Via Francigena

In cammino con..Ivo Gabrielli, il pellegrino hospitalero innamorato della Francigena

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Redazione AEVF

Fare l’hospitalero è volontariato puro e quando lo faccio, in quel momento, è il cammino che viene da me”. L’intervista di oggi ci porta “In Cammino con..” Ivo Gabrielli, un pellegrino hospitalero innamorato della Via Francigena.

Da cinque anni, Ivo, si dedica all’accoglienza pellegrina in Italia per conto dell’Associazione degli Amici del Cammino di Santiago. Insieme ad altri 14 formatori, svolge i corsi per i pellegrini che vogliono diventare volontari. Una ‘missione’ la sua, iniziata all’età di 52 anni dopo il primo cammino e l’arrivo a Santiago de Compostela.

“Ho cominciato con il Cammino di Santiago sei anni fa – racconta l’hospitalero – da lì ho iniziato a camminare e dopo aver percorso anche il Cammino di Assisi mi sono innamorato degli itinerari italiani. Tra i paesaggi, la cultura, il cibo e le persone dal cuore grande, l’Italia è imbattibile. Mi sono interessato alla Francigena, ho fatto il corso da Hospitalero ad Altopascio, poi ho conosciuto Giovanni Corrieri (l’ambasciatore della Via Francigena ndr.) che con me ha trovato terreno fertile.”.

Cosa spinge un pellegrino a diventare hospitalero? “Si decide di dare un po’ di tempo della propria vita agli altri e gratuitamente. E’ qualcosa che devi sentire, non è una moda – spiega Ivo – Nel mio caso mi sono detto: “Perché non restituire quello che ho ricevuto?”. Penso che gli ostelli a donativo e i parrocchiali offrano un’accoglienza unica, ed è quella che ho sempre cercato da pellegrino”.

Per diventare hospitalero bisogna aver fatto almeno un cammino. Si tratta di un requisito fondamentale. Ma che cosa significa fare il volontario? “Ogni giorno arrivano nuovi pellegrini e incontri storie diverse. Per questo io dico che è il cammino che viene da me. Loro al mattino riprendono il passo col sorriso e questo dà tanta soddisfazione. Ma fare l’hospitalero richiede anche sacrifici. Ogni giorno si ricomincia da capo. Pulisci, metti in ordine e accogli altri pellegrini. Vivi per due settimane con tempi scanditi e può capitare anche di non andare d’accordo con il collega di turno. Ma se anche la prima esperienza non va bene, noi diciamo di non mollare di riprovarci. E’ comunque una libera scelta, non un obbligo”.

L’associazione Amici del Cammino di Santiago conta 6 mila volontari nel mondo. Gli italiani che hanno fatto il corso e almeno un turno sono circa 400. A che punto è l’accoglienza a livello italiano?

Noi gestiamo solo ostelli a donativo. Da 4 anni ci occupiamo di Valpromaro (a metà tappa tra Pietrasanta e Lucca in Toscana ndr) che è diventata ormai la nostra casa madre, gestiamo anche un ostello a Vercelli e quest’estate a luglio e agosto in prova, daremo una mano anche alla Casa di Lazzaro ad Acquapendente. Il primo anno a Valpromaro da Pasqua a Novembre sono passati solo 250 pellegrini, l’anno scorso abbiamo superato i mille. Ecco, molti sono convinti che non ci siano accoglienze per pellegrini ma si stanno ricredendo. – commenta IvoVorrei che la Via Francigena diventasse da questo punto di vista come il Cammino di Santiago. Devono aumentare questo tipo di strutture per pellegrini. Ci vorrà un po’ di tempo ma sono fiducioso”.

Un’ultima domanda: Ivo Gabrielli si sente più pellegrino o hospitalero? “Diciamo che mi piace fare il pellegrino e in certi periodi dell’anno mi piace anche accogliere le persone – conclude – ma quando mi chiedono quanti cammini ho fatto, rispondo che non li posso quantificare. Per me fare l’hospitalero è come camminare”.

Per informazioni sui corsi per hospitalero contattare: accoglienzapellegrina.corsi@gmail.com

Silvia Iuliano