Via Francigena

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5 things to do on the Dauni Mountains, Puglia

What to do in Puglia, five things to do on the Dauni Mountains, from renting a car to have dinner in a bibliocafé, to admire the boundless landscapes.

There is a side of Puglia, where days are still dictated by the sound of the bells, where the sun is warm until late October, where old ladies coming out of their houses greet you with a hint of a smile, even if you are a complete stranger. There is a side of Puglia, where you can still hear children running through the streets of the village, playing with the ball at the square. Where dogs that are nobody’s, are everybody’s; where people believe that having water bottles in front of the doors keeps the cats away. This side of Puglia is not near the sea, but is in the hinterland of the Foggia area, where it is already possible to catch sight of Basilicata and Campania, between the Vulture and the wide and harmonious hills that remind of Turkey. Whilst the streets that go on towards nothing remind of the immaculate villages of the United States, if it wasn’t for the windmill blades, always present along the path.

The Dauni Mountainsare part of that less known, less frequented side of Puglia, which is still precious exactly because it keeps its soul of terra franca untouched, candid, romantic. The Dauni Mountains are not real mountains. In fact, it is a hill area, sprinkled with small villages, some of which still have their centuries-old beauty, some others more modern, but still very evocative.

The Daunia is a wide area, which takes almost a week to visit all well, not rushing it, discovering every inch of nature, history and tradition. Here then are 5 things to do if you want to discover the heart of Puglia, bound to traditions, however always unrest, looking for innovative ideas.

Via Francigena of the South

Travel a section of the Via Francigena of the South. Only a few still know that it exists, but the Francigena of the South goes from Rome to Brindisi, creating a bridge between Orient and Occident. It deviates towards the area of Foggia, to discover some of the most beautiful cities of the Daunia, such as Celle di San Vito, Troia. The signage is not very well organised and it is not so easy to find details along the path. Therefore it is advisable to prepare paper material ahead of time and, if needed, ask people you may meet, which are always very hospitable.

Travel by car

Renting a car and travelling across the provincial and state roads, losing amongst natural boundless landscapes, running towards the windmills, venturing to look for unknown, but amazing villages. For example along the state road that connects Troia to Sant’Agata di Puglia, you can directly look at the Vulture, or along the provincial road connecting San Marco la Catola with Pietramontecorvino, you can pass through thick woods, typical of the scrub.

Have dinner at the Skantinato

Have dinner at the Skantinato 58 in Troia, a bibliocafé opened in recent times by some innovative and day-dreamer young people of the city. They transformed an old abandoned basement into a wine, food and literature reference centre for the area. At the Skantinato it is possible to taste great selections of cold cuts, cheeses and local specialties, along with great local or international artisan beer.

Visit to the museum centre

A visit to the Museum Centre of Ascoli Satriano, where the precious polychrome marble griffons from the 4th century b.C. (famous worldwide) are kept. Or even a walk in the morning along the streets of the living, loud city, where you can find woven chairs and baskets full of fruits and vegetables for sale, available for the people passing by.

Stop to observe the landscape

Stop to observe the landscape sitting from the height of a bench in the park of the Castle of Sant’Agata di Puglia or from its square-balcony, where the gaze looses upon the summit of the lower hills, upon the cultivated fields, where you can see the flocks of agitated birds and a glimpse of Basilicata unveiling itself just around the corner.

Anastasia Fontanesi

Source: ViaggiLowCost

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I Volontari del Servizio Civile dei Monti Dauni nei panni del pellegrino, hanno percorso le Vie Sacre sulle orme della Via Francigena

I volontarideiMontiDauni, hanno intrapreso comunitariamente un percorso che li porterà a delineare le Vie Sacre dei propri territori. A questo proposito, i volontari del servizio civile di Bovino, Sant’Agata e Troia si sono cimentati in un vero e proprio cammino di pellegrinaggio, nel cuore delle vie di Pellegrinaggio della puglia

Dauna e Garganica. Le volontarie: Antonella, Elena, Eliana ed Incoronata, insieme ai restanti partecipanti all’escursione, hanno provato le reali sensazioni ed esigenze del pellegrino, attraverso i sentieri della steppa garganica. La bellezza dei luoghi e la pace sperimentata hanno fatto da cornice, insieme alla lontananza dal caos della vita quotidiana.

Esperienza singolare è stata la sosta a cavallo della Lie Line, la linea immaginaria, che collega i santuari dedicati all Arcangelo Michele, in quel frangente, sotto direttiva dell’esperto Del Giudice si è osservato un minuto di silenzio, in tranquilli ad occhi chiusi. Antonella e Incoronata, volontarie di Sant’Agata di Puglia, raccontano così questa esperienza:

Abbiamo chiuso gli occhi, appunto per un minuto, ed in quel momento tutto, dalle cose più impensabili raffioravano nella nostra mente. Si udiva qualche cinguettìo di uccelli, il fruscìo delle foglie degli alberi, ma la sensazione più intensa era quel venticello fresco che ti accarezzava il viso.

Le impressioni sulla giornata sono state molte e tutte positive, è doveroso concludere con le parole di Eliana, volontaria di Troia:

Il turismo che ci piace è quello emozionale fatto di stimoli multisensoriali percepiti nei suoni, nei colori e nei profumi della natura; di esperienze esoteriche nel punto preciso in cui Monte Sant’Angelo si allinea con Mont Saint Michel e Gerusalemme lungo la linea Sacra Micaelica”.

Fonte: Spaziofoggia.it

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Concluso il Festival Vie Francigene nel Sud

Dieci eventi, di cui due prime assolute, per la kermesse di musica sacra che ripercorre i luoghi dello spirito. Lungo la Via Francigena, all’interno dei Monti Dauni

È terminata nella Basilica di San Michele a Monte Sant’Angelo l’edizione 2014 del festival ‘Via Francigena del Sud’, il cui cartellone è stato firmato per la settima volta consecutiva da Agostino Ruscillo, che, ancora una volta, ha pianificato una programmazione che ha fatto dialogare la musica antica e quella contemporanea. Tutti gli eventi dedicati alla musica sacra hanno permesso a tanti turisti e visitatori di riscoprire luoghi di altissima caratura culturale, storica e spirituale: in particolare, sono risultati suggestivi quelli organizzati nelle splendide cattedrali di Lucera, Troia, Bari e Foggia.

La kermesse di musica sacra pugliese, costruita come un itinerario nelle più belle aule liturgiche della Puglia, ha visto succedersi, dal 20 settembre al 27 ottobre, dieci appuntamenti, un evento speciale, un corso di canto gregoriano e due conferenze, con ospiti di assoluta rilevanza artistica: il sopranista Francesco Divito, il controtenore Vincenzo Scarafile, il direttore Sabino Manzo, i solisti della Messa di Mercadante (Anna Rita Di Giovine Ardito, Angela Bonfitto, Vincenzo Di Donato, Matteo d’Apolito), il pianista Emanuele Arciuli, e poi l’Apvlia Felix vocal ensemble & consort, il Coro del Conservatorio Piccinni di Bari, e la Polifonica Biagio Grimaldi.

Sull’intera programmazione spiccano le due ‘prime assolute’ promosse dalla “Rete di Musica Antica e Operistica in Puglia” – Re.M.A.O.P., rete sostenuta da ‘Puglia Sounds’, che hanno riscosso lusinghieri successi di critica: l’Akathistos: Inno alla Madre di Dio (da Oriente ad Occidente) per soli, coro e archi di Mario Rucci, appositamente commissionato dal festival al compositore lucerino, ed eseguito ad apertura della kermesse prima a Lucera e poi a Bari, e lo spettacolo-concerto dedicato all’Arcangelo guerriero: Sancti Michaelis Musicae, con le esecuzioni di brani del Seicento e Settecento recuperati dall’oblio dei tempi, in particolare il bellissimo dialogo tra Michele e Lucifero di Carlo Baliani, per soprano, basso e b.c.

Una nota di merito va data poi all’esecuzione integrale della ‘Messa a grande orchestra per quattro voci’ di Saverio Mercadante, nella Cattedrale di Foggia, con l’Orchestra & Coro della Cappella Musicale Iconavetere, diretti da Agostino Ruscillo, contestualmente alla presentazione ufficiale del cd e videoclip “Mercadante ritrovato”. Una serata che ha riconsegnato alla Città di Foggia una pagina di storia dimenticata.

Il festival, anche quest’anno molto seguito e apprezzato da un pubblico numeroso, attento e affezionato, è stato organizzato dall’Associazione “Cappella Musicale Iconavetere”, che da oltre trent’anni svolge sull’intero territorio regionali la promozione della “musica sacra”. Per la prima volta in maniera prevalente, grazie al sostegno del progetto “Eccellenza turistica Monti Dauni”, promosso da PugliaPromozione, e cofinanziato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dalla Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, il festival ha concentrato la metà degli eventi sul territorio dei Monti Dauni facendo scoprire tesori meravigliosi e poco conosciuti ai più, tra cui: gli “Exultet” di Troia, grazie alla conferenza del prof. Baroffio, e l’organo Domenico Rossi di Deliceto, grazie alle esecuzioni degli organisti Angelo Trancone e Matteo Imbruno, e il Museo Civico di Ascoli Satriano.

A fare da filo conduttore, dunque, sono stati la musica, l’arte e la storia: quest’approccio multidisciplinare del festival ha dato voce a una enorme riserva di religiosità e sacralità che giace intatta nella ‘Puglia Piana’, sede di meraviglie architettoniche senza tempo, la cui bellezza va tutelata e valorizzata non solo con l’esecuzione, seppur impeccabile, di un’opera di un compositore o dalla profondità del suono di un organo: “L’obiettivo di questo festival – ha ribadito il direttore artistico, Agostino Ruscillo – è far conoscere al forestiero e al pellegrino le bellezze inestimabili di questa Terra, la cui valorizzazione deve essere un dovere civile, ma anche di promozione turistica e culturale di un territorio che trabocca di splendori”.

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La kermesse è sostenuta da Pugliapromozione (“Progetto di eccellenza turistica Monti Dauni. Cofinanziato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dalla Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo“).
Il festival è inserito nella “Rete di Musica Antica e Operistica in Puglia” – Re.M.A.O.P. (rete sostenuta da ‘Puglia Sounds’ – P.O. FESR Puglia 2007-2013 Asse IV – Investiamo nel vostro futuro).

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Musica nelle cattedrali: Via Francigena del Sud a Lucera e Ascoli Satriano

 

Sono tra le chiese più belle della Puglia. La Concattedrale di Ascoli Satriano e la Basilica Cattedrale di Lucera, sabato 3 e domenica 4 ottobre, accoglieranno il Festival Via Francigena del Sud. Il Coro lirico di Capitanata, alle 20.30, interpreterà la  Petite Messe Solennelle di Gioacchino Rossini, versione per quattro soli, coro, pianoforte e harmonium. L’interpretazione dell’opera rossiniana sarà riproposta domenica 4 ottobre, alle 20.30, nella Basilica Cattedrale di Lucera.

152 ANNI DI STORIA. La Petite Messe Solennelle, composta a Parigi nel 1863, fu l’ultimo lavoro di Rossini. Le uniche opere di grande respiro che Rossini ci ha lasciato dopo il ritiro dal teatro a soli 37 anni sono, sintomaticamente, due grandi composizioni religiose: lo Stabat Mater e la Petite Messe Solennelle. Si tratta di una Messa solenne che mette in musica tutte le parti ordinarie della liturgia, con l’aggiunta di un «Preludio religioso» e di un’aria per soprano, O salutaris Hostia, inserita prima dell’Agnus Dei; ma anche di una Messa piccola, poiché Rossini la destina per la prima esecuzione a «Dodici cantori dei tre sessi, uomini, donne e castrati: otto per il coro, quattro per soli, totale dodici Cherubini», con il sostegno di due pianoforti e di un armonium: dunque, piccola e solenne al tempo stesso.

IL CORO LIRICO DI CAPITANATA è un gruppo corale formato da circa sessanta artisti, selezionati in base al repertorio da eseguire, e si presenta sia in formazione da camera sia in organico più ampio per l’esecuzione di musica sinfonico-corale e lirica. Fondato nel 2008, presenta un ampio repertorio che comprende autori che vanno dal Settecento al primo Novecento, privilegiando in particolar modo i compositori nati in terra pugliese. Ha partecipato agli allestimenti scenici del Teatro Umberto Giordano di Foggia e del Teatro Giuseppe Verdi di San Severo.

DIRETTORE E INTERPRETI. Sarà Mauro Marchetti, dal 1992 direttore del Coro Città di Roma, a dirigere il Coro Lirico di Capitanata nei concerti del 3 e 4 ottobre. Ha vinto il premio “Mariele Ventre” come miglior direttore al 57° Concorso Internazionale Guido d’Arezzo 2009 e il Premio come Miglior Direttore al 32° Concorso Internazionale di Varna (Bulgaria) nel 2010. Mauro Marchetti dirigerà Anna Rita Di Giovine Ardito (soprano), Concetta D’Alessandro (mezzosoprano), Giuseppe Maiorano (tenore), Matteo d’Apolito (basso), Diego Procoli (pianoforte) e Valeria Di Biase (organo). Maestro del coro per le due serate rossiniane sarà Agostino Ruscillo.

IL FESTIVAL L’edizione 2015 di “Via Francigena del Sud” attraverserà sette comuni della provincia di Foggia con nove concerti e due prime assolute. Il festival di musica sacra, ideato e diretto da Agostino Ruscillo, percorre la strada dei pellegrini e attraversa i luoghi dello spirito dell’antica e moderna Apulia, facendo conoscere al grande pubblico soprattutto le opere dei compositori pugliesi. Dopo Ascoli Satriano e Lucera, farà tappa Deliceto (martedì 6 ottobre), Foggia (8 e 13 ottobre) e Lucera (17 ottobre).

Fonte: Rec24.it

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Il mio rapporto con lo zaino e la passione per i cammini. Fra poco si riparte

Luglio, ogni anno quando arriva questo mese estivo si accende il mio desiderio di partire, di mettermi in cammino. La meta? La decido quasi sempre in primavera, anche se il viaggio nella mia testa comincia molto prima.

I mesi che precedono il viaggio li carico di pensieri, immagini, aspettative  perchè sono certo che il cammino mi farà scoprire nuovi angoli di Europa e di me stesso. E’ cosi dal 2005, da quando ho iniziato a trascorre le mie vacanze estive sui cammini: verso Santiago de Compostela, sulla Via Francigena, sulla via Podense, lungo il cammino di Stevenson e la Via Tolosana. La meta non è mai stata troppo importante per i miei viaggi slow, a ritmo di 4km all’ora, l’importante è sempre stato il contatto con la strada, con i sentieri, con le culture e le tradizioni locali. Amo perdermi su queste vie, amo rinascere su questi cammini. Come ci ricorda La Breton: “Camminare è inutile come tutte le attività essenziali. Atto superfluo e gratuito, non porta a niente se non a sé stessi, dopo innumerevoli deviazioni”

Sono pronto ad accettare gli imprevisti, le strade interrotte, la pioggia o il caldo afoso. Non pretendo nulla. Ma sono certo che alla fine, come ogni volta, riceverò ben di più di quanto ho lasciato sul cammino. Ora eccomi qui, di nuovo pronto a ripartire: quest’anno le mie gambe ed il mio zaino transiteranno sul cammino portoghese, non so ancora se attraverso il percorso ufficiale oppure seguendo la costa, lungo il mare. Come sempre, molta improvvisazione e poche certezze.

Entro nella fase in cui inizio a pensare al mio zaino, compagno di viaggio per alcune centinaia di chilometri. Cosa mettere in questo zaino, tra cose materialei ed immaterialei?

  1. Zaino leggero. Cerco di non superare 8kg. Qui dentro ci starà tutto il mio mondo. L’essenziale, non mi serve nient’altro. Un consiglio. E’ sempre utile avere un buon libro, quello che magari leggi durante la siesta in un bosco al pomeriggio o la sera prima di addormentarti. Nello zaino metto sempre anche tante delle mie paure, debolezze, fragilità. Si alleggeriscono durante il percorso.
  2. Informazioni di base sul luogo che si va a scoprire, la cultura locale, il cibo, le tradizioni, la storia.
  3. Scarpe tecniche ben collaudate e con molti chilometri alle spalle. Il miglior biglietto da visita per presentarsi sul cammino ed evitare fastidiosi imprevisti ai piedi, essenziali per il nostro viaggio.
  4. Reparto infermeria e soccorso di primo livello: dedico a questo aspetto molta attenzione, sapendo che è utile avere la necessaria attrezzatura per combattere il caldo, le zanzare, trattare sapientemente le vesciche con cerotti, ago, filo e disinfettante.
  5. Taccuino e macchina fotografica (oppure semplice smartphone). Le foto e gli appunti di viaggio sono preziosi, soprattutto una volta che questo viaggio sarà finito e andremo a riviverlo anni dopo. Ci aiuteranno a riprendere intimamente ogni momento del nostro viaggio. Negli ultimi anni ho imparato a memorizzare nella mente le bellezze che la natura ci offre: mi fermo a contemplare uno scorcio di paesaggio per un minuto, in silenzio. Poi chiudo gli occhi per trenta secondi e provo a delineare quel fotogramma nella mia bacheca della memoria, dove per sempre rimarrà presente, in modo indelebile.
  6. Bivi e imprevisti. Ami i bivi lungo il cammino, quelli in cui sei indeciso e fai “testa o croce”. Spesso a posteriori mi accorgo di aver scelto il sentiero più lungo, ma alla fine ho potuto assaporare un angolo di natura selvaggia, un’oasi termale naturale, un incontro inaspettato, un albero di frutta pronto ad aspettarmi, un luogo dove ascoltare l’acquaa che scorre di un ruscello.
  7. Fermarsi almeno una notte a dormire sotto le stelle, con il sacco a pelo o in una tenda, a contatto con la natura. Non dimentichiamo che il cammino è di per sé un’autentica scoperta della natura, in essa siamo immersi e con essa ci riconciliamo, assorbendone le energie. Rimanere a dormire su un prato, la notte, è una sorta di esperienza ancestrale che ci lega al cordone ombelicale di Madre Natura.
  8. Iniziare almeno una tappa prima dell’alba. Il risveglio troppo presto non è mai troppo semplice, ma viene poco dopo ripagato dalla gioia infinita dell’assistere al sorgere del sole durante il cammino. E’ una delle cose al mondo per cui vale la pena vivere. E’ una rinascita.
  9. Essere curiosi, voler scoprire ogni angolo che il cammino ci porta a scoprire. Incontrare le persone locali in un bar e fare due chiacchiere quando prendi un caffè, assaporare la cucina e vino locale, cercare di capire la lingua, i dialetti e le espressioni che si utilizzano. Una cosa che da sempre mi affascina è quella di arrivare a piedi in un borgo, villaggio, città. Ciò cambia la nostra percezione con la cultura locale.
  10. Rallentare il ritmo. Prendersi la cosa più importante che oggi abbiamo e che spesso ci sfugge: il tempo. Per riflettere, per pensare, per decidere, per ascoltarci, per conoscerci, per stare in silenzio, per scrivere, per andare incontro a chi cammina al nostro fianco, per sorridere. Camminare con altre persone al fianco, anche compagni di viaggio appena conosciuti, trasmette un indelebile legame con queste persone. Si dice che camminare un giorno intero con una persona, equivale a sette anni di amicizia vissuta insieme.

Cosa mi piace di più di questi cammini? La dimensione umana, il rapporto con la natura, la consapevolezza dei propri limiti, il ritorno alle cose essenziali: l’alba, il silenzio, il tramonto, la notte, l’acqua, i ruscelli, le colline, gli incontri, la condivisione, la tolleranza, la gratuità. Amo farmi sorprendere da tutte queste cose, ogni volta. In questo universo trovo così anche io un piccolo spazio infinitesimale dove mi sento vivo rispetto all’immensità di un mondo che mi oltrepassa, cmi stupisce, mi affascina e rimane avvolto in un meraviglioso mistero

Ah, dimenticavo, c’è un’altra cosa di cui non potrei fare a meno lungo il cammino: sono i piccoli piaceri che esso regala, come trovare more fresche o lamponi lungo il percorso, una birra artigianale e un gelato a fine tappa. Hanno sempre un sapore diverso.

Buon cammino!

Luca Bruschi
luca.bruschi@viefrancigene.org

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My relationship with the backpack and the passion for walks. Soon I’ll leave again.

It is during July that my desire to leave, to get on the ‘way’ arrives.  The destination?  Almost always I decide in the spring, although the journey in my head begins much earlier.

The months preceding the journey are loaded with thoughts, images and expectations, because I am certain that the ‘Way’ will allow me to discover new corners of Europe and of myself.  I have known this since 2005 when I started to spend my summer holidays on the cultural routes: first to Santiago de Compostela, then on the Via Francigena, on the way Podense, along the way of Stevenson and Via Tolosana. The destination has never been too important to my slow travels to the rhythm of 4km per hour.  The important thing is always the contact with the road, with the paths, cultures and traditions. I love losing myself on these routes and being reborn on these paths. The Breton reminds us: “Walking is as useless as all essential activities. Act superfluous and free, it leads to nothing except to yourself, but only after many detours. “

I am ready to accept the unexpected; the blocked roads, rain or extreme heat. I do not expect anything. But I am sure that in the end, like every time, I will receive much more than what I leave on the road. Now here I am again ready to go: this year my legs and my back pack will travel on the Portuguese way.  I do not know yet whether on the official route or along the coast. As always, there will be a lot of improvisation and few certainties.

I am in the stage where I start to think about my backpack – my travel companion for several hundred kilometers. What should I put in this bag, including both the material and immaterial?

It will be a light backpack. I will try to not exceed 8kg. In there will be my whole world – the essential things only.   I do not need anything else.  Some advice: always bring a good book.  Something you can read during the siesta in a forest in the afternoon or in the evening before going to sleep.  In the backpack I always put too many of my fears, weaknesses and frailties. They will get lighter on the way.

1) Basic information about your destination with information on local culture, food, traditions and history.

2) Tried and tested shoes and with many kilometers behind them. The best asset on the Camino, ensuring your feet with not suffer on the trip.

3) First-aid supplies: It is essential to have the necessary equipment to beat the heat, the mosquitoes and to expertly treat blisters with bandages, needle, thread and disinfectant.

4) Notebook and camera (or smartphone). Photos and travel notes are invaluable, especially once the trip is over and you’ want to relive it years later. They help us to capture every moment of our trip. In recent years I have learned to memorize the beauty that nature has to offer: I stop to contemplate a landscape –  glimpse it for a minute in silence. Then I close my eyes for thirty seconds and try to frame it in my memory, where it will remain forever present, indelible.

5) Crossroads and the unexpected. Love the crossroads along the way, the ones where you cannot decide which direction to take. Often in retrospect I realize that I have chosen the longer route, but in the end I it allowed me to experience a corner of wilderness, natural spa oases, an unexpected meeting, a fruit tree waiting for me, a place to listen to the water flowing down a stream.

6) Stay at least one night and sleep under the stars, with a sleeping bag or a tent, in contact with nature. Let us not forget that the journey itself is an authentic discovery of nature, we are immersed in it, absorbing the energy. Stay the night on a grassy field.  At night, it is a kind of ancestral experience that binds us to the umbilical cord of Mother Nature.

7) Start at least one stage before dawn. Waking early is never easy, but is soon rewarded by the joy of experiencing the sunrise along the way.  It is one of the things in the world that is truly worth living for. It is a rebirth.

8) Be curious. Explore every corner that the path leads us to discover.  Meet local people in a café and have a chat over a coffee, enjoy the cuisine and local wine, try to understand the language, dialects and expressions that are used. One thing that has always fascinated me is arriving by foot in a new village, town or city. It changes our perception with the local culture.

9) Slow down the pace. Take in the most important thing we have today. That which often escapes us: time. Time to reflect, to think to decide to listen, to know, to be silent, to write, to speak to those who walk beside us, to smile. Walking with other people at your side, even just fellow travelers, it transmits an indelible bond with these people. It is said that walking a whole day with a person is equivalent to seven years of friendship.

What do I like most of about these routes? The human dimension, the relationship with nature, the awareness of one’s limitations, a return to the essentials: the dawn, silence, sunset, night, water, streams, hills, meetings, sharing, tolerance, generosity. I love to be surprised by all these things, every time. In this universe I find a infinitesimally small space where I feel alive, compared to the immensity of a world that goes beyond me, it amazes me, fascinates me and is wrapped in a wonderful mystery.

Oh, I almost forget that there’s another thing that you must do along the way: these are the small pleasures and gifts that are offered. Finding fresh blackberries or raspberries along the way, a craft beer or an ice cream at the end stage. They always have a different flavor.

Buon cammino!

Luca Bruschi

luca.bruschi@viefrancigene.org

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Mon rapport avec le sac à dos et la passion pour les chemins. Bientôt je repars.

Juillet, chaque année quand arrive ce mois d’été, mon désir de partir, de me mettre en chemin s’enflamme. Le but ? Je le décide presque toujours au printemps, même si le voyage dans ma tête commence bien avant.

Les mois qui précèdent le voyage, je les charge de pensées, d’images, d’attentes, parce que je suis sûr que le chemin me fera découvrir de nouveaux endroits de l’Europe et de moi-même. C’est ainsi depuis 2005, depuis que j’ai commencé à passer mes vacances d’été sur les chemins : vers Saint Jacques de Compostelle, sur la Via Francigena, sur la Via Podense, le long du chemin de Stevenson et la Via Tolosana. Le but n’a jamais été trop important pour mes voyages lents, 4km/h, l’importance a toujours été le contact avec la route, avec les sentiers, avec les cultures et les traditions locales. J’aime me perdre sur ces chemins, j’aime renaître sur ces chemins. Comme se rappelle La Breton : « Marcher est inutile comme toutes les activités essentielles. Un acte superflu et gratuit, ne mène à rien sinon à soi-même, après de nombreuses déviations. »  

Je suis prêt à accepter les imprévus, les routes interrompues, la pluie ou la chaleur torride. Je ne prétends rien. Mais je suis certain qu’à la fin, comme à chaque fois, je recevrai bien plus que ce que j’ai laissé sur le chemin. Maintenant, me voilà de nouveau, prêt à partir : cette année mes jambes et mon sac à dos me porteront sur le chemin portugais, je ne sais pas encore si j’emprunterai le parcours officiel ou bien si je suivrai la côte, le long de la mer. Comme toujours, beaucoup d’improvisations et peu de certitudes.     

Je rentre dans la phase où je commence à penser à mon sac à dos, compagnon de voyage pour quelques centaines de kilomètres. Qu’est-ce que je mettrai dans ce sac, entre le matériel et l’immatériel ?

  1. Sac à dos léger. J’essaie de ne pas dépasser les 8kg. A l’intérieur, il y aura tout mon monde. L’essentiel, je n’ai besoin de rien d’autre. Un conseil, un bon livre est toujours utile, celui que peut-être tu vas lire durant la sieste dans un bois l’après-midi ou le soir avant de t’endormir. Dans le sac, je mets toujours beaucoup de mes peurs, de mes faiblesses, de ma fragilité. Elles s’allègent durant  le parcours.
  2. Informations de base sur le lieu que nous allons découvrir : la culturel locale, l’alimentation, les traditions, l’histoire.
  3. Chaussures techniques bien rodées et avec beaucoup de kilomètres au compteur . Le meilleur billet de visite pour se présenter sur le chemin et éviter les fastidieux imprévus aux pieds, essentiels pour notre voyage.
  4. Trousse d’infirmerie et de premiers secours de base : je suis très attentif à ce niveau, sachant combien il est utile d’avoir le nécessaire pour combattre la chaleur, les moustiques, traiter les ampoules avec pansement, aiguille, fil et désinfectant.
  5. Cahier et appareil photo (ou bien un smartphone). Les photos et les notes de voyage sont précieuses, surtout une fois que le voyage sera fini et que nous voudrons le revivre des années plus tard. Elles nous aideront à retrouver l’intimité de chaque moment du voyage. Ces dernières années, j’ai appris à mémoriser les beautés que la nature nous offre : je m’arrête pour contempler un paysage durant 1 minute, en silence. Puis je ferme les yeux pendant 30 secondes et j’essaie de retracer ce cadre sur le mur de ma mémoire , où à tout jamais il sera présent, de façon indélébile.
  6. Carrefours et imprévus. J’aime les carrefours le long des chemins, ceux où tu es indécis et tu fais « pile ou face ». Souvent, je m’aperçois  que j’ai choisi le sentier le plus long, mais qu’à la fin j’ai pu découvrir un coin de nature sauvage, un oasis thermal naturel, une rencontre inattendue, un arbre fruitier qui m’attendait, un lieu où écouter l’eau qui coule d’un ruisseau.
  7. S’arrêter au moins une nuit pour dormir à la belle étoile, avec le sac de couchage ou une tente, en contact avec la nature. N’oublions pas que le chemin est en soi une authentique découverte de la nature, où nous nous immergeons et avec qui nous nous réconcilions, en en absorbant l’énergie.
  8. Commencer au moins une étape avant l’aube. Le réveil trop tôt n’a jamais été simple, mais il est récompensé très vite par la joie infinie d’assister au lever du soleil durant la marche. C’est une des choses au monde pour laquelle la vie en vaut la peine. C’est une renaissance.
  9. Etre curieux. Vouloir découvrir chaque angle que le chemin nous montre. Rencontrer les personnes locales dans un bar et discuter en prenant un café, savourer la cuisine et le vin local, chercher à comprendre la langue, les dialectes et les expressions utilisés. Une chose qui depuis toujours me fascine, c’est d’arriver à pied dans un bourg, un village, une ville. Cela change notre perception de la culture locale.
  10. Ralentir le rythme. Prendre la chose la plus importante que nous ayons aujourd’hui et qui bien souvent nous échappe : le temps ! Pour réfléchir, pour penser, pour décider, pour écouter, pour se connaitre, pour rester en silence, pour écrire, pour rencontrer qui marche à nos côtés, pour sourire. Marcher avec d’autres personnes, avec des compagnons de voyage à peine rencontrés, créer un lien indélébile avec ces personnes. On dit que marcher un jour entier avec une personne équivaut à sept ans d’amitié vécue ensemble.

 

Qu’est-ce qui me plait le plus dans ces chemins ? La dimension humaine, le rapport avec la nature, la conscience de ses propres limites, le retour aux choses essentielles : l’aube, le silence, le coucher du soleil, la nuit, l’eau, les ruisseaux, les collines, les rencontres, le partage, la tolérance. J’aime me faire surprendre par toutes ces choses, à chaque fois. Dans cet univers, je trouve moi aussi un petit espace infinitésimal où je me sens vivant par rapport à l’immensité d’un monde qui me dépasse, qui m’étonne, qui me fascine et m’enveloppe d’un mystère merveilleux.

Ah, j’oubliais, il y a autre chose dont je ne pourrai pas me passer durant le chemin : ce sont les petits plaisirs qu’il offre, comme trouver des mûres fraiches ou des framboises le long d’un parcours, une bière artisanale et une glace à la fin d’une étape. Ils ont toujours un goût différent.

Bonne route !

Luca Bruschi
luca.bruschi@viefrancigene.org

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Call for paper Via Francigena

In occasione del XV anniversario della fondazione dell’Associazione, celebratosi lo scorso 28-29 aprile, AEVF lancia la call for papers intitolata “Via Francigena” in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il focus di questa call è la Via Francigena quale volàno per lo sviluppo dei territori da un punto di vista culturale, sociale, sostenibile ed economico.

Presentazione dell’abstract entro il 15 luglio
Documento finale entro il 30 agosto

In allegato la call

 

INFO E INVIO DOCUMENTAZIONE
gigliola.onorato@unicatt.it
paolo.rizzi@unicatt.it

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Call for paper Via Francigena

In order to celebrate the XV anniversary of the Association, the EAVF launches a new call for paper “Via Francigena” in  cooperation with the University “Cattolica del Sacro Cuore” of Milano.  The Via Francigena is playing an important role to support local development from diffrent point of views: social, cultural, sustainable, economic.Abstract by 15 July
Final Document by 30 August

Call attached

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Call for papers Via Francigena

A l’occasion du XV anniversaire de l’Association, AEVF lance call for papers « Via Francigena » en collaboration avec l’Université Catholique du Sacré Cœur de Milan. Via Francigena comme opportunité de développement des territoires d’un point de vue culturel, social, durable et économique.

Résumé avant le 15 juillet

Document final avant le 30 août

Ci-joint la Call for Papers