“Costruiamo cammini e ponti di dialogo, non muri”! Sembra ancora più scontato parlarne oggi alla luce del sanguinoso e tragico evento che ha colpito a Parigi i disegnatori di “Charlie Hebdo” seminando la morte, turbando profondamente tutte le persone amanti della pace e del dialogo.
Anche le parole di Papa Francesco invitano continuamente a superare le frontiere delle inimicizie e delle indifferenze, per costruire ponti di dialogo per fare del mondo intero una famiglia di popoli riconciliati tra loro, fraterni e solidali. Un invito a mettersi in cammino, nella diversità, tra cristiani e musulmani con la consapevolezza che ogni Stato deve assicurare ai cittadini e alle comunità religiose una reale libertà di culto e di espressione.
Gli Itinerari culturali europei ed i cammini come vettore di dialogo. “Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa” è la definizione della Via Francigena che deriva dal riferimento al Programma degli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa, lanciato ufficialmente nel 1987 con il Cammino di Santiago de Compostela, due anni prima della caduta del muro di Berlino del 9 novembre 1989.
Il tragico episodio parigino invita nuovamente tutti quanti a riflettere sul bisogno materiale ed immateriale di costruire ponti e cammini, non muri o barriere, esattamente come i popoli del Novecento non avevano bisogno della divisione simboleggiata dal Muro di Berlino. I muri e l’odio religioso fanno paura, soprattutto quando crescono ogni giorni e favoriscono risentimenti, anche l’odio.
La Francigena come ponte tra la Chiesa Cattolica, Anglicana, Protestante, o semplicemente come una via per unire le varie confessioni religiose (se non verso Roma, in cammino verso Gerusalemme). Questo primo itinerario culturale europeo mette in evidenza, oggi forse ancora più che in passato, l’importanza del dialogo interculturale ed interreligioso attraverso l’incontro delle tre peregrinationes majores cristiane del periodo medievale, e cioè Santiago di Compostela, Roma, Gerusalemme. Per sostenere questo messaggio di apertura culturale e religiosa, nel maggio 2010 fu promosso dall’Associazione Europea delle Vie Francigene (in occasione dell’evento “Le Vie del Dialogo” a Lucca) il “gemellaggio” tra la “Via Francigena”, itinerario europeo, e la “Via di Abramo” in Medio Oriente, itinerario di turismo culturale sostenuto dalla Alleanza della Civiltà delle Nazioni Unite. Si intese cosi promuovere attraverso turismo e cooperazione culturale il dialogo interculturale ed il dialogo interreligioso nel Mediterraneo.
La Dichiarazione di Santiago de Compostela, un modello. La “Dichiarazione” approvata nella città spagnola il 23 ottobre 1987 insisteva su questi principi: “Il senso dell’umano nella società, le idee di libertà e di giustizia e la fiducia nel progresso, sono i principi che storicamente hanno forgiato le differenti culture che creano l’identità europea. Questa idea culturale è, oggi come ieri, il frutto dell’esistenza di uno spazio europeo carico di memoria collettiva e percorso da cammini che superano le distanze, le frontiere e le incomprensioni”. Ed inoltre: “Il cammino di Santiago, altamente simbolico nel processo di costruzione dell’Europa, servirà di riferimento e di esempio per le azioni future”.
All’interno della “Dichiarazione” sono fortemente presenti il tema del pellegrinaggio e dei cammini come metafora della riscoperta delle radici europee. Un invito rivolto soprattutto ai giovani affinchè, percorrendoli, pensino ad una società “fondata su tolleranza, rispetto degli altri, libertà, solidarietà”. Il Cammino di Santiago è diventato il pioniere del rilancio delle vie di pellegrinaggio, così come la Via Francigena ed altri cammini come ad esempio quelli di Sant’Olav, nel Nord Europa e le vie micaeliche
Sostenere il progetto della Francigena, un cammino lento e rivoluzionario. Camminare sulla Francigena significa oggi credere anche in una forte cooperazione culturale, territoriale, turistica e di coesione sociale, con particolare attenzione ai temi-simbolo dell’Europa: storia, cultura, valori nonché scoperta di destinazioni meno conosciute. Esso contribuisce a rafforzare la dimensione democratica dello scambio e del turismo culturale attraverso il coinvolgimento di reti, associazioni ed autorità locali e regionali, università e organizzazioni professionali, nonché a conservare il variegato patrimonio di temi ed itinerari turistici alternativi
Negli ultimi due anno stiamo poi assistendo ad una vera e propria esplosione del fenomeno francigeno e proprio la dimensione interculturale è quella che maggiormente colpisce: da tutti i Continenti vengono persone a camminare sulla Francigena, armate di zaino, scarpe da trekking, animo predisposto all’incontro. Una rivoluzione lenta, silenziosa, pacifica, avvolgente.
Come riporta il sociologo Davide Le Breton “L’atto del camminare riporta l’uomo alla coscienza felice della propria esistenza, immerge in una forma attiva di meditazione che sollecita la piena partecipazione di tutti i sensi (…) Spesso camminare è un espediente per riprendere contatto con noi stessi! […] Camminare è un modo tranquillo per reinventare il tempo e lo spazio. Prevede uno stato d’animo, una lieta umiltà davanti al mondo, un’indifferenza alla tecnica e ai moderni mezzi di trasporto o, quantomeno, un senso di relatività delle cose; fa nascere l’amore per la semplicità, per la lenta fruizione del tempo. […].
Un percorso geopolitico per abbattere i muri. La Francigena rappresenta infine un percorso geopolitico che aiuta ad abbattere i muri che separano le culture, favorendo la costruzione di ponti di dialogo, tolleranza, cooperazione. Jacques Le Goff, grande storico del Medio Evo e grande appassionato di Via Francigena, definisce in modo brillante la Via Francigena “ponte tra Europa anglosassone ed Europa latina” e mediterranea, aggiungiamo noi.
Ancora una volta le parole dell’insigne storico francese ci aiutano a comprendere questo progetto culturale europeo: “… l’Europa si costruisce. E’ una grande speranza che si realizzerà soltanto se si terrà conto della storia: un’Europa senza storia sarebbe orfana e miserabile. Perché l’oggi discende dall’ieri, e il domani è il frutto del passato. Un passato che non deve paralizzare il presente ma aiutarlo a essere diverso nella fedeltà, e nuovo nel progresso. Tra l’Atlantico, l’Asia e l’Africa, la nostra Europa esiste infatti da un tempo lunghissimo, disegnata dalla geografia, modellata dalla storia, fin da quando i Greci le hanno dato il suo nome. L’avvenire deve poggiare su queste eredità che fin dall’antichità, e anzi fin dalla preistoria hanno progressivamente arricchito l’Europa, rendendola straordinariamente creativa nella sua unità e nella sua diversità, in un contesto mondiale sempre più ampio”. Costruire la Via Francigena contribuisce a costruire l’Europa dei popoli, obiettivo che, nonostante tutto, continuiamo a voler perseguire.
Luca Bruschi