Via Francigena

I cammini come metafora della vita

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Redazione AEVF

Le emozioni e le personali impressioni di una camminatrice temeraria sulla Via Francigena del Sud.

La testimonianza della blogger e camminatrice Annamaria Laviano.

Chi mi conosce già lo sa! Da anni coltivo la  passione per le camminate. Fanno parte del mio stile di vita. Sono almeno otto anni,infatti, che quotidianamente sono solita percorrere diversi chilometri a piedi, rigorosamente a stretto contatto con la natura ed i suoi frutti. La meravigliosa realtà dei cammini,però,ho iniziato a conoscerla più da vicino soltanto tre anni fa,quando un po’ per caso, un po’ per la voglia di provare una nuova esperienza, io e mio padre,partimmo con un nutrito gruppo di pellegrini, già consolidato. Si trattava di un gruppo decennale che avanzava e continua a farlo lungo la Via Francigena,alla volta di Gerusalemme, sotto lo stendardo di “Viatores”- Santa Maria degli Angeli e della Speranza. Da allora ho percorso ben tre tratti della Via Francigena, da Roma in giù. Il primo anno partimmo da Marino (RM) e attraversando la Ciociaria giungemmo all’Abbazia di Montecassino,una tra le più famose al mondo. L’anno successivo memori della bella esperienza passata , partimmo da Mignano Montelungo,primo comune del casertano e giungemmo a Celle San Vito (Foggia), per concludere il percorso italiano quest’anno a Monte Sant’Angelo, meglio noto,soprattutto al sud, come:“L’angelo di Puglia”.

Sono state tre esperienze intense, diverse di volta in volta ed uniche nel loro genere, come ogni cammino sa essere. Il cammino a differenza del più banale e blasonato trekking non è solo percorrere un tratto di strada più o meno lungo, ma è un percorso volto alla ricerca e alla scoperta della propria interiorità, della propria essenza, compresi i limiti fisici e psicologici che ognuno di noi ha.
Il primo anno era tutta una scoperta. Tra i posti magnifici che abbiamo visitato, ricordo Veroli, Artena, Anagni (con particolare riferimento alla sua salita,percorsa alle 14 del giorno, con 40 gradi, che è ancora ben impressa nei muscoli di tutti i partecipanti), e poi Montecassino,Mignano Montelungo.
Quando percorri la Via Grancigena assapori di tutto, dalla fatica del cammino alla bellezza di vedere il mondo da un’altra prospettiva. Sì,perché viaggiare a piedi ti offre una prospettiva unica al mondo. Ti consente di vedere i luoghi “dal basso”, di scorgerne gli odori, i sapori e le emozioni di approdare in un nuovo posto,avendocela fatta con la sola forza delle tue gambe e la tenacia del tuo cervello.

Camminare a piedi ti fa rendere conto di ogni minimo cambiamento del territorio, dalla vegetazione al dialetto e ti fa capire che l’Italia è davvero varia. E non lo è soltanto di regione in regione ma addirittura di provincia in provincia e di paesino in paesino.
Quando cammino ciò che noto maggiormente e che mi resta,pertanto, di più impresso nel cuore e nella mente, sono i paesaggi. Amo i panorami e i posti panoramici. Quelli che per raggiungerli devi affrontare salite che a guardarle dal di sotto sembrano improbabili, perché ti fanno godere delle viste più belle, un po’ come accade nella vita. Infatti credo fermamente che i cammini ,per questo ed altri aspetti, siano la metafora più rappresentativa della vita. I cammini ti insegnano a raggiungere grandi obiettivi a piccoli passi. Chè tutto si può fare anche da soli, ma in compagnia, con la gioia della condivisione è più bello. Chè quando ti trovi in aperta campagna e la meta non si intravede ancora nemmeno lontanamente, non devi cedere alla stanchezza,ai morsi dell’appetito e al caldo ma devi perseverare, devi andare avanti, perché non puoi fare altrimenti. Se ti fermi non raggiungi . Se ti fermi non vai avanti. Non puoi fermarti lì! Quello non è il tuo obiettivo. E quasi nulla, al pari dei cammini, ti permette di conoscere bene le persone. Il carattere non può non emergere quando sei stanco, quando cammini dall’alba e si sfiorano oramai i 40 gradi. Sì sa l’indole umana è molto suscettibile a queste variabili!

Impari ad apprezzare la freschezza della brezza mattutina. E scopri che l’alba porta con sé suoni unici come il verso di certi uccelli,destinati a scomparire col sorgere del sole o ad essere sopraffatti dai rumori, che l’uomo con la sua routine,produce,noncurante dei ritmi e dei delicatissimi equilibri della natura. Scopri che camminare contemplando la bellezza del Creato è una forma di preghiera,forse la più antica, di stampo francescano.
Ogni cammino ti cambia. Cambia il tuo modo di vedere le cose. Comprendi quali sono le priorità e di quali zavorre occorre liberarsi per andare avanti più sereni di prima. Ci vuole umiltà per intraprendere un cammino. Devi esser disposto a mettere in discussione una parte di te, quella celata ai più e collegata all’anima,con cui non puoi non venire in contatto quando scegli di fare questa esperienza.

Quando si percorre la Via Francigena, si dorme un po’ dove capita, in monasteri, ostelli, bed&breakfast, e ho imparato che spesso ce ne sono davvero di molto belli in giro, gestiti da persone genuine,di cuore, che amano incontrare pellegrini e viandanti e spesso ci chiedono di lasciare un messaggio o un semplice nome,che testimoni il nostro passaggio,sui loro “annali”.
La Via Francigena del Sud, che a tratti,prende il nome di Via Micaelica,in quanto conduce al santuario di San Michele Arcangelo,in Puglia, ha molto da offrire. Paesaggisiticamente è molto varia e i suoi connotati cambiano man mano che ci si appropinqua verso il tacco del beneamato stivale italico. Il Tavoliere è caldo. Un caldo diverso, al quale forse noi,giungendo dall’entroterra lucana,zona notoriamente più fresca, non eravamo abituati . Il sole è caldissimo già dalle prime ore del giorno senza mezze misure. Ciò che colpisce a vista d’occhio sono le grandi distese di grano,oramai mietuto che non conoscono fine,tanto che a tratti sembra di stare proprio sul percorso verso Santiago De Compostela.

Percorrere la Via Francigena è un qualcosa di unico ed emozionante. Si ha la certezza che si sta accarezzando  lo stesso suolo degli antichi pellegrini che proprio attraverso queste rotte giungevano a Gerusalemme.
I cammini ti consentono di scoprire luoghi talmente piccoli,sconosciuti ai più,di cui non si sente mai parlare. Tanto piccoli,da sembrare quasi fuori dal mondo e senza tempo, rimasti in un’epoca ormai remota, in cui per essere felici e vivere sereni bastava restare nel proprio paesino,avere a disposizione una piccola panetteria, un pezzetto di terra e tutto si svolgevà lì. Poi la gente è dovuta andar via,per far fronte al progresso,alla società che cambia e vuole di più. E quando con il tuo gruppo di pellegrini di ritrovi in un paesino come Celle San Vito,che conta 100 abitanti esatti, di cui solo 1 bambino, ti rendi conto che il mondo è fatto perlopiù di piccoli campanili,che se non fosse per questo tipo di viaggi,ignoreresti totalmente.
La bellezza dei cammini è proprio questa : ti sanno condurre dove vogliono, basta soltanto che tu voglia lasciarti trasportare