Video – Il turismo ciclabile sulla Via Francigena
Il progetto “Eurovelo 5 – Via Romea Francigena” è stato coordinato dall’Università di Lancashire in partenariato con organizzazioni responsabili delle reti ciclistiche nazionali, comuni, dipartimenti, reti europee e imprese turistiche specializzate da 5 nazioni europee. Iniziato il 1 aprile è terminato il 30 settembre 2017 per una durata di 18 mesi. L’Associazione Europea delle Vie Francigene ha avuto il compito di coordinare il Work Package 2, destinato allo sviluppo del prodotto, in collaborazione con la Federazione Ciclistica Europea – che ha trasferito le metodologie di ottenimento degli standard per la certificazione europea Eurovelo – e gli altri partner che si sono occupati della mappatura e dello sviluppo di piani di azione locali della Via Francigena ciclabile nei rispettivi territori. Il progetto Eurovelo 5 VRF ha portato a un piano di azione transnazionale, alla ideazione di alcuni pacchetti turistici oltre che ad una promozione congiunta.
Partner di progetto:
Partner associati
NEWS DI PROGETTO
Inizio del progetto a Canterbury
Bari accoglie i partner di Eurovelo 5 VRF
Primo pannello informativo del Dipartimento del Basso Reno
Eurovelo alla ITB di Berlino 2017
Comitato interregionale AEVF si riunisce sull’itinerario ciclabile
Aumentano i giovani che si avvicinano al mondo del cammino e scoprono la Via Francigena come esperienza formativa. Stare a contatto con la natura, dormire in un ostello e camminare diventa un’alternativa alla classica vacanza. Sempre più spesso infatti, famiglie e istituzioni scolastiche scelgono l’itinerario di Sigerico come opportunità educativa.
A confermarlo è Andrea Lombardi, vicepresidente dell’Associazione Toscana delle Vie Francigene, guida ambientale e dirigente sportivo, intervistato per la nostra rubrica ‘In cammino con..’. Dal 2013, Lombardi è il referente e coordinatore di ‘Ragazzinsieme sulla Via Francigena Toscana”, un progetto che organizza una settimana di attività didattico educative per ragazzi dai 9 ai 17 anni, curiosi di sperimentare la vita da pellegrino. L’iniziativa, realizzata attraverso la collaborazione interdirezionale della Regione Toscana con il coinvolgimento della UISP Toscana (Unione Italiana Sport per Tutti) insieme ad altri soggetti, fa parte di una serie di proposte volte a promuovere corretti stili di vita e il benessere tra i giovani.
“In questi anni, abbiamo accolto centinaia di ragazzi che hanno scelto di trascorrere qualche giorno in un ambiente naturale – commenta Lombardi – si tratta di un’esperienza formativa che insegna anche a comportarsi da pellegrini. Per molti, preparare lo zaino, dormire in un ostello o semplicemente contribuire alla preparazione della cena è una realtà nuova. E’ quindi un’occasione per crescere, sviluppando le proprie competenze e resilienza”.
Il progetto, a numero chiuso, propone esperienze itineranti e residenziali a seconda dell’età lungo vari tratti della Via Francigena Toscana. Come viene vissuto questo momento di cammino dai partecipanti? “I ragazzi di oggi sono sportivi ma poco abituati a camminare – aggiunge Lombardi – sulla Francigena percorrono tappe brevi, in sicurezza con varie soste, scoprendo storia e tradizioni del territorio e dell’itinerario. Di sera, c’è uno scambio di esperienze con altri pellegrini che parlano di cammini, dispensando consigli. Quando possibile, inoltre, coinvolgiamo i ragazzi nell’attività di manutenzione della segnaletica. E’ una settimana in cui il tempo viene gestito in una modalità diversa dal quotidiano. Ci si confronta e si dialoga. Si va tutti al ritmo del più lento che diventa la guida del gruppo”.
Gli iscritti al progetto riscoprono la lentezza del camminare, i giochi tradizionali, lo sport di gruppo, il distacco dalla tecnologia, conoscendo la Francigena. Ma chi sono i giovani che optano per questa esperienza? “La maggior parte di loro proviene dalla Toscana, dalle città o dalla costa ma anche da altre regioni italiane. – spiega il vicepresidente dell’Associazione Toscana delle Vie Francigene – Spesso sono i genitori a suggerire ai figli di fare questo tipo esperienza al posto del classico campo estivo. Grazie ad un aiuto dalla Regione, a questi soggiorni, accedono anche i ragazzi segnalati dai servizi sociali che hanno la possibilità così di trascorrere una settimana in allegria e serenità. Sono i protagonisti stessi del progetto ad essere poi Ambasciatori della Via Francigena Toscana con i coetanei nelle scuole”.
La Via Francigena, candidata a patrimonio Unesco e itinerario culturale del Consiglio d’Europa, diventerà sempre più un riferimento educativo per il futuro? “Nell’ambiente scolastico si sta sviluppando l’idea che si possa fare un’uscita legata al cammino, un’opzione anche economicamente sostenibile, tolto il costo del bus per chi arriva da lontano. Ci sono docenti più sensibili, perché magari pellegrini, che ci contattano per trovare guide e organizzare itinerari di un giorno sulla Francigena da inserire durante la gita a Lucca o Siena – conclude infine Lombardi – noi stiamo cercando di far crescere questo progetto estivo per i giovani e svilupparlo su tutto il territorio toscano, parallelamente all’aumento della presenza di nuovi ostelli”.
Silvia Iuliano
Monte Sant’Angelo, una storia di pellegrinaggi. Intervista al rettore del Santuario, Padre Ladislao Suchy
Nella tradizione secolare dei pellegrinaggi cristiani, c’è una meta che ancora oggi conserva un’atmosfera di spiritualità autentica. E’ il santuario di San Michele Arcangelo, a Monte Sant’Angelo, in Puglia. Tra i più antichi d’Europa e primo dedicato al culto micaelico, questo santuario racconta il passaggio di pellegrini, imperatori e Santi giunti da tutta Europa a venerare l’Arcangelo nel luogo delle sue apparizioni. Un andare lento che ha attraversato la storia e oggi si ripropone con i pellegrini moderni. Turisti, amanti del trekking, fedeli e non credenti, riscoprono il cammino per fare un’esperienza fuori dal quotidiano, per una ricerca del sè, ripercorrendo quei passi a distanza di secoli.
Cosa accomuna i pellegrini di ieri e di oggi? Per la nostra rubrica ‘In cammino con..’ abbiamo posto alcune domande a Padre Ladislao Suchy, rettore Basilica di San Michele Arcangelo dal 1996.
“Qui vengono le persone toccate interiormente, anche non credenti. Questo vuol dire che questo santuario continua ad avere quel misticismo, quel qualcosa di particolare che Dio ha concesso a questo luogo e che oggi emoziona e trasforma – spiega il rettore – Molti ricominciano da qui un cammino verso la fede. Il Santuario rimanda ad un nuovo cammino di vita”.
Il culto micaelico ha radici lontane, qual è il futuro della Basilica nella sfida con il mondo contemporaneo? “Il futuro del santuario come tutti, dipende dalla fede. Se ci sarà la fede ci saranno i santuari e i pellegrini. Se la fede piano piano viene marginata dal cuore dell’uomo, allora i santuari diventano musei – conferma padre Ladislao Suchy – Il santuario di San Michele non è mai stato un museo, da quindici secoli è vivo. Oggi un pellegrino, anche un turista, non credente legge sulle strutture del santuario i segni della fede, della devozione. Questo è uno dei Santuari che ha il futuro perché rimette l’uomo in cammino”.
Fin dall’alto medioevo, il santuario garganico rappresenta una tappa devozionale inserita nella direttrice per la Terra Santa in un crocevia di itinerari e percorsi. Oggi Monte Sant’Angelo si pone come meta indiscussa delle Vie Francigene del Sud nell’ideale prosecuzione da Roma. Quanto è importante il rilancio dei cammini?
“Questa anticamente era la Via Angelica, si arrivava da Nord Europa percorrendo un’antica via del pellegrinaggio contrassegnata da molti santuari dedicati a San Michele, iniziando dalle isola di Skellig in Irlanda, St Michael in Inghilterra, poi Mont Saint Michel in Normandia, la Sacra di San Michele in Piemonte, Monte Sant’angelo e si proseguiva verso la Terra Santa. Una linea ideale di pellegrinaggio che attraversava tutta l’Europa verso il cuore del Cristianesimo – aggiunge il rettore – certo è importante aiutare e attrezzare i cammini in modo tale che i pellegrini possano ritornare alla tradizione del pellegrinaggio anche a piedi. Il pellegrinaggio a piedi rimette l’uomo in contatto con la natura, la tradizione e la spiritualità. Attiva nel cuore umano una profonda riflessione su quelle che sono le nostre radici, europee, cristiane. Se non le riscopriamo siamo senza fondamento”.
Silvia Iuliano
Se il suo entusiasmo si potesse misurare in passi, avrebbe di sicuro già fatto il giro del mondo. L’intervista di oggi ci porta “In cammino con..” Sergio Pieri, una delle anime della Via Francigena.
Responsabile dell’Ufficio Sport e Turismo del comune di Acquapendente, Sergio è una vera e propria istituzione. Grazie al suo impegno e al lavoro di squadra con Comuni e associazioni, il 4 giugno ha portato oltre 2 mila 300 persone alle 5a edizione della ‘European Francigena Marathon’ , una 42 km di maratona per camminatori da Acquapendente a Montefiascone in provincia di Viterbo.
Come è nata l’idea?: “Siamo partiti con una scommessa, il primo anno c’erano 340 partecipanti – racconta Sergio – volevamo un evento sportivo per coinvolgere persone che praticano e non praticano sport. Quest’anno abbiamo avuto la conferma. E’ una manifestazione che piace e dà molta pubblicità a noi e alla Francigena. Fare 42 km non è da tutti. E’ una sfida con se stessi ma all’interno di un panorama stupendo“.
Instancabile organizzatore di eventi, maratoneta, con un passato da animatore sociale e di attività amministrativa nei parchi, Sergio ha visto nascere la via Francigena. “E’ sempre stata una forza culturale per Acquapendente – afferma – l’abbiamo lanciata nel 1994 cercando di fare qualcosa, investendo delle risorse che ci stanno ripagando. Poi dal 2001 è iniziato il cammino con l’Associazione Europea delle Vie Francigene. (Il comune di Acquapendente, insieme a quello di Montefiascone, è tra i soci fondatori dell’Associazione ndr)”.
Da allora, si è lavorato molto sul binomio eventi-natura. Qual è stata l’evoluzione della Francigena in questi anni? “Una volta poteva essere vista più come un percorso solo religioso ma adesso si sono mescolati tanti fattori e si parla di sport, si va anche solo per camminare. – spiega Pieri – Gli eventi portano movimento turistico ed economico. Il Comune è molto soddisfatto del lavoro sulla Francigena, l’attuale amministrazione si sta impegnando molto per salvaguardare questo prodotto.
Arrivano persone da tutto il mondo che, dopo aver camminato, vogliono dormire e mangiare bene, trascorrere dei momenti di condivisione. Noi facciamo il possibile anche se, a livello di messa in sicurezza, su alcuni tratti servono i fondi regionali”.
L’attività di promozione dietro le quinte e in sinergia non ha mai sosta. E il ‘regista’ Pieri è già al lavoro per un altro grande appuntamento rivolto ai camminatori: la “World Francigena Ultramarathon” in programma il 21 e il 22 ottobre da Siena, la città del Palio ad Acquapendente, la Gerusalemme d’Europa.
“Saranno 120 km sulle strade bianche della Val D’Arbia e della Val D’Orcia fino alle porte del Lazio – aggiunge Pieri – con il coinvolgimento di tanti Comuni. E’ un impulso alla Francigena della bassa Toscana. Un’occasione per lanciare un messaggio internazionale, oltre i confini italiani”.
Un successo, quello delle maratone, che ha ispirato anche il primo evento ad hoc in Toscana. Il 24 settembre infatti, sarà la volta della ‘Francigena Tuscany Marathon’ con il supporto dei Comuni di Pietrasanta, Camaiore, Massarosa e Lucca, l’aiuto di varie associazioni locali e il patrocinio dell’Associazione Europea delle Vie Francigene
Silvia Iuliano
Il Comune di Siena ha organizzato nell’ottobre 2015 l’evento #SienaFrancigena, un trekking urbano di circa 3 ore lungo il tracciato francigeno che attraversa la città (previsto più volte tra Giugno e Novembre) e in occasione del quale sono state messe in vendita le “bisacce del pellegrino”, già in vendita a Siena dal giugno 2014 presso il Duomo e l’Ospedale Santa Maria della Scala, il più antico ospedale d’Europa e luogo indissolubilmente legato all’antica Via di pellegrinaggio.
Il percorso ha compreso anche la consumazione di un pranzo al sacco presso l’Orto de’ Pecci, offrendo la possibilità di acquistare la “bisaccia del pellegrino” contenenti prodotti alimentari a filiera corta, al fine di valorizzare i prodotti locali ma anche di legarsi al tema dell’accesso al cibo e della sostenibilità dei sistemi alimentari in chiave EXPO 2015.
L’evento è rientrato nel cartellone del Festival “Via Francigena Collective Project 2015” organizzato da Associazione Europea delle Vie Francigene e Associazione Civita.
In occasione dell’appuntamento con la Borsa Internazionale del Turismo Religioso (BITR), si svolgerà giovedì 22 giugno alle ore 12,30 presso la Sala D3 di Casa La Salle, Via Aurelia 472 a Roma il Convegno “Turismo Esperienziale: Cammini e Vie di Pellegrinaggio in Emilia Romagna”.
A seguire degustazione di prodotti d’eccellenza dell’Emilia Romagna, in collaborazione con il progetto “La Bisaccia del Pellegrino”.
Si allega programma
La manifestazione “Il Mercato delle Vie Francigene” si è svolta a Fidenza dal 9 all’11 ottobre 2015 ed è stata organizzata dal Comune di Fidenza nell’ambito dell’annuale Gran Fiera di San Donnino – l’evento più significativo per la comunità locale e per il territorio limitrofo, che anima piazze e vie del centro storico e attorno al quale gravitano oltre 30.000 persone – orientata, nel 2015, alla valorizzazione dei patrimoni enogastronomici regionali di qualità e messa a valore dallo slogan “Fidenza#Borgofood-La vera Emilia è qui”.
La partecipazione al Mercato da parte dei produttori aderenti a “La bisaccia del pellegrino” è stata l’occasione per dare il via alla costituzione di una rete di punti vendita accreditati (comprese fiere, mercati, luoghi di ristorazione e ospitalità, imprese agroalimentari) lungo la Via Francigena (dal passo del Gran San Bernardo a Roma e da Roma alla Puglia) che garantisce visibilità e spazi dedicati resi riconoscibili dalla presenza del Marchio “La bisaccia del pellegrino”
I suddetti produttori hanno, pertanto, avuto la possibilità di partecipare al primo Mercato delle Vie Francigene di ambito nazionale, al quale, per la prima volta, è stato dedicato uno spazio pubblico. Una situazione espositiva e di vendita con la quale si è voluto mettere a valore il potenziale di qualità e di tradizioni produttive locali che gravitano sull’asse della millenaria via di pellegrinaggio.
Molti i produttori de “La bisaccia del pellegrino” partecipanti, ai quali è stato messo a disposizione uno spazio espositivo coperto allestito con un lungo bancone vendita di sedici metri lineari, sul quale hanno trovato posto i loro prodotti tipici, tutti rigorosamente a Marchio “La bisaccia del pellegrino”. Molti anche gli acquirenti dei prodotti e ottima la risposta da parte del pubblico.
Per tutte le informazioni visita il sito di Civita: clicca qui.
“Fare l’hospitalero è volontariato puro e quando lo faccio, in quel momento, è il cammino che viene da me”. L’intervista di oggi ci porta “In Cammino con..” Ivo Gabrielli, un pellegrino hospitalero innamorato della Via Francigena.
Da cinque anni, Ivo, si dedica all’accoglienza pellegrina in Italia per conto dell’Associazione degli Amici del Cammino di Santiago. Insieme ad altri 14 formatori, svolge i corsi per i pellegrini che vogliono diventare volontari. Una ‘missione’ la sua, iniziata all’età di 52 anni dopo il primo cammino e l’arrivo a Santiago de Compostela.
“Ho cominciato con il Cammino di Santiago sei anni fa – racconta l’hospitalero – da lì ho iniziato a camminare e dopo aver percorso anche il Cammino di Assisi mi sono innamorato degli itinerari italiani. Tra i paesaggi, la cultura, il cibo e le persone dal cuore grande, l’Italia è imbattibile. Mi sono interessato alla Francigena, ho fatto il corso da Hospitalero ad Altopascio, poi ho conosciuto Giovanni Corrieri (l’ambasciatore della Via Francigena ndr.) che con me ha trovato terreno fertile.”.
Cosa spinge un pellegrino a diventare hospitalero? “Si decide di dare un po’ di tempo della propria vita agli altri e gratuitamente. E’ qualcosa che devi sentire, non è una moda – spiega Ivo – Nel mio caso mi sono detto: “Perché non restituire quello che ho ricevuto?”. Penso che gli ostelli a donativo e i parrocchiali offrano un’accoglienza unica, ed è quella che ho sempre cercato da pellegrino”.
Per diventare hospitalero bisogna aver fatto almeno un cammino. Si tratta di un requisito fondamentale. Ma che cosa significa fare il volontario? “Ogni giorno arrivano nuovi pellegrini e incontri storie diverse. Per questo io dico che è il cammino che viene da me. Loro al mattino riprendono il passo col sorriso e questo dà tanta soddisfazione. Ma fare l’hospitalero richiede anche sacrifici. Ogni giorno si ricomincia da capo. Pulisci, metti in ordine e accogli altri pellegrini. Vivi per due settimane con tempi scanditi e può capitare anche di non andare d’accordo con il collega di turno. Ma se anche la prima esperienza non va bene, noi diciamo di non mollare di riprovarci. E’ comunque una libera scelta, non un obbligo”.
L’associazione Amici del Cammino di Santiago conta 6 mila volontari nel mondo. Gli italiani che hanno fatto il corso e almeno un turno sono circa 400. A che punto è l’accoglienza a livello italiano?
“Noi gestiamo solo ostelli a donativo. Da 4 anni ci occupiamo di Valpromaro (a metà tappa tra Pietrasanta e Lucca in Toscana ndr) che è diventata ormai la nostra casa madre, gestiamo anche un ostello a Vercelli e quest’estate a luglio e agosto in prova, daremo una mano anche alla Casa di Lazzaro ad Acquapendente. Il primo anno a Valpromaro da Pasqua a Novembre sono passati solo 250 pellegrini, l’anno scorso abbiamo superato i mille. Ecco, molti sono convinti che non ci siano accoglienze per pellegrini ma si stanno ricredendo. – commenta Ivo – Vorrei che la Via Francigena diventasse da questo punto di vista come il Cammino di Santiago. Devono aumentare questo tipo di strutture per pellegrini. Ci vorrà un po’ di tempo ma sono fiducioso”.
Un’ultima domanda: Ivo Gabrielli si sente più pellegrino o hospitalero? “Diciamo che mi piace fare il pellegrino e in certi periodi dell’anno mi piace anche accogliere le persone – conclude – ma quando mi chiedono quanti cammini ho fatto, rispondo che non li posso quantificare. Per me fare l’hospitalero è come camminare”.
Per informazioni sui corsi per hospitalero contattare: accoglienzapellegrina.corsi@gmail.com
Silvia Iuliano
Intervista con il Presidente AEVF Massimo Tedeschi per parlare della Via Francigena all’interno del Programma degli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa: passato, presente, futuro.
Breve introduzione della Via Francigena
La Via Francigena, itinerario di 1800 chilometri da Canterbury (Kent, GB) a Roma (Lazio, IT), venne dichiarata “Itinerario culturale CoE” nel 1994. Per 7 anni non vi fu nessuna attività di valorizzazione dell’itinerario di un qualche rilievo. Per questo motivo il 7 aprile 2001, io allora ero sindaco di Fidenza (Emilia-Romagna, Italia), invitai i Sindaci dei Comuni della Via Francigena a costituire una Associazione di promozione dell’itinerario europeo. Furono 33 i colleghi che accolsero l’invito. Costituimmo l’Associazione nella mia città ed io venni eletto presidente. Oggi aderiscono ad AEVF 120 Enti locali e regionali e 80 associazioni nei quattro Paesi attraversati (Inghilterra, Francia, Svizzera, Italia); AEVF svolge azione di impulso nei confronti di istituzioni pubbliche (locali, regionali, nazionali, europee) ed associazioni del volontariato per valorizzare l’itinerario in tutta Europa.
AEVF ha consolidato un efficace modello di governance, che le è valsa (2007) l’abilitazione a rete portante (réseauporteur) della Via Francigena. L’esperienza maturata da AEVF, cui non è mai mancato il prezioso supporto dell’Istituto Europeo degli Itinerari culturali di Lussemburgo, costituisce esempio e riferimento europeo per lo sviluppo, la tutela, la salvaguardia e la promozione delle Vie Francigene. Centinaia sono i comuni e i borghi, di pianura, di collina e di montagna, uniti dal filo rosso della Via Francigena, rappresentanti di una Europa dei popoli portatrice di ideali di pace, rispetto e democrazia; luogo ove le identità nazionali danno forza e valore al confronto delle culture e al radicamento dell’identità europea.
Come veniva percepito il Programma quando l’itinerario è stato certificato e come viene percepito ora?
La forza del “Programma degli itinerari culturali del Consiglio d’Europa” è cresciuta grazie all’attività degli Itinerari culturali più dinamici come il nostro. Ma ritengo che dovrebbe crescere molto di più poiché rappresenta un mezzo molto importante della costruzione europea in una fase molto difficile del nostro continente e del mondo intero. Nella “Dichiarazione” del 1987, rilasciata a Santiago di Compostela, c’è un forte richiamo alpellegrinaggio ed ai cammini come metafora della riscoperta delle radici europee. E’ un invito rivolto a giovani e meno giovani a percorrere a piedi i cammini d’Europa affinché, percorrendoli, possano essere richiamati al valore di società “fondate su tolleranza, rispetto degli altri, libertà, solidarietà”. Non dobbiamo lasciar cadere questo richiamo. Si poteva infatti fare molto di più se la potenzialità del “Programma” fosse stata supportata da adeguata consapevolezza e azione politica.
Nel 2010 si ebbe la svolta con una ritrovata cooperazione Consiglio d’Europa/Commissione e Parlamento europeo. La direzione poi di Stefano Dominioni ha impresso ulteriore impulso, dando visibilità e visione al “Programma”. Resta da compiere un passo decisivo: superare lo scollamento con i Governi nazionali incardinando finalmente il “Programma” nelle politiche nazionali e regionali dei Paesi aderenti; cosa che oggi non avviene, con grave danno della sua efficacia e delle sue prospettive, nonostante il GoverningBoard dell’Accordo Parziale Allargato sia formato dai rappresentanti di tutti i Governi nazionali aderenti.
Quali sono i maggiori risultati raggiunti dalla Via Francigena? Quali sfide e prospettive della Via Francigena nell’Europa di oggi?
Lungo la Via Francigena, da Canterbury a Roma, camminano ogni anno decine di migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, attirate dalla bellezza di paesaggi, borghi e cattedrali, dalla storia, dal cibo e dalle culture di importanti Paesi europei quali Inghilterra, Francia, Svizzera, Italia. Un risultato straordinario al quale AEVF ha contribuito.
Il flusso di pellegrini e camminatori risveglia l’orgoglio delle comunità ospitanti e genera una nuova economia di beni e di servizi che, insieme con la realizzazione delle infrastrutture di supporto, contribuisce allo sviluppo dei territori, dando impulso all’iniziativa privata e creando nuove opportunità di lavoro. La Via Francigena tocca territori cosiddetti “minori” ma essa non è itinerario “minore” né itinerario locale o regionale, e nemmeno nazionale: è itinerario europeo. La famiglia della Via Francigena è inclusiva e pacifica; caratteristiche queste che ne costituiscono l’essenza e la forza, e un esempio per tutti.
Il “Programma degli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa” fu lanciato, con molta tempestività, dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa a Santiago di Compostela due anni prima della caduta del Muro di Berlino. Anche per questo oggi esso è divenuto strumento significativo di riflessione e di cooperazione tra istituzioni, associazioni e imprenditoria. Ritroviamo in tutto ciò un’Europa che amiamo, l’Europa della Francigena e delle persone.
Potresti condividere un evento particolarmente significativo nella storia della certificazione europea della Via Francigena?
Il 22 febbraio 2010 a Montefiascone (Lazio, Italia) si svolse una straordinaria assemblea generale della nostra Associazione cui parteciparono il Presidente Antonio Tajani, allora Commissario Europeo al Turismo, e Silvia Costa, divenuta Presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo. Essi toccarono con mano la forza della Francigena e non a caso, infatti, quell’anno seguirono due fatti rilevanti: la Giornata Europea del Turismo, il 29 settembre, interamente dedicata agli Itinerari e la stipula, il giorno 8 dicembre, dell’Accordo Parziale Allargato sugli Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa cui aderiscono oggi ben 28 Stati europei. Il “Programma” ricevette quell’anno una grande accelerazione che portò a proficue collaborazioni con Commissione e Parlamento Europeo, Comitato delle Regioni, Congresso dei Poteri Locali, UNESCO, UNWTO.