione umana e spirituale di un cammino e progetto comune.
Un progetto, che ho adottato da tempo adeguandolo negli anni alle necessità della terra in cui vivo e alle suggestioni culturali sollecitate da evidenze archeologiche e fonti storiche, avallate, comunque, da mie esigenze di ricerca. Il mio primo incontro con la Via Francigena risale ad una quindicina di anni fa, inizialmente legato ad un invito, giunto da Monsignore Andreatta dell’Opera Romana Pellegrinaggi, a studiare il tratto terminale della Via Francigena (quello che da Brindisi volge verso Santa Maria di Leuca). Ha avuto inizio così un mio impegno, talvolta “avventuroso”, con la Francigena. Un legame paradossale tra l’eccentricità dell’avventura e il desiderio di raggiungere il traguardo ambito di riconoscimento della Via Francigena del Sud e suo sviluppo fino a Gerusalemme. Un percorso culturale fatto di studi, viaggi, progetti, convegni, seminari nazionali e internazionali, più spesso organizzati in loco. Un legame divenuto “di squadra” con il coinvolgimento nel mio euforico entusiasmo non solo di tanti amministratori, politici e comunità locali ma anche e, soprattutto, di giovani ricercatori (archeologi, botanici, geografi, storici e storici dell’arte) riunti in un’associazione culturale denominata “Via Francigena Pugliese”. Validi ricercatori che hanno prodotto un progetto di ricostruzione del percorso francigeno nel Salento, riprendendo gli antichi tracciati romani della Via Traiana Calabra. Hanno studiato, lavorato per anni in archivi e su campo, mappando, geo referenziando, mettendo a sistema le risorse storico-culturali e paesaggistiche. Tutti insieme abbiamo voluto costruire un percorso come sistema di segni ricco di valenze emozionali, di valori economici e sociali, abile a trasformare la Via Francigena nel Salento in un “bene culturale complesso” non solo in grado di favorire la mobilità lenta, esperienziale e responsabile affrancando il territorio salentino da un turismo essenzialmente balneare, ma anche abile a tradurre l’itinerario francigeno in un segno di identità e strumento di salvaguardia e sviluppo del territorio.
Più di recente abbiamo approfondito il profilo sociale della Via Francigena tentando di offrire ai camminatori disabili servizi e strutture loro fruibili durante il cammino secondo obiettivi di sostenibilità indicati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
L’auspicio è che la VF, sotto la brillante guida dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, continui ad essere un percorso che offra conoscenza, rispetto e salvaguardia della realtà paesaggistica ed ambientale e che consenta occasioni di sviluppo di molti settori di attività che l’intelligenza e la genialità dei giovani sa creare. Confido che la Via Francigena possa realizzare il suo iniziale obiettivo di prosecuzione verso la Terrasanta, assumendo il ruolo di grande itinerario di unione tra culture e genti dell’Europa e del Mediterraneo.
BIO
Professoressa di Geografia economico politica e studiosa di politiche regionali, si interessa di percorsi culturali e turismo culturale e religioso, oggetto di pubblicazioni scientifiche e progetti realizzati nell’ambito di collaborazioni avviate con enti locali e università italiane e straniere.
Sergio Valzania, Giornalista e autore televisivo
Il carattere della Via Francigena da mettere in maggior evidenza è quello di essere un’infrastruttura di comunicazione di prima importanza, paragonabile a ferrovie e autostrade. Come queste ultime anch’essa rappresenta molte altre cose. È un’occasione di incontro con la natura e con l’arte, uno spazio dedicato al turismo leggero, un asset economico per il territorio che attraversa, uno strumento di tutela del paesaggio, un ambito di svago, un attrezzo ginnico utile a tonificare il fisico, un tappeto di preghiera lungo migliaia di chilometri, un dispositivo per la meditazione.
Tutto questo non deve nascondere il dato fondamentale: la Via Francigena collega l’Italia, nel suo insieme, alle correnti sociali e culturali più avanzate dell’Europa e di altre regioni del mondo, dalla Corea, al Brasile, al Canada, agli Stati Uniti. Reciso questo canale di pellegrinaggio, il più conosciuto e frequentato tra quelli italiani, il nostro paese si troverebbe isolato, privato di una frequentazione giovanile di livello culturalmente elevato e da una importante riflessione collettiva corso relativa all’indirizzo futuro della società occidentale.
Sappiamo quanto il nostro tenore di vita, la nostra salute e la nostra libertà debbano al mercato e alla forma di democrazia che insieme ad esso si è sviluppata nel corso degli ultimi due secoli. Sappiamo anche che il processo di crescita tumultuoso vissuto dall’Europa, dal Nord America e da pochi altri paesi al mondo, come Giappone, Australia e Corea, ha prodotto forti squilibri, molte ingiustizie e in particolare ha orientato la modalità di ricerca della felicità verso i consumi, aumentati in modo esponenziale, senza cogliere l’obbiettivo e con una significativa ricaduta in termini di inquinamento del pianeta.
Qualunque persona abbia avuto la fortuna di frequentare con una qualche assiduità, e in molti casi anche solo occasionalmente, il sistema dei cammini che si è sviluppato nel nostro continente a partire dagli anni Sessanta e che ne costituisce un unicum privilegiato, si è reso conto dell’effetto che tale frequentazione produce in termini di formazione etica, comunitaria e sociale. Non è errato paragonare l’esperienza dei cammini alla partecipazione a un seminario continuo sulla ricerca della felicità effettuata attraverso un miglior utilizzo del proprio corpo e un più sano rapporto con il mondo che ci circonda.
Tutto questo condotto senza stimoli agonistici, competitivi o di conquista. I pellegrini non sono sportivi che forniscono una prestazione atletica, né sono una categoria elitaria in grado di compiere imprese preclusi ad altri. Al contrario, il loro carattere dominante è l’inclusione: tutti possono scoprire la propria dimensione di pellegrino in qualsiasi momento della propria vita e decidere di partire, senza nessuna preparazione specifica, per una qualsiasi delle mete proposte.
All’interno di questo sistema il Cammino di Santiago si pone in una posizione privilegiata, dovuta alla tradizione che lo avvolge e alla splendida rinascita occorsa nella seconda metà del secolo scorso. Non esistono dubbi però che la Via Francigena si collochi subito dopo il Cammino di Santiago per fascino e capacità di richiamo. Gli è addirittura superiore per bellezza artistica e naturalistica dei luoghi attraversati, l’Italia è il paese più bello del mondo, anche se il livello dei servizi offerti ai pellegrini stenta a volte ad adeguarsi a quelle che sono le necessità di un percorso disponibile per ogni fisico e ogni scarsella.
Occorre lavorare ancora, ma è da trent’anni che siamo sulla buona strada.
BIO
Storico e studioso della comunicazione, autore radiofonico e televisivo, dal 1999 al 2009 ha diretto i programmi radio della Rai. Ha insegnato nelle Università di Genova e Siena. Scrive su L’Osservatore Romano e cura La Biblioteca di Gerusalemme per radio Inblu2000. Per Urania ha pubblicato la saga fantasy di Keerg. Ultimo libro Le guerre dell’oppio (Mondadori 2023).
Quest’anno in occasione del 30° anniversario della certificazione della VF come Itinerario culturale del Consiglio d’Europa, avvenuta nel 1994, siamo impegnati per realizzare importanti obiettivi: dal rafforzamento dell’identità culturale alla valorizzazione del Patrimonio materiale e immateriale, dal rafforzamento della governance per la gestione dell’itinerario all’animazione del percorso.
Inoltre, sono tante le attività di animazione e gli eventi che caratterizzano quest’anno importante. L’avvio delle celebrazioni è avvenuto a marzo a Londra, dove si è svolto un incontro simbolico alla British Library, che conserva l’antico “diario di Sigerico”. AEVF era presente insieme al comune di Canterbury e alla Confraternity of Pilgrims to Rome. Ricordo poi i momenti di lavoro rappresentati dalle Assemblee generali. In quella primaverile a Vevey (Vaud, CH), del 26 aprile, è stato approvato il bilancio associativo e presentata la “Dichiarazione di Vevey”, che riporta le linee programmatiche per il futuro. L’Assemblea generale autunnale è invece prevista per il 18 ottobre a Monte Sant’Angelo, in Puglia. Alle due Assemblee AEVF si aggiunge l’organizzazione della “Training Academy” degli itinerari culturali del Consiglio d’Europa. L’evento si è svolge a Brindisi (Puglia) dal 4 al 7 giugno con il supporto di Regione Puglia, Comune di Brindisi e Associazione Brindisi e le Antiche Strade. Sempre per quanto riguarda gli appuntamenti istituzionali, si è tenuto, il 13 aprile, un rilevante convegno in occasione della quarta edizione del Francigena Fidenza Festival, in collaborazione con il Comune di Fidenza, l’Università di Parma e il Comitato scientifico AEVF. Al centro del convegno le riflessioni multidisciplinari di studiosi provenienti da tutta Europa.
Attenzione è stata posta inoltre al rafforzamento della governance. In Inghilterra sono proseguiti i lavori del Comitato di Coordinamento, organismo informale al quale partecipano i principali attori locali. Al centro delle progettualità il consolidamento del percorso Canterbury-Dover e lo sviluppo della variante Via Britannica, da Londra a Canterbury. In Francia è in fase di perfezionamento il “Comité d’Itineraire”, destinato a coordinare gli otto Dipartimenti e le tre Regioni attraversate. In Svizzera è proseguita l’attività dell’Associazione Svizzera Via Francigena (ASVF), con l’obiettivo di svolgere iniziative comuni e di coordinamento nel tratto elvetico. Infine, in Italia si consolida il lavoro in rete con le Regioni, il cui coordinamento è affidato a AEVF, e con il Ministero del Turismo, con cui è stato firmato, nel marzo, un importante accordo di collaborazione.
Desidero infine ringraziare tutti i Soci e gli amici di AEVF e le tante persone che hanno collaborato alla nostra attività, fornendo supporto morale e materiale e aiutandoci a dare valore al progetto della VF.
Prof. Andreatta Mons. Liberio, Presidente Fondazione Fs Italiane
L’Associazione Europea delle Vie Francigene (A.E.V.F.) per festeggiare il 30° anniversario della certificazione come Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa, vuole lanciare un grande progetto culturale, sociale, di turismo sostenibile e di pace.
Il rapporto tra pellegrinaggio e tema della pace non è definibile come “occasionale”. Il centro, il fulcro dell’”avventura nomade” che caratterizza il pellegrino, è la pace. E non lo è solo simbolicamente o metaforicamente: lo è per essenza.
Se il mondo può e deve essere percorso, se deve poter vedere tracciati i sentieri del cammino umano, significa che tende alla comunione, alla possibilità di costruire le relazioni. Il mondo, quando può essere “camminato”, è un universo di pace. La fine della pace è la fine della possibilità dei collegamenti e dei rapporti; la fine della comunicazione. Un mondo che non è più pellegrinato è un insieme di isole. Il cammino è ciò che ci permette di superare il concetto di isola, in direzione e oltre quello di “arcipelago”. Nessun uomo è un’isola: poiché nessun uomo smette di dirigersi verso un altro uomo; e, questo dirigersi, è costruzione della pace. In questo senso il pellegrinaggio coltiva in sé le radici della pace.
Durante tutto il Medioevo, i pellegrini si diressero incessantemente verso le tre preregrinationes maiores: Roma, il luogo del martirio dei Santi Pietro e Paolo; Santiago di Compostela, luogo dove, secondo la tradizione, giacciono le spoglie dell’Apostolo Giacomo; Gerusalemme e la Terra Santa, luoghi in cui visse e morì Gesù.
Il sogno di ogni pellegrino era quello di arrivare a Gerusalemme che era il “viaggio della vita”, ma le continue guerre lungo i secoli non rendevano facile questo itinerario per cui nacquero una serie di percorsi e luoghi, soprattutto in Italia, che riproducevano i “Luoghi Santi”. Basti pensare ai Santuari dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia.
Gerusalemme: per antonomasia è la “città della pace” e, salendo ad essa, il pellegrino “domanda pace”, quasi la implora: “Domandate pace per Gerusalemme, sia pace tra le tue mura…” Quale straordinario valore assume oggi questa implorazione, mentre vediamo la Terra Santa devastata dalle difficoltà di comunicazione tra religioni, e ostacolate dagli odii di popolo! Gerusalemme è stata da sempre la meta per eccellenza del muoversi del pellegrino: non può esserlo, oggi, di meno. Il credente cristiano non ha altra meta terrena che questa città e non ha altra meta spirituale che non sia significata in questa città.
Quando si arriva a chiedersi: “Sono tranquillo, se vado in pellegrinaggio a Gerusalemme?” significa che una ferita sconvolgente sta attraversando il nostro mondo e la nostra epoca. Eppure, questa è una ferita che incita a ricostruire una strada: da sempre i pellegrini hanno ricostruito strade, hanno dato occasione per stabilire percorsi. Occorrerà riflettere e pretendere che questo cammino, prioritario, decisivo, fondante, torni ad essere quello che significa: se Gerusalemme è “Santa”, lo è per l’opportunità che offre: cammino e incontro di pace.
I viaggi del pellegrino hanno connesso o quasi formato la geografia di questa Europa. I nostri stessi cammini in gran parte ripercorrono le sue vie. Se una “famiglia” europea, nonostante le guerre e le divisioni, è tuttavia riconoscibile, ciò si deve anche, o forse anzitutto, alle reti che il pellegrino vi ha disegnato per secoli: quelle che dalla Francia attraversavano Leòn o Galizia verso Santiago; quelle che discendevano a Roma lungo i difficili passi alpini. Le reti dei jacquot e dei romei. Ma attorno a questi tronchi possenti crescono innumerevoli rami verso i santuari dell’Arcangelo Michele, verso i santuari mariani, ovunque “sanguis martyrum” sia custodito e venerato.
Pellegrini di diverse città e regioni, di diverse lingue e tradizioni, si incontrano lungo questi itinerari, compiono insieme decisive esperienze, riconoscono comuni appartenenze. E maturano anche attraverso questi incontri i grandi linguaggi comuni dell’architettura, della scultura, della pittura, romaniche, gotiche, cistercensi. La rinascita economica e culturale europea a partire dal X secolo trova anche in questi fenomeni le proprie radici.
Sapranno oggi gli uomini trovare analoghe vie di incontro e confronto? Sapranno ancora viaggiare insieme, gli uni incontro agli altri, affrontando insieme il pericolo, i rischi dell’andare? O l’uomo attuale è gelosamente chiuso nel proprio “io”, incapace ormai di abbandonarlo, incapace di compiere alcun esodo dalla propria casa, dalle proprie abitudini, dai propri interessi’ Ecco perché l’esperienza del Pellegrinaggio ci provoca tutti, credenti e non credenti, religiosamente, culturalmente e politicamente.
Un altro aspetto dell’idea di pellegrinaggio merita oggi tutta la nostra attenzione: essenziale al viaggio non è soltanto la meta, il “risultato”. Il pellegrino anela, certo, al luogo, ma non ha fretta di raggiungerlo; per lui il cammino non è affatto un ostacolo, un impedimento, qualcosa che sarebbe meglio non fosse. Nell’idea di pellegrinaggio il cammino è altrettanto essenziale della meta. Pellegrino non è colui che è giunto alla meta, ma colui che continuamente procede per raggiungerla. Il pellegrino rimane sempre in cammino, egli sa che lo stesso termine ultimo del suo viaggio non è che immagine, che icona della meta. Lo stesso luogo cui egli perviene, per aspera, anche il più simbolicamente intenso, non è in verità che una tappa. Egli vi attinge nuova forza e nuova fede per continuare a camminare. La meta insomma non pone fine al pellegrinaggio, ma ne rafforza il significato, lo alimenta.
Concludo, tornando alla Gerusalemme terrena, in quanto essa per il pellegrino rappresenta la città simbolo della Gerusalemme Celeste, meta finale di ogni Cristiano.
Poiché Gerusalemme è una città che cerca la propria pace, ecco che il nostro muoverci verso di essa assume una dimensione di speranza e di utopia.
L’” utopia” è “un non luogo”, una meta che forse non esiste ancora, ma che occorre cercare ed elaborare. Il cammino verso Gerusalemme, città della pace, è quello stesso muoverci spiritualmente in direzione dell’utopia che sappiamo realizzata in Cristo: “Egli è la nostra pace” dice San Paolo nella Lettera agli Efesini.
E qui ritroviamo la nostra precisa identità di cristiani che camminano nel mondo guardando alla propria meta, che è Cristo. La modalità con cui il cristiano cerca la pace, infatti, non è quella “mondana”: “vi do la pace” dice Gesù nel Vangelo di Giovanni “non come la dà il mondo”. Cioè, non semplicemente come il contrario della guerra, o come una alleanza instabile, o per motivi di ordine politico: la pace di Gesù non è mai “politicamente corretta”. È la pace creativa, attiva e non passiva: è capacità di accoglienza e di confronto; è possibilità di superare le divisioni che nascono dalle razze, dalle lingue (Babele!), dal sesso ecc.; è occasione di misurarci con le diversità e di considerarla una “chance” più che un ostacolo, è, infine, una scelta di vita, per cui non è mai vero che la vendetta è più forte del perdono.
A questo è chiamato il pellegrino quando cammina su “sentieri di pace”: a misurare il proprio esodo, la propria utopia, la propria nostalgia di Gerusalemme sulla misura dell’accoglienza e del perdono.
Dopo che ha perdonato chi gli è stato d’intralcio nel cammino, il pellegrino guarda alla Città Santa e alza la propria lode: “Come sono belle le tue mura Gerusalemme!”
E, giunto al termine del suo pellegrinaggio, celebra la festa.
BIO
Prof. Andreatta Mons. Liberio è esperto di Turismo Culturale/Religioso e di Turismo Lento. E’ stato Responsabile dell’Accoglienza dei Giubilei dal 1975 al Grande Giubileo del 2000. E’ nel Direttivo di Federturismo, Presidente della Fondazione FS e nel Consiglio della società TTI-FS. Autore di libri e Curatore della Collana “Itinerari dello Spirito”.
Natacha Bouchart, Maire de Calais depuis 2008
L’histoire de Calais est liée depuis des siècles à son positionnement géographique stratégique.
La Via Francigena, à l’origine Via Agrippa qui reliait Rome à notre territoire est certainement la voie européenne la plus ancienne. De Canterbury à Rome, 1 800 kilomètres qui dévoilent toute la diversité et la beauté des paysages, monuments, cultures et traditions de chaque région française traversée. Dès le Moyen-âge, les pèlerins empruntaient ces routes pour se rendre à Rome sur les tombes de Saint Pierre et Saint Paul et rencontrer le pape.
Aujourd’hui, Calais est fière d’appartenir à l’association européenne de la Via Francigena.
Il y a bientôt 8 ans, j’ai souhaité que la ville adhère à ce réseau européen pour plusieurs raisons.
La première, nous sommes une zone d’échange et de passage et nous souhaitons nous intégrer à cet itinéraire culturel européen. Calais, chaque année, voit passer par son port et son tunnel sous la manche plus de 10 millions de passagers, dont les marcheurs de la Via Francigena. Il s’agit de faire découvrir notre ville et d’accueillir tous les marcheurs européens et internationaux reliant l’Angleterre à l’Italie.
Calais est également depuis avril 2019 labélisée par le ministère de la Culture : Ville d’Art et d’Histoire. La ville travaille sur la valorisation de ses patrimoines et à leur restauration depuis de nombreuses années. Calais possède également le label UNESCO avec son beffroi, inscrits parmi les 23 beffrois français sur la liste du patrimoine mondiale, ainsi que la statue des bourgeois de Calais et cette renommée pour la production de dentelle mécanique leavers connu dans le monde entier dans la haute couture.
Ville de départ de la Via Francigena en Europe continentale, nous accueillons les pèlerins qui marchent sur le GR145 caractérisant cet itinéraire culturel européen dans notre ville et le long de notre plage. Un travail important est fait avec la fédération française de randonnée.
Chaque randonneur peut faire valider sa crédenciale dans les points patrimoniaux et touristiques de la Ville. Je vois régulièrement des marcheurs devant le point de départ officiel de la Via francigena au niveau de l’église Notre Dame, un joyau du patrimoine avec son style perpendiculaire anglais ou vers la plage. Ceux-ci suivent le fléchage officiel du départ depuis la façade de l’église.
Je peux vous dire que Calais a l’ardente volonté de protéger et valoriser son patrimoine, que la ville se renouvelle également avec de grands projets comme celui de « Calais la plage » avec ses machines exceptionnelles : le dragon, l’iguane et le futur varan. Le long du GR145 Via Francigena, les marcheurs peuvent admirer depuis l’automne 2019 des créatures mécaniques imaginées par l’artiste François Delarozière tel le Grand Dragon de Calais présent sur le front de mer.
Pour toutes ses raisons, je vous invite à nous rendre visite à Calais et bien sûr, marcher sur la Via Francigena !
Notre territoire investit autour des moyens de déplacement doux avec une politique importante de développement de voies cyclables dans la ville et l’agglomération. Traversée par deux vélo routes européennes, j’imagine pour l’avenir Calais être le départ d’une Via Francigena cyclo touristique !
BIO
Natacha Bouchart est élue maire de Calais en 2008. Depuis, cette date elle a fait du renouveau de l’image de Calais sa priorité en promouvant une politique d’attractivité touristique de la Cité des Six Bourgeois. La Via Francigena avec sa mise en valeur en est un de ses ressorts.
Catherine Bradley, Head of Strategic Programmes, Kent County Council, Kent Downs National Landscape
The Via Francigena in the UK coincides with the North Downs Way National Trail and covers 30km of glorious countryside in a region celebrated as the “Garden of England.” It’s more than just a trail—it’s a tapestry woven with threads of history, culture, and natural beauty.
Beyond its allure as a tourist hotspot, the Via Francigena serves as a lifeline for economic prosperity, breathing life into quiet rural pockets of Kent. Unlike some other sections, the UK route is predominantly off-road, allowing travellers to immerse themselves in the tranquillity and beauty of the landscape.
The Via Francigena in Kent meanders through time and culture, where travellers will encounter a tapestry of medieval churches, quaint pubs steeped in history, remnants of early mining communities, modern art sculptures and echoes of ancient settlements, each offering a glimpse into Kent’s rich past and giving a voice for how communities of the future will champion nature engagement and wellbeing.
I coordinate Kent Downs investments along the route in many different ways. Kent Downs National Landscape has funded physical route improvements such as off-road resurfacing and signage showing the Via Francigena along the whole route. In the urban sections of Canterbury and Dover we have installed brass pavement signage showing the route to Canterbury and Rome. We have funded 7 information panels and 4 public sculptures along the route, celebrating pilgrimage through art.
We have run 3 pilgrim festivals in Kent, the largest and most successful festival that Kent Downs paid for and coordinated was in 2022. Kent Downs spent £50K on this festival which attracted over 4,000 attendees. Kent Downs coordinated a range of partners including the District Councils, church groups, the Confraternity of Pilgrims to Rome, British Pilgrimage Trust, Canterbury Cathedral and multiple community groups and individuals, and together we delivered over 60 events.
Via Francigena has enabled a world of collaboration and camaraderie with the European Association of the Via Francigena and other partners already mentioned. We have joined forces to share our commitment to social justice and human dignity; with Refugee Tales who advocate against the detention of asylum seekers, and St Martin’s in the Field who use Pilgrimage to highlight homelessness.
The route can only get better. In the future it will of course be fully designated as a UNESCO world Heritage Site. It will be a destination for pilgrims worldwide offering a more tranquil pilgrim experience than some of the more commercialised routes. The Via Francigena will be supported by all stakeholders who care about health, wellbeing, successful rural business and a positive opportunity for people to engage with nature and heritage.
BIO
Catherine Bradley is personally passionate about walking and pilgrimage but has also made the Via Francigena a professional focus. Catherine has driven over €2 million of investment in the Via Francigena in Kent since 2016 through EU funded programmes such as the Green Pilgrimage and EXPERIENCE projects. Catherine is a keen walker and has enjoyed exploring multiple sections of the Via Francigena in the UK, France, Switzerland and Italy.
Sandy Brown, Guidebook Author at Cicerone Press
Pilgrimage walking heightens the senses, especially the sense of hearing. The pilgrim who has walked outside in the fresh air for many days grows accustomed to simple and pure sounds: footsteps, breath, the rustle of wind in trees. After a few weeks of walking, a noise from civilization – say, a car engine – sounds like violence.
Once within this state of heightened pilgrimage listening, I heard the distant sound of a church bell coming on the wind from across the fields. Of course, I had heard church bells before. I had rung church bells before, with the rope that swung the bell almost lifting me off the ground. But this time, from across the fields, the sound entered my ears and sparked a deep memory. I sensed at that moment I was hearing a sound first heard hundreds of years ago by my ancestors. For a thousand years the peal of bells made them look up from their labors, calling them to rest, to gather, to celebrate, to mourn, to fight, to flee. And 9000 kilometers from home, I, a rootless American on pilgrimage in Europe in the 21st century, was hearing the sound again for the first time.
As an American, I’m an emigrant, and I know mostly emigrants. We left behind our ancestral fields and valleys and hills. We left behind the sound of our village church bell. After a long absence, my walking on the Via Francigena brought the sounds heard by my ancestors back to my ears.
Beyond hearing, I see my ancestors, too. For my books I take pictures of my ancestors peeking at me in the art. At the stained-glass windows in Rosnay-l’Hôpital I take snapshots of my French family of farmers and soldiers with faces like mine and clothes like costumes from a play. I look up in the library at the Siena Duomo and behind the colorful figures in the foreground I see my Italian forebears strolling or chatting or praying or gathering arms to fight.
To walk the Via Francigena is to allow the quiet of many miles to caress you into a sense of openness, and then to let the onward path fill that openness with images of home. Not today’s home; the home from centuries ago. The one we left, the one rich in memory, in meaning.
We’ve been back since we left. As I walk through the peaceful battlefield cemeteries of Northern France, I think of my grandfather who fought here in the Great War. He fought, lived, and left. Again.
As for me, I couldn’t leave. On May 4, 2016, the pilgrim tide washed me ashore into Lucca. I wandered the narrow streets. I wrote some reflections on my phone under the sparkling mosaic of Jesus and the Apostles at the Basilica di San Frediano. I was curious who this San Frediano was, and after a few minutes on the Internet I discovered he was an Irishman, likely washing up with the tide, like me, in Lucca on the Via Francigena. I learned that Richard of Wessex was buried inside, Richard having died in Lucca on his Francigena pilgrimage, his grieving sons Willibald and Winibald continuing without him to Rome and Jerusalem. I learned that Santa Zita was buried inside, too, and that when she died in 1278 all the church bells in Lucca spontaneously began to ring, in sadness for her death and in joy for her new life.
And that sunny day in 2016 the bells of the Basilica di San Frediano began to ring. I sat there in the sun as they rang, enveloped in the lush cacophony. And I remembered.
When I returned to America, I told my wife I wanted to move. To Lucca. On the Via Francigena. It took five years, but we are here. I see pilgrims every day in season walking the streets, and on Sunday mornings, when the bells of San Frediano ring, I am happy in a deep way, happy after all these centuries to have the sound of a church bell back in my life.
BIO
Sanford “Sandy” Brown is author of the three-part Cicerone Press guidebook series on the Via Francigena from Canterbury to Rome and is currently working with co-author Nicole Bukaty on a new guidebook for the Via Francigena in the South. Sandy lives in Lucca, Italy, with his wife, Theresa Elliott.
Luca Bruschi, Direttore AEVF
Della Via Francigena ne avevo sentito parlare tanto durante il Giubileo del 2000 ed avevo letto diversi articoli sulla stampa locale negli anni successivi. Fu nel 2004 che inizia a conoscere meglio l’itinerario culturale europeo con studi, ricerche, raccolta dati e testimonianze, interviste: ciò avvenne in occasione del master in Economia del Turismo presso l’Università Cattolica Sacro Cuore di Piacenza, per il quale avevo vinto una borsa di studio messa a disposizione dal comune di Fidenza. All’interno di questo master, presentai il “case study” sull’Analisi dello sviluppo e frequentazione di pellegrini lungo la Via Francigena ed il “project work” intitolato “analisi di benchmark tra Cammino di Santiago e Via Francigena”. Dal 2005 al 2008, ho percorso il cammino spagnolo e la Via Francigena, dal Gran San Bernardo a Roma. Nell’autunno 2004, nel frattempo, avevo svolto uno stage con l’Associazione dei comuni italiani sulla Via Francigena (divenuta AEVF nel 2005) mentre l’anno successivo avevo iniziato la mia collaborazione professionale con l’associazione che, proprio in quegli anni, stava iniziando a crescere. Da questo momento la mia connessione con la Via Francigena è divenuta sempre più forte, sia a livello personale, sia a livello lavorativo.
La considero prima di tutto una grande passione che si è trasformata in un lavoro che abbraccia tante sfere: da quella socio-culturale a quella turistica, da quella economica a quella relazionale. Dopo vent’anni, devo dire che la mia passione per questo lavoro e per lo sviluppo dell’itinerario non è certo diminuito, semmai è aumentato. In primis grazie al fatto di poter toccare con mano quotidianamente i risultati di questa rete internazionale, consolidata e forte, che è divenuta l’Associazione Europea delle Vie Francigene.
La Via Francigena rappresenta una linea che attraversa l’Europa, da nord a sud, attraverso lo spazio ed il tempo. In particolare l’elemento culturale, variegato e identitario, diventa l’elemento che caratterizza l’itinerario in tutta la sua interezza: lungo la strada si sono sviluppate in 1000 anni civiltà, comunità e culture che hanno lasciato una straordinaria testimonianza tangibile: dalle pievi alle cattedrali, dalle fortezze alle abbazie, dagli ospitali ai giardini, dalle piazze ai ponti. Tutti questi siti culturali li possiamo immaginare come delle autentiche e uniche perle, unite tra di loro proprio dal percorso della Via Francigena che ne diventa la collana che le unisce. Ma occorre aggiungere una riflessione ulteriore: la Via Francigena ha il suo valore aggiunto nelle persone fisiche che abitano le comunità locali e frequentano il sentiero, facendolo quindi diventare un elemento vivo, umano, luogo di scambio di pensieri e idee.
Nel 2021, per celebrare i vent’anni dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, abbiamo percorso interamente tutto l’itinerario per 3.200km. E’ stata l’ occasione per immergerci nell’autenticità dei singoli territori e per conoscerne tutto il patrimonio, materiale e immateriale, presente lungo il cammino. Oggi tutto questo patrimonio lo si potrebbe raccogliere e raccontare all’interno di un atlante, utile anche per conoscere la storia dell’Europa. La forza dell’itinerario è proprio in questa sua dimensione internazionale che mette insieme Paesi con storie e culture diverse, ma con una forte comune identità europea che unisce Inghilterra, Francia, Svizzera, Italia.
Non posso che immaginare radioso il futuro della Via Francigena grazie all’importante lavoro che istituzioni, associazioni, categorie economiche e mondo della ricerca riusciranno a fare insieme, preservandone sempre la componente europea e mettendo in rete le comunità locali per migliorare la fruibilità del percorso, con l’obiettivo di renderlo accessibile a tutti. Senza mai dimenticare l’importanza della meta finale: Roma, ma anche Brindisi e Santa Maria di Leuca. Sono in questi luoghi dove si conclude l’esperienza dei pellegrini lungo la Via Francigena. Un viaggio che per molti diventa memorabile, unico, irripetibile e di trasformazione personale.
BIO
Luca Bruschi ha una formazione in ambito di patrimonio culturale, turismo e comunicazione. Lavora dal 2004 con l’Associazione Europea delle Vie Francigene ed ha percorso numerosi itinerari culturali e vie di pellegrinaggio a piedi in Europa. E’ giornalista pubblicista. Dal 2022 è membro del Comitato Permanente del Turismo in Italia.
Velia Coffey, Former Deputy Chief Executive of Canterbury City Council
The Via represents a direct link with European history, heritage, trade, culture, communities, and people going back more than 1000 years. It’s a route that helps break down barriers, forges understanding and tolerance and enables friendship, camaraderie, and positive collaboration between the people of different European nations and regions. The route is also a vehicle for promoting slow and responsible tourism. Personally, it has helped me maintain a positive connection with Europe throughout recent changes in British national and local government, along with changing political policies and priorities.
The Via Francigena has been part of my social and working life since 200, when aged 50 years, I travelled by bicycle from Canterbury to Rome. Later, I became a representative on the EAVF representing the England section of the route on behalf of Kent County Council and Canterbury City Council, eventually to become an EAVF Vice President until my retirement in 2018. On the bicycle journey, I was accompanied by 26 others, including my then 17-year-old son Luke. I can sincerely say that it was a life changing experience which introduced me to the value of modern pilgrimage and its spiritual, physical, and emotional benefits. It also provided me with valuable insight when it came to undertaking my work for the EAVF as I had personally experienced many of the goals and values of the organisation, especially in its capacity as a carrier of this Cultural Route of Europe. Although only 30kms of the Via Francigena are in England, Canterbury’s historic significance as the zero-kilometre destination far outweighs its geographical contribution! I am pleased that my colleagues and I have helped put the Via on the map in our region through the provision of signposts for hikers, information boards, conferences, and websites. And of course, the ongoing relationship with Canterbury City Council and Canterbury Cathedral will cement the relationship with the EAVF. In 2017 I cycled once again from Canterbury to Rome with eight of the 2007 group and arrived in Rome just in time to enjoy my 60th birthday! While in there I was delighted to receive a public recognition award for the development of the Via Francigena in England and Europe from EAVF President Massimo Tedeschi. My most recent Via Francigena experience was in 2021 when I walked both the first and final 10km of the Road to Rome 2021 Start Again 3,200km long march. Being part of that initiative really brought to life the principles of the Via; meeting new people, hearing new stories, and exchanging ideas and experiences; it was wonderful to play a small part.
On a personal note, in 2027 I hope to cycle the Via Francigena South with my friends – 20 years on from our first ride to Rome. For the route generally, I hope that many more British people will join the thousands of other European, North American and Antipodeans that have experienced some or all of the route. In these troubled and uncertain times, it is even more important that simple ways to bring people together, to share experiences, promote kindness and tolerance are enabled. The Via Francigena does this! I hope that it is rewarded with UNESCO world heritage status too!
BIO
Velia Coffey worked 40 years in local government, most of which were with Canterbury City Council. She became responsible for connections to the EAVF in 2008. Her main role was to encourage the cooperation of the Regional and other local municipal authority for the English section of the route. She also organised signage for the English section as well as conferences and information to promote the Via Francigena. She became a Vice President of the EAVF. In July 2017, she was honoured with an award from the Association for her contribution to the Association’s work.
Immacolata Coraggio e Franco Sterni, Ospitalieri presso Domus Peregrini, Montefiascone
Come molti, al rientro da Santiago ho desiderato portare nella mia vita ordinaria il meraviglioso senso di appartenenza sperimentato lungo il cammino. Da qui è nato il mio percorrere la VF e narrarne l’esperienza con la mostra “Porti il mio saluto al mondo” (in collaborazione con Marco Degli Esposti, attualmente disponibile presso la Domus Peregrini). In seguito, aderisco agli hosvol (nel libro Hospitalero la mia esperienza a Bercianos) e, nel 2011 tra i formatori per ospitaleri, incontro mio marito Franco. Da allora, abbiamo condiviso l’essere pellegrini, ospitaleri, formatori e la nostra vita.
Il sogno di entrambi di fare del cammino e dell’accoglienza il nostro vivere quotidiano ha preso corpo nel 2016 a Montefiascone (fb POP Domus peregrini). Quindi cosa rappresenta per me la VF? È casa, vita, rete sociale, interfaccia con il mondo. Le nostre scelte di vita, i progetti a cui partecipiamo e divulghiamo (sulla pace, sull’accoglienza, sulla sostenibilità) assumono una dimensione sociale e politica. L’interazione con persone di tutto il mondo, di ogni ceto ed età ci apre agli altri e ci costringe a fare i conti con i nostri pregiudizi e con la difficoltà ad essere davvero accoglienti. L’interazione con altre realtà, in particolare con la giovane rete POP ci è di stimolo e di sostegno. Ho visto da subito nei cammini uno strumento di crescita personale, un’opportunità di sperimentare in maniera protetta un diverso modo di interagire con l’altro da me e contemporaneamente uno strumento di sviluppo socioeconomico sostenibile che favorisce una microeconomia diffusa piuttosto che una economia vampira in cui grandi realtà multinazionali fagocitano piccole realtà locali. Purtroppo, quando un fenomeno da esperienza di nicchia diventa di massa, spesso si snatura. È quanto, secondo me, accaduto sul cammino di Santiago, diventato sempre più un fenomeno di moda, turistico-consumistico, percorso in pullman, auto, moto; bellissimi tratti o luoghi, resi accessibili a qualsiasi mezzo, hanno, in questo modo, perso il loro fascino e la loro magia.
Quello che immagino per la VF e gli altri cammini è una triste sorte analoga, quello che mi auguro è che mantengano lo spirito di microeconomia, la magia dell’incontro e della solitudine, che rimangano “musica per l’anima”. È un difficile equilibrio stimolarne la crescita e non snaturarli! Proprio con quest’intento è nata POP (fb POP Pellegrini che ospitano Pellegrini) una rete di strutture lungo i cammini italiani (attualmente 18 accoglienze di cui 8 sulla VF) che, condividendo lo stesso tipo di accoglienza, cercano di mantenere vivo uno “spirito” del cammino di difficile definizione. Due le caratteristiche comuni: siamo pellegrini e condividiamo la cena. Un pellegrino ospitalero sa di cosa ha bisogno il pellegrino accolto, ne conosce i bisogni primari, sia fisici che emotivi. Sa che togliere le scarpe, mettere i piedi a bagno e bere qualcosa di fresco è prioritario sulla registrazione e al timbro sulla credenziale…E che un abbraccio e l’ascolto valgono più di un albergo a cinque stelle. Condividere la preparazione della cena, mangiare insieme e rigovernare sono momenti importanti di conoscenza che facilitano la trasformazione da estranei ad amici. Ecco siamo pochi, forse aumenteremo, forse no, tuttavia siamo qui ad aprire le nostre case e i nostri cuori all’altro da noi, cercando di mantenere viva in noi stessi la fiamma del sogno che ci ha stregato nei nostri cammini e di accenderla nei cuori di chi accogliamo.
Cammini come amori, il primo cammino di Santiago l’ho percorso nel 2003 ed è stato il mio indimenticabile primo amore. La Via Francigena è stata il secondo amore, percorsa dall’appennino bolognese, dove vivevo, fino a Roma, nel 2011. Ho camminato lungamente su svariati cammini ma, al di là delle differenti caratteristiche di percorsi, paesaggi, storie, pietre, incontri c’è una dimensione comune in ogni percorso: è la possibilità di fare contemporaneamente un viaggio di conoscenza fuori e dentro di sé. È necessaria una particolare attenzione, sensibilità, curiosità per intraprendere un cammino così, spesso non si è neppure consapevoli di questa opportunità, molte volte soltanto quando si rientra nella vita di tutti i giorni ce ne rendiamo conto.
In Italia negli ultimi anni c’è stato un fiorire di nuovi cammini, ognuno con una sua specifica storia e bellezza che non è possibile confrontare tuttavia è innegabile che la VF abbia un fascino storico ed emotivo unico, che percepisci nel tuo attraversare territori e paesaggi che si sovrappongono a quelli interiori. Dopo l’esperienza di numerosi cammini e il volontariato con gli ospitaleri volontari spagnoli, con mia moglie Immacolata abbiamo comprato casa sulla VF sull’antico basolato romano tra Montefiascone e Viterbo per farvi un’accoglienza a donativo, la Domus Peregrini. Si mangia e si dorme in spazi comuni, questo permette l’incontro fra persone di estrazione, cultura, nazionalità, età diverse che produce un arricchimento impagabile. Negli ultimi anni è aumentato considerevolmente il numero di chi percorre i vari cammini italiani; mentre un tempo i pellegrini erano pochi e rappresentavano una sorta di nicchia, ora rappresentano uno spaccato della società con diverse caratteristiche ed esigenze. Alla tipologia del pellegrino di un tempo che nulla pretende e che è grato per l’accoglienza che riceve, si sono aggiunte altre differenti figure con richieste di servizi commerciali di vario genere.
Questo rischia di snaturare il senso intimo del cammino. Nel nostro piccolo questionario tra chi accogliamo, tra le motivazioni indicate quella religiosa è la meno frequente; la motivazione spirituale è prevalente, tuttavia altre motivazioni di tipo più prosaico sono sempre più dichiarate. Non riesco a immaginare il futuro della VF, ho il terrore che venga fagocitata e abbruttita dal business commerciale che impedirà progressivamente alle strutture pellegrine di esistere. Tuttavia, la via è molto antica, nei secoli ha vissuto momenti di popolarità e di abbandono, e sempre è risorta come una fenice di bellezza e opportunità per noi piccoli umani che continueremo a percorrerla.
BIO
Immacolata Coraggio è pellegrina, ospitalera volontaria, formatrice di ospitaleri. Con suo marito Franco accoglie pellegrini nella Domus Peregrini di Montefiascone, fondatrice, nel 2023 con altre due accoglienze, della rete POP, attualmente costituita da oltre 20 membri (fb POP). Autrice di Hospitaleros, Terre di Mezzo.
Franco Steri è pellegrino, ospitalero volontario, formatore di ospitaleri. Con sua moglie Immacolata accoglie pellegrini nella Domus Peregrini (fb POP Domus Peregrini) di Montefiascone, fondatrice nel 2023 con altre due accoglienze di POP (Pellegrini Ospitano Pellegrini), attualmente costituita da oltre 20 membri.
Giovanni Corrieri, pellegrino
Sono felice dell’opportunità che mi date di esprimere l’opinione di un vecchio pellegrino nell’importante anniversario di questo stupendo cammino che porta alla tomba del principe degli Apostoli: San Pietro.
Cosa rappresenta per me la Francigena? Bella domanda! Rappresenta senz’altro una svolta importante nella mia vita. C’è un prima e un dopo. I cammini se fatti con il giusto spirito, se sai abbracciarli, condividerli, se sai cercare le tracce di chi ti ha preceduto, se sai lasciare le tue tracce a chi ci sarà dopo di te, se sai imprimerteli nel cuore, nella mente e nello spirito allora ti fanno vedere la vita in un modo straordinariamente diverso da quella che viviamo ogni giorno. Il cammino ti fa sentire fratello con chi incontri perché è libertà, ti fa sentire felice perché è amore, ti fa sentire utile agli altri perché è condivisione. A chi mi chiede cosa mettere nello zaino dico di non dimenticare una bustina di semi d’amore e di spargerli a piene mani per un domani senza odio in modo da poter vivere tutti mano nella mano come fratelli, senza confini. Durante il cammino l’abbraccio con chi si incontra, con chi ci accoglie ha qualcosa di magico, potrei dire di irreale nella realtà della nostra vita di ogni giorno. Ecco che altrettanto magicamente la nostra vita cambia. Il cammino è come una malattia inguaribile, se lo sai abbracciare, amare, condividere, non puoi più lasciarlo e la Via Francigena è maestra di questo miracolo.
La mia esperienza sulla Via Francigena parte da lontano. Già negli anni Ottanta organizzavo, percorrevo tratti della Francigena nel territorio a me vicino, diciamo fra Lucca e Siena. Mi ero imbattuto in testimonianze del passaggio di pellegrini durante alcuni scavi archeologici come la pieve di Sant’Ippolito in Anniano e questo mi aveva incuriosito molto. Con un programma “Trekking e Cultura, Camminare nella Storia” molte persone hanno potuto, in quegli anni, conoscere tratti importanti di questa Via. Mi ricordo che nel 1994/5 venne segnato il tratto Lucca Siena con cartelli direzionali in legno dei quali resta ancora qualche testimonianza con tanto di sponsor. Poi il 2000, l’anno Santo, il Giubileo. Gruppi di scout si muovono verso San Pietro, mi chiedono di accompagnarli ed io non mi tiro indietro, ormai conoscevo abbastanza bene il cammino anche se un po’ diverso da quello attuale. Poi lo sviluppo, la nascita di AEVF, la mia regione (la Toscana) che si erge come protagonista investendo molto e bene sulla Via Francigena. Dal 2013 mi sono dedicato al cammino con persone disabili, con loro ho percorso la Via Francigena fino a San Pietro, dove ho incontrato Papa Francesco, indimenticabile il mio abbraccio con Lui, così come le parole che ci siamo scambiati e che mi porterò nel cuore come incise col fuoco. Molte volte sono arrivato a Roma percorrendo la Via Francigena ed ogni volta è stato per me un nuovo straordinario cammino. Per il futuro non vedo cose belle, mi spiace. La Via Francigena sta diventando sempre più un prodotto turistico perdendo così quella spiritualità, che l’ha resa famosa, quel fascino di un cammino che porta i pellegrini alla tomba del Principe degli Apostoli. Spero, mi auguro, di sbagliarmi ma la direzione che ha preso questo importante cammino sta soffocando il mio spirito. Non perché il turismo non ci debba essere, anzi ci deve essere, ma deve essere tutelata la dimensione spirituale di questo straordinario cammino rendendolo percorribile a TUTTI. Ma la mia immagine di un futuro della Via Francigena resta quella della speranza per un cammino senza barriere sia fisiche che mentali come esempio di cammino di vita per tutta l’umanità. Lo so è solo un sogno, ma a volte i sogni e le speranze possono avverarsi. E con questo sogno e questa speranza di un cammino veramente libero stringiamoci tutti in un grande abbraccio pellegrino. Evviva la Via Francigena.
BIO
Giovanni Corrieri è stato artigiano dal 1969 ed è pensionato dal 2011. Dal 1980 accompagna alla scoperta del territorio toscano migliaia di persone per una maggiore conoscenza della cultura, dell’arte e dei paesaggi, fondatore nel 2005 di A.T.V.F. (Associazione Toscana delle Vie Francigene). È pellegrino e ospitaliero, nel 1998 ha scritto un libro su Balconevisi e nel 2015 ha scritto “La Via Francigena in Toscana”. Accompagna ogni anno persone con disabilità e nel 2020 la regione Toscana gli ha consegnato l’attestazione di “ambasciatore della Via Francigena Toscana”.
Giovanni D’Agliano, Ex Responsabile di settore. Progetti speciali integrati di sviluppo turistico, Regione Toscana
Di Via Francigena, in Italia, si è cominciato a parlare nei primi anni Novanta del secolo scorso per poi arrivare ad un primo, fondamentale, passo concreto, che è stata la costituzione dell’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF), concretizzatasi nell’anno 2001. È però innegabile come solo dal 2009/2010, soprattutto grazie alla determinante spinta della Regione Toscana, si siano cominciati a produrre significativi passi verso la realizzazione di un percorso ben segnalato, infrastrutturato e percorribile in sicurezza da pellegrini e turisti.
Ecco, io ho avuto la fortuna di trovarmi, in qualità dirigente del Settore cui era affidato il progetto, proprio al centro del motore che ha guidato la crescita, ormai irreversibile, della Via Francigena come fattore di sviluppo culturale, ma anche turistico. Questa lettura della Via Francigena, vista anche sotto il profilo di prodotto turistico capace di valorizzare economicamente territori straordinari, ma del tutto o quasi dimenticati dai tradizionali flussi turistici, è stata la vera novità nell’approccio al tema. Va sottolineato come questo passaggio sia stato tutt’altro che indolore e privo di polemiche. Molti, soprattutto gli storici medievisti, hanno sottolineato come si procedesse verso una forzatura antistorica visto che la Via francigena era da considerarsi più un fascio di vie che non un itinerario ben determinato. Personalmente, pur convinto della correttezza storica delle ragioni addotte, ho sempre pensato che non esistesse alcun approccio antistorico nell’individuare, tra l’altro seguendo una autorevole traccia come il diario dell’Arcivescovo Sigerico nel suo viaggio di ritorno da Roma a Canterbury, un percorso significativo e renderlo finalmente fruibile per pellegrini e turisti determinando, conseguentemente, motivi di sviluppo economico dei territori attraversati. Ma non furono solo gli storici a sollevare perplessità: non pochi operatori turistici obiettavano sulla opportunità di investire su un progetto che, rispetto ai diversi turismi già affermati in Toscana, poteva portare numeri considerevolmente più bassi. Noi, per fortuna in una assoluta sintonia tra politica e tecnica, andammo comunque avanti riscuotendo successi in termini di sviluppo dei luoghi fino ad allora meno frequentati e consentendo a diversi esercizi commerciali di sopravvivere in realtà ove, altrimenti, sarebbe stato difficile farlo. Non può, tra le altre cose, essere dimenticato l’entusiasmo con cui la maggior parte dei comuni toscani aderì al progetto e che tutt’ora dimostrano di avere. Non possiamo, purtroppo, dire che questa linea operativa abbia avuto in Regione Toscana un seguito nel tempo, con la rinuncia miope ed incomprensibile alla raccolta di risultati facili da ottenere, significativi, se non nei numeri assoluti, almeno nella valorizzazione di territori meno frequentati dal turismo in entrata in regione.
Il periodo che va dal 2010 al 2015 ha significato, per la Regione Toscana, ma anche per tutti i soggetti insistenti sul tracciato, un periodo di grandi investimenti e di lavoro finalizzato al raggiungimento, dopo molti anni di discorsi scarsamente produttivi, di risultati tangibili. L’ingente investimento operato dalla Regione Toscana, ma anche l’assidua opera di monitoraggio e controllo sull’ attività dei comuni coinvolti nel progetto operata dagli uffici regionali, ha prodotto, caso tutt’altro che frequente nel nostro Paese, la realizzazione di opere (oltre 300 su tutto il tracciato), per circa 15 milioni, in un tempo inferiore ai quattro anni. La grande sintonia che io e il mio staff ha avuto con AEVF e con il suo Presidente Massimo Tedeschi ha, inoltre, consentito la possibilità di estendere il modello ad altri comprensori italiani insistenti sul percorso. Pur senza averne le prove, ritengo che anche la sensibilità verso i cammini dimostrata a livello ministeriale negli ultimi anni, sia almeno in parte figlia di questa stagione di successi.
L’esperienza sul tema della Via Francigena ha rappresentato per me un arricchimento immenso sia in termini professionali che umani tanto che anche adesso, quando posso, cerco di portare il mio modesto apporto verso un ulteriore sviluppo dell’itinerario; la cosa curiosa, a questo proposito, è che al momento in cui mi fu comunicato di dovermi occupare di questo tema, ne fui tutt’altro che entusiasta. Pensavo, in quel momento, che un ateo che si era occupato sino a quel momento soprattutto di turismo balneare ed enogastronomico poco avesse da dare in questo campo. Gli eventi hanno dimostrato, pur senza scalfire il mio ateismo e la passione per il mare, come si possa svolgere un buon lavoro appassionandosi ad un tema del tutto nuovo come quello che mi era stato affidato.
BIO
Giovanni D’Agliano: Laureato in Scienze Agrarie lavora nel settore agricolo, in particolare nella difesa delle colture florovivaistiche. Nel 1997 passa alla direzione dell’APT “Costa degli Etruschi”, nel 2010 lavora nell’ambito dei Progetti Speciali per il Turismo nella Regione Toscana. Si occupa del progetto “Via Francigena” dando particolare stimolo allo sviluppo della Via. Riceve il “Pubblico Riconoscimento” di AEVF e il Sigerico d’oro. Dal 2015 passa a dirigere il Settore Politiche Abitative della Regione Toscana fino al 2020, anno in cui decide di andare in quiescenza pur continuando a collaborare con AEVF.
Fiorella Dallari, Professor Alma Mater Studiorum – University of Bologna
A 30 anni dal riconoscimento, la Via Francigena è il pellegrinaggio più importante verso la Città di San Pietro e San Paolo. Dal 1987 il paradigma della sostenibilità e la riscoperta dell’etica hanno illuminato la mia ricerca sul turismo nel Campus UNIBO di Rimini. Negli anni si affiancarono i temi del patrimonio culturale, dell’Unesco e degli itinerari del Consiglio d’Europa, e poi verso le strade romane ancora vive, testimonianza della forte e permanente capacità di accogliere. Sempre nel 1987, la Dichiarazione di Santiago di Compostela del Consiglio d’Europa andava a rafforzare il tema del pellegrinaggio, rivolto soprattutto ai giovani per costruire una società sostenibile. Così il pellegrinaggio divenne uno strumento per realizzare una società fondata su tolleranza, rispetto degli altri, libertà e solidarietà per un futuro di Pace, condiviso e sostenibile. Nel 1994 partì il progetto “Via Francigena” co-finanziato dalla DG XXIII, sulla base di un Comitato promotore internazionale (OMT, Consiglio d ’Europa, UNESCO e Città del Vaticano), un Comitato scientifico, presieduto dal geografo Lucio Gambi (Università di Bologna) e di un Comitato di coordinamento di Regioni europee.
La mia ricerca sui Cammini, iniziata nel 2003 con la Rotta dei Fenici, stimolò tanti incontri e in particolare con la Via Francigena. Dopo un po’ di stallo, Massimo Tedeschi mise in atto nuove strategie e politiche per stimolare forme sociali di partecipazione volontaria con l’Associazione Europea delle Vie Francigene a Fidenza nel 2001 e da lì cominciò la mia avventura con Massimo Tedeschi, Luca Bruschi e Sami Tawfik. Il 12 maggio 2010 nel Museo della Città di Rimini organizzai il Convegno “I viaggi dell’Anima e della Spada. Strade tematiche a confronto” con una sessione dedicata alle strade d’Italia fra tradizione e innovazione turistica, dove Luca Bruschi e Carla Cropera narrarono l’importanza del pellegrinaggio in epoca medievale e nella società moderna. Da tale anno si susseguirono tanti progetti ed eventi come il “PER VIAM PROJECT – Pilgrim’s Routes in Action. Via Francigena and the Pilgrimage Ways. This is Europe”, l’European Universities Network of Knowledge (EUNeK) e poi il Comitato Scientifico EAVF lanciato durante il 3° Forum della Via Francigena (Monteriggioni, 29 Gennaio 2016), con il sostegno del Centro di Studi Avanzati sul Turismo (Alma Mater Studiorum-Università di Bologna) e Almatourism, la rivista accademica, dove sono presenti molte pubblicazioni e numeri dedicati. L’11 settembre 2021 venne, poi, concluso un accordo con le Associazioni europee della Via Romea Germanica e Romea Strata, le Romee Maggiori per camminare insieme.
Quale futuro, ci aspetta? La guerra scoppiata sei mesi dopo ci sta spingendo lungo un cammino di pace! La nostra ricerca scientifica e didattica è impegnata sul tema “Cultural Routes practices in Global citizenship education perspective for the Peace” insieme al Corso di Formazione Esperienziale “Cammini, Territorio, Spiritualità” per il Giubileo della Speranza dell’Associazione Arte e Fede (Arcidiocesi di Bologna), al Laboratorio “Educare alla Pace” e al progetto “Passi della Pace”. Con la Rete della Cattedre UNESCO Italiane, sarà promosso il Congresso “Liberarsi dalla schiavitù della guerra e di ogni violenza: la filigrana della Pace attraverso la transdisciplinarità.
Buon cammino a tutti, e soprattutto ai Piccoli Romei, giovani camminatori verso la Speranza e la Pace!
BIO
Fiorella Dallari è contrattista-ricercatore dal 1980, poi associato di Geografia economico-politica dal 2004 al Campus di Rimini, Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, e professore Alma Mater dal 1-11-2018. Ricerca: turismo transdisciplinare; pellegrinaggi, itinerari culturali; UNESCO Heritage; ICOMOS Religiosità.
Gaële de La Brosse, Éditrice aux éditions Salvator
J’ai marché vers Rome avant que la Via francigena ne connaisse le renouveau que lui ont impulsé les différentes associations à partir des années 1990. En effet, en 1987, j’ai encadré un camp itinérant à pied, en Italie, comprenant une cinquantaine de jeunes. En un mois, nous avons arpenté les chemins de la péninsule italienne en reliant Florence à Sienne, puis Assise et enfin Rome. En y effectuant la « romée » qui passe par les quatre basiliques majeures (Saint-Jean-de-Latran, Saint-Pierre, Saint-Paul-hors-les-Murs et Sainte-Marie-Majeure) et les trois basiliques mineures (Sainte-Croix-de-Jérusalem, Saint-Laurent-hors-les-Murs et Saint-Sébastien-hors-les-Murs), soit un parcours d’environ 25 kilomètres, nous nous sommes immergés dans la longue histoire de l’Église, en communion avec les tous les chrétiens – urbi et orbi, selon l’expression consacrée.
Ces chemins de pèlerinage (vers Rome et Assise, mais aussi Saint-Jacques-de-Compostelle, Fatima, et de nombreux sanctuaires français) ont structuré mon adolescence. J’ai eu l’immense chance de pouvoir y consacrer ensuite mes activités professionnelles dans trois domaines complémentaires : l’édition, la presse et l’organisation d’événements. Pour ce qui est de l’édition, j’ai ainsi consacré un chapitre à la Via francigena dans le Guide des chemins de pèlerinage (Presses de la Renaissance, 2017), puis je l’ai évoqué dans mon Éloge du Pèlerinage (Salvator, 2021). Pour ce qui est de la presse et de l’événementiel, c’est au sein de l’hebdomadaire Le Pèlerin, auquel je collabore depuis 2009, que j’ai pu accompagner le développement de la Via francigena par divers moyens : articles, interviewes de pèlerins, Facebook lives. Nous avons également accueilli les associations responsables de la promotion de ces chemins aux éditions successives des Forums des chemins (Forum104, Paris), ainsi que sur le stand « Chemins d’étoiles » du salon Destinations nature (Paris Expo).
Je garde aussi un vif souvenir du 20e anniversaire des Itinéraires culturels du Conseil de l’Europe, que nous avons fêté au Puy-en-Velay du 27 au 30 septembre 2007. Mais c’est à Besançon, les 14 et 15 juin 2019, à l’occasion du colloque intitulé « La Via francigena, outils de valorisation de nos territoires », que je me suis immergée dans l’écosystème de ce réseau. Pour l’intervention qui m’avait été demandée sur le thème « Pèlerinage et spiritualité », j’ai recueilli les témoignages d’une douzaine de pèlerins qui m’ont aidée à comprendre la place particulière que tient la Via francigena dans la constellation des chemins de pèlerinage. Avec deux observations majeures : nombreux sont ceux qui se mettent en route vers Rome parce qu’elle est le berceau européen de la religion chrétienne, le siège de saint Pierre et donc de la papauté ; le patrimoine spirituel de Rome est également une motivation forte.
La sagesse populaire dit que l’on voit l’arbre à ses fruits. On pourrait ajouter : « et à ses ramifications ». Une des indications qui prouve que cet itinéraire a su gagner les cœurs est, me semble-t-il, la multiplicité des itinéraires d’approche qui rejoignent le chemin tracé par Sigéric – qui est en quelque sorte la colonne vertébrale de la Via francigena – à Wisques, Arras, Reims, Langres, Vézelay, Montgenèvre, Menton ou encore, par la Via ligeria, à Bucey-lès-Gy à partir de Nantes. L’avenir ? Je le vois dans le développement de ce réseau qui permet à chacun, comme le veut la tradition du pèlerinage, de partir de chez soi. Et qui prouve, s’il le fallait encore, que tous les chemins mènent à Rome !
BIO
Gaële de La Brosse est éditrice aux éditions Salvator, où elle dirige la collection « Chemins d’étoiles », et collabore à l’hebdomadaire Le Pèlerin. Elle est membre du conseil scientifique du bien « Chemins de Saint-Jacques-de-Compostelle en France » inscrit sur la Liste du patrimoine mondial par l’UNESCO. Elle est l’auteur d’une dizaine d’ouvrages parmi lesquels, aux Presses de la Renaissance, le Guide spirituel des chemins de Saint-Jacques et le Guide des chemins de pèlerinage ; et, aux éditions Salvator : Le Petit Livre de la marche, Éloge du pèlerinage et Tro Breiz, les chemins du paradis.
Joseph De Metz-Noblat, Évèque de Langres depuis mars 2014
Evêque de Langres depuis dix ans, j’ai découvert la Via Francigena grâce à un journaliste passionné des territoires, M. Charles Myber. Celui-ci, en 2015, a eu l’intuition de favoriser une dynamique spirituelle, pour aider le marcheur à devenir pèlerin. Ainsi est née la modeste association Spiritualitas in Francigenam, dont je suis le président. J’encourage les utilisateurs de la Via en publiant tous les trimestres un billet spirituel, où je me mets dans leur peau (au point que certains ont cru que j’étais toujours en route !), invitant à relire sa vie au rythme de la marche, de ses joies et de ses incertitudes. Aller vers Rome n’est en effet pas une démarche anodine. C’est aller au cœur de la chrétienté, au cœur de l’Eglise, et donc au cœur de la foi. De la même manière que Sigéric était venu exprimer sa communion avec le successeur de Pierre, en recevant le pallium, cette bande de tissu propre aux archevêques, le pèlerin actuel peut découvrir davantage ce que signifie la communion ecclésiale. De plus, par la contemplation du paysage, la rencontre des personnes, le regard sur sa propre vie, il peut approfondir sa relation avec Dieu. Des pèlerins de tous pays s’y retrouvent ; l’an dernier ont ainsi été accueillis des Canadiens, des Australiens, des Allemands… et bien sûr des Français, qui découvrent ainsi la beauté de leur pays.
Chaque année, à l’initiative d’une association locale, nous organisons une journée de promotion de la Via Francigena. Quelques sites valent le coup d’œil : l’ancienne Maison-Dieu de Mormant, la cité de Langres, avec ses remparts et sa cathédrale, l’ancien hospitalet de Grosse-Sauve. C’est aussi le plateau entre Bricon et Leffonds, les forêts domaniales, le mausolée de Faverolles… Mais le pèlerin qui suit l’ensemble du chemin aura le temps de s’extasier, puisque l’itinéraire suivi passe par Arras, Laon, Reims, Châlons, Bar-sur-Aube, Besançon, Pontarlier (pour n’évoquer que les villes françaises). La Via Francigena a un bel avenir devant elle. Elle est un trait d’union à travers l’Europe, elle est une alternative aux chemins de Compostelle, saturés par des milliers de randonneurs qui s’y bousculent à la belle saison, elle est encore un tremplin vers Jérusalem, l’itinéraire ayant été prolongé jusqu’au sud de Bari.
BIO
Né en 1959, après des études de droit, Mgr Joseph de Metz-Noblat est d’abord ordonné en 1987 prêtre pour le diocèse de Verdun (France). Il y exerce des responsabilités paroissiales avant d’être recteur de l’année propédeutique à Nancy. En 2014, il est nommé évêque de Langres, diocèse traversé par la Via Francigena.
Michele Del Giudice, pellegrino
La Via Francigena ha avuto e ha un valore importante nella mia vita. Nel 1999 ne ho sentito parlare per la prima volta e da allora tutte le mie attività di ricerca sono state ad essa dedicate. Per capire meglio cosa fosse un Itinerario Culturale, nel 2009 ho percorso il Cammino di Santiago e nello stesso anno, insieme alla Provincia di Foggia, organizzato un incontro internazionale sui Cammini con la partecipazione di rappresentanti di Regioni italiane e francesi. Nel 2012, per comprendere meglio l’essenza di un Cammino ho percorso in solitaria la Via dell’Angelo da Mont Saint Michel a Monte Sant’Angelo e da qui, nell’anno successivo, ho completato la mia ricerca col Cammino di Dio fino a Gerusalemme attraverso Puglia, Albania, Macedonia, Grecia, Turchia, Cipro (non sono riuscito a entrare in Siria) e Israele. La mia ricerca non è terminata sulla tomba di Cristo ma è continuata nella esplorazione/studio dei percorsi più idonei per riferimenti storici e sicurezza, lungo la Via Francigena nel Sud e, in particolar modo, nella provincia di Foggia, sia nella variante micaelica verso monte Sant’Angelo e sia su quella traianea verso Bari. La collaborazione con Regione Puglia e Istituzioni locali mi ha permesso di progettare e dirigere lavori di messa in sicurezza e manutenzione dei percorsi che cerco di curare al meglio delle mie capacità.
Nel 2011, nell’ex convento di San Domenico di proprietà del comune di Troia (FG), sono riuscito a strutturare un ostello a donativo per camminatori, l’Hospital del Cammino (40 posti); nel 2012, col coinvolgimento degli “Hospitaleros voluntarios” del Cammino di Santiago, ho organizzato il primo corso di formazione rivolto ai gestori degli ostelli a donativo in Italia meridionale. L’esperienza di pellegrino solitario, di ospitaliere, di progettista di percorsi e loro manutenzione, mi serve attualmente per lavorare con le Istituzioni affinché un “Cammino”, che si possa definire tale, metta al centro del proprio essere il “Pellegrino” aiutandolo nella ricerca di sè stesso; egli viaggia nei territori e nella storia che li hanno forgiati allontanandosi sempre di più dalle comodità e sicurezze della propria vita quotidiana, viaggia altresì nel profondo della propria anima restando solo per lungo tempo della sua giornata alla ricerca di quelle innumerevoli e meravigliose sopite emozioni che da infante, davanti ai più piccoli avvenimenti e semplici scoperte, gli facevano palpitare il cuore; EGLI CERCA “EMOZIONI” e le ritrova in un panorama, in un profumo, in un prato, in un fiore, in un incontro!
Per tutto ciò un Cammino deve avere una doppia segnaletica: la prima che lo guidi lungo il percorso materiale con sicurezza, senza possibilità di errori; la seconda che lo conduca nei valori immateriali di quel territorio con l’utilizzo di tabelle esplicative facendolo viaggiare nel tempo con i suoi sensi evidenziando i segni della storia e della natura dell’intorno.
E la storia e la natura di un territorio vengono apprezzate anche attraverso la sua gastronomia. La tradizione dei “piatti” di un luogo parla del suo passato! E un camminante riesce a capire e apprezzare quell’esperienza che gli fa “vivere” a fondo il suo camminare.
Senza questi elementi identificativi, in futuro, tanti Cammini si perderanno ovvero saranno solo fruiti da indigeni; sopravviveranno soltanto quelli che hanno un’anima!
BIO
Michele del Giudice è un esperto in tema di cammini. Nel 2007 entra a far parte del CAI di Napoli e fonda la Sottosezione CAI Foggia, dirigendone il Consiglio Direttivo. Nel 2007 comincia a dedicarsi all’implementazione territoriale della Via Francigena del Sud nel territorio della Daunia verso il Sacro Monte Gargano. Insieme a Federico Croce, Renzo Infante e Ciro Fatone, perfeziona il percorso francigeno nel territorio foggiano.
Stefano Dominioni, Executive Secretary, Enlarged Partial Agreement on Cultural Routes of the Council of Europe; Director, European Institute of Cultural Routes
Since 1987, the Cultural Routes of the Council of Europe have acted as a model of cultural cooperation for Europe as a whole.
Today, 47 transnational Routes span across over 60 countries, demonstrating how the heritage and cultures of different and distant regions of Europe contribute to a shared cultural heritage.
Whether they enhance landscapes, civilizations, architecture, religious heritage, historical figures or cultural practices, Cultural Routes illustrate the crucial importance of heritage as a tool for building mutual understanding, transnational cooperation and sustainable local communities.
One of the outstanding members of the programme is the “Via Francigena”, which was first awarded the “Cultural Routes of the Council of Europe” certification in 1994 under the guidance and extraordinary vision of its founder and President, Massimo Tedeschi. Having played important roles as a military road, a trade route and a pilgrimage route throughout the Middle Ages, the Via Francigena was – an continues to be – an extremely important vehicle for cultural exchanges throughout Europe.
Spanning across 4 European countries and traversing over 700 municipalities, the Via Francigena invites travellers to discover varied cultural traditions and cultural heritage across astonishingly beautiful landscapes. Thanks to its bottom-up governance approach, it fosters an active participation in the recovery of our memory, the protection and enhancement of our heritage and in the sustainable development of the communities involved.
Along its 3200 km of roads, trails and paths, the Via Francigena brings together rich and diverse cultural destinations, building upon unique local heritage and traditions. Besides stimulating cultural exchanges between host communities and visitors, this cultural route provides exceptional opportunities for local development, transnational cooperation, revitalization of rural areas and the promotion of cultural diversity.
In my official capacity I have attended many events hosted by the EAVF over the years in both Italy and France, in the cities of Fidenza, Monteriggioni and Champlitte. Some years ago, I had the opportunity to experience the Via Francigena as a traveller during a week-long hiking trip with my family along one of the Italian sections of the route in Val d’Aosta. This journey allowed me to discover a variety of cultural features that build our common identity, while transmitting them to the younger generations. Walking along this route was both an outer and inner journey for me where I had the opportunity to interact with travellers and locals alike, while immersing ourselves in cultural traditions I discovered for the first time crossing breathtakingly beautiful landscapes.
This year, the Via Francigena celebrates the 30th Anniversary of its certification as a “Cultural Route of the Council of Europe”. In this framework, the Route will host the 11th Training Academy for Cultural Routes of the Council of Europe to be held in the city of Brindisi (Italy) in June 2024.
I invite you to join me in wishing the Via Francigena a very Happy Birthday and a most successful future and all of us on this journey of discovery of such marvelous European cultural heritage!
BIO
Stefano Dominioni is Executive Secretary, Enlarged Partial Agreement on Cultural Routes of the Council of Europe; Director, European Institute of Cultural Routes.
Willy Fellay, Les pionniers-pèlerins, plus de 20 ans d’aventure
Le 11 mai 1996, le jour de l’Assemblée générale de Valrando (Association valaisanne de la randonnée pédestre ) au Bouveret, je rencontre à Villeneuve, au bord du Lac Léman, sur demande de l’ONST ( Office Nationale Suisse du Tourisme) un groupe emmené par la revue Trekking (éditée à Milan) et composé de Piero Amighetti, propriétaire de la revue, Giancarlo Corbellini, rédacteur en chef et conducteur du bus accompagnant qui assure la logistique, et trois marcheurs, un Allemand, un espagnol et un Italien, Luigi Grazioli, auteur du premier essai de topoguide de la Via Francigena. Ces trois marcheurs viennent à pied de Canterbury et vont en direction de Rome sur le tracé de Sigéric.
J’assure avec quelques-uns de mes amis l’accompagnement de Villeneuve au Grand-Saint-Bernard et demande à Palmira Orsières de les accompagner du Grand-Saint-Bernard dans le Val-d’Aoste.
C’est la première fois que j’entends parler de la Via Francigena et, à mon avis, ce sont eux les pionniers de la via Francigena d’aujourd’hui.
Quelques années auparavant, avec Bernard Delasoie et Palmira Orsières, et bien entendu avec l’aide de Valrando et des communes valaisannes et valdôtaines traversées, nous avons créé́ la liaison pédestre Martigny-Aoste. Le 17 août 1997, en présence des autorités valdôtaines et valaisannes, nous ouvrons la liaison Martigny-Aoste, le TAM pour les valdôtains. Cet événement est marqué par l’échange des sceptres. C’est depuis lors que les Compagnons de la via Francigena ont le sceptre surmonté du Pellegrino offert par les amis valdôtains.
Ce même jour, les Compagnons décident que chaque samedi de Quasimodo aura désormais lieu l’inspection des chemins avec transmission du sceptre d’une commune à l’autre. En 2000, les Compagnons décident de transformer le Martigny-Aoste en Via Francigena sur le territoire valaisan, de Massongex au Col du Grand-Saint-Bernard. Le 29 avril de la même année, le samedi de Quasimodo, à Massongex, le président de Sembrancher transmet le sceptre au président de Massongex, qui le transmet à la frontière entre Massongex et Saint-Maurice au président de la ville agaunoise. Sur le parvis de l’Hôtel-de-Ville de Saint-Maurice, Mgr Joseph Roduit, avec la collaboration du chanoine Gabriel Stucky, bénit officiellement la Via Francigena et son sceptre. Pendant les moments conviviaux qui suivent cette cérémonie, Joseph Roduit me pose la question : — Et si on allait à Rome à pied en partant du Grand-Saint-Bernard ?
– Oui, mais en partant de chez toi jusque chez le Polonais.
– D’accord !
Voilà̀ comment fut décidé le pèlerinage de la via Francigena par étapes de Saint-Maurice à Rome. et la grande aventure commença. Sans l’enthousiasme, l’empathie et la collaboration de Mgr Joseph Roduit, jamais je ne me serais lancé dans un tel pèlerinage, avec la masse de travail que cela représentait. Ce n’était surtout pas la ferveur religieuse qui m’entrainait, quoique !
L’itinéraire Saint-Maurice-Aoste venait d’être créé́, balisé et inauguré en 1996 et 1997. Par contre, d’Aoste à Rome rien n’existait, sauf la liste des lieux où Sigéric avait séjourné, ainsi qu’une chronique des itinéraires établis par Luigi Grazioli lors de la randonnée Canterbury-Rome organisée par la revue Trekking en 1996. Leurs itinéraires utilisaient beaucoup les grands axes, les routes goudronnées. Nous avons alors découvert et créé des tracés en grande partie sur des chemins de terre, des chemins de randonneurs. En Italie, il n’y a pas de cartes touristiques semblables à ce que nous avons en Suisse, avec un fond topographique exact. On n’y trouve que quelques cartes touristiques un peu fantaisistes. Finalement nous avons acheté, dans chacune des six provinces traversées, les cartes cadastrales au 1:10’000 sur lesquelles nous avons tracé précisément les itinéraires choisis lors des reconnaissances. À la fin du Pèlerinage, en 2006, avec Josy Roduit et Palmira Orsières, nous avons été à Fidenza, transmettre au Président Massimo Tedeschi, un exemplaire des feuilles A4 au 1 :10’000 sur lesquelles figurait l’itinéraire Saint-Maurice-Rome que nous avions emprunté. C’est en partie sur cette base que l’AEVF a établi le topoguide Grand-Saint-Bernard-Rome.
Pour la dernière étape, après six ans d’effort, de cohabitation, de sueur, d’ampoules et 900 km de chemin pédestre, nous avions prévu 4-5 jours supplémentaires pour l’accueil au Vatican et la visite de Rome.Grâce à Josy, les pèlerins ont le privilège d’avoir une messe, un matin de bonne heure sur le tombeau de Saint Pierre ; une messe concélébrée par le Cardinal Henri Schwery dans l’église de la garde Suisse qui fêtait son 500e anniversaire ; une réception officielle, sur la Place Saint-Pierre, par Benoît XVI, le Polonais n’était plus là ! qui a cité les pèlerins valaisans, et une messe officielle du pape dans la Basilique Saint-Pierre. Nous eûmes droit bien entendu aux visites de la ville éternelle : églises, catacombes, lieux historiques, etc., sous la direction de notre guide expérimenté Josy. Que de beaux souvenirs !
En 2006, Josy me fixe un rendez-vous à l’Abbaye pour rencontrer Massimo Tedeschi, président de l’AEVF et Maria Chiara Galli, productrice à la Rai. Ils me proposent de guider une équipe de la Rai3 la culturale, de Aoste à Calais. J’hésite fortement et demande réflexion. Quelques jours après, Maria Chiara, accompagnée de sa rédactrice, essaie de me convaincre de m’occuper de cette tâche. Je lui explique que de la Grand’Borne à Calais, aucun chemin n’est balisé, aucun itinéraire est adopté, et que nous n’avons que les lieux où Sigéric a séjourné il y a 1000 ans. Elle me demande de faire un devis pour créer le chemin de la Grand’Borne à Calais et guider de Aoste à Canterbury la radio Rai3 qui va émettre pendant environ un mois en direct tous les soirs de 18h00 à 18h45.
Je rencontre Jean-Pierre Biselx, tout frais retraité, et lui demande s’il veut se lancer dans cette aventure. Cela l’intéresse. Nous faisons un devis pour les frais de reconnaissance : voiture et hôtels. Jean-Pierre Biselx et Willy Fellay, en bénévoles, consacrent un mois et demi de leur existence entre La Grand’ Borne et Calais pour la création de l’itinéraire : rencontres avec les CDRP (Comités Départementaux de la Randonnée Pédestre) des huit départements traversés, reconnaissance sur le terrain, mise au point du tracé sur les cartes.
A la fin du pèlerinage, le tracé établi, Josy, Pierre-André, Jean-Pierre et Willy, nous organisons pour l’Association française de la Via Francigena, une rencontre raclette et Fendant à Coolus, Châlons en Champagne, pour remercier de leur collaboration les représentants des huit départements concernés et leur donner à chacun un exemplaire du tracé de la Via Francigena sur leur Département. La responsable sentiers de la FFRP (Fédération française de la Randonnée Pédestre) assistait également à cette séance pour la mise au point de l’itinéraire de la via Francigena sur sol français.
Cette première étape se fait avec la Rai3. Les pèlerins sont un peu étonnés mais charmés que la caravane soit reçue officiellement par les Municipalités et les Offices du tourisme ; ils sont souvent interviewés par les médias.
Les 35 pèlerins arrivent le mercredi 23 mai 2012 à Canterbury où ils sont somptueusement reçus par le Doyen de la Cathédrale qui les loge dans l’hôtellerie de la Cathédrale. En 12 ans, combien de pays visités et combien d’amitiés créées grâce à la Via Francigena !
Avec Josy, on s’était partagé la tâche. En rigolant, on disait : toi Willy tu t’occupes des chemins terrestres, et toi Josy des chemins célestes ! La veille au soir, j’étudiais sur la carte l’itinéraire, et le lendemain, je guidais le groupe en tâchant de ne pas trop me tromper. Je cherchais également un lieu de tranquillité où il était possible de marcher une heure dans le silence. Quand nous étions arrivés à cet endroit, Josy exposait le thème du jour et ensuite nous offrions une heure de méditation marchante et silencieuse. Josy répétait toujours : le pèlerinage est une marche, une marche sur la terre, mais surtout une marche qui va de la tête au cœur et du cœur à la tête.
Avec quatre à cinq pèlerins insatiables, de 2014 à 2018, pendant cinq ans, nous sommes partis chaque année sur la Via Francigena du Sud, entre Rome et Santa Maria di Leuca, sac au dos, en vrai globetrotters décontractés, dormant dans des hôtels, des B&B et parfois même en pleine nature, en contact très étroit avec ces merveilleux Italiens du Sud.
BIO
Willy Fellay est né en 1935 à Lourtier, en Suisse. Il a travaillé comme ouvrier sur les chantiers du barrage de Mauvoisin, a suivi des études d’ingénieur civil et a terminé sa vie professionnelle comme chef des services techniques de la commune de Martigny. Pendant son temps libre, il a pratiqué l’alpinisme et la randonnée. En tant que président de Valrando, l’association valaisanne de randonnée, il crée le Tour des Combins, le Tour du Cervin et le Chemin du vigne. Dès 2000, avec Monseigneur Joseph Roduit, Père Abbé de St Maurice, il ouvre la Via Francigena : de 2001 à 2006 le tronçon St Maurice – Rome et de 2007 à 2012 le tronçon St Maurice – Canterbury.
Francesco Ferrari, Sindaco di Orio Litta e Vicepresidente Vicario AEVF
Iniziai ad interessarmi ai cammini storici e religiosi europei ed in particolare della Via Francigena nel lontano 1996, precisamente il giorno 8 agosto quando tre pellegrini Luigi Grazioli, Pedro Rojas e Manfred Lindermaier, in cammino da Canterbury a Roma, passarono da Orio Litta, in provincia di Lodi, per raggiungere il Guado del Po di Corte Sant’Andrea.
Nel 1999 fui eletto Sindaco del Comune di Orio Litta e in occasione del Giubileo dell’anno 2000 il Comune di Orio Litta, che si trova sul cammino di Sigerico, ottenne un finanziamento sui fondi extra-Lazio per il Giubileo di 1.700.000.000 di vecchie lire finalizzato alla ristrutturazione di una medioevale Grangia Benedettina da adibire ad ostello dei pellegrini che iniziavano a transitare sulla Via Francigena.
Nel 2001 incontrai ad Orio Litta Massimo Tedeschi, allora Sindaco di Fidenza, in visita al Guado di Sigerico di Corte Sant’Andrea, che mi informò dell’intenzione di costituire un’associazione dei Comuni Italiani chi si trovavano sul percorso di Sigerico per promuovere e valorizzare il percorso stesso e, dopo alcuni incontri di approfondimento, il 7 aprile 2001 i rappresentanti di 34 Enti Locali, fra cui anche il Comune di Orio Litta, firmarono a Fidenza l’Atto Costitutivo di quella che oggi è conosciuta come Associazione Europea delle Vie Francigene.
E così iniziò la mia presenza nell’AEVF, prima come socio fondatore, poi come componente dell’Ufficio di Presidenza ed infine come Vicepresidente Vicario, che mi permise di collaborare ed instaurare rapporti di reciproca stima e vera amicizia con Massimo e con tantissime persone coinvolte in questo straordinario progetto, amicizie che ancora oggi a distanza di anni sono sempre vive.
In tutti questi anni abbiamo lavorato con determinazione e impegno per il bene e la crescita dell’Associazione che, grazie soprattutto alla capacità e alla caparbietà del Presidente Tedeschi, ha permesso ai territori situati sul cammino di Sigerico di ottenere risultati importanti per lo sviluppo socioeconomico. Questo sviluppo è risultato fondamentale per evitare lo spopolamento dei piccoli borghi come ad esempio il mio paese Orio litta 2000 abitanti 39^ tappa del cammino di Sigerico che ad oggi ospita nel suo medioevale ostello comunale circa 1000 pellegrini/anno provenienti da tutte le parti del mondo a testimoniare le potenzialità che il progetto di valorizzazione e di promozione della Via promosso da AEVF può avere sui territori rurali e minori tagliati fuori dai percorsi turistici tradizionali.
In trent’anni dalla certificazione della Via Francigena quale “Itineraio Culturale del Consiglio d’Europa” molto è stato fatto, ma ci aspettano ancora sfide molto impegnative ad iniziare dal Giubileo del 2025 fino alla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale previsto dalla candidatura della Via Francigena a Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.
Il raggiungimento di questi obbiettivi ci permetterà di conoscere la storia e la cultura di tutti i luoghi attraversati dalla Via, e riscoprire così la nostra identità e, ancor prima, l’identità europea, rafforzando anche i comuni valori di pace, libertà, democrazia e rispetto dei diritti dell’uomo, oltre alla possibilità di sviluppare su scala mondiale un turismo lento e sostenibile che porterà sempre più pellegrini e camminatori sulla Via Francigena.
Sono convinto che con lo stesso spirito e con la stessa tenacia con cui i pellegrini e i viandanti affrontano il lungo cammino per arrivare alla meta, così anche tutti i componenti dell’Associazione Europea delle vie Francigene (Enti Locali, Territoriali, Nazionali, Associazioni del volontariato ed imprenditori privati) si impegneranno per raggiungere con successo tutti i traguardi prefissati.
BIO
Francesco Ferrari è stato sindaco del comune di Orio Litta dal 1999 al 2009. ed è in carica dal 2019. Dal 2010 è Vicepresidente Vicario dell’Associazione Europea delle Vie Francigene e membro dell’Ufficio di Presidenza della stessa associazione. Il comune di Orio Litta è uno dei 34 soci fondatori AEVF.
Martine Gautheron, vice-président AEVF
Il y a une trentaine d’année, j’ai découvert un hobby passionnant, la randonnée. Avec une amie, nous imaginions que viendrait le moment où nous partirions sur un long chemin peut être Compostelle. Une envie, un rêve à réaliser… et puis un changement de résidence en Haute-Saône. Des échanges avec des randonneurs que j’hébergeais, m’ont fait découvrir que ma maison était sur la Via Francigena.
Sans hésitation, sans question, la Via Francigena j’allais la « faire ».
En 2014, la décision fut prise et avec mon mari nous sommes partis à pied avec le sac à dos depuis la maison ! Direction Rome en traversant notre Franche-Comté, la Suisse et l’Italie jusqu’à Rome !
Les premiers jours furent ardus et pourtant pas de souci, nous voulions aller au but que nous nous étions fixés. Les villes et villages traversés laissent une empreinte indélébile dans nos mémoires, ici une église ouverte, des paysages bucoliques sous le soleil ou une pluie ardente, là l’abbaye accueillant le pèlerin, du patrimoine bâti extraordinaire ou ordinaire, ailleurs des habitants curieux et bavards s’interrogeant sur notre destination ou motivation, des rencontres et des échanges cordiaux ou incroyables avec des hébergeurs. La découverte des Lavaux en Suisse, le franchissement du col du Grand Saint Bernard dans les pas de Napoléon, la descente vers Aoste, les Appenins, tant de duomos et notre arrivée à Rome, quelles émotions ! Indicible pour moi !
Bref notre vécu fut une expérience que nous avons renouvelé en décidant de faire le manquant à cet itinéraire en 2017, la partie nord pour nous, c’est-à-dire partir de Canterbury et rentrer à la maison à pied ! Etre au pied de la cathédrale et le point « zéro » de la Via, cheminer au travers du Kent, les falaises blanches, des lieux marquant la Grande Guerre tels que Notre Dame de Lorette, les cimetières anglais, australiens, américains et tant d’autres, le Chemin des Dames sont des souvenirs douloureux que nous ne devons jamais oublier. Hommage à tous ces hommes et femmes ! Là plus qu’ailleurs l’itinéraire culturel européen nous fait prendre conscience des valeurs de ce que l’Europe pourrait être.
Ainsi nous aurons fait tout le parcours, et en tant que vice-présidente de l’AEVF depuis 2016, cela avait tout son sens ! Marcher de Canterbury à Rome et savoir de quoi je parle ! L’avoir vécu et respiré ce chemin !
La découverte du patrimoine, les rencontres, les paysages, la réflexion, le challenge avec soi-même, pour moi des raisons à partager pour rendre notre monde plus tolérant et plus pacifique, une manière de rêver d’un monde de paix, un monde serein.
Personnellement, la Via Francigena du Sud me manque, quel bonheur de la parcourir, un jour peut-être ? Un rêve ?
Pour notre AEVF, l’inscription à l’Unesco (Organisation des Nations unies pour l’éducation, la science et la culture) fondée après la seconde guerre mondiale dans le but de contribuer à la paix et à la sécurité dans le monde par l’éducation, la science, la culture et les communications, ne doit pas être un rêve alors doit être la réalité de demain. Son sens est là !
BIO
Martine Gautheron est vice-présidente de l’Association européenne des chemins de la Via Francigena et occupe le poste de 1ère adjointe de la commune de Champlitte et conseillère départementale. Depuis longtemps, elle est active dans la promotion de la Via Francigena en France, tant dans le réseau des institutions qu’en tant qu’hospitalière. Randonneuse depuis vingt ans, curieuse, elle a parcouru le chemin de la Via Francigena comme une aventure, un défi pour apprendre à se connaître.
Giancarlo Laurenzi, President Confraternity of Pilgrims to Rome
The Via Francigena has long held a special place in my heart, in that it connects my home in the UK, where I grew up, to that of parents who came to Britain from different parts of Italy, along with many thousands of other poor migrants hoping for a better life. The idea of walking between these two “homes” is hugely important to me, and of course, countless others.
Since the UK’s absurd decision to leave the European Union, Britain has lost a meaningful thread that has historically bound us to an entity where collective beliefs around fairness, decency, and above all peace, might prevail. The Francigena is a way for people like me to promote these important values, so that during today’s complex and often painful geo-politics, we might be able preserve this important “thread” of shared values around issues like human rights, for the benefit of subsequent generations.
I first learned about the Francigena in an article I read many years ago about how Italian partisans had moved British soldiers secretly from their side of the Alps into Switzerland during World War 2, along tracks above the Aosta Valley. Today this route is the high track variant which most of us sensibly avoid! Later, around 2010 I hiked from Austria into Alto Adige. A short trip but it had a profound effect upon me, both emotionally (walking into Italy) but also allowed me to believe that one could walk across borders. Just pack a rucksack and go!
Having read various books on the Francigena I committed to walking the entire route from Canterbury to Rome in 2017 in one go, arriving at St Peter’s Square after almost 12 weeks, on 16th September.
I later joined the board of the Confraternity of Pilgrims to Rome, and as a result I re-walked the English section joining Canterbury to Dover many times, but felt that what was needed was begin in London, not just because at the time that was my home, but the process of connecting Europe’s largest city (London) to Rome, the Eternal City, was hugely important both symbolically but also practically, as that would be where most people’s journey would naturally begin, especially if had they flown into the UK to begin their Francigena experience. The net result has been the creation of the 146kms extension, which I proudly named the Francigena Britannica.
I have since 2017 experienced the Sud; the complex and rather long Via Michaelis; two branches of Camino de Santiago, but the Via Francigena remains the top of my list of routes that my aging feet have travelled!
It is inevitable that we will see an increasing number of variants to the route as it becomes more and more popular, we shouldn’t resist this development, instead, give walkers options, and leave it to them to choose.
We can expect a greater number of extensions, particularly northwards. Not just the Britannica, but many other places such as: Rosslyn in Scotland; joining routes from England’s South-West; from Wales; and even merging with routes from Ireland, let alone from continental Europe.
The drive for European connectivity between cultural routes seems inevitable. It makes sense to facilitate the joining of routes at convenient geographical, as well as to key historic points. For example, Susa in northern Italy now connects the Via Michaelis (which originates on an island in the ocean off the west coast of Ireland) to the Francigena; likewise, Langres in France is a long-established Pilgrim crossroads. Canterbury is said to be a location where at least five pilgrim routes converge. We will soon need a revised map to handle this new connectivity across Europe.
I foresee a changing demographic, with an increasing number of younger people, who perhaps do not associate with notions of pilgrimage but instead share some of the thinking and values behind it. Inevitably, in the short to medium term the route will remain the domain of the educated classes, as most hiking is today.
The drive for people to bring along children or pets, or indeed travel with or on a horse, needs careful management. We cannot stop these developments, but we can provide clear and accurate information, so that individuals make better choices.
The role and importance of sustainable travel will continue to rise, as indeed it should. This might be reflected by how people arrive at the start of their Francigena experience ie choosing to walk from home or close to it; or simply choosing not to fly to the start of their pilgrimage if they have viable options.
It is equally important that local associations help walkers to consider how best to manage local purchases of things like food, as well as how to best handle the inevitable waste, particularly on the route itself.
The Francigena is a well-established and very old route, which follows a prescribed journey along the landscape and through towns and cities. As a result, it does not naturally lend itself to wider accessibility, especially for those pilgrims with mobility issues. Demand from this wider demographic will increase, and we should help the process, by providing details of where, for example, wheelchairs can safely pass. The route from San Martin to Ivrea would be a challenge, however, with the right wheels, much of France would work well.
People across the globe, seem reluctant to discuss how best to use the natural environment for toilet purposes without damaging it. We must tackle this issue, otherwise the Via Francigena could easily become a long line of discarded piles of white tissue! The solution is quite simple.
The impact of a changing and less predictable climate will impinge on all of us, especially those exposed to the elements whilst on foot or choosing to camp. We need to develop strategies to better prepare for these inevitable events, not just how to manage hydration in hot weather, but also the impact of sudden and powerful downpours, which can create serious issues for walkers. Routes can quickly become degraded or waterlogged, so how do we manage informing walkers of alternatives. The role of local associations again is important here.
Cycling the Francigena, I believe will become increasingly popular, as many people of working age might find taking three to four months away from their employment, a difficult prospect if walking. In the UK at least, some employers will look sympathetically at holiday requests for up to a month. The cyclable route is already in place, however, facilities for cyclists are not ubiquitous, safe storage and access to accessories are also important, not just at hostels but also key stopping points of interest like ancient churches eg where to secure your bike and belongings is a concern for cyclists.
Finally, we can expect numbers to increase, which creates its own challenges, such as the loss of tranquillity, as we can see today along the Camino de Santiago. Competition for limited accommodation, seats in cafes and restaurants, and delays at water points. Local associations and their volunteers are an essential tool to assessing need and helping with solutions in their area.
The Via Francigena as a route has existed for the best part of 2,000 years and no doubt, it will see another millennia or two, so let’s think long-term!
BIO
Giancarlo Laurenzi has almost 40 years’ experience of the UK not for profit sector. Currently also Vice-President of Hostage International, which he helped establish. He received an OBE in 2000 for his services to charity, in particular, prisoners’ rights and welfare. He also worked as an adviser to the UK government on human rights; he still advises the UK government on the interface between civil society and the environment. He is an experienced walker and cyclist, with a strong interest in archaeology, history, and culture.
Thérèse Lens, Marie de Donnement
La Via Francigena c’est une rencontre de plusieurs êtres humains de toutes nationalités, de toutes confessions. Nous sommes vraiment ravis de ce chemin de l’humain. De l’humain, surtout dans une société qui est en bouleversement, en agitation de toute part, que les hommes se rassemblent, se retrouve dans la simplicité et le bonheur de partager c’est pour nous un leitmotiv.
Nous avons adhéré à la Via Francigena depuis 2019. Comment ? Étant amoureux de l’histoire de notre village de Donnement et ayant fait quelque recherche nous avons découvert qu’un évêque, Sigéric, était passé par chez nous. Nous avons ensuite réfléchi à l’adhésion à une association. Notre conseil municipal à délibéré pour adhérer à l’AEVF en pensant tout d’abord adhérer à une association d’amis de la Via Francigena et puis il s’est avéré que ce n’était pas tout à fait cela, c’était l’association européenne. Nous avons eu quelques émotions, car j’ai été invité à Champlitte pour faire un discours, présenter ma commune et c’est là que l’aventure commençait. Nous avons participé notamment au projet Road to Rome en 2021. En tant que membre nous y avons tendu une oreille très intéressante et intéressée, en tant que passion. Quand vous nous avez contactés pour nous dire que vous nous faisiez l’honneur de venir dans notre petit village de 80 habitants ont étaient ravis au-delà de tout mot.
Dans l’avenir, pour nous l’inscription au patrimoine de l’UNESCO représente quelque chose de surdimensionné que nous n’avions pas réfléchi. C’est un projet enthousiasmant, car 80 habitants, un petit village qui se trouve au fond de la campagne de Champagne, l’UNESCO c’est l’ouverture sur le monde entier. C’est ainsi que l’on retrouvera cette humanité, mais mondiale. Ce ne sera plus notre petite région, notre petit village, notre petit pays, c’est l’ouverture sur toute la planète, comment ne pouvons-nous pas en être heureux !
BIO
Therese Lens est maire de Donnement à partir de 2020.
Didier Morel, Président de l’association Arras Compostelle Francigena
La Via Francigena (VF) représente à mes yeux une artère qui, depuis 2000 ans, relie les peuples du Sud et du Nord. Voie romaine à ses débuts, la VF a été un chemin de conquête, de commerce et d’échange. Dès que les pèlerins se la sont appropriée pour se rendre à Rome et Jérusalem, la valeur spirituelle a pris le dessus et a contribué à la diffusion de connaissances et à la construction de l’identité européenne. Vers la fin du premier millénaire, on peut dire que Sigéric, archevêque de Canterbury, a scellé la destinée de cette Via en la parcourant pour se rendre à Rome puis revenir à Canterbury.
Depuis 2018, seul, à plusieurs ou en groupe, mon expérience se résume à avoir parcouru la Via Francigena de Canterbury à Rome puis à Santa Marie di Leuca selon les séquences suivantes :
En 2021, à l’occasion de « Road to Rome », ce fût Calais – Jussy puis Bari – Santa Maria di Leuca. Des moments inoubliables, en groupe !
Puis, afin de faire connaître la VF, il y eut des itinérances en groupe en Hauts-de-France, en Italie (Sienne – Rome en 2021 et 2022 et Rome – Monte Sant’ Angelo en 2023, un beau périple).
L’avenir ? Célébrer le 30ème anniversaire dans le Pas-de-Calais en mettant en place une séquence Calais – Bapaume avec le département et les EPCI concernés et préparer l’année jubilaire 2025.
Et bien sûr, avec l’implication de la Fédération Française de la Via Francigena (FFVF) et de membres de notre association qui ont eu l’occasion de connaître pour certains des étapes en région et pour d’autres, de se rendre à Rome.
BIO
Didier Morel est président de l’association Arras Compostelle Francigena, Hubert Douilly, pèlerin et membre de l’association Arras Compostelle Francigena.
Nicola Macrì, Dirigente Servizio V del Segretariato Generale del MiC – Autorità Responsabile del Piano Sviluppo e Coesione del MiC.
Massimo Guarino, Funzionario Servizio V del Segretariato Generale del MiC – responsabile Unità Operativa per l’attuazione del PSC.
Tra le cose più interessanti realizzate dagli uomini è possibile annoverare i sistemi viari che essi hanno progettato, tracciato e costruito per congiungere due o più punti nello spazio naturale. Le motivazioni alla base della decisione di intraprendere un collegamento sono molteplici, si va dall’importanza strategica per gli scambi commerciali (per inciso, la via Francigena collegava alcune tra le regioni più ricche d’Europa tra il XII° e il XIII° secolo, le Fiandre e l’Italia del nord, passando pure per le fiere della Champagne), ai pellegrinaggi verso alcuni dei luoghi di culto più rappresentativi dell’Europa cristiana, senza dimenticare le più contingenti implicazioni militari e geopolitiche.
Tuttavia, la funzione strumentale delle strade, o, più propriamente, delle Viae, non dovrebbe essere intesa in senso solamente materiale. Le Viae, infatti, hanno condotto l’uomo nei posti più lontani d’Europa (e non solo), guidandolo verso nuove avventure e nuovi orizzonti, rispondendo anche, e forse soprattutto, alla sua perdurante esigenza di una rinascita spirituale. Oggi come allora la Francigena, lo storico itinerario che connette, tra le altre, le esperienze evocative di Canterbury e di Roma, ci ripropone questa dimensione sempre innovativa dell’agire umano, tesa alla riscoperta del mondo, di sé e degli altri intorno a noi.
Parimenti ai romanzi e ai film on the road che brulicano di riferimenti alle occasioni che derivano dalle varie esperienze, fortuite e condivise, che possono aversi lungo il tragitto ad opera dei suoi pellegrini, così la via Francigena, offrendo all’uomo contemporaneo la possibilità di procurarsi nuove immagini e nuovi significati, favorisce l’opportunità di guardare all’Europa come ad uno spazio condiviso in cui poter afferrare le sue molteplicità culturali, unendo i punti del suo discorso identitario.
Proprio come in un enigma, allora, la soluzione al complesso processo di integrazione europea passa anche da qui, dalla Francigena: solo alla fine, dopo che tutti i punti saranno stati correttamente congiunti, sarà possibile osservare l’immagine dell’Europa di domani.
Nessun obiettivo ambizioso è raggiunto senza tenacia e operosità e il Ministero della Cultura ha scelto, proprio per questo, di mettersi in cammino. Con un finanziamento complessivo pari a circa 19,3 mln di euro, veste tuttora il manto del pellegrino, calandosi nella realtà del tragitto come un’amministrazione on the road, condividendo insieme ai 701 beneficiari del macro-intervento “Via Francigena”, finanziato nell’ambito del Piano Sviluppo e Coesione del MiC, il tragitto che porta alla valorizzazione di un itinerario tra i più suggestivi del nostro continente, percorrendo il nostro paese dalla Valle d’Aosta fino ai porti del sud, nelle Puglie, salutando l’Urbe e portando le sue evocative esperienze attraverso il nostro appennino.
BIO
Nicola Macrì è laureato in Giurisprudenza, attualmente ricopre l’incarico di Dirigente del Servizio V del Segretariato Generale del Ministero dei Beni Culturali. È stato docente universitario presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha realizzato diverse pubblicazioni sulla conservazione del patrimonio culturale ed ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana” nel 2014.
Massimo Guarino è ricercatore universitario e docente per gli insegnamenti di Informatica Umanistica e Economia dei Beni Culturali, attualmente è funzionario presso il Segretariato Generale del Ministero della Cultura, responsabile dell’unità deputata all’attuazione del Piano Sviluppo e Coesione.
Peter Morris, North Downs Way Trail Manager. Kent Downs National Landscape
The Via Francigena in the UK begins at Canterbury Cathedral and runs to the iconic Port of Dover overlooking the English Channel with France on the horizon. The North Downs Way follows another cultural route “The Pilgrims Way” from Winchester Cathedral to Canterbury and extends the cultural significance of this National Trail through London and beyond. The Via Francigena is an international tourism asset and drives visitors worldwide to this little corner of England and links people with a wider network of trails, culture, and heritage.
The VF presents the North Downs Way with an opportunity to connect to a wider network of ancient pilgrimage and cultural routes through a community of walkers, hikers, and pilgrims. We have developed a network of friends and colleagues who share our vision, they help and support our work, providing knowledge and experience where we have gaps. Working together, we are stronger and able to seek ideas and funding to implement continuous improvements along the trail.
We aspire to extend the North Downs Way 30miles from Farnham to Winchester Cathedral to ensure the entire length of the domestic UK “Pilgrims Way” is designated as a National Trail, receives government funding, and is managed and promoted to the same standards of the North Downs Way.
At Winchester the Trail meets The South Downs Way, another hugely popular National Trail on the South Coast and links to the UK’s newest National Trail, the King Charles III England Coast Path which at over 2500km long will be the world’s longest continuous coastal trail.
Working with the Confraternity of Pilgrims to Rome we aim to identify a viable route from London to Canterbury, following in the footsteps of Geoffrey Chaucer and the “Canterbury Tales”. We will also look to provide alternative Via Francigena routes into Dover to provide different experiences. By improving and extending the network of Via Francigena, pilgrimage, and cultural routes network through the UK we will be able to connect more people to our trails, our culture, and our heritage.
BIO
Peter has managed the North Downs Way National Trail for over 8 years working alongside Catherine in the Kent Downs National Landscape has developed a passion for Pilgrimage and Cultural routes. Learning best practice from colleagues across the UK and Europe we have developed a strategy and action plan to ensure investments and enhancements are implemented not only on the Canterbury to Dover section of the Via Francigena in the UK but all along the 245Km route. National Trails are funded by the UK Government and hosted by public bodies. National Trails are our best routes through our best landscapes and are managed and maintained to the highest possible standards.
Jean Claude Paperin, Président de la Fédération Française de la Via Francigena
La Via Francigena s’est imposée à moi ! A la retraite, je souhaite marcher avec Pascale vers Compostelle et je découvre que la Via Francigena passe devant la porte de ma maison. Je me documente et je découvre que la Via Francigena est le chemin de pèlerinage vers Rome, capitale de la Chrétienté. La Via Francigena me fait alors découvrir la marche au long cours. C’est me mener vers quelque chose d’inconnu. L’inconnu de mes capacités à marcher longtemps, l’imprévu de chaque nouvelle journée. J’apprends à faire confiance. J’apprends à me laisser pénétrer par ce que je vis, par ce que je vois, ceux que je rencontre.
Partir pour Rome est un projet ambitieux, notre préparation est minutieuse. Le 14 mai 2017, à Blessonville, nos amis sont là, nos sacs chargés de lettres, de dons à déposer à la basilique Saint Pierre. C’est un envoi solennel qui donne des forces et une volonté à toute épreuve. Nous allons vivre une aventure pleine d’imprévus, sous le soleil, dans des paysages superbes, ou notre cœur et notre corps sont sollicités et répondent présents. Chaque jour nous apporte des surprises, des moments de bonheur intenses, des rencontres, en particulier chaque soir dans les accueils après la longue journée de marche. La Via Francigena nous plonge dans l’histoire des pays traversés. Elle nous fait découvrir le patrimoine, témoignages de cette histoire. Elle nous mène au contact des habitants d’aujourd’hui. Nous arrivons à Rome, comme prévu le 14 juillet, heureux d’avoir réussi quelque chose qui ressemble à un rêve. Nous avons pour toujours tout au fond de nous une multitude de souvenirs de ce long pèlerinage entre l’énergie que nous transmets la terre et les dons reçus du ciel.
En 2021 et 2022 nous avons marché depuis la partie anglaise, entre Canterbury et Douvres et la partie française entre Calais et Blessonville.
Aujourd’hui je suis président de la Fédération Française de la Via Francigena. Seize associations pèlerines situées dans le nord-est de la France sont regroupées au sein de cette fédération pour :
Je crois que ce chemin de pèlerinage va continuer à se développer, que les municipalités traversées vont prendre conscience de son importance et qu’elles vont ouvrir des accueils. Comme toutes les activités humaines, ce chemin crée une activité économique. Il est créateur de richesse. Soyons vigilants pour que cet aspect ne devienne pas l’intérêt principal de son développement.
Je souhaite qu’aujourd’hui et demain ce chemin développe la paix, l‘entente, mette en avant l’accueil, le service, l’écoute, la tolérance, montre la richesse de celui qui vient marcher sur ce chemin.
BIO
Originaire de Haute-Marne, il a quitté Blessonville le 14 mai 2017 et est arrivé à Rome le 14 juillet. Il a ensuite quitté Canterbury pour rejoindre Blessonville. Il est président de la Fédération française de la Via Francigena, qui regroupe 16 associations de pèlerins.
William Pettit, Canterbury
Being invited to contribute to the 30th anniversary celebrations of the rediscovery of the Via Francigena pilgrim route is affording me a marvellous opportunity to travel down ‘Memory Lane’ and rediscover many very happy memories of beautiful places and wonderful people I have encountered in that time.
Alongside this sits the living proof of many examples of collaborative projects which have resulted not only in the physical development of the Via itself, but also in enduring working partnerships between neighbouring areas and international authorities. But I would go farther: the Via Francigena has brought collaboration at a local level as well. In 1994 how many mayors or council officials cared about where the footpath through their territory was going to, or where it arrived from? Why should the maintenance of that path be a budget priority for their community? Could it really bring economic benefits?
Bit by bit the EAVF has facilitated engagement between stakeholders both great and small; local and regional authorities; commercial enterprises; educational establishments; places of faith and points of pilgrimage. And now we are celebrating a strong Association which has pioneered the creation of a major pilgrim route across western Europe which is undoubtedly a real asset for potential pilgrims as well as businesses and communities along the Via.
In the autumn of 1993, I was working for Canterbury City Council and I picked up a random telephone call from Italy: someone in Bologna was trying to contact the footpaths specialist at our regional tourist board. After some discussion I realised that the information which the caller wanted to share was about the route taken in the year 990 by Archbishop Sigeric when he travelled from Canterbury to Rome to receive his pallium from Pope John XIII. This was news to us; our Cathedral archives had no record of this journey, but eventually they succeeded in tracking down a copy of Sigeric’s diary in the national archives. I was invited to Bologna to meet Massimo Tedeschi and some of his colleagues: as a friend wrote recently “You were there when that page of history was written”.
A major turning point for Canterbury was the decision to bid for the title of European Capital of Culture 2008. Although the bid was not successful, it demonstrated to the local community the real value of cultural activities in the broadest sense including the European dimension.
I was able to push for the establishment of an agreed route for the Via Francigena across Kent from Canterbury to the port of Dover to be adopted as an official highway. To mark the start of the Via we created a ‘kilometre 0’ stone with the EAVF pilgrim carved on it and placed it in front of the Cathedral; hundreds of pilgrims to Rome have sought a blessing there. Somewhat unexpectedly, a steady flow of pilgrims to Canterbury from Italy, Switzerland and France also built up. But I would say that it is something of a challenge to generate enthusiasm for the Via Francigena amongst local people because most walkers come here not for a holiday, but with the intention of leaving us the next day.
The journey from that day in 1993 to where we are today has been an interesting challenge but, thanks to the unswerving leadership of Massimo Tedeschi, the EAVF was founded, and the Via Francigena has grown in stature and importance. Long may it thrive!
BIO
William Pettit was born in Cambridge in 1948 and educated locally. In the late 1960s he trained to be a teacher of French – a subject which he found naturally easy – and taught French together with primary subjects. After 10 years, having meanwhile learned Italian, he moved to Canterbury to undertake a full-time university degree in Renaissance Studies. He found a vacation job at the local tourist office and, after graduation, he was offered a permanent post with Canterbury City Council, which eventually developed into a new career in tourism and subsequently the EU Interreg programme.
Sandro Polci, Direttore artistico, Festival Via Francigena Collective project
“Soltanto solo, sperduto, muto, a piedi, riesco a riconoscere le cose”. (Pier Paolo Pasolini)
“In Italia, per bere, consumiamo otto miliardi di bottiglie di plastica/anno: chi cammina usa la borraccia. Gli spostamenti automobilistici in città, fino a 2 chilometri, sono il 35% del totale. Meglio camminare, combattendo malattie e mutazioni climatiche.”
Quando me ne appassionai – coltivando oltre 20 anni fa l’idea di Gianfranco Imperatori, l’indimenticato banchiere e fondatore dell’Associazione Civita – erano tempi in cui le Vie quasi navigavano nel Fantasy medievale. C’erano tradizioni ed autonome iniziative nei territori, studiosi di eccellenza – storici, letterati, geografi – ma non c’era l’odierna maturità della rete internazionale dei Cammini. Tra i primi incontri, il più fruttuoso, lo abbiamo avuto con il caro amico Massimo Tedeschi, Presidente dell’Associazione Europea della Via Francigena; il generoso visionario pragmatico che con un esperto gruppo di lavoro, ha palesato ciò che era storia o documento: 3200 km attraverso Inghilterra, Francia, Svizzera e Italia “sugli antichi passi dei pellegrini medievali”. Una temperie, ben illustrata da un altro caro amico, Renato Stopani, che narra quando “la via andò punteggiandosi di strutture assistenziali: modesti spedaletti annessi alle pievi rurali e alle fondazioni monastiche o canonicali, spedali cittadini e poi, dalla fine dell’XI secolo, le magioni degli ordini ospitalieri, congregazioni religiose che ebbero appunto come loro scopo precipuo, quello di assistere i pellegrini con le loro “Case” distribuite lungo tutti i principali itinerari.” Di tante epiche avventure, che ricordo e di cui sono stato partecipe o testimone, mi piace citarne 3.
Prima avventura. Il dossier redatto nel 2020 per l’estensione della Via Francigena fino a Brindisi e Santa Maria di Leuca, per recarsi al Santuario micaelico o in Terrasanta, percorrendo la via Appia o la via Latina e, da Benevento, attraverso Basilicata e Puglia. Ho avuto il piacere di studiare la tratta lucana con Renato Stopani e ben ricordo i nostri sopralluoghi: io, strumentalmente fornito delle opportunità telematiche di tracciamento e orientamento e Renato, nelle sue radicate conoscenze di storico, con mappe alto medievali: gli esiti di tale ibrido approccio furono particolarmente efficaci!
Seconda avventura. La pubblicazione “La valorizzazione della Via Francigena. Percorsi, accoglienza e offerta culturale” che curai per AEVF e Associazione Civita, nel lontano 2006, al fine di organizzare i comuni coinvolti – molti dei quali senza i bagliori turistici di altri fortunati territori. Cercammo di creare una modalità omogenea, innovativa e attrattiva, non per singolo luogo, ma di sistema: Cammino che lega, congiunge e fidelizza, secondo modalità ecosostenibili, semplici e tempestive – poiché, se manca anche soltanto un anello, l’intera catena è inservibile.
Terza avventura. Il “Festival Europeo Vie Francigene, Collective Project”, che ad oggi conta 11 edizioni, che ho ideato e implementato con Luca e Sami, per dare “visibilità alla sensibilità” di borghi e territori: dall’itinerario per il santo patrono, al cammino di valorizzazione ambientale e paesaggistica, al percorso storico-culturale, agli eventi spirituali fin anche ai tracciati nelle periferie urbane, le nostre città del futuro nelle quali creare occasioni sociali e identitarie. Partendo da alcune decine, siamo arrivati a federare 600 eventi annuali, italiani e non, senza tradire la radice profonda del cammino quale metafora dell’inquietudine, mitteleuropea ma anche mediterranea, “che non cerca il silenzio assoluto e totale ma che ama immergersi tanto nella natura quanto nella vita umana» (Duccio Demetrio). Una Via densa delle peculiarità di luoghi e genti, che vede confrontarsi l’abbandono di vaste aree rurali e periferiche e il contrastante Overtourism del popolo dei trolley. La Via ha invece la forza di leggere il territorio quale “network”, ricco di interazioni attrattive, incentivando anche l’imprenditorialità innovativa ad agire nel territorio e per il territorio. Una esperienza splendida, essenziale, per cui sempre ringrazio gli amici di Cammino.
BIO
Ambiente, Paesaggio, Turismo e Cultura. Senior Partner Cresme Consulting; Presidente Comitato Scientifico Nazionale Legambiente; Fondazione “Symbola”; Comitato Scientifico Istituto Nazionale Architettura; Già Direttore Festival EU Vie Francigene (11 Edizioni); Già Segretario Generale Ass. Civita. 50 pubblicazioni, anche su Giubilei, Cammini francigeni e nuove economie dei borghi.
Laurette Proment, Ex dipendente dell’assessorato regionale del Turismo di Regione Valle d’Aosta
Come la Via Francigena ha lasciato un’impronta profonda nella storia e nelle tradizioni dei luoghi, anche per me ha segnato alcuni aspetti della mia vita dal 1996, quando insieme a dei rappresentanti del Canto Vallese fu creato il Tour Aoste-Martigny “TAM”. Non si parlava ancora di Via Francigena, ma si sentiva già il desiderio di ripristinare un collegamento storico pedonale attraverso il Colle del Gran San Bernardo.
Fu quindi una sfida che portò alla creazione di un gruppo di sostegno all’iniziativa “Les Compagnons de la Via Francigena”, formato da tre rappresentanti della Valle dell’Entremont (Vallese) e da tre Valdostani della Valle del Gran San Bernardo. Così iniziò per me una bella avventura che coinvolse anche la città di Aosta e i quattro comuni situati lungo il percorso.
I primi passi furono fatti con determinazione, anche se in solitaria, visto che la Regione Valle d’Aosta non era ancora pronta ad accogliere l’idea di creare un percorso che portasse fino a Pont-Saint-Martin. Così la Comunità Montana Grand-Combin e la Città di Aosta entrarono a fare parte dell’Associazione Europea delle Vie Francigene: una vera svolta nel nostro progetto, che ci permise di confrontarci con una realtà più ampia e molto dinamica.
Si sono quindi succeduti momenti di grande entusiasmo e anche di “battaglia” per convincere gli amministratori regionali della bontà di un progetto – il tratto valdostano della Via Francigena – che, anche se modesto, era confacente a dei territori meno turistici, ma ricchi di storia, di tradizioni e di bellezze naturalistiche.
La Via Francigena rappresenta quindi per me una storia di relazioni, di scommesse, di sfide, di crescita personale e di grandi amicizie. Vorrei ricordare una persona per tutte, che mi è stata a fianco dall’inizio di questa bella avventura e che purtroppo ci ha lasciato troppo presto, Palmira Orsières. Insieme a lei e a molti altri abbiamo camminato lungo questa Via alla scoperta di territori nuovi, di luoghi sconosciuti, abbiamo incontrato persone fantastiche e siamo cresciuti.
Anche dal punto di vista strettamente lavorativo, essendo stata, fino all’anno scorso, dipendente dell’Assessorato regionale del Turismo, ho partecipato attivamente, insieme ai rappresentanti delle altre regioni italiane e straniere, a progetti di ampio respiro che hanno disegnato e valorizzato la Via Francigena, di cui oggi tutti possiamo fruire. Questa esperienza è un bagaglio che continuerò a portare volentieri ricordando i colleghi, gli operatori turistici, gli amministratori, i pellegrini che ho avuto il piacere di conoscere e con i quali abbiamo fatto un pezzo del cammino.
Come vedo la Via Francigena del Futuro… come un’esperienza che continua a crescere, fatta di attori che hanno voglia di affrontare una sfida insieme, di esaltare le bellezze del creato, di proporre un modo di scoprire un territorio incontrando chi ci vive, di diversificare l’accoglienza e proporre anche strumenti innovativi nel rispetto dell’ambiente!
Bon vent à la Via Francigena et à tous ceux qui voudront bien jouer le jeu et continuer à y croire!
BIO
Laurette Proment ha lavorato per molti anni presso l’Assessorato regionale Beni Culturali, Turismo, Sport e Commercio della Valle d’Aosta. È stata referente tecnica regionale per la Via Francigena presso AEVF. Dal 2016 si è dedicata alla creazione del prodotto “Cammino Balteo”, alla sua promozione e commercializzazione ed ha collaborato alla realizzazione della nuova guida “Il Cammino Balteo – 350 km a piedi alla scoperta della Valle d’Aosta.
Daniela Santanchè, Ministra italiana del Turismo
(contributo inserito all’interno del numero n.57 della rivista Via Francigena and the European cultural Routes)
Se qualcuno ci chiedesse di individuare un emblema per il turismo lento, sono certa che molti di noi indicherebbero la Via Francigena. Oltre tremila chilometri che vanno da Canterbury a Roma, dieci Regioni italiane attraversate, pellegrini provenienti da 45 Nazioni e più di 400mila ricerche online nel 2023. Insomma, la Via Francigena è un itinerario ricco di natura, storia e tradizione.
Ma questi, per quanto siano risultati decisamente soddisfacenti, non rappresentano un punto d’arrivo. Il cammino da percorrere è ancora lungo, e il traguardo lontano. Il cammino di cui parlo è quello da portare avanti insieme – dicastero, Regioni e operatori –, passo dopo passo, per identificare, analizzare e rimuovere le criticità presenti sulla Via Francigena e che rappresentano degli ostacoli allo sviluppo consapevole e strutturato del turismo lento. Mi riferisco, per esempio, alla presenza di quei tratti dell’itinerario in cui si è costretti a passare sull’asfalto, oppure alla scarsità di punti di ristoro disseminati lungo il percorso, e quindi alla penuria di investimenti mirati che nel tempo sono stati dedicati a una risorsa tanto bella e identitaria quanto, purtroppo, troppo spesso trascurata.
Il Ministero del Turismo riconosce il valore aggiunto che i cammini religiosi, e in particolare la Via Francigena, apportano al segmento del turismo lento e all’intera industria. Ma, cosa ancora più importante, ne riconosce i margini di crescita e miglioramento. Allo scopo, con l’ultima legge di bilancio abbiamo rifinanziato di 15 milioni di euro il fondo da 4,32 milioni stanziato per la valorizzazione degli immobili pubblici presenti sui cammini religiosi, il miglioramento della fruibilità dei percorsi e la promozione turistica degli itinerari.
Il traguardo cui accennavo prima, infatti, consiste nel condurre la nostra Via Francigena ai livelli del Cammino di Santiago. Un obiettivo assai ambizioso, me ne rendo conto. Ma perché no? L’Italia, dopotutto, non ha niente di meno rispetto alle Nazioni competitor. Al contrario, penso sia sotto gli occhi di tutti come le bellezze e le meraviglie italiane siano uniche al mondo, amate e al contempo invidiate a ogni latitudine e longitudine. Semmai, quella che finora ci è mancata è stata una visione d’insieme. Un’ottica – prospettica e industriale – che abbiamo sintetizzato nel Piano strategico del turismo 2023-2027 e che sta alla base dell’azione dell’attuale esecutivo e del mio dicastero.
È proprio questa la chiave per il successo, per tagliare qualsiasi traguardo, persino il più ambizioso: giocare di squadra, ciascuno interpretando il proprio ruolo, secondo le proprie competenze di riferimento, in piena sinergia gli uni con gli altri.
Soltanto così possiamo portare la Via Francigena – fresca dei trent’anni dalla certificazione di Itinerario culturale del Consiglio d’Europa – ancora più in alto. E, con essa, il turismo italiano.
Un turismo sempre più lento, sempre più verde, sempre più sostenibile.
BIO
Daniela Santanchè è laureata in Scienze Politiche, nel 1990 è stata nominata amministratore unico della Dani Comunicazione. La sua carriera politica è iniziata nel 1995 e dal 22 ottobre 2022 è ministro del Turismo. Ha scritto i libri: La donna negata. Dall’infibulazione alla liberazione (2006), Le donne violate. La donna negata e oltre (2008), Sono una donna sono la santa (2016).
Christian Schülé, Membre Scientifique de l’AEVF
Les chemins font partie de notre environnement quotidien. Nés du besoin de se déplacer, ils ont été tracés pour relier, en empruntant les passages les plus favorables pour le franchissement des obstacles naturels. L’évolution des moyens de transport a modifié leur substance, mais leurs tracés sont ancrés dans le paysage. Nous les empruntons par besoin, par convenance, par habitude ou par choix, parfois sans songer que leur trajectoire se poursuit bien au-delà de notre destination. Ainsi en est-il de cette voie de communication qui s’étend d’un océan à une mer et qui reçut le nom de Via Francigena. Celle-ci constitue une précieuse opportunité de mettre en marche son corps, son cœur et son esprit. Elle invite à prendre le temps du cheminement, peu importe la distance, peu importe la destination, peu importe la motivation. Elle est une opportunité de rencontres avec celles et ceux qui la parcourent, celles et ceux qui vivent sur son tracé, ainsi que celles et ceux qui la font vivre en tant qu’itinéraire culturel du Conseil de l’Europe. Elle représente une réalité européenne concrète qui permet d’inscrire les réalités locales et régionales dans une dimension continentale en transcendant les frontières nationales.
Tous les chemins peuvent mener à la Via Francigena. Ce sont les voies de l’histoire qui m’ont conduit vers cet itinéraire sillonnant l’espace géographique situé entre le Jura et les Alpes. Au cœur de ce parcours, le Chablais, Saint-Maurice et son abbaye séculaire. Un passage obligé sur la route d’Italie. C’est en ces lieux que débuta l’histoire qui me lie à la Via Francigena. Un abbé, un président, des associations, un réseau et des passionnés sont les guides sur ce chemin jalonné de rencontres, d’échanges et d’amitiés. S’intéresser à l’histoire de cette voie de communication et au patrimoine qui la jalonne a été l’occasion d’inscrire la région du Chablais, située à l’extrémité du lac Léman, dans une perspective européenne et de raconter son histoire à travers le prisme du voyage. Les chemins et les lieux qui nous sont familiers prennent soudain une autre dimension lorsqu’on les regarde avec l’œil du voyageur. La Via Francigena offre l’opportunité de redécouvrir son territoire, dont elle élargit les horizons. Elle est non seulement un chemin de culture et d’histoire, mais également un chemin de cœur et d’émotion, une ouverture sur le monde qui m’a permis de créé des liens d’amitié jusque sur les rives de la mer Caspienne.
Mon souhait et mon espoir sont que la Via Francigena et les itinéraires culturels du Conseil de l’Europe incarnent et défendent les valeurs de ce dernier : les droits humains, la démocratie et l’état de droit. Qu’elle soit un trait d’union à travers le continent autour duquel dialoguent les cultures, les langues et les religions dans le respect de chacune et chacun. Que cette artère millénaire soit un chemin d’ouverture contre les replis identitaires et nationalistes, contre l’intolérance et l’indifférence. Qu’elle soit également un outil de sensibilisation à la préservation de la nature, des paysages et du patrimoine qu’elle traverse, invitant à une action contre la pollution et la destruction environnementales en cours. Puisse enfin la Via Francigena être un instrument de paix et de dialogue entre les peuples, par-delà les frontières physiques et politiques.
BIO
Christian Schulé è esperto di Museologia e storia, marketing, relazioni pubbliche. È membro del Comitato Scientifico AEVF e presidente della Association du Chablais (Aigle, Vaud, CH).
Myra Stals – EAVF Content Manager
My journey along the Via Francigena started back in February 2015, when I was on a solo weekend trip in San Gimignano. In those days the itinerary wasn’t as known as it is today, but I clearly remember seeing metal Via Francigena signs around town and thinking “ah yes, I’ve heard about this route… would be nice to walk it someday”. As fast as this thought entered my mind, it also disappeared again.
Fast forward 9 years, and I have travelled the Via Francigena. Twice.
It can be fascinating how one little moment or encounter can change the entire course of one’s life. How it can set off a chain-reaction that will make you choose left instead of right. For me this change happened in late 2015, when I had been working for several years in the same office doing the same thing at the same hours with the same colleagues, feeling stuck and hungry for adventure. A social media post by an acquaintance of mine, in which she talked about her cycling trip across Europe, activated a part of my brain that I didn’t really know was there until that very moment.
Not much later, in the spring of 2016, I took one of the best decisions of my entire life: I quit my job and went on a 4-month solo cycling trip across 18 different European countries. Something I had never done before, but it was exactly what I needed. More solo cycling trips followed in 2018, 2019, and for 2020 I had another big European cycling trip planned with my Cycle 2 Recycle project for which I picked up plastic waste along the way to raise awareness about plastic pollution. But then, as we all know too well, Covid-19 hit.
Where others in the same circumstances would have probably postponed their travel plans, I adjusted mine and decided to travel the entire Italian peninsula instead of Europe that summer, staying within the borders of the country I call home. And let’s be honest, Italy can use some more awareness about plastic pollution.
At the time I lived in Turin, in northern Italy, and my first question when planning the itinerary towards the south was: which route can I follow? And that’s when, after more than five years, my mind went back to those metal signs in San Gimignano. “The Via Francigena, that’s it!” and I reached out to the European Association of the Via Francigena to let them know about my initiative and to organize a meet-up in Fidenza.
That summer I cycled along the Via Francigena from Turin all the way to Santa Maria di Leuca in Puglia, after which I continued my trip across Italy for another 2 months. But those first weeks along the Via Francigena had found a special place in my heart. Which is why, upon my return to Turin after 107 days on the road, I contacted EAVF Director Luca Bruschi to let him know I would love to work for the Via Francigena.
Little did I know that less than one year later, I would be back on the road again! This time on foot and as an official EAVF staff member, starting from Calais in northern France for the big 4-month long Road to Rome 2021 relay march. This event was organized to celebrate the 20th anniversary of the foundation of EAVF, and it would take me across all Via Francigena countries: UK, France, Switzerland, and Italy for 3.200 kilometres in total. Lucky me! This was my very first long-distance walking experience, which muscle-wise is quite different from cycling and I got to experience the itinerary at an even slower pace. A pace that allowed for countless encounters with locals and fellow travellers alike.
I’ve had the immense pleasure and honour of traveling the entire Via Francigena on foot as well as by bicycle, for thousands and thousands of kilometres on end. It’s an experience I recommend to everyone, because it will enrich your lives in ways you wouldn’t expect. My long-distance cycling and walking journeys have taught me that my physical, but more so my mental limits lie much further ahead than I would initially think. That there’s always a little energy reserve left to make it to the next destination, no matter how many setbacks tried to prevent me from getting there.
I also think that long-distance routes such as the Via Francigena occupy a very important educational role in terms of teaching us to go back to our roots and our human nature. To take a step back from our fast and hectic lives, and to learn to move at a slower pace again. With more respect for the planet we call our home and that we are currently mistreating in an abominable manner. The Via Francigena has the power and the means to teach appreciation for the simple, small things in life that, let’s face it, aren’t really small at all.
BIO
Myra is a Dutch national who has been living and working in Italy for over 12 years. She studied Italian Language & Culture at the University of Utrecht and has worked as Academic Coordinator in the field of international higher education before making a shift towards the slow travel sector.
Renato Stopani, Presidente centro studi Romei
Nell’ormai lontano 1984, all’indomani dell’uscita del mio libro “La Via Francigena in Toscana. Storia di una strada medievale”, con prefazione del prof. Aldo Sestini, decano dei geografi italiani dello scorso secolo, si costituì il Centro di Studi Romei, con l’intento di coordinare l’attività di ricerca di tutti coloro che si interessavano del pellegrinaggio medievale e in particolare delle vie seguite dai pellegrini per raggiungere i “Loca Sacra”. Non erano molti all’epoca gli studiosi che sapevano cosa si nascondeva dietro l’espressione “Via Francigena”, un fenomeno del medioevo riguardo al quale la bibliografia si riduceva a pochi titoli, rappresentati per lo più da lavori di storia locale.
Il Centro di Studi Romei, cui aderirono illustri medievisti, studiosi e appassionati di storia medievale, cercò di coprire quel vuoto dando vita a una Collana di Studi e organizzando Mostre e Convegni. È in tale contesto che a Poggibonsi, dove il Centro aveva allora la sua sede, nel 1990 venne organizzato un Convegno su una delle più antiche fonti documentarie del tracciato della Via Francigena, dal titolo “990-1990. Millenario del viaggio di Sigeric, arcivescovo di Canterbury”.
Poi, nel 1993, per superare l’episodicità delle iniziative e dare continuità all’attività di ricerca fu deciso di dar vita a un Annuario, una pubblicazione con periodicità semestrale che raccogliesse gli studi e gli approfondimenti sul pellegrinaggio medievale. Nacque allora la Rivista “De strata Francigena. Studi e ricerche sulle vie di pellegrinaggio del medioevo” e la sede del Centro fu trasferita a Firenze presso la Basilica di San Miniato al Monte.
Dotata di un Comitato Scientifico del quale entreranno a far parte alcuni tra i più eminenti studiosi di storia della viabilità, oltre a medievisti e a storici del territorio (da Thomas Szabò a Mario Ascheri, Da Julia Bolton Halloway a Pietro Dalena, da Francesco Salvestrini a Pietro Raschellà), e diretta dallo scrivente, la Rivista produrrà, dalla sua fondazione ad oggi, oltre sessanta numeri, cui sono da aggiungere diverse altre pubblicazioni “a latere” del periodico (Monografie, Guide, Collane di Studi).
Proprio in virtù dell’approfondimento della conoscenza del tema “vie di pellegrinaggio del medioevo”, conseguente all’attività di studio promossa e condotta dal Centro di Studi Romei (tra cui almeno una dozzina di Convegni, sia Nazionali che Internazionali), qui di seguito suggeriamo alcune indicazioni che riteniamo utili per il futuro dell’Associazione Europea delle Vie Francigene.
Anzitutto consigliamo una maggiore elasticità nella elaborazione dei percorsi moderni che intendono riproporre i tracciati delle antiche vie di pellegrinaggio, alla luce del fatto che il concetto di strada nel medioevo era assai diverso da quello moderno, per cui sarà “normale”, in quanto più aderente alla realtà del passato, prevedere sempre una molteplicità dei percorsi.
Sarà poi necessario tener presente la dimensione europea del pellegrinaggio medievale, per cui sarà bene evitare il privilegiamento di talune località e di taluni itinerari, come sino a ora è stato fatto. Tutta l’Europa cristiana fu interessata dai pellegrinaggi e i percorsi che conducevano alle mete delle “peregrinationes maiores” formavano una e vera e propria rete stradale che si distendeva per l’intero continente dipartendosi dai punti nei quali si concentravano le folle dei pellegrini, rappresentati non tanto e non solo da Canterbury (il luogo dal quale partì l’arcivescovo britannico Sigeric), ma da centri portuali quali Utrecht, Lubecca, Calais, Stade, ove gli itinerari marittimi si saldavano con quelli terrestri.
Ancora riteniamo sia utile insistere maggiormente su quella che, almeno sino all’XI secolo, fu una “peregrinatio maior”, quella che, assieme a Roma e Gerusalemme, formerà la triade “HOMO” – “ANGELUS”-“DEUS”: il Santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano. Per capirne l’importanza basterà osservare che gli itinerari che portavano al “Sacro Speco” saranno alla base della nascita degli odonimi “Via Francesca” e “Via Francigena”.
In generale auspichiamo una più stretta collaborazione tra la ricerca storica e il “momento” organizzativo degli itinerari culturali impostati sul pellegrinaggio medioevale, che porterà a un arricchimento degli stessi dotandoli altresì di una più rigorosa base scientifica.
BIO
Renato Stopani è docente di Geografia Antropica, dal 1980 ha indirizzato i suoi studi verso la Geografia storica, producendo numerose pubblicazioni per diverse Case Editrici ed Enti Culturali. Nel 1984 ha fondato il Centro di Studi Romei, di cui è tuttora Presidente, e ha promosso la nascita della Rivista semestrale “De strata Francigena. Studi e Ricerche sulle vie di pellegrinaggio del medioevo”, della quale è Direttore. È Presidente del “Clante”, Centro di Studi Chiantigiani, volto ad approfondire la conoscenza della regione chiantigiana, specie sotto il profilo storico-territoriale.
Michel Thomas-Penette, Ancien Directeur de l’Institut européen des Itinéraires culturels
Je suis très heureux d’être associé par ce texte à cette importante célébration. Elle se situe en effet trente années après la réunion qui a retenu la Via Francigena comme l’un des thèmes majeurs des Itinéraires culturels du Conseil de l’Europe. Une réunion à laquelle j’ai assisté à Strasbourg en tant que conseiller de programme et dont je garde encore le vif souvenir.
Elle intervient également dix-huit ans après la réunion d’inauguration à Canterbury de la pierre gravée marquant le kilomètre 0 du parcours.
A la capitale de l’église anglicane, combien d’autres villes et de villages que j’ai pu découvrir devrais-je ajouter ? Des lieux emblématiques que j’ai appris à comprendre avec les responsables de l’itinéraire, autant qu’avec l’aide des habitants. Des paysages contrastés où nous avons cheminé. Les citer tous, consisterait à énumérer la quasi-intégralité du chemin. Il s’agit de plus de quarante rendez-vous qui ont eu lieu durant toutes ces années et dont j’ai gardé des traces écrites et des photographies !
Votre travail trentenaire apporte la démonstration que, chaque jour, un itinéraire culturel qui a reçu ce prestigieux label, s’améliore, s’étend, se diversifie et approfondit autant ses valeurs européennes, que ses fondements historiques, géographiques et patrimoniaux.
En ce qui concerne la Via Francigena, trois grandes caractéristiques se marient :
Il s’agit certes d’un itinéraire de pèlerinage qui relie deux capitales marquantes pour l’histoire des religions en Europe et qui trouve naturellement sa continuité vers le Sud de l’Italie et Jérusalem.
Il constitue également un itinéraire de rencontre et de dialogue le long duquel se sont certes déroulés des conflits, des drames migratoires – jusqu’aujourd’hui, mais où des réconciliations ont eu lieu et où des traités de paix ont été signés.
Il représente enfin un itinéraire de découverte. Le lent parcours des marcheurs qui apprennent à voyager « léger », leur donne le temps d’apprendre à contempler et lire le paysage façonné par les temps géologique, le climat changeant et par l’acharnement des hommes à le cultiver et à l’aménager pour faciliter les circulations quotidiennes et les grands échanges de population.
L’archevêque Sigéric, en rédigeant le récité de ses étapes, a ainsi inauguré un grand récit européen pluriel, premier des narratifs, rejoints aujourd’hui par des centaines de milliers d’autres, reliant la matérialité d’un manuscrit à la virtualité de pages internet de voyageurs connectés. De ce fait, il nous a indiqué, comme l’ont théorisé Régis Debray et Catherine Bertho-Lavenir au XXème siècle, qu’un itinéraire ou un parcours touristique sont d’abord des médias !
Un tel itinéraire nous aide enfin à nous souvenir qu’à l’origine, le mot « pèlerin » était l’exact synonyme du terme « étranger ». Tandis que, selon Denise Péricard-Méa, les termes « voyageur, voyageuse », allaient ensuite désigner, vers l’an Mil, celui qui marche dans un but religieux vers un sanctuaire lointain.
Nous sommes donc tous, marcheurs ou lecteurs de récits de voyages le long de la Via Francigena, des « pèlerins ». Et nous sommes aussi, à l’origine du chemin, des « étrangers » les uns aux autres. Mais grâce au cheminement, nous devenons proches par le sens du voyage partagé, par la démarche de découverte et par la volonté de relier le patrimoine qui est au plus proche de nous, celui qui caractérise notre identité pérégrine locale, aux brassages historiques patrimoniaux qui ont marqué cette grande transversale européenne.
En recommandant en 1984 le thème des Chemins de pèlerinage vers Saint-Jacques de Compostelle, ainsi que les itinéraires commerciaux et artistiques, l’Assemblée Parlementaire du Conseil de l’Europe, suivie en 1985 par la Conférence permanente des pouvoirs locaux et régionaux, souhaitait de manière visionnaire souligner l’importance d’un ensemble de chemins qui ont été empruntés de manière continue par les Européens depuis plus de dix siècles et qui leur ont permis de se connaître, de se reconnaître et de cheminer ensemble.
Il s’agissait pour ces élus européens de mettre en avant leur valeur symbolique en tant que lieux de tolérance et de solidarité. Le thème visait d’abord à identifier les principaux chemins dans toute l’Europe, puis à valoriser les patrimoines matériels et immatériels qui leur sont liés et à proposer de nouvelles voies de tourisme transcontinentales fondées sur le sport, la découverte de soi et la rencontre avec les autres.
En même temps que la célébration de l’anniversaire de la Via Francigena, nous allons donc fêter cette année le quarantième anniversaire de cette Recommandation voulue par les parlementaires. Elle a été rendue effective grâce au travail des porteurs de projets qui, depuis la Déclaration de Saint-Jacques de Compostelle en octobre 1987 ont entendu cet appel et l’ont ancré et traduit dans leurs réalités territoriales identitaires, ouvertes à la diversité.
Aujourd’hui, plus que jamais, nous devons vous remercier d’avoir fait de ce projet généreux et utopique une réalité vivante, ancrée pour le long terme, dans la construction européenne.
BIO
Membre du comité scientifique de l’itinéraire culturel de Destination Napoléon Cultural Route, président d’honneur de Phoenicians Cultural Route, membre de la commission d’Experts European Heritage Label. Délégué général des European Historic Thermal Towns, directeur de l’European Institute of Cultural Routes et programme adviser du Council of Europe.
Gaëtan Tornay, Président ASVF
Lorsque l’on me demande de décrire la Via Francigena, j’aime utiliser la parole de « trait d’union ». Je compare le trait au chemin qui s’étend de Canterbury à Santa Maria di Leuca. Ce trait unit d’abord plusieurs pays, peuples, langues, cultures mais il réunit surtout des pèlerins du monde entier qui marchent sur ce trait. Il permet ainsi des échanges humains aussi étonnants que détonnants entre jeunes et ainés, entre groupes et marcheurs solitaires, entre habitants du monde entier aux cultures diverses et variées. Malgré toutes leurs différences, ce trait les unit et les aide à se découvrir pour aller à la rencontre de l’autre dans toute sa diversité.
A titre personnel et privé, je ne peux m’empêcher de penser à ce trait d’union comme lien entre mon village d’Orsières, étape du journal de Sigéric, au pied du mythique col du Grand-Saint-Bernard et Rome, ville éternelle où j’ai passé une partie de ma jeunesse (j’y ai fêté mes 20 ans en 2004) en y restant durant deux années extraordinaires comme garde suisse du pape. Si la Via Francigena m’était alors inconnue, cette expérience a sans doute contribué à mon engagement pour le développement de ce trait qui parcourt toute l’Italie. Il est d’ailleurs intéressant de noter que depuis quelques années, plusieurs anciens gardes suisses marchent sur les traces de Sigéric pour rentrer chez eux après leur service à Rome.
Depuis 2013 et mon entrée au sein de l’AEVF, j’ai eu la chance de découvrir de nombreux hauts lieux de ce trait d’union grâce à nos différentes AG mais aussi de le parcourir durant 12 jours entre la Toscane et Rome. Malgré le nombre toujours croissant de membres, malgré les difficultés de langues, malgré nos rythmes de travail variés, malgré nos différentes manières d’aborder le développement de la Via Francigena, je retiens que notre association continue toujours plus à fédérer de nombreuses institutions et est nommée à juste titre comme « réseau porteur » du Conseil de l’Europe.
La Via Francigena va à coup sûr continuer à se développer à un rythme régulier. Sa fréquentation n’explosera pas d’une année à l’autre – même s’il faut se préparer pour l’année jubilaire à Rome en 2025 – mais elle continuera de croître car le besoin d’unité, le besoin de se ressourcer, de s’échapper du quotidien, de se déconnecter dans tous les sens du terme, tous ces besoins vont continuer à croître.
Si la question de la fréquentation doit être mieux suivie afin de connaître l’impact économique réel de nos activités et si le nombre de nos membres doit continuer à croître, ne négligeons pas la quantité au profit de la qualité ; qualité des échanges au sein de notre association, qualité du chemin qui doit être constamment entretenu et amélioré, qualité de la promotion et qualité de l’accueil au travers des hébergements et des sites culturels qui font de cet itinéraire un trait d’union unique. Engageons-nous donc dans cette direction pour que la Via Francigena reste toujours un véritable trait d’union.
Longue vie à la Via Francigena !
BIO
Né en 1984 à Orsières, en Suisse, il a été de 2004 à 2006 garde suisse du pape au Vatican. En 2013, il est devenu directeur de l’office du tourisme du Pays du St-Bernard, depuis 2014 il est membre du conseil d’administration de l’AEVF et en est devenu le vice-président en 2016. Depuis 2022, il est président de l’Association suisse de la Via Francigena.
Adelaide Trezzini, CIViF (Comité International VF)
Nel marzo 1995, in occasione della mostra organizzata dalla Regione Lazio a Castel Sant’Angelo “La Via Francigena cammino medievale di pellegrinaggio quale proposta per un itinerario religioso, culturale e turistico del 2000” vengo incaricata da Marcella Bagnasco, presidente ANGT (Ass. Naz. Guide Turistiche), a interessarmi alla Via Francigena (VF) oltre il confine italiano. Un progetto affascinante, utopico collegare con un itinerario pedestre il Mare del Nord a Roma.
Da europeista svizzera studiosa del passato, dopo i primi studi preliminari fatti dal passo del Gran San Bernardo a St-Maurice, accetto con passione questa sfida storico-culturale. Nel 1997, incoraggiata da Michel Thomas-Penette (direttore del neo Istituto Europeo Itinerari Culturali-IEIC), fondo a Martigny l’Association Internationale Via Francigena (AIVF) per promuovere la VF in Svizzera, Francia e Inghilterra dove era pressoché sconosciuta.
In primo luogo, era indispensabile capire il lavoro già svolto in Italia. Il mio pellegrinaggio mi ha portato a bussare all’Ufficio Filatelico del Vaticano (collaborazione per le Cartoline VF 1999), alla Basilica di S. Pietro (accoglienza dei pellegrini con credenziali e consegna del Testimonium nel 2001), al Consiglio d’Europa nel 2001 (1° marchio VF europeo Omnes viae Romam perducunt) e presso quattro nazioni interessate al Patrocinio, alla AEVF (Associazione Europea VF) con contatti e tentativi di collaborazione. È stato un viaggio senza fine e accidentato tra archivi storici, uffici tecnico-amministrativi, associazioni di turismo pedestre, sopralluoghi dall’Inghilterra a Roma per individuare il tracciato che meglio rispettasse la Via percorsa da Sigerico alla fine del sec. X.
Nell’inseguire questo fine AIVF si è affidata a storici locali, esperti di viabilità antica e abitanti del territorio per individuare e riproporre percorsi storicamente coerenti sia in Francia (Guînes Pas-de-Calais), in Svizzera (Jougne, Losanna) e in Italia (Azeglio, Montelungo, Abbadia S. Salvatore, Cesano) per la gioia dei pellegrini oggi e nel futuro. Inoltre, il nostro impegno per la riabilitazione di vie storiche Nord-Sud Europa ha incluso la Via Francisca del Lucomagno dal 2014.
Occorreva far presto per concretizzare l’itinerario nella sua dimensione europea, grazie a guide- Vademecum, a Topofrancigena, a Dormifrancigena e dal 2015 con app Dormitopofrancigena. La VF rischiava di afflosciarsi nuovamente come nel 1995 e scomparire dopo il 2000.
Far rinascere e rivivere la VF è stato per me uno scopo di vita (1995-2023), raggiunto grazie a migliaia di pellegrini-pionieri guidati dai coordinatori internazionali AIVF e a tanti amici-collaboratori istituzionali e privati lungo la Via da Canterbury a Roma. La motivazione è giustificata tuttora dalla passione per la cultura europea, nella consapevolezza della nostra storia, del nostro patrimonio da preservare e valorizzare anche turisticamente, creando contatti di amicizia tramite il pellegrinaggio vissuto dai viandanti di tutto il mondo.
Ripongo la mia fiducia in AEVF (alla quale ho affidato la gestione dell’archivio AIVF 1995-2019) per aiutare in tutti i modi i viandanti, raccogliendo ogni loro suggerimento: questa è forse la chiave della rinascita e del futuro della Via Francigena. Questi 23 anni di attività autonoma e solidale ci hanno insegnato che soltanto una Via calpestata da migliaia di persone potrà durare. Vedo insomma per la Via Francigena un futuro di fraternità internazionale – come Compostela – anche grazie a contaminazioni culturali e creative quali storie, romanzi e fumetti (Rahere Civif-AIVF Palombi 2023) o ancora filmati, musica, teatro ispirati al Camino Francigeno.
BIO
Cresciuta a Ginevra, studia a NY e dal 1965 vive a Roma dove opera come guida turistica dal 1980 anche per lo SCV. Appassionata di Storia e Storia dell’Arte, si dedica a iniziative culturali tra le quali il convegno ”Borromini e gli architetti ticinesi a Roma” nel 1997 e fonda la 1° Association Via Francigena.
Anna Trono, Professore di Geografia economica politica, Presidente Associazione Via Francigena Pugliese
La Via Francigena è certamente uno dei più pregevoli itinerari culturali europei, che, guidata negli anni con abilità e valore dall’Associazione Europea delle Vie Francigene, e in sintonia con le linee guida del Consiglio d’Europa, continua ad esaltare la ricca diversità dei valori culturali, religiosi e umanistici europei, innestandosi nel tessuto delle realtà territoriali, viste nelle loro specificità culturali, storico-religiose, economiche e sociali. La VF è “ricerca di significato”, in cui il viaggio diviene esperienza emozionale, educativa, sociale e partecipativa; in cui il cammino, soprattutto quello a piedi, fatto di “piccoli gruppi per grandi esperienze”, è strumento di coesione sociale per il carattere interattivo che si determina tra quanti partecipano al viaggio con esperienze diverse e valori comuni. La Via Francigena è fatta di accoglienza e ospitalità generosa dei locali, di conoscenza di loro cerimonie, usi e costumi e, soprattutto, di condivisione umana e spirituale di un cammino e progetto comune.
Un progetto, che ho adottato da tempo adeguandolo negli anni alle necessità della terra in cui vivo e alle suggestioni culturali sollecitate da evidenze archeologiche e fonti storiche, avallate, comunque, da mie esigenze di ricerca. Il mio primo incontro con la Via Francigena risale ad una quindicina di anni fa, inizialmente legato ad un invito, giunto da Monsignore Andreatta dell’Opera Romana Pellegrinaggi, a studiare il tratto terminale della Via Francigena (quello che da Brindisi volge verso Santa Maria di Leuca). Ha avuto inizio così un mio impegno, talvolta “avventuroso”, con la Francigena. Un legame paradossale tra l’eccentricità dell’avventura e il desiderio di raggiungere il traguardo ambito di riconoscimento della Via Francigena del Sud e suo sviluppo fino a Gerusalemme. Un percorso culturale fatto di studi, viaggi, progetti, convegni, seminari nazionali e internazionali, più spesso organizzati in loco. Un legame divenuto “di squadra” con il coinvolgimento nel mio euforico entusiasmo non solo di tanti amministratori, politici e comunità locali ma anche e, soprattutto, di giovani ricercatori (archeologi, botanici, geografi, storici e storici dell’arte) riunti in un’associazione culturale denominata “Via Francigena Pugliese”. Validi ricercatori che hanno prodotto un progetto di ricostruzione del percorso francigeno nel Salento, riprendendo gli antichi tracciati romani della Via Traiana Calabra. Hanno studiato, lavorato per anni in archivi e su campo, mappando, geo referenziando, mettendo a sistema le risorse storico-culturali e paesaggistiche. Tutti insieme abbiamo voluto costruire un percorso come sistema di segni ricco di valenze emozionali, di valori economici e sociali, abile a trasformare la Via Francigena nel Salento in un “bene culturale complesso” non solo in grado di favorire la mobilità lenta, esperienziale e responsabile affrancando il territorio salentino da un turismo essenzialmente balneare, ma anche abile a tradurre l’itinerario francigeno in un segno di identità e strumento di salvaguardia e sviluppo del territorio.
Più di recente abbiamo approfondito il profilo sociale della Via Francigena tentando di offrire ai camminatori disabili servizi e strutture loro fruibili durante il cammino secondo obiettivi di sostenibilità indicati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
L’auspicio è che la VF, sotto la brillante guida dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, continui ad essere un percorso che offra conoscenza, rispetto e salvaguardia della realtà paesaggistica ed ambientale e che consenta occasioni di sviluppo di molti settori di attività che l’intelligenza e la genialità dei giovani sa creare. Confido che la Via Francigena possa realizzare il suo iniziale obiettivo di prosecuzione verso la Terrasanta, assumendo il ruolo di grande itinerario di unione tra culture e genti dell’Europa e del Mediterraneo.
BIO
Professoressa di Geografia economico politica e studiosa di politiche regionali, si interessa di percorsi culturali e turismo culturale e religioso, oggetto di pubblicazioni scientifiche e progetti realizzati nell’ambito di collaborazioni avviate con enti locali e università italiane e straniere.
Sergio Valzania, Giornalista e autore televisivo
Il carattere della Via Francigena da mettere in maggior evidenza è quello di essere un’infrastruttura di comunicazione di prima importanza, paragonabile a ferrovie e autostrade. Come queste ultime anch’essa rappresenta molte altre cose. È un’occasione di incontro con la natura e con l’arte, uno spazio dedicato al turismo leggero, un asset economico per il territorio che attraversa, uno strumento di tutela del paesaggio, un ambito di svago, un attrezzo ginnico utile a tonificare il fisico, un tappeto di preghiera lungo migliaia di chilometri, un dispositivo per la meditazione.
Tutto questo non deve nascondere il dato fondamentale: la Via Francigena collega l’Italia, nel suo insieme, alle correnti sociali e culturali più avanzate dell’Europa e di altre regioni del mondo, dalla Corea, al Brasile, al Canada, agli Stati Uniti. Reciso questo canale di pellegrinaggio, il più conosciuto e frequentato tra quelli italiani, il nostro paese si troverebbe isolato, privato di una frequentazione giovanile di livello culturalmente elevato e da una importante riflessione collettiva corso relativa all’indirizzo futuro della società occidentale.
Sappiamo quanto il nostro tenore di vita, la nostra salute e la nostra libertà debbano al mercato e alla forma di democrazia che insieme ad esso si è sviluppata nel corso degli ultimi due secoli. Sappiamo anche che il processo di crescita tumultuoso vissuto dall’Europa, dal Nord America e da pochi altri paesi al mondo, come Giappone, Australia e Corea, ha prodotto forti squilibri, molte ingiustizie e in particolare ha orientato la modalità di ricerca della felicità verso i consumi, aumentati in modo esponenziale, senza cogliere l’obbiettivo e con una significativa ricaduta in termini di inquinamento del pianeta.
Qualunque persona abbia avuto la fortuna di frequentare con una qualche assiduità, e in molti casi anche solo occasionalmente, il sistema dei cammini che si è sviluppato nel nostro continente a partire dagli anni Sessanta e che ne costituisce un unicum privilegiato, si è reso conto dell’effetto che tale frequentazione produce in termini di formazione etica, comunitaria e sociale. Non è errato paragonare l’esperienza dei cammini alla partecipazione a un seminario continuo sulla ricerca della felicità effettuata attraverso un miglior utilizzo del proprio corpo e un più sano rapporto con il mondo che ci circonda.
Tutto questo condotto senza stimoli agonistici, competitivi o di conquista. I pellegrini non sono sportivi che forniscono una prestazione atletica, né sono una categoria elitaria in grado di compiere imprese preclusi ad altri. Al contrario, il loro carattere dominante è l’inclusione: tutti possono scoprire la propria dimensione di pellegrino in qualsiasi momento della propria vita e decidere di partire, senza nessuna preparazione specifica, per una qualsiasi delle mete proposte.
All’interno di questo sistema il Cammino di Santiago si pone in una posizione privilegiata, dovuta alla tradizione che lo avvolge e alla splendida rinascita occorsa nella seconda metà del secolo scorso. Non esistono dubbi però che la Via Francigena si collochi subito dopo il Cammino di Santiago per fascino e capacità di richiamo. Gli è addirittura superiore per bellezza artistica e naturalistica dei luoghi attraversati, l’Italia è il paese più bello del mondo, anche se il livello dei servizi offerti ai pellegrini stenta a volte ad adeguarsi a quelle che sono le necessità di un percorso disponibile per ogni fisico e ogni scarsella.
Occorre lavorare ancora, ma è da trent’anni che siamo sulla buona strada.
BIO
Storico e studioso della comunicazione, autore radiofonico e televisivo, dal 1999 al 2009 ha diretto i programmi radio della Rai. Ha insegnato nelle Università di Genova e Siena. Scrive su L’Osservatore Romano e cura La Biblioteca di Gerusalemme per radio Inblu2000. Per Urania ha pubblicato la saga fantasy di Keerg. Ultimo libro Le guerre dell’oppio (Mondadori 2023).
Con quale parola finiresti la frase qui sopra? Faccelo sapere con un video!
Stiamo raccogliendo le testimonianze di tutti gli appassionati della Via Francigena: ti va di partecipare?
Semplicissimo, basta inviarci un video di 5 secondi al massimo in cui dici cos’è per te la Francigena in una parola sola.
Dettagli tecnici:
– Video verticale in formato 9:16
– Durata del video: massimo 5 secondi
– Dimensione massima del file video: 10MB
– File format: MP4
I video che riceveremo verranno pubblicati sui profili social Instagram e Facebook della Via Francigena.