La parola ‘sostenibilità’ può essere confusionale: quando possiamo dire che tutte le nostre azioni sono sostenibili? In realtà, è difficile parlarne in forma definitiva: in un mondo in continua evoluzione, le nostre necessità cambiano con il passare del tempo.
È per questo che, piuttosto che sperare in una soluzione sostenibile permanente, dovremmo pensare alla sostenibilità come una perpetua guida all’innovazione e all’evoluzione umana, una sorta di bussola, e parlare di un processo di sviluppo sostenibile, con più enfasi sullo sviluppo che sul sostenibile. Questa interpretazione è stata suggerita dal Rapporto Brundtland, documento pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, in cui, per la prima volta, venne introdotto il concetto di sviluppo sostenibile: sostenibile è lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere le possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.
In altre parole, sostenibile è tutto ciò che perdura nel tempo, senza fare del male a nessuno, in alcun momento nel futuro. È all’interno di questo significato di sostenibilità che, per esempio, le Nazioni Unite hanno creato i 17 obiettivi di sviluppo e innovazione sostenibile da perseguire fino al 2030, che dovranno essere rivisti per proseguire da quell’anno in poi.
Secondo il UN World Tourism Organisation (UNWTO), nel rispetto della definizione data dal Rapporto Brundtland, il turismo sostenibile tiene piena considerazione degli impatti economici, sociali ed ambientali del turismo, presenti e futuri, occupandosi dei bisogni dei visitatori, dell’industria, dell’ambiente e delle comunità locali. Questa forma di turismo si assume nuove responsabilità e pone nuove regole necessarie per assicurarsi che gli impatti negativi siano minimizzati (es. inquinamento, consumo di massa, degradazione territoriale o culturale, ecc.); al tempo stesso, fa leva sugli impatti positivi del turismo per progredire in obiettivi di sviluppo sostenibile più vasti (es. contribuendo alla protezione della biodiversità, al sostegno della pace internazionale e all’equità sociale).
Il turismo di prossimità e l’attività all’aperto sono oggi alcune delle migliori alternative che abbiamo per approfittare del tempo libero e delle vacanze. Questa situazione ci dà l’opportunità di conoscere realmente e approfonditamente il nostro paese, la nostra regione, il nostro territorio e le immediate vicinanze. Ci dà anche la possibilità di rallentare, abbandonare la fretta e il bisogno di strafare in modo da usare al meglio il tempo libero. Oltre a questo, destinazioni più vicine significano meno trasporti, meno emissioni di CO2, meno turismo di massa. Turismo di prossimità, turismo ‘slow’ e turismo sostenibile vanno a pari passo!
Nonostante le misure di sicurezza relative alla sanità esistenti nella fase post Covid-19, la Via Francigena ha un grande potenziale di popolarità. Ciò si è già dimostrato, nei fatti, nell’estate 2020: nei soli 4 mesi in cui è stato possibile accedere alla Via Francigena, sono state distribuite 9.000 credenziali a pellegrini. Parlando di numeri totali, ne sono state distribuite molte di più negli anni precedenti, ma quei numeri erano da spalmare nel corso dell’intero anno: se guardiamo un periodo di soli 4 mesi, questo numero rappresenta un buon incremento!
Per analizzare la sostenibilità in rapporto alla Via Francigena e ad AEVF, facciamo uso delle definizioni dell’UNWTO per sviluppare un modello di sviluppo sostenibile su misura per noi, fondato su 3 tipi di impatto. La regola generale per valutare il progresso nello sviluppo sostenibile di qualunque attività, infatti, è un’analisi che ruota attorno a 3 lenti di osservazione: bilanciando gli impatti economici, sociali ed ambientali, possiamo rendere l’attività il più sostenibile possibile.
Per valutare l’impatto che ha lo sviluppo della Via Francigena, dobbiamo quindi osservare uno per uno i 3 tipi di impatto, per poi trovare il modo di combinarli e mescolarli in maniera efficiente. Il ruolo di AEVF nello sviluppo sostenibile della Via Francigena è quello di armonizzare una rete di stakeholder (principalmente pubbliche istituzioni, associazioni, università e privati a scopo di lucro), ciascuno dei quali ha diversi progetti e priorità (di carattere economico, sociale e/o ambientale). È fondamentale che ci sia un ente come l’AEVF che cerchi di unire i vari bisogni e aspettative, che spesso possono essere in conflitto.
Per essere sostenibile, il turismo dovrebbe fare un uso ottimale delle risorse ambientali necessarie al progresso turistico, dando priorità alla tutela dei processi ecologici essenziali e conservando la biodiversità e il patrimonio naturale locale (UNTWO). L’AEVF e i suoi partner sono molto attivi nella conservazione del patrimonio naturale lungo il percorso, occupandosi, per esempio, di organizzarne il mantenimento, raccogliere la spazzatura e proteggere la sua biodiversità. In questo senso, la Francigena si integra perfettamente con la transizione verso un turismo ‘green’, che sta aumentando, a livello europeo, del 10% ogni anno. Ecco alcune azioni su cui stiamo attualmente lavorando.
Un pellegrinaggio a piedi o in bici è, per definizione, un viaggio a ‘zero emissioni’: il pellegrino non consuma alcun carburante per procedere, ad eccezione di un pranzo al sacco e una bottiglia d’acqua. Nonostante ciò, vogliamo assicurarci di minimizzare il loro consumo di CO2. In quest’ottica, l’accordo con Trenitalia e Trenord, firmato da AEVF nel 2017, ha l’obiettivo di limitare l’uso di mezzi di trasporto più inquinanti da parte dei viaggiatori quando questi ne hanno bisogno. I pellegrini che hanno la credenziale AEVF e intendono usare treni regionali per percorrere alcune parti del tragitto o per fare delle deviazioni hanno diritto ad uno ‘sconto pellegrini’ sul loro biglietto.
Dal 2017, con il progetto “I Love Francigena”, gruppi di camminatori hanno ripulito una serie di tappe contribuendo alla manutenzione e alla cura ambientale del sentiero. Nel 2019 sono state organizzate varie escursioni lungo le tappe Emiliane della Francigena, a cui hanno partecipato cittadini ma anche amministratori locali, in cui i partecipanti hanno raccolto i rifiuti trovati e contribuito ad un paesaggio più pulito. Progetti simili sono continuamente organizzati dai nostri partner sparsi lungo i territori della Francigena, come i Trail’s Angels e i molti Amici della Via Francigena. Puoi unirti al gruppo di volontari più vicino a te in qualunque momento!
Besançon, città francese lungo la VF, ci dà un grande spunto per la valorizzazione dell’ambiente sul suo territorio. Il Conservatorio Botanico Nazionale di Franche-Comté, in collaborazione con il Grand Besançon Metropole, sta pubblicando una serie di guide ambientali riguardanti tutta la sezione provinciale del cammino, dal nome ‘Biodiversità lungo la Via Francigena’. Le guide invitano il viaggiatore a tenere gli occhi aperti e riconoscere le varie specie di piante ed alberi, tracce di animali, osservare le caratteristiche e i cambiamenti stagionali, e notare i fenomeni naturali che danno forma all’ecosistema locale (per esempio, la peculiare stazione d’acqua formata dal fiume Doubs crea un ecosistema unico lungo la riva).
La Via Francigena attraversa zone rurali, piccoli borghi, ma anche grandi aree urbane. In Emilia-Romagna, nel 2020, è stata aggiunta la più recente variante del cammino, che segue la riva orientale del fiume Taro (attraversando Parma, Collecchio e Fornovo di Taro). Le rive del fiume ospitano un enorme patrimonio naturale: rappresentano uno dei bacini pianeggianti più importanti d’Italia, dotate di percorsi e attrezzature dedicati all’osservazione della ricchissima avifauna.
È fondamentale che la VF attraversi zone urbane come Parma, fornendo ai cittadini una porta d’accesso alla natura. I percorsi escursionistici urbani fungono da vie di fuga, dando la possibilità ai cittadini di trovare una connessione con il paesaggio selvatico che li circonda, spesso percepito come invisibile e distante. Consapevolezza e connessione con la natura giocano un ruolo essenziale nell’impatto ambientale della nostra società, poiché influenzano i nostri valori e ciò in cui crediamo, e, di conseguenza, tutte le nostre azioni.
AEVF vuole continuare ad aumentare il numero di progetti locali che valorizzino l’ambiente nei singoli territori lungo la Via. Ad ogni modo, siamo certi che il percorso turistico protegga di per sé il patrimonio naturale lungo l’intero tragitto. Boschi, campi, paesaggi, incontri con animali selvatici, suoni e odori della natura…tutto ciò fa parte, forse la parte più importante, del viaggio del pellegrino. Crediamo che questa forza intrinseca abbia un impatto sulle scelte politiche locali, disincentivando il più possibile l’industrializzazione lungo il percorso.
Il turismo sostenibile deve rispettare l’autenticità socioculturale delle comunità ospitanti, conservando non solo i valori tradizionali locali, ma anche il patrimonio culturale relativo allo stile di vita e all’abitato. Il turismo deve contribuire alla tolleranza e alla comprensione ed accettazione interculturale (UNTWO).
Il turismo ‘slow’ consente un maggiore scambio sociale e culturale tra gli abitanti locali e i visitatori, permettendo una interazione ed una empatia culturale più profonda. I pellegrini hanno l’occasione di visitare siti storici, religiosi, architetturali e monumentali che non si trovano lungo i convenzionali tragitti turistici. La valorizzazione di tale patrimonio è punto focale del progetto europeo Horizon rurAllure (2021-2023), di cui AEVF è uno dei principali partner. Mentre i viaggiatori scoprono territori e culture, gli abitanti locali hanno modo di conoscere e relazionarsi con gli stranieri, che hanno storie ed esperienze inusuali da condividere: arrivano nei villaggi e nei paesi come una brezza fresca dal nord!
Il Consiglio d’Europa ha riconosciuto la Via Francigena come Itinerario Culturale Europeo. L’organizzazione promuove la cultura in quanto generatrice di coesione sociale e incentivo ad una convivenza pacifica. Il report valutativo per la VF evidenzia quanto il cammino metta in pratica i valori fondanti del Consiglio: diritti umani, diversità culturale e scambio reciproco oltre i confini geografici. La Francigena offre attività educative per giovani europei ed è risorsa per un turismo responsabile ed uno sviluppo sostenibile. Prendere coscienza del grande patrimonio della VF, anche allineando le policy lungo i territori, stimola lo sviluppo sostenibile delle zone attraversate, e soprattutto fortifica un dialogo interculturale ed interreligioso, non solo localmente ma ad un livello globale. La rete AEVF traduce in azioni concrete i principi e i valori della Convenzione del Consiglio d’Europa, e di altre organizzazioni internazionali nel settore, attraverso una vasta gamma di progetti, collaborazioni, eventi e studi.
Con il nome Via Francigena facciamo riferimento alla strada principale che, nel medioevo, collegava l’occidente transalpino a Roma. Tuttavia, la VF non può essere considerata un solo percorso: con il tempo è diventata un “fascio di strade”, una rete di sentieri che convergevano alla spina dorsale, la strada principale. Il percorso aveva molteplici funzioni nel medioevo (non solo religiose, ma anche militari e commerciali), e, con il costruirsi di tale rete economica e culturale, apparvero più e più insediamenti, si svilupparono sistemi di commercio, si sparsero culture e stili artistici fino ad allora stazionati localmente. Idee, conoscenze e tecnologie circolarono insieme ai viaggiatori. Oggi, l’estensione della VF al sud Italia, e da lì a Gerusalemme, dimostra come questo processo sia ancora in corso: questa espansione permette di sviluppare un importantissimo dialogo, collaborando con l’associazione turca “Cultural Routes Society”. L’obiettivo è quello di creare un ponte culturale tra la Turchia e l’Europa e sviluppare uno scambio commerciale proficuo: una opportunità per conoscere ed essere coinvolti in un’altra comunità culturale.
Infine, il turismo sostenibile deve poter assicurare che siano possibili operazioni economiche fattibili e di lungo termine, fornendo benefici socioeconomici a tutti i portatori d’interesse, equamente distribuiti. Ciò include stabili opportunità di occupazione, buoni salari, servizi civili e sociali collegati all’ospitalità, contribuendo complessivamente ad alleviare la povertà (UNTWO). Prima della pandemia, il settore turistico era il terzo al mondo in termini di ricavi da esportazione, rappresentando il 10% del PIL mondiale, il 30% dell’esportazione di servizi e 1 posto di lavoro su 10 in tutto il mondo; oggi, l’intero settore si sta mobilitando per raggiungere nuovamente questi obiettivi nonostante le restrizioni esistenti.
Tanto più i pellegrinaggi si trasformano da viaggi puramente religiosi in nuove forme di turismo esperienziale, accessibile a più persone, tanto più gli abitanti e i territori lungo la VF traggono beneficio dal flusso di pellegrini. Un buon esempio è il caso della Toscana, regione che strabocca di ‘bellezze nascoste’. Uno studio dell’IRPET (Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana) del 2015 ha mostrato che, nella regione, la Via Francigena sta stimolando sempre più lo sviluppo economico delle aree rurali. La Toscana è caratterizzata da una polarizzazione tra aree che fungono da epicentri di turismo di massa ed aree che rischiano di essere abbandonate dagli abitanti. Molte zone di campagna, soprattutto nei territori di collina o montagna, sono escluse dalle strategie di sviluppo economico regionale, nonostante siano ricche nel loro patrimonio naturale, storico ed architetturale.
La promozione di questo patrimonio nasconde un enorme potenziale nel miglioramento della qualità della vita e dello sviluppo economico territoriale, e non è passato inosservato. Le istituzioni regionali hanno scelto di far leva su questa opportunità, attraverso una strategia gestionale inusuale che oggi è una best practice: hanno scelto di orientare interventi ed investimenti sullo sviluppo di queste aree secondarie, piuttosto che ‘andare sul sicuro’ migliorando ulteriormente la qualità dei servizi negli epicentri turistici già esistenti. Non solo: hanno mirato a sviluppare i territori in maniera multisettoriale piuttosto che specializzata, mettendo insieme il valore aggiunto del paesaggio, del turismo naturale, dello sport, della storia, cultura e religione, del cibo e del vino. Lavorando su questa strategia, le istituzioni si sono accorte che la Via Francigena attraversa molti dei territori bisognosi di sviluppo economico, ed ha riconosciuto e colto l’opportunità. Molti investimenti sono stati quindi destinati allo sviluppo dell’infrastruttura lungo il cammino, al recupero del patrimonio architetturale adiacente, e al miglioramento dei servizi (alloggio, fontane, punti di ristoro, punti informazione, ecc.). Oggi i numeri ci dimostrano che tale strategia è stata vincente: poco dopo questi interventi, nel 2015, le aree rurali attraversate dal cammino hanno visto un 34% di turisti in più rispetto alle aree rurali non attraversate dalla Francigena.
Recentemente, più e più regioni hanno adottato strategie simili. Nel 2019, circa 50.000 persone hanno camminato lungo la VF, rappresentando uno stimato beneficio economico complessivo di 20 milioni di euro, sparsi lungo l’intero percorso. I pellegrini sono sempre più internazionali: se prima erano soprattutto persone locali a percorrere la Francigena (inglesi, francesi, svizzeri e italiani), ora, in cammino con una credenziale in tasca, troviamo cittadini di tutto il mondo. Ospitali, ostelli e alberghi lungo il tragitto si stanno moltiplicando, e la comunità VF è sorprendentemente grande, con innumerevoli volontari attivi, amici e sostenitori! Altre statistiche sono disponibili qui:
https://www.viefrancigene.org/en/resource/news/numeri-e-statistiche-sulla-francigena-comprendere-/
Uno per volta, il continuo flusso di pellegrini genera benessere e stabilità per gli abitanti di villaggi e paesi che avrebbero altrimenti rischiato di trasformarsi in ‘villaggi fantasma’. Chi fornisce servizi, che sia alloggio o semplicemente un caffè, avrà un profitto o una perdita a seconda del numero di camminatori e ciclisti che passano. AEVF e i suoi partner stanno quindi dando vita ad azioni centralizzate che possano massimizzare benefici economici di questo tipo: l’esempio più recente è l’iniziativa Sosta&Gusta, che promuove, dal 2017, la gastronomia tipica locale lungo l’intera Francigena italiana.
La sostenibilità richiede azioni fatte su misura per i bisogni specifici di singole località e situazioni: avvicinandoci ad un territorio lungo la Francigena, possiamo vedere come il metodo di valutazione dello sviluppo sostenibile si applica localmente. Nel suo progetto di tesi universitario (2019-2020), Dominic Gialdini ha studiato la performance di sostenibilità della Francigena in Valle d’Aosta, utilizzando i 3 tipi di impatto che abbiamo sopra descritto. Per fare ciò, Dominic ha parlato con stakeholder locali (uffici turistici, volontari, fornitori di alloggio, ristoratori, soci AEVF e gestori dell’infrastruttura del sentiero, provenienti sia dal settore pubblico ed istituzionale che privato) ed ha poi analizzato accademicamente il materiale raccolto.
La sezione valdostana della Via Francigena, lunga 90 km, va dal Passo del Gran San Bernardo a Pont-Sant-Martin al confine con il Piemonte, è composta da strade bianche, sentieri, ma anche storici passaggi asfaltati e mulattiere di montagna. Qui, i pellegrini attraversano le Alpi, salendo al passo di Gran San Bernardo ad un’altezza di 2.473 m s.l.m. e scendendo a Pont-Sant-Martin ad una altitudine di 345 m. La maggior parte del tragitto è impegnativo, ed alcune parti del percorso sono agibili solo stagionalmente: il passo di Gran San Bernardo non è attraversabile da ottobre a maggio per via dell’estrema quantità di neve e della possibilità di valanghe. Molti comuni nella regione sono soci AEVF, ed il comune di Aosta è uno dei soci fondatori, associato dal 2001.
Dominic ha raccolto commenti positivi dagli abitanti e gli stakeholder valdostani, ma ha anche trovato delle opportunità mancate che potrebbero invece essere colte: in questo senso, nuovi obiettivi di sviluppo sono stati posti per la regione.
Impatto economico
Gli abitanti sono consapevoli che il numero di pellegrini è aumentato negli ultimi 10 anni, aumentando la visibilità della regione e creando benefici economici anche fuori stagione (la zona è infatti prevalentemente conosciuta per turismo sciistico). Nonostante ciò, molte persone, specialmente fornitori di alloggio, non sono soddisfatte dal beneficio della Francigena, ed è necessario aumentare l’attività di promozione e marketing. Gli stakeholder vogliono consapevolizzare gli abitanti locali sul ruolo economico della Francigena e vogliono aumentare il numero di fornitori di alloggio affiliati, in modo da diversificare il beneficio sull’intera comunità regionale. Tuttavia, perché ciò sia possibile, gli abitanti devono prendere più consapevolezza ed interesse, coltivare una cultura di ospitalità per i pellegrini, e conoscere meglio il cammino in modo da fornire informazioni ai viaggiatori quando vengono richieste.
Impatto socioculturale
In Pont-Saint-Martin, gli abitanti hanno notato che una cappella lungo la Francigena è stata ristrutturata. Quando è stata inaugurata, è stato sottolineato che ciò è stato possibile grazie alla presenza del cammino francigeno in quel territorio. Piccole storie di successo come questa, poco alla volta, dimostrano quanto l’itinerario stia influenzando positivamente la protezione della cultura locale. La ricerca di Dominic ha anche evidenziato il fatto che i piccoli villaggi sono tendenzialmente più coinvolti in tale processo, ma che il livello di coinvolgimento dipende dagli interessi e dalla rappresentanza politica attuale nei singoli luoghi. La comunicazione tra diversi stakeholder potrebbe inoltre essere migliorata, in modo da creare relazioni più strette, fare chiarezza sui ruoli dei singoli ed accordare la distribuzione delle responsabilità. La promozione della Francigena può quindi essere rinforzata, sia per attrarre più viaggiatori che per informare i cittadini delle opportunità esistenti.
Impatto ambientale
Gli abitanti valdostani hanno registrato un effetto netto positivo sull’ambiente lungo il cammino, in quanto la maggior parte dei pellegrini sono ‘viaggiatori educati e verdi’, che raccolgono piuttosto che buttare rifiuti. Tuttavia, poiché la regione è montagnosa, gli effetti del cambiamento climatico sono purtroppo ben visibili, e generano nuovi pericoli. Nonostante le montagne siano già monitorate climaticamente per consentire il turismo sciistico, le persone del luogo vogliono migliorare tale monitoraggio per porre attenzione anche sul tragitto della Francigena. In questo modo, potranno monitorare le condizioni climatiche, incluse le valanghe, ed osservare l’impatto della neve e delle piogge pesanti sullo stato dei sentieri. In ultimo, gli abitanti desiderano trovare strategie per incentivare i turisti a tenere il percorso ancor più pulito.
La Valle d’Aosta ha la sua gamma di obiettivi di sviluppo su cui lavorare per diventare sempre più sostenibile. Questi obiettivi sono senz’altro diversi da quelli delle altre regioni e degli altri stati lungo la Francigena. Sempre più studi di questo tipo verranno fatti lungo il percorso: come recita uno dei principali motti del movimento sostenibile, ‘pensa globalmente, agisci localmente’.