Via Francigena

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Installati nuovi pannelli informativi in Lombardia

Grazie al progetto siglato tra Associazione Europea delle vie Francigene (AEVF) e Regione Lombardia sono stati installati nuovi pannelli informativi lungo l’itinerario regionale della Francigena.

L’iniziativa ha coinvolto diversi comuni in provincia di Pavia e di Lodi come azione specifica nell’ambito del progetto “Valorizzazione della candidatura della Via Francigena a Patrimonio Mondiale dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO”. I comuni, hanno provveduto al posizionamento dei cartelli. I pannelli informativi, previsti all’interno dell’Abaco della segnaletica AEVF, forniscono le informazioni essenziali sull’Itinerario generale e sulla tappa percorsa, mostrando i punti di interesse delle località attraversate e l’indicazione della segnaletica da seguire.

Sami Tawfik, responsabile progetti AEVF, sottolinea: “Le progettualità realizzate in collaborazione con Regione Lombardia hanno permesso, tra il 2017 e il 2018, di portare avanti importanti progetti come le camminate evento di “I Love Francigena” in Lombardia, la verifica del percorso e la sua manutenzione ordinaria, oltre che il lavoro, in coordinamento con le altre Regioni interessate, propedeutico alla candidatura della Francigena quale patrimonio UNESCO” .

Un passo avanti nella segnaletica che mette in rete le amministrazioni e incentiva l’esperienza turistico culturale dei pellegrini in cammino lungo la Francigena.

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Conclusa la terza edizione del Festival Il Cammino Celeste

Domenica 29 luglio, presso il monumento nazionale “Le Centopietre” a Patù in provincia di Lecce, si è chiusa la terza edizione del Festival “Il Cammino Celeste” lungo la via Francigena da Brindisi a Santa Maria di Leuca.

Per l’occasione si è tenuto il concerto de La Cantiga de la Serena, composto da Fabrizio Piepoli, Giorgia Santoro, Adolfo La Volpe, che hanno presentato il progetto “In Cammino lungo la via Francigena”. Il repertorio de La Cantiga de la Serena, che attinge alla musica antica degli ebrei sefarditi e ai canti cristiani di pellegrinaggio, si è arricchito della melodia dei trovatori provenzali, dei canti tratti dal Laudario di Cortona e dalla musica tradizionale del sud Italia (Gargano e Salento) ripercorrendo idealmente la via Francigena sino a Santa Maria di Leuca.

La terza edizione ha preso avvìo il 1 luglio con un’anteprima e si è svolto dal 24 al 29 luglio lungo alcuni dei luoghi attraversati per oltre un millennio dai viandanti che in questo modo mantenevano fede a un voto di penitenza, di amore e speranza. Sono state scelte alcune tra le più antiche testimonianze di devozione e sosta dei pellegrini lungo il percorso e vi sono stati associati percorsi musicali curati da artisti e studiosi che da tempo svolgono una ricerca sul tema del pellegrinaggio, anche attraverso riletture e interpretazioni dei nostri tempi. 

Il Festival ha già creato non poche sinergie con Enti e Associazioni del territorio ed è mirato allo sviluppo di un percorso storico e geografico, umano e spirituale tra i più affascinanti, ma sinora trascurati, della nostra storia. In occasione dell’ultima tappa, domenica 29 luglio, è intervenuto il presidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene Ing. Massimo Tedeschi. Durante la serata, al presidente è stato riconosciuto il merito di aver avviato un lungo percorso istituzionale mirato alla promozione e fruizione della Via Francigena lungo tutto il percorso da Canterbury a Gerusalemme.

Altri riconoscimenti lungo l’itinerario del Festival sono stati conferiti a numerosi amici e volontari della Via Francigena da Brindisi a Santa Maria di Leuca, inaugurando cosi un modo per esprimere riconoscenza, attraverso l’organizzazione del Festival, a chi ha dimostrato impegno e volontà di collaborare per la promozione di questo importante percorso. 

L’edizione 2018 è stata realizzata in collaborazione con le Associazioni Il Giunco e Arci Terra Archeorete del Mediterraneo che organizzeranno brevi escursioni lungo le tappe del Festival.  La direzione artistica del Festival è curata da Giorgia Santoro, Presidente Festival Luigi Del Prete e con il Patrocinio dell’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF). Giorgia Santoro, Direttore Artistico del Festival, è già al lavoro per la quarta edizione. Arrivederci a tutti nel 2019

Fonte: comunicato stampa

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Vie di pellegrinaggio: dialogo tra fede e cultura

Gli itinerari culturali europei sono il frutto di una lodevole iniziativa, lanciata dal Consiglio d’Europa nel 1987 con la “Dichiarazione di Santiago”, al fine di mostrare che il ricco patrimonio culturale dei paesi europei è una realtà che, seppur poliedrica, li accomuna, come condivise sono le radici storiche che l’hanno generato.

Così, gli itinerari certificati dal Consiglio d’Europa si presentano come una traduzione in chiave culturale e turistica dei valori fondamentali cui il Consiglio fa riferimento per la sua azione politica, quali i diritti dell’uomo, la democrazia, lo stato di diritto, il dialogo interculturale; valori che vanno al di là delle frontiere territoriali nazionali e che sono oggi patrimonio comune europeo. Vale la pena di mettere in evidenza che il primo itinerario ad essere certificato fu il Cammino di Santiago, divenuto il simbolo delle aspirazioni e dei destini comuni del continente europeo, nella cui storia la dimensione religiosa ha avuto un ruolo importante e decisivo. Si trova così confermata la sentenza del grande scrittore Johann W. Goethe (1749-1832): “L’Europa è nata pellegrinando e la sua lingua è il cristianesimo”.

Per consolidare il programma, nel 2010 è stato ideato il Council of Europe Enlarged Partial Agreement on Cultural Routes (the EPA), al quale hanno finora aderito 32 Stati, membri del Consiglio. La Santa Sede vi ha formalmente aderito il 21 marzo 2018, convinta della bontà e dell’utilità dell’iniziativa. Attraverso l’adesione al citato Accordo, la Santa Sede, intende manifestare il suo coinvolgimento nel promuovere ciò che è comune ed arricchisce l’identità europea e il suo patrimonio di valori culturali. D’altra parte, come affermava il Card. Joseph Ratzinger nella sua lectio magistralis davanti al Senato della Repubblica Italiana (13 maggio 2004), “l’Europa solo in maniera del tutto secondaria è un concetto geografico: l’Europa non è un continente nettamente afferrabile in termini geografici, ma è invece un concetto culturale e storico”.

Non è inutile chiedersi quale relazione esista tra un cammino di pellegrinaggio e un itinerario culturale. Per rispondere vale la pena illustrare cosa sia il pellegrinaggio. Ci aiuta una massima del pensiero orientale: “C’è chi cammina coi piedi e sono i mercanti. C’è chi cammina con gli occhi ed è il sapiente. E, infine, c’è chi avanza col cuore, pur spostandosi coi piedi e con gli occhi aperti, ed è il pellegrino, che cerca il mistero in ogni creatura e nei luoghi santi”.

Pellegrinare è cosa differente dal vagabondare senza meta o dal dedicarsi al commercio. Il pellegrino, in fondo, è colui che, mosso dalla fede, decide nel suo cuore il santo viaggio (Sal. 84,6), verso un destino che trascende se stesso e il mondo in cui abita. Il pellegrinaggio, infatti, si presenta come una realtà assai ricca di significati, principalmente religiosi, ma non esclusivamente, che nel corso dei secoli ha assunto coloriture e caratteristiche che ne hanno arricchito contenuti e modalità. Per alcuni secoli Gerusalemme fu la sola meta del vero pellegrinaggio cristiano. Recarsi come pellegrino a Gerusalemme era impresa assai difficile, con notevoli rischi per l’incolumità personale e per la salute. A quei tempi il viaggio si compiva all’insegna dell’imprevedibilità. Non ci si deve sorprendere, pertanto, se alcuni autorevoli Padri dei primi secoli della Chiesa vedessero con circospezione il pellegrinaggio. San Gregorio di Nissa (+395) cercava di dissuadere risolutamente i monaci dal recarsi a Gerusalemme, sia perché ciò era estraneo alle Scritture, sia perché il monaco andava incontro a rischi di ordine morale e “spirituale”. Il pellegrino era quasi equiparato a un vagabondo. Ciò non ha impedito, tuttavia, che i fedeli continuassero a intraprendere cammini verso la Città Santa (San Francesco d’Assisi vi si recò nel 1219) e verso altri due luoghi importantissimi nel Medioevo: Roma e Santiago di Compostela. La Via Francigena è uno di questi cammini che dal nord Europa portava a Roma, dove erano custodite le memorie dei Santi Apostoli e dei Martiri.

Nonostante le difficoltà e i rischi, il pellegrinaggio si è nei secoli intensificato ed allargato verso altri luoghi di particolare devozione, come i Santuari mariani e particolari luoghi di culto. Questo processo è stato affiancato dall’elaborazione di quella che si potrebbe chiamare una “spiritualità” del pellegrinaggio, con l’intento di rendere sempre più esplicita la sua dimensione di fede, come pure il suo innesto nella tradizione biblica ed ecclesiale. Il pellegrinaggio diventa icona del cammino della Chiesa nel mondo, ma anche dell’esperienza cristiana dei singoli credenti.

La vita cristiana stessa è pellegrinaggio, è cammino di fede. Il credente vive in permanenza lo “status viatoris”, la sua vocazione (cf. la storia di Abramo) è quella dell’itinerante verso una meta finale che qui sulla terra è solo prefigurata. La condizione del credente, dunque, è quella di “ire per agros”, di camminare in questa vita sui campi terreni, ma con lo sguardo al Cielo, suo luogo di origine e di arrivo. Lo ha rammentato anche Papa Francesco: “Il pellegrinaggio è un simbolo della vita, ci fa pensare che la vita è camminare, è un cammino. Se una persona non cammina e rimane ferma, non serve, non fa nulla…” (Audio-Messaggio ai Partecipanti al 37° Pellegrinaggio Macerata-Loreto, 6 Giugno 2015).

Non potevano gli antichi cammini di pellegrinaggio non entrare a far parte degli itinerari certificati dal Consiglio d’Europa. Come sopra accennato, il programma degli itinerari culturali europei mira a favorire il dialogo interculturale e a rendere visibile l’identità europea, attraverso la valorizzazione del ricco patrimonio storico dei suoi popoli. Quale è, allora, l’idea di Europa che si vuol far emergere da detta iniziativa. Con il mettere in luce la sua storia e il suo patrimonio culturale, si vuole esibire quel solido retroterra di valori e di ideali che ha progressivamente dato volto ad una “identità comune”, seppur espressa non in maniera univoca, ma nella poliedricità delle sue manifestazioni. In tal senso, anche oggi, giuoca un ruolo importante la cultura (o le culture) con il suo innegabile influsso sulla società europea e la sua funzione di collante dei popoli.

Pertanto, il dialogo tra la cultura e la religione in Europa è come il cuore dell’iniziativa degli itinerari, soprattutto di quelli a sfondo religioso. Infatti, questi itinerari sono la testimonianza storica di come l’esperienza religiosa, in particolare quella cristiana, si è tradotta in cultura e di come quest’ultima abbia trovato forza ispiratrice nella religione. Quante opere letterarie dei secoli passati hanno visto la luce attingendo al cristianesimo, al suo pensiero e alla sua ricca simbolica spienziale e morale. Un esempio per tutti, è la Divina Comedia di Dante Alighieri. Si pensi poi alle innumerevoli opere d’arte (cattedrali, basiliche, chiese, pale d’altare, oggetti di oreficeria e di artigianato sacri, ecc.), che si trovano ovunque sul continente, nella grandi città come nei piccoli villaggi. Tutto questo patrimonio ha ancora molto da dire all’uomo europeo del nostro tempo ed invita a riscoprire la funzione sociale della cultura e del “sentire religioso” in senso generale.

Dunque, tra fede e cultura vi è sempre stato un pacifico e prolifico interscambio, durato per secoli, un rapporto nel quale era scontata la superiorità della fede sulla cultura, senza che quest’ultima si sentisse mortificata nelle sue espressioni.

Tuttavia, a partire dal secolo dei lumi, questa perfetta simbiosi s’infrange. Si fa strada l’idea che il pensiero dell’uomo sia in grado di riscattarsi dal riferimento a ciò che sta fuori di sé, come lo è Dio (e quindi la religione), e ergersi, in quanto essere adulto, a misura di se stesso e a misura di ciò che lo circonda. Come osservava Romano Guardini (1885-1968), riconosciuto scrittore e teologo tedesco del secolo scorso, studioso dell’incidenza dell’elemento religioso nella totalità dell’esistenza, d’ora in poi “ogni obiettivo vincolo religioso sarebbe minaccia alla libertà, perché renderebbe dipendente la personalità creatrice da un’istanza estranea al proprio campo operativo… Il positivismo in tutte le sue forme arriva infatti alla conclusione che ogni elemento religioso deve scomparire dalla vita e dall’azione umane” (R. Guardini, “Fenomenologia e teoria della religione”, 1958).

Ne derivò una scissione profonda, una contrapposizione che porterà ormai a parlare linguaggi diversi, fino a non comprendersi reciprocamente ed escludersi. “La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca”, scriverà il Beato Paolo VI nell’Esortazione Apostolica Evangeli nuntiandi dell’8 dicembre 1975, n. 20.

Cosa è successo in seguito a questa frattura? Sempre Romano Guardini rilevava come incombenti due estremi possibili: da una parte, “una religiosità che si ritira sempre più dai campi della vita culturale”, facendosi “più interiore”; dall’altra, una cultura che diventa mera espressione orizzontale dell’autonomia umana e nella quale “l’umo cade in balia della sua stessa opera”. Le contrapposizioni sono sempre da rifuggire. Da questa saggia constatazione dovrebbe nascere l’impegno a far incontrare oggi i due ambiti, religione e cultura, e a intavolare un dialogo libero da contrapposizioni ideologiche e pregiudizi, nella prospettiva di un condivisa responsabilità nella costruzione pacifica della società europea.

La Chiesa è impegnata in questa direzione. Lo ha confermato Papa Francesco prendendo la parola davanti al Parlamento Europeo di Strasburgo, il 25 novembre 2014: “Alla rinascita di un’Europa affaticata, ma ancora ricca di energie e di potenzialità, può e deve contribuire la Chiesa… Solo una Chiesa ricca di testimoni potrà ridare l’acqua pura del Vangelo alle radici dell’Europa…. Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo, un costante cammino di umanizzazione, cui servono memoria, coraggio, sana e umana utopia”.

I pellegrini medievali rappresentano in qualche modo un “umanesimo europeo”: essi potevano attraversare nazioni, regni, ducati e territori europei assai vari per raggiungere le mete di pellegrinaggi, trovandovi una cultura che li accoglieva senza difficoltà. La comune appartenenza alla religione cristiana superava le diversità linguistiche. Nemmeno le differenze di usanze erano un ostacolo. Ciò ha fatto sì che, attraverso l’intreccio di questi cammini di pellegrinaggio si rivelasse quel qualcosa che era fondamentale e condiviso nell’identità dell’uomo europeo. In fondo, la nascita della Comunità Europea, come realtà politica continentale, è stata motivata sì dalla risoluta condanna degli orrori di due conflitti mondiali, ma, in senso positivo, ha potuto innestarsi su una storia e su valori comuni, costruiti nei secoli precedenti.

Nei nostri giorni, la facilità di movimento ha portato ad un maggiore contatto tra i diversi popoli della terra e ad una forte interculturalità: fenomeno complesso quanto ineludibile. Questo fatto di per sé è un’occasione importante per costruire una civiltà basata sulla mutua comprensione, il rispetto reciproco e lo scambio culturale, senza crisi o cedimenti di identità, senza svendersi al relativismo culturale che tende a livellare al ribasso ogni differenza antropologica. Il pericolo è quello di un’omologazione verso il “basso” (purtroppo anche a livello religioso), caratterizzata da stili di vita e da mode prive di riferimenti storici e culturali.

Religione e cultura hanno sempre mantenuto un rapporto dialettico. Vero è che non si possono identificare; ma è altrettanto vero che entrambe si sono sempre intrecciate e la religione ha sempre rappresentato per le diverse culture il loro centro e l’anima profonda. Nella nostra odierna civiltà occidentale si deve prendere atto dell’autonomia della cultura rispetto alla religione. Anche l’insegnamento sociale della Chiesa lo riconosce: “la Chiesa non vieta che le arti e le discipline umane (…) si servano, nell’ambito proprio a ciascuna, di propri principi e di un proprio metodo; perciò, riconoscendo questa giusta libertà, la Chiesa afferma la legittima autonomia della cultura e specialmente delle scienze” (Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes, n. 59).

Rivolgendosi ai partecipanti alla Conferenza “(Re)Thinking Europe”, organizzata dalla Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (com.e.c.e.), il 28 ottobre 2017, Papa Francesco ha invitato “a considerare il ruolo positivo e costruttivo che in generale la religione possiede nell’edificazione della società”. Dialogo, dunque, in nome di alti traguardi e valori. È ancora papa Francesco a stimolare l’Europa in tal senso: l’Europa non è un insieme di regole da osservare, non un prontuario di protocolli e procedure da seguire. Essa è una vita, un modo di concepire l’uomo a partire dalla sua dignità trascendente e inalienabile e non solo come un insieme di diritti da difendere, o di pretese da rivendicare” (Discorso per la commemorazione del 60° Anniversario della firma dei Trattati di Roma; 24 marzo 2017).

Nasce così l’esigenza di promuovere quelle esperienze che hanno contribuito alla formazione dell’identità europea. Il pellegrinaggio è una di queste esperienze: lì si conosce, si tocca e sperimenta la vita, la storia, la natura e i valori dei popoli europei che, pur essendo diversi tra loro, hanno la comune caratteristica di essere stati segnati dal cristianesimo. Non si può che apprezzare la ricchezza religiosa e culturale di questi cammini di pellegrinaggio, riscoperti negli ultimi anni, anche grazie al programma del Consiglio d’Europa. Sono percorsi antichi per testimonianza e storia, ma sempre nuovi perché anche oggi vi camminano uomini e donne d’Europa. Siano essi pellegrini, oppure viandanti, motivati da ragioni religiose, da ideali spirituali, oppure no, essi condividono, attraverso l’esperienza del “cammino”, quei valori che appartengono alla storia dell’umanità e che anche oggi contribuiscono a forgiare l’identità dell’Europa. Un’identità che va costruita non per esclusione, ma nel dialogo tra soggetti diversi, come insegna il Concilio Vaticano II. «[…] tutti gli uomini, credenti e non credenti, devono contribuire alla giusta costruzione di questo mondo, entro il quale si trovano a vivere insieme: ciò, sicuramente, non può avvenire senza un leale e prudente dialogo» (Gaudium et Spes, n. 21).

Mons. Maurizio Bravi (Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo).

L’articolo è tratto dall’ultimo numero della rivista ufficiale AEVF “Via Francigena”. La rivista, edita dallo Studio Guidotti è consultabile gratuitamente online al sito www.rivistaviafrancigena.it e sarà acquistabile sullo shop online. Tante notizie, informazioni e testimonianze da leggere a passo lento in inglese, francese e italiano.

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Dallo spazio all’Everest pensando alla Francigena, intervista all’astronauta Maurizio Cheli

Quando la NASA gli ha proposto di portare un ingrediente dall’Italia, Maurizio Cheli non ha avuto dubbi. E così nel 1996, il Parmigiano Reggiano è arrivato nello spazio insieme al primo Mission Specialist italiano a bordo dello Space Shuttle Columbia STS-75.

L’astronauta emiliano, originario di Zocca, ha vissuto 16 giorni di spedizione gustando il famoso ed inconfondibile re dei formaggi. “Alla NASA, durante la fase di addestramento viene curata anche l’alimentazione. Per gli astronauti non americani c’è una tradizione che permette di portare qualcosa del proprio Paese. Per me la scelta è stata automatica. – aggiunge Cheli – Il Parmigiano Reggiano è arrivato nello spazio sotto forma di piccoli cubetti ed è finito presto: pur essendo della mia dotazione, anche gli altri miei colleghi l’hanno mangiato” spiega divertito l’astronauta.

Da allora il Parmigiano Reggiano è rimasto tra le stelle, diventando un alimento ufficiale nella dieta degli astronauti in missione sulla Stazione spaziale Internazionale. Un record ad alta quota ma non l’unico. Insieme al formaggio più veloce del mondo, Cheli ha ripetuto un’altra grande impresa: la scalata dell’Everest. Dopo anni di preparazione e attesa, il 17 maggio 2018, l’astronauta emiliano ha raggiunto la vetta più alta della terra.

“Mentre ero nello spazio ho avuto la possibilità di fotografare l’Everest e quando ho visto la foto mi sono detto “Prima o poi ci salirò sopra”. E’ stato un sogno rimasto dentro di me – racconta l’astronauta – poi due anni fa ho cominciato ad allenarmi sulle Alpi e nella fase di addestramento ho conosciuto la guida che mi ha accompagnato”.

Quale emozione le ha regalato questa esperienza?: “La spedizione sull’Everest è durata 47 giorni. Siamo arrivati sulla vetta all’alba trovando delle condizioni meteo perfette, mi sono messo a piangere – confida Cheli – sono entrambe esperienze che si vivono con tutti i sensi, ti coinvolgono completamente. Vedi il mondo da un’altra prospettiva. Per me è stata una conquista anche se in assoluto non ho fatto niente di eroico, non sono né il primo né l’ultimo. Era una sfida con me stesso, l’aria e la quota sono un po’ il mio mondo”.

Un’impresa vissuta insieme alla guida alpina François Cazzanelli e un altro fedele compagno di viaggio. “Una spedizione sull’Everest ha tanti tratti in comune con una spedizione nello spazio – spiega l’astronauta – anche in questo caso il Parmigiano è stato un prodotto perfetto. Mi ha sfamato e dato l’energia quando sono arrivato al campo 4, ad otto mila metri di altitudine. Oltre ad essere molto buono, la sua densità di energia per chilo è enorme e si presta molto per ambienti particolari”.

Rimanendo con i “piedi per terra” quale potrebbe essere la prossima avventura?: “Magari un cammino. Potrei percorrere la Francigena italiana – annuncia Cheli – sono un patito del Gran San Bernardo, lo faccio ogni anno in bicicletta e sono molto interessato”.

Dopo lo spazio e l’Everest, Cheli potrebbe essere il primo astronauta a percorrere la Via Francigena. Un cammino stellare tra gusto e tradizione con il Parmigiano Reggiano nello zaino. 

Silvia iuliano

L’articolo è tratto dall’ultimo numero della rivista ufficiale AEVF “Via Francigena”. La rivista, edita dallo Studio Guidotti è consultabile gratuitamente online al sito www.rivistaviafrancigena.it e sarà acquistabile sullo shop online. Tante notizie, informazioni e testimonianze da leggere a passo lento in inglese, francese e italiano.

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I love Francigena, due giornate di cammino in Emilia Romagna

L’ 8 e il 15 settembre 2018 l’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF), in collaborazione con APT Emilia-Romagna, il supporto tecnico di ItinerAria S.r.l. e l’Associazione Fiorenzuola in Movimento, organizza “I love Francigena”, un viaggio evento lungo la Via Francigena che ha l’obiettivo di coinvolgere gli appassionati di cammini.

Due giornate social a passo lento sul tratto emiliano della Via Francigena, da Fidenza a Medesano e da Fiorenzuola d’Arda a Fidenza per conoscere, scoprire e raccontare il percorso, documentandolo con foto e video.

La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, fino a un massimo di 25 partecipanti per ognuna delle camminate. L‘iscrizione è obbligatoria al seguente link: https://camminiemiliaromagna.it/it/ . Le giornate di “I Love Francigena” hanno l’obiettivo di promuovere e valorizzare il percorso europeo, coinvolgere appassionati e camminatori, sensibilizzare il territorio attraverso gli stakeholder locali (operatori turistici, associazioni, singoli appassionati), importanti promotori della Via stessa. Infine le camminate sono l’occasione per verificare lo stato di manutenzione e integrare la segnaletica istituzionale del percorso.

Le immagini scattate durante le passeggiate saranno rilanciate sui siti e social istituzionali dell’Emilia-Romagna, attraverso una campagna social con gli hashtag #emiliaromagnaslow e #ViaFrancigena #IloveFrancigena

Programma indicativo:

Sabato 8 settembre 2018

Fidenza a Medesano (22,4 km) – difficoltà: media.

Da Fidenza la grande pianura è definitivamente alle spalle e si comincia la lenta e graduale risalita all’Appennino. Si cammina veloci lungo strade campestri agevoli e prive di traffico. In questa tappa l’arte romanica, ben rappresentata dal Duomo di Fidenza, è ricca di riferimenti al pellegrinaggio Medievale”.

  • Ritrovo ore 8.15 presso la stazione ferroviaria di Fidenza (PR).

  • Breve visita al Duomo di Fidenza (con guida), capolavoro del romanico lombardo, e partenza del cammino.

  • Visita alla Pieve di Cabriolo (2,5 km da Fidenza), dedicata a San Tommaso Beckett e edificata tra il XII e il XIII secolo.

  • Sosta pranzo al sacco (a carico dei partecipanti) nei pressi della chiesa di Costamezzana (13 km da Fidenza). Punti acqua presenti lungo il tracciato: Siccomonte, Costamezzana e prima di arrivare a Medesano.

  • Arrivo a Medesano (PR) circa alle ore 17.00. Saluto di benvenuto dell’amministrazione e aperitivo.

  • Ritorno in bus gratuito a Fidenza (presso la stazione ferroviaria).

Sabato 15 settembre 2018

Fiorenzuola d’Arda a Fidenza (22,3 km)- difficoltà: facile.

Si cammina su facili strade campestri, ma con lo sguardo già rivolto all’orizzonte dove si profila il rilievo delle colline che preannunciano l’Appennino. La tappa è caratterizzata dall’abbazia di Chiaravalle della Colomba, dove i monaci cistercensi sono presenti da oltre 900 anni, e la città di Fidenza, dove sorge il Duomo, uno dei più significativi monumenti romanici della Francigena”.

  • Ritrovo ore 8.15 presso la stazione ferroviaria di Fiorenzuola d’Arda (PC).

  • Breve visita della Collegiata del XV secolo in stile gotico.

  • Partenza del cammino.

  • Visita all’abbazia di Chiaravalle della Colomba (5,5 km da Fiorenzuola d’Arda), edificata nel 1.135, per diretta iniziativa del fondatore dell’ordine cistercense, Bernardo di Chiaravalle.

  • Sosta pranzo al sacco (a carico dei partecipanti) a Castione Marchesi (14 km da Fiorenzuola d’Arda). Punti acqua presenti lungo il tracciato: Chiaravalle e Castione Marchesi.

  • Arrivo a Fidenza attorno alle 17.00 e benvenuto dell’amministrazione.

  • Ritorno in treno, biglietto a carico dei partecipanti. 

Attrezzatura consigliata: abbigliamento da trekking (maglietta traspirante, pantaloncini corti, kway), scarpe da trekking con protezione della caviglia e zaino. 

Vi consigliamo di prendere visione delle modalità di acquisto della credenziale ufficiale dell’Associazione Europea delle Vie Francigene al link https://www.viefrancigene.org/it/credenziali/

Iscrizione obbligatoria al link: https://camminiemiliaromagna.it/it/. Per maggiori informazioni, scrivere alla ref. Progetto Cammini e Vie di Pellegrinaggio in Emilia-Romagna: m.valeri@aptservizi.com.

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In cammino sul Menalon Trail. Un modo insolito per scoprire a piedi la Grecia

Per chi ama i cammini e le esperienze en plein air, la suggestione si chiama “Menalon Trail“, dislocato in una zona montuosa nel cuore del Peloponneso.

Aperto di recente, l’itinerario trekking si dispiega attraverso la gola del fiume Lousios, prosegue sulle pendici occidentali del monte Menalo e passa per la valle del fiume Mylaon e le montagne di Gortynia, facendo tappa a villaggi tradizionali come Stemnitsa, Dimitsana, Zygovistii, Elati, Vytina, Nymfasia, Magouliana, Valtesiniko e Lagkadia dove si respira totalmente la cultura locale: negli incontri con le persone, nelle forme di artigianato e nel cibo.

ITINERARIO REGIONALE E CERTIFICATO. Il Menalon ha ricevuto la certificazione europea degli itinerari naturalistici di “Leading Quality Trails – Best of Europe”. L’itinerario è stato creato da un gruppo di appassionati, con la collaborazione del Club di alpinisti e ecologisti di Arcadia ed il supporto del Comune di Gortynia. Menalon Trail fa parte del programma “Percorsi di cultura” progettato da Elliniki Etairia- Società per l’Ambiente ed il Patrimonio Culturale, che mira a ridare vita a percorsi di particolare bellezza naturale e importanza storica, ovunque nel paese, puntando anche sul turismo escursionistico per stimolare le comunità locali e favorire lo sviluppo sostenibile.

L’area di Menalo è una delle regioni più belle del paese, ricca di storia e paesaggi meravigliosi. Lo scenario naturale regala ai visitatori la vista di un panorama mozzafiato. Questa zona presenta inoltre la più grande varietà di flora e fauna in tutta Arcadia.

IL PERCORSO. Il percorso di 75 km è suddiviso in otto sezioni di varia difficoltà: Stemnitsa-Dimitsana, Dimitsana-Zygovisti, Zygovisti-Elati, Elati-Vytina, Vytina-Nymphasia, Nymphasia-Magouliana, Magouliana-Valtesiniko e Valtesiniko-Lagkadia. Si tratta di 8 tappe, accorciabili anche a 5 o 6 a seconda del proprio grado di allenamento. Non sono distanze lunghe ma occorre considerare continui saliscendi, strade e sentieri sterrati, scalini in pietra, impegnative salite e discese a volte ripide che necessitano di molta attenzione e di un minimo di preparazione tecnica. Lo zaino sicuramente rende più difficoltosa la camminata. Quasi indispensabili, o comunque fortemente consigliati, i bastoni trekking.

Attraverso la promozione di Menalon Trail, gli enti locali stanno cercando di rendere l’area una destinazione attraente durante tutto l’anno così come di favorire una maggior diffusione dei prodotti tipici del territorio, quali vino, miele ed erbe aromatiche, ma anche gioielli in argento e sculture in legno prodotti in loco.

INFORMAZIONI PRATICHE. Il periodo consigliato per questo cammino è aprile-giugno e settembre-ottobre. Lungo il percorso si trovano punti d’acqua e la segnaletica è nel complesso soddisfacente. Si trova accoglienza in locande, B&B, hotel o strutture Airbnb con un discreto rapporto qualità-prezzo. E’ consigliato di scaricare la APP ufficiale (in lingua inglese) per avere maggiori informazioni sul percorso, le tappe ed itinerari limitrofi, oppure si può ordinare online la topoguida.

Per arrivare al punto di partenza, Stemnitsa l’opzione migliore è la seguente: dall’aeroporto di Atene (distante 200km) in circa 2 ore si arriva in bus fino alla città di Tripoli, luogo di snodo nella regione. Da lì si prende un successivo bus per arrivare a Stemnitsa in circa 1 ora. La città di arrivo è Lagkadia dalla quale è possibile prendere bus diretti a Tripoli per poi rientrare ad Atene. Info: https://menalontrail.eu/

Luca Bruschi

 

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Itinerari culturali, Call del Consiglio d’Europa per la selezione di esperti indipendenti

Il Segretariato dell’Accordo parziale allargato sugli itinerari culturali del Consiglio d’Europa, ha aperto una Call finalizzata all’aggiornamento di una lista di esperti indipendenti per il triennio 2018-2021.

Agli esperti indipendenti idonei potrà essere richiesto di esprimere la propria opinione sulla certificazione degli Itinerari Culturali del Consiglio d’Euoropa, la valutazione delle reti e dei progetti legati agli Itinerari Culturali, nonché le competenze per il lancio, lo sviluppo e il consolidamento di percorsi culturali. Gli esperti selezionati analizzeranno i dossier di domanda e valutazione presentati dalle reti degli Itinerari Culturali interessate ad ottenere o mantenere la certificazione “Percorso culturale del Consiglio d’Europa”. Le lingue di lavoro utilizzate per la redazione dei rapporti saranno l’inglese o il francese.

L’inclusione nella banca dati degli esperti idonei non garantisce la selezione per il Consiglio d’Europa. Ciò dipenderà, tra l’altro, dall’esperienza accademica e professionale nel campo dei percorsi culturali, dalla conoscenza di argomenti specifici relativi alle rotte culturali sottoposte a certificazione o da una valutazione periodica, nonché dalla necessità di garantire l’uguaglianza tra i sessi e un equilibrio geografico tra gli esperti selezionati.

Per candidarsi, i candidati interessati sono invitati a compilare entro il 31 agosto 2018 il modulo di condidatura e allegare un CV.

Per info: https://www.coe.int

 

 

 

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La pergamena della Via Francigena, una testimonianza dalla storia

Sabato 21 luglio presso il Museo dell’Abbazia di Abbadia San Salvatore è stato presentato il facsimile della pergamena 4 maggio 876, la più antica attestazione scritta ad oggi conosciuta della Via Francigena. L’inaugurazione dell’Abbazia Festival ha riacceso l’attenzione su questo documento, conservato nella sua copia originale all’interno dell’Archivio di Stato di Siena e illustrato per l’occasione dal curatore del progetto, il geografo amiatino Leonardo Porcelloni.

“Questa pergamena è stata custodita nel fondo diplomatico amiatino dell’abbazia insieme ad oltre 2500 pergamene. Il documento testimonia il passaggio della Via Francigena nella bassa Toscana, nella valle del Paglia permettendo di salire verso l’abbazia di fondazione longobarda attraverso il percorso già riconosciuto nel 2016 dall’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF) come variante” spiega Porcelloni.

Il documento è stato trascritto negli anni Settanta dal professore tedesco Wilhelm Kurze scomparso nel 2002 a cui è dedicata la prima edizione dell’Abbazia Festival. Lo storico medievalista ha lavorato sul fondo del Diplomatico Amiatino di San Salvatore contenente migliaia di pergamene datate tra il 736 al 1198. “Grazie a questo lavoro è stato possibile ricostruire gran parte della storia del territorio e dell’Abbazia – aggiunge il geografo – e Mario Marrocchi, ha ripreso e continuato i suoi studi, come ricercatore presso l’Istituto Storico Germanico di Roma. Specificatamente, per questo progetto sulla pergamena, ha realizzato una nuova trascrizione in latino e tradotto in italiano la pergamena con un approfondimento storico”.

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Il progetto, sostenuto dall’Associazione Europea delle Vie Francigene, proseguirà attraverso la distribuzione di ulteriori copie fac-similari in altre tappe importanti dell’itinerario europeo: a Fidenza,  sede AEVF, Saint Maurice in Svizzera, a Champlitte riferimento per la Francigena in Francia e a Canterbury, km zero dell’itinerario.

L’importanza della pergamena  – conclude Porcelloni – non risiede solo nel valore del documento di quasi 1200 anni ma è anche un’occasione per conferire concretezza e affermare l’identità di una Via europea molto complessa e articolata definita infatti come un fascio di strade. Valorizzando il patrimonio storico culturale, il progetto diventa un’opportunità per promuovere il territorio di questi borghi rurali ricchi di tanti aspetti da scoprire mediante un turismo lento e di qualità”.

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Gropello Cairoli sulla Via Francigena, una brochure per i pellegrini

Gropello Cairoli sulla Via Francigena” è il titolo della brochure turistica realizzata dal comune lombardo, socio dell‘Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF) e tappa del cammino in provincia di Pavia.
 
Il pieghevole fornisce indicazioni utili ai pellegrini in sosta nel paesino citato nel 990 da Sigerico di Canterbury di ritorno da Roma sulla Via Francigena. Dove dormire, cosa visitare, cenni storici: turisti e viandanti potranno trovare tante utili informazioni nel depliant realizzato dal comune di Gropello Cairoli. Tra i luoghi da non perdere ci sono il castello e il parco della Piacevolezza che si trovano proprio sulla Via Francigena.  La brochure sarà disponibile all’ingresso del palazzo municipale, in parrocchia, in biblioteca, nei B&B.
 
Il pieghevole, rientra nella serie di inziative attuate dal comune lombardo per la Via Francigena e l’accoglienza pellegrina. All’interno del paese è stato inoltre positizionato il pannello informativo istituzionale realizzato da AEVF in collaborazione con la Regione e gli altri comuni tappa della Lombardia.
 
La comunicazione è una parola chiave per la valorizzazione e conoscenza della Via Francigena. Il piccolo comune della Lomellina ha deciso di investire su questo aspetto attraverso i suoi canali, come con il giornalino “In Comune“. Il numero di aprile del periodico realizzato dal Municipio, presenta al suo interno uno speciale di diverse pagine dedicate all’itinerario di Sigerico.
 
Un piccolo grande impegno per un’amministrazione impegnata per il cammino, un passo avanti per la Via Francigena.
 
Scarica in allegato la brochure completa.