Gli itinerari che nel Medio Evo attraversavano l’Europa ebbero un ruolo fondamentale fino alla diffusione delle ferrovie, nell’ottocento.
Santiago, Roma e Gerusalemme erano i poli di una complessa rete viaria che univa città, mercati, porti. Da questo punto di vista la Via Francigena deve essere vista come una sorta di “asse attrezzato” che attraversa il continente, e non certo come un itinerario lineare che parte da Canterbury per arrivare a Roma. Ad esempio molti pellegrini proseguivano verso sud lungo la Via Appia, la Latina-Casilina e l’Appia Traiana, diretti al Sepolcro di Cristo o alla grotta dell’arcangelo Michele, sul Gargano. Inoltre le città costiere pugliesi furono utilizzate per alcuni secoli come porto d’imbarco verso la Terrasanta, e conobbero un periodo di grande splendore grazie al transito di pellegrini, eserciti e mercanti.
A partire dal XIII secolo iniziò ad affermarsi il pellegrinaggio via mare, prima lungo le rotte tirreniche, che facevano scalo nel porto di Messina, poi lungo le rotte dell’Adriatico, il “Mare dei Veneziani”, che assunsero il monopolio del trasporto del pellegrini in Terrasanta fino al XV secolo.
Le vie tra arte e fede
I pellegrini che viaggiavano lungo la Via Francigena avevano mete diverse, ma un unico sogno: il “pasagiumultramarinum”, il percorso in parte terrestre e in parte marittimo, che conduceva in Terra Santa, a Gerusalemme.
Chi da Roma decideva di incamminarsi verso sud poteva scegliere percorsi diversi che in genere si riunivano in due importanti “nodi”: Capua e Benevento. Da qui la direttrice più battuta era l’Appia Traiana, che conduceva verso i porti della Puglia: Siponto, Bari, Egnazia, Brindisi, Otranto, “finis italiae”. Numerosi erano i monumenti indimenticabili che il viaggiatore poteva ammirare lungo il cammino: il trionfo dell’Arco di Traiano a Benevento, l’eleganza della Cattedrale di Troia, lo stile orientale della Cattedrale di Siponto, il racconto della storia del mondo nei mosaici della Cattedrale di Otranto, erano solo alcune delle numerose ricompense per le fatiche del viaggio.
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Tuttavia spesso i pellegrini deviavano verso nord per poi salire verso il Monte Gargano lungo “una via a gradoni scavata nella roccia” fino al santuario di San Michele, e qui invocare la protezione dell’Arcangelo Michele, in vista del lungo e difficile viaggio verso il sepolcro di Cristo.La devozione per il Santo, che secondo la leggenda apparve per tre volte tra il 490 e il 493, poggia sulla tradizione pagana, di cui ha ereditato alcune caratteristiche, come la presenza nelle apparizioni dell’acqua, della grotta, del bosco. Caratteristiche queste che rendono l’ambiente garganico la sede ideale per il Santuario.