Ve la ricordate? La scorsa estate (2020) Myra Stals pedalava lungo la Via Francigena a bordo della sua speciale cargo bike. Munita dell’inseparabile “pinza-raccatta-plastica” ha percorso oltre 5000 km raccogliendo chili e chili di rifiuti. L’obiettivo ovviamente era di sensibilizzare sul tema del riciclo e denunciare la quantità di scarti plastici presenti sulle nostre strade e i nostri boschi.
Myra è di origini olandesi, parla cinque lingue e da otto anni ormai vive in Italia, dove ha precedentemente lavorato nel campo della formazione universitaria internazionale.
All’annuncio di AEVF, che cercava una nuova figura da inserire nell’organico, ha risposto con entusiasmo. E ancora maggiore è stato l’entusiasmo di AEVF, felice di poter inserire nel team una professionista del suo stampo.
Il posto lo ha decisamente guadagnato sul campo, percorrendo migliaia di chilometri, su e giù lungo tutta la penisola, di cui buona parte lungo il nostro cammino. Ve la presentiamo con questa intervista:
Myra, benvenuta a bordo innanzitutto! Perché hai voluto salire sul vascello della Via Francigena?
Grazie, sono incredibilmente felice di far parte del team! La Via Francigena rappresenta tanti aspetti che mi stanno molto a cuore, che sarebbe stato molto difficile per me trovare un lavoro più adatto: promuove un modo sostenibile di viaggiare a piedi e in bicicletta con un’impronta di carbonio praticamente pari a zero, favorisce la vicinanza alla natura, incoraggia il contatto e lo scambio con la gente del posto, è un ottimo modo per conoscere meglio la storia e il patrimonio culturale che si trovano ovunque lungo l’itinerario. E tutto questo in un’associazione senza scopo di lucro! Davvero non avrei potuto desiderare un lavoro migliore!
Hai percorso la Via Francigena con il tuo progetto “Cycle to recycle”, di cosa si tratta?
Cycle 2 Recycle è un’iniziativa che ho lanciato quasi due anni fa, quando ho deciso di unire la mia passione per il cicloturismo con quella per l’ambiente. All’epoca avevo già intrapreso due lunghi tour in bicicletta ed ero inorridita dalle enormi quantità di rifiuti di plastica che trovavo ovunque lungo la strada. È stato allora che ho deciso di agire; non potevo più sopportare di essere uno spettatore passivo.
Nell’estate del 2019 ho pedalato per 2000 km con la mia cargo bike (non elettrica!) attraverso 6 diversi paesi europei e attraversando due volte le Alpi, mentre la scorsa estate ho pedalato per più di 5000 km attraverso tutta la penisola italiana. Lungo la strada cerco di raccogliere quanti più rifiuti di plastica possibili, per mandare un messaggio chiaro e sensibilizzare sull’enorme problema che è l’inquinamento da plastica.
La scorsa estate (2020) hai percorso la Via in bicicletta. Cosa ti ha colpito di più?
La cordialità della gente del posto che mi ha salutato, accolto e ospitato in ognuna dell comunità che ho incontrato. Naturalmente, anche la bellezza del paesaggio in continua evoluzione è qualcosa che non dimenticherò mai, ma è l’ospitalità calorosa della gente del posto la cosa che mi ha sicuramente colpito di più.
Cosa miglioreresti?
Investirei nel posizionamento di (più) cestini lungo il percorso dove non ce ne sono, perché alcuni tratti non ne hanno affatto. Suggerirei anche il posizionamento di stazioni di riparazione per biciclette lungo la Via, dove le persone possono utilizzare gratuitamente gli attrezzi per aggiustare e riparare le loro biciclette nei momenti di bisogno, o semplicemente gonfiare un po’ le gomme. Inizierei anche a lavorare sulle tracce GPS appositamente progettate per i ciclisti da Canterbury al Passo del Gran San Bernardo e da Roma a Santa Maria di Leuca, in Puglia. Penso anche che la mappatura delle diverse tipologie di superfice stradale potrebbe essere utile per i ciclisti che percorrono la Via Francigena.
Pensi che la Francigena possa avere un ruolo importante nel (ri)lancio del turismo slow?
Certamente! Penso che la Via Francigena sia uno dei pilastri principali e più importanti per la promozione del turismo lento in Italia ma anche in Europa. Il numero di persone che scelgono la Via Francigena come meta cresce ogni anno, e per fortuna sempre più persone scoprono l’esistenza di questo fantastico cammino. E credo che la partecipazione dell’EAVF al nuovo progetto europeo rurAllure sarà un ottimo trampolino di lancio per far sì che la Via Francigena continui ad acquisire una maggiore fama internazionale e quindi continui anche ad attirare pellegrini da tutto il mondo.
Come è andata la raccolta plastica lungo la Via? Percorso promosso o bocciato? Il tratto peggiore da quel punto di vista?
Dove non possono passare le auto, di solito ci sono meno rifiuti (di plastica) da trovare. Questo significa che le parti della Via Francigena che sono accessibili solo agli escursionisti e ai ciclisti erano relativamente pulite. Questo però non significa che fossero privi di inquinamento da rifiuti in plastica. Spesso bottiglie e altri oggetti sono ben nascosti tra l’erba o sono stati gettati leggermente fuori dal sentiero. Il tratto più inquinato è stato senza dubbio la Via Francigena del Sud, cominciando anche un po’ prima di Roma quando mi stavo avvicinando alla periferia della Città Eterna. E più andavo a sud, più la situazione peggiorava. Questo però non è un problema solo lungo la Via Francigena; purtroppo è un problema ben noto in tutte le regioni del sud Italia.
Quanti chili hai raccolto lungo il tuo pedalare sulla Francigena?
Non ricordo la quantità esatta raccolta lungo la Via Francigena, ma ricordo che quando ero nella città di Cerignola (Puglia) ho raggiunto i 28,20kg. Questo significa che quando ho raggiunto Santa Maria di Leuca ho sicuramente superato i 30 kg. Non sembra molto, ma considerando che la plastica è molto leggera e che una bottiglia di plastica vuota da 500 ml pesa 10 grammi, è l’equivalente di 3000 bottiglie di plastica vuote.
Non possiamo che ringraziare Myra per quanto fatto questa estate, augurare a lei buon lavoro e alla sua pinza, in un futuro non troppo lontano, di essere una “baby pensionata” perché ormai… “disoccupata”!