Intervista con Fabio Dipinto, giovane videomaker che la scorsa estate ha camminato lungo la Via Francigena nel tratto italiano raccogliendo emozioni ed immagini di viaggio, alla scoperta dei volti e dei luoghi lungo il cammino. Un’esperienza che si concretizza nel film documentario terminato in questi giorni.
La tua esperienza sulla Via Francigena la scorsa estate: un percorso fatto di incontri, immagini, colori e emozioni. Ci racconti il tuo cammino?
Fino a pochi mesi prima della partenza non conoscevo praticamente nulla riguardo la Via Francigena. Ero consapevole fosse una delle tre grandi arterie medievali di comunicazione e pellegrinaggio, ma non avevo mai approfondito concretamente la sua storia. Ero fermo al cammino di Santiago, percorso con la mia metà nell’autunno del 2012.
Il 18 luglio 2015 inizia una grande avventura: partenza nel primo pomeriggio dal Colle del Gran San Bernardo. Missione: vivere un periodo di libertà incondizionata e girare un film documentario sui personaggi che popolano la Via Francigena. Ma di questo parleremo più avanti.
Per quel che riguarda la mia esperienza di cammino, è stata tanto dura quanto stimolante. Ho apprezzato enormemente la possibilità di conoscere e attraversare un’Italia autentica e a misura d’uomo. La nostra terra è conosciuta nel mondo soprattutto per le grandi città d’arte e cultura: un cammino del genere, invece, ti porta nell’Italia silenziosa, fatta di piccoli borghi e chiese medievali, di immense risaie e campi coltivati a grano, di colline dorate dal sole e montagne le cui cime si dissolvono tra le nuvole.
È stata un’esperienza totalmente immersiva, in cui si è mescolata indissolubilmente arte, cultura, natura e spiritualità. Avendola percorsa in una delle estati più calde degli ultimi decenni, il paesaggio a tratti pittorico, a tratti cartolinesco, è stato la spinta necessaria nei momenti di stanchezza e difficoltà. In più di un’occasione, quando il sole non dava tregua, essermi trovato di fronte a luoghi fiabeschi ha caricato di energia le mie gambe.
Per me il contatto con la natura, avvolto da un silenzio interrotto solamente dai passi che impattano il terreno, è l’aspetto più appagante. E quel silenzio in poco tempo si trasforma in melodia: i suoni del bosco, le cicale che cantano sugli alberi, il ticchettio delle gocce di pioggia sulle foglie. Le rare volte che ha piovuto, si intende.
Per me non esiste nulla capace di donare così tanta libertà: durante un cammino il benessere ti pervade, ti senti colmo di pace. E provare queste sensazioni nella propria terra è qualcosa che va sperimentato: vedere il paesaggio che cambia forma è una bella soddisfazione. Passare dalle linee spigolose delle montagne valdostane alla Grande Pianura, immobile e immutata. Addentrarsi nei colli emiliani, che dolcemente ti conducono verso la salita: gli Appennini. E poi varcare le porte della Toscana, con i suoi saliscendi costanti e tanta bellezza, la stessa che contraddistingue il Lazio, terra accogliente e ospitale. Non aggiungo altro perché la nostalgia sta già bussando alla porta. Anzi, solo più una cosa: i ricordi. Rimangono indelebili. I ricordi di un cammino, belli o brutti che siano, difficilmente verranno rimossi dalla mente. Rimangono vivi a farti compagnia.
Come è nata l’idea di fare un film legato alla Francigena e ai volti che hai incontrato lungo il percorso?
L’idea è nata per caso, o per destino, difficile dire da che parte penda maggiormente l’ago. Da diverso tempo nutrivo il desiderio di raccontare un viaggio del genere: quando si è presentata l’occasione non ci ho pensato due volte e mi sono buttato a capofitto in questo progetto, viaggiando in compagnia di grandi camminatori dedicatisi all’aggiornamento della segnaletica lungo la Via. Sulle orme di un cinema che fa della fisicità la sua arma privilegiata, ho deciso di mettermi in cammino per sei settimane per filmare la Via Francigena e i personaggi che la popolano. Il risultato è I volti della Via Francigena, un documentario che racconta i luoghi, ma soprattutto le persone che nel cammino trovano se stessi e il senso del mondo: pellegrini, ospitalieri, traghettatori, volontari, storici e religiosi, persone che vivono la Via quotidianamente e che compiono immensi sforzi per renderla sicura e mantenerla accessibile. Il film cerca di indagare un sottobosco umano, quello che in maniera quasi dispregiativa viene definito l’uomo qualunque, che qui diviene il vero protagonista, capace di affascinare raccontando la propria esperienza di vita.
Il documentario si presenta come un tentativo di conoscere qualcosa che non è facilmente definibile: per alcuni è un viaggio spirituale o un modo per ritrovarsi, per altri una sfida con se stessi. Un viaggio che permette di allontanarsi dalla frenesia delle metropoli in cui viviamo e riscoprire il sapore delle cose semplici. Un viaggio che consente di attraversare città magnifiche e borghi dimenticati che hanno mantenuto l’autenticità del tempo che li ha originati.
Le riprese si sono svolte in una condizione di assoluta libertà: ogni giorno, lasciato il luogo che mi ha accolto per la notte, mi sono diretto alla tappa successiva camminando e filmando qualsiasi cosa suscitasse il mio interesse e che fosse funzionale al racconto che avevo in mente. In altre parole, il metodo adottato è stato quello di andare verso le storie da narrare, pur non sapendo cosa mi aspettasse non solo il giorno seguente, ma addirittura il minuto successivo. Mi sono posto in una condizione di ascolto per accogliere qualsiasi cosa si presentasse dinanzi agli occhi che soddisfacesse le linee guida elaborate prima della partenza. Mi sono messo in viaggio con la volontà di creare un’opera basata sui racconti delle persone che vivono quotidianamente o che hanno vissuto sulla pelle l’itinerario. L’approccio privilegiato è stato quello dell’intervista, strumento essenziale per dare vita a una testimonianza sul complesso mondo dei cammini.
Il film sta per uscire. Raccontaci questi mesi di lavoro, dalla raccolta fondi con il crowdfunding al montaggio alle musiche. E le tue emozioni in vista del lancio definitivo.
La lavorazione del film, terminate le riprese durante il cammino, ha richiesto ancora sei mesi. Per poter approfondire gli aspetti storici, religiosi e psicologici ho intervistato alcune figure dislocate in giro per l’Italia che hanno approfondito enormemente questi aspetti. La selezione del materiale da utilizzare – la durata complessiva del girato supera le 25 ore – è stato un processo lungo e laborioso. Successivamente, con le differenti professionalità in gioco, abbiamo portato avanti una prima lavorazione in montaggio, più volte limata e modificata per arrivare a una versione definitiva dopo molti cambiamenti.
Ultimato il montaggio, in collaborazione con un pianista, ho cercato di rendere la musica il valore aggiunto dell’opera. La colonna sonora, che accompagna quasi interamente il film, è un elemento necessario a illuminare le immagini: la musica riesce a cambiare le prospettive, mette nella condizione di vivere emozioni e di vedere cose prima invisibili. Ho cercato di far sì che immagini e musica scorressero all’unisono, come se provenissero dalla stessa fonte. Secondo me nessuno strumento al pari del pianoforte è capace a toccare così in profondità le giuste corde. Infine il progetto è passato nelle mani del colorist, che ha ritoccato alcune imperfezioni dell’immagine, rendendo tutto più naturale.
Occorre a questo punto precisare che tutto ciò è stato possibile grazie a una campagna di crowdfunding online che mi ha permesso di terminare la lavorazione del film. Numerose persone – ne approfitto per ringraziarle nuovamente – hanno acquistato anticipatamente il DVD del film o hanno fatto delle donazioni che hanno permesso di ultimare il progetto. Senza questo contributo determinante il film non avrebbe raggiunto – d’accordo che sono di parte, ma lasciatemelo dire – un così buon risultato. Ora non mi resta che portare il film in giro per l’Italia e sperare che quante più persone possibile possano vederlo – sulla pagina facebook “I volti della Via Francigena” sarà comunicato dove si terranno delle proiezioni.
La mia speranza è che questo film possa smuovere gli indecisi, tutti coloro che per timore o per le difficoltà più disparate hanno sempre desiderato fare un viaggio del genere ma non hanno mai trovato il coraggio. Mi auguro che possa essere la scintilla di chi vuole intraprendere un cammino, esperienza che in qualche modo – ma sono sicuro in meglio – cambierà qualcosa nella vita di ognuno.