Via Francigena

Via Francigena: un percorso in continua evoluzione, di A. Conte

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Redazione AEVF

La Via Francigena è uno dei più lunghi itinerari pedonali d’Europa, e forse il più complesso: attraversa l’Italia da nord a sud incrociando autostrade, ferrovie, fiumi, catene montuose. In questo articolo raccontiamo come è stato tracciato, e quale potrebbe essere l’evoluzione del percorso nei prossimi anni.

Dopo secoli di oblio, il percorso pedonale della Via Francigena venne riscoperto a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, grazie all’interesse di alcune Confraternite di pellegrini, di singoli appassionati che studiarono l’itinerario scrivendo delle guide cartacee, di Associazioni ed Enti Locali.
In una prima fase si studiò la viabilità esistente, per definire un itinerario che – senza richiedere nuove infrastrutture – rispettasse il più possibile il tracciato storico, e nel contempo fosse percorribile dai pedoni con un livello di sicurezza accettabile.

I primi lavori sul percorso
Tra il 1990 e il 2005 alcune Amministrazioni e Associazioni locali si impegnarono nella valorizzazione del percorso nella loro zona, con attività di studio o di segnalazione; citiamo ad esempio:
•    in Valle d’Aosta la Regione, il GAL e le Comunità Montane, che studiarono il percorso installando la segnaletica in tutto il tratto regionale;
•    in Emilia-Romagna la Provincia di Parma, che – in collaborazione con il CAI – realizzò la cartoguida del percorso tra Parma e il Passo della Cisa installando segnavia e cartelli escursionistici;
•    il Toscana e Liguria il CAI, che studiò il percorso tra la Cisa e Luni, in collaborazione con le amministrazioni locali; e la FIE (Federazione Italiana Escursionismo) che installò la segnaletica tra Castel Fiorentino e Siena;
•    Nel Lazio i comuni di Acquapendente, San Lorenzo Nuovo e Bolsena, Montefiascone che installarono la segnaletica nel tratto di loro competenza, e la Confraternita dei Romei della Via Francigena, che studiò e segnalò buona parte del percorso tra il confine con la Toscana e Roma.
Nello stesso periodo furono realizzate alcune Guide cartacee, che proponevano percorsi in buona parte diversi tra loro. Citiamo le principali, tuttora in commercio:
•    Monica d’Atti, Franco Cinti – GUIDA ALLA VIA FRANCIGENA – Terre di mezzo Editore – Milano
•    Luciano Pisoni, Aldo Galli – LA VIA FRANCIGENA – ADLE Edizioni – Padova
•    Associazione Internazionale Via Francigena – Topofrancigena
Utilizzando un paragone “informatico” chiameremo il fascio di percorsi tracciato a seguito delle attività di cui sopra “Versioni 1.x”.

La versione 2.0
Nel 2005 l’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF) avviò un’attività di studio e rilievo del percorso pedonale della Via Francigena. L’obiettivo era quello di mettere ordine tra le varie proposte di percorso, che spesso proponevano itinerari diversi lungo gli stessi tratti, disorientando i pellegrini.
L’AEVF raccolse dalle Amministrazioni Locali tutte le proposte di percorso, le integrò con il materiale disponibile sulle Guide cartacee, e consegnò il materiale ad Alberto Conte, che in qualità di consulente tecnico analizzò il materiale ed effettuò i sopralluoghi lungo l’itinerario, per definire per ogni tratto la soluzione migliore, o comunque il miglior compromesso.
Il lavoro venne completato nell’Aprile del 2006, quando furono consegnate all’AEVF le mappe che descrivevano il percorso, che furono pubblicate sul sito www.viefrancigene.eu,  e una relazione tecnica che indicava le criticità dell’itinerario in termini di sicurezza e di attraversamento di proprietà private.

La versione 3.0
Nel Dicembre 2006 la DG Paesaggio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC) avviò un progetto di posa in opera della segnaletica direzionale lungo il percorso pedonale della Via Francigena. L’attività si svolse in coordinamento con AEVF, che decise di condividere con il MiBAC il percorso pubblicato.
Il MiBAC conferitì alla società itinerAria l’incarico di effettuare un’ulteriore analisi per trovare una soluzione ai principali problemi di sicurezza, definendo un percorso che fornisse garanzie di sicurezza adeguate all’istallazione della segnaletica.
In questa fase l’attività di itinerAria si concentrò sui nodi critici fondamentali della versione 2.0 del percorso. Inoltre nel frattempo alcune Amministrazioni si attivarono autonomamente per migliorare la percorribilità dell’itinerario, mettendolo a disposizione del MiBAC.
L’analisi del percorso e i relativi sopralluoghi si competarono nel mese di Agosto del 2007, quando itinerAria consegnò al MiBAC la versione 3.0 dell’itinerario, in cui la gran parte dei problemi di sicurezza e percorribilità della versione 2.0 era stata risolta.
La versione 3.0 venne quindi utilizzata per il progetto preliminare della segnaletica direzionale, che venne sottoposto ai proprietari e ai gestori delle strade (Province, Comuni, privati) contestualmente alla richiesta di autorizzazione alla posa dei cartelli.

La versione 3.1
Nella gran parte dei casi la richiesta di autorizzazione ebbe un esito immediatamente favorevole, talvolta invece il proprietario (privato o Amministratore) negò l’autorizzazione, o chiese delle modifiche al percorso.
Nel frattempo la Direzione Beni Librari del MiBAC aveva avviato i lavori di rilievo puntuale con GPS del percorso pedonale, per redigere la nuova Guida descrittiva ed elaborare la cartografia digitale. Durante il rilievo fu quindi possibile valutare le richieste di variante che arrivavano dai territori, per verificarne le caratteristiche di sicurezza e compatibilità.
Tali attività si svolsero in stretto coordinamento con le Amministrazioni Locali, per arrivare a un percorso condiviso su cui potesse essere autorizzata l’installazione della segnaletica.
Il risultato fu la versione 3.1 dell’itinerario, che rappresentava un’evoluzione del percorso precedente, e che fu pubblicata on line sul sito www.francigenalibrari.beniculturali.it nella seconda metà del 2008.
Il percorso venne quindi approvato il 31 Marzo 2009 dal Comitato Scientifico della Consulta degli itinerari storici, culturali e religiosi, e quindi definitivamente ufficializzato il 13 novembre 2009, con la nota a firma congiunta del  Ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, e del Ministro per le Politiche Agricole, Luca Zaia.

Le varianti e i percorsi alternativi
Oltre alla “certificazione” del percorso ufficiale, nella riunione del 31 marzo 2009 fu approvata una procedura di gestione delle varianti.
La grande complessità del percorso italiano della Via Francigena, che con i suoi 1000 km è uno degli itinerari pedonali più lunghi d’Europa, nonché la contiguità e le continue intersezioni con la rete stradale ordinaria, richiedono una continua attività di miglioramento del percorso.
Appena pubblicata la versione 3.1 numerose Amministrazioni e Associazioni si sono quindi attivate per migliorare la sicurezza per i pellegrini, risolvere problemi di attraversamento di proprietà private, valorizzare edifici di interesse storico e religioso lungo l’itinerario.
Inoltre in alcune zone si è presentata l’opportunità di tracciare percorsi alternativi che dipartendosi dal percorso ufficiale consentissero di raggiungere luoghi di interesse religioso o storico, per poi ricongiungersi con l’itinerario ufficiale.
La segreteria del Comitato Scientifico della Consulta ha quindi ricevuto varie richieste di integrazione e modifica del percorso, che sono in corso di valutazione e che saranno sottoposte al Comitato nelle prossime riunioni.

Un itinerario in continua evoluzione
Dopo l’intenso lavoro di tracciatura effettuato delle Amministrazioni centrali e locali, l’attuale itinerario della Via Francigena rappresenta probabilmente il miglior compromesso possibile oggi per garantire una sufficiente sicurezza ai pellegrini utilizzando i percorsi esistenti, senza costruire nuove infrastrutture e riducendo al minimo l’attraversamento di proprietà private.
Le Amministrazioni Locali stanno lavorando per migliorare la sicurezza e la percorribilità, ad esempio costruendo marciapiedi o piste ciclopedonali protette nei tratti in promiscuità con il traffico automobilistico, o concordando con i proprietari il passaggio su proprietà private. L’itinerario è quindi destinato a cambiare in modo significativo, in un processo di miglioramento continuo, analogamente a quanto è successo nei primi anni di sviluppo del Cammino di Santiago.
In questa fase sarà fondamentale il coordinamento dei lavori tra le Amministrazioni Locali e gli organismi nazionali, affinché venga garantita l’uniformità delle caratteristiche del percorso e vengano salvaguardate le reali esigenze dei pellegrini.

Alberto Conte
itinerAria