Via Francigena

CAI Gavardo_21_verso Aosta 05.09
La Via Francigena in Joelette: dal San Bernardo a Roma in 7 settimane

Il viaggio sulla Via Francigena in Joelette, organizzato dal CAI Gavardo, è un progetto focalizzato sull’accessibilità dei cammini che è stato subito accolto dall’AEVF, da sempre impegnata su questo tema. Da tempo, infatti, entrambe le associazioni portano avanti progetti mirati a migliorare l’esperienza del cammino e rendere i sentieri sempre più accessibili.

Da quasi 10 anni il Club Alpino Italiano di Gavardo (BS) è impegnato in un progetto chiamato “Il sentiero di Cinzia” per accompagnare persone con disabilità in montagna con l’aiuto di speciali carrozzine Joelette della marca Joelette&Co.

Con un gruppo di volontari siamo riusciti a portare parecchie persone con disabilità su percorsi anche accidentati per accedere a cime o luoghi turistici non accessibili con le normali carrozzine. Alle gite di un giorno sono succedute escursioni nei fine settimana e da lì in poi il sogno di poter fare dei trekking con queste modalità si è subito trasformato in realtà. Così nel 2019 l’idea del trekking è diventata Cammino di Santiago, un gruppo di volontari che si alternava (alcuni sempre presenti) e due ragazze con disabilità da fine maggio ai primi di luglio percorrevano il più famoso dei Cammini condividendo gioie e difficoltà con l’entusiasmo della prima volta. Gli anni del Covid ci hanno lasciato il tempo per fare progetti ed è nata così l’idea di percorrere anche il “nostro” Cammino: la Francigena dal Gran San Bernardo a Roma’, spiega l’organizzatore Angiolino Goffi.

L’idea è venuta ai volontari di CAI Gavardo nel 2020, durante la pandemia. Dopo una lunga progettazione e pianificazione di 44 tappe, nel 2022 sono finalmente riusciti a compiere il viaggio che si è concluso lo scorso 19 ottobre a Roma, nella Basilica di San Pietro. I volontari e i loro ospiti in carrozzina sono stati accolti in un’area riservata sul sagrato e Papa Francesco li ha accolti stringendo a tutti loro le mani.

Un grande impegno condiviso per un’inclusione corale di persone con disabilità. Tappa dopo tappa in tutti affiorava il significato profondo del progetto: non uno per tutti, ma uno con tutti. Questo l’autentico spirito dell’inclusione” ha condiviso Rosalia, una delle partecipanti che ha viaggiato in Joelette.

Un’esperienza che ha molto da insegnare sullo spirito dell’inclusione, ma che evidenzia quanto ancora l’Italia debba impegnarsi per creare le infrastrutture necessarie a rendere i cammini accessibili a tutti. Infatti, non sono mancate le difficoltà durante il lungo percorso: dall’esigua sicurezza di alcuni tratti dei sentieri, poco agevoli per il passaggio della carrozzina, ad alcuni alloggi per pellegrini poco attrezzati per l’accoglienza di persone con disabilità. Da queste esperienze pratiche risalta l’importantissimo lavoro dei volontari del CAI che mantengono i cammini e la nostra attività di comunicazione sul tema dell’accessibilità volta a sensibilizzare tutti gli operatori sul percorso.

C’è ancora molta strada da fare, ma nonostante le difficoltà questa esperienza segna un importante passo in avanti nel rilevare le criticità e poter rendere sempre più partecipata l’esperienza sul cammino.

In conclusione, l’ambizioso progetto dei CAI ha portato con sé una ondata di emozioni e consapevolezze sul significato della scoperta, della gentilezza, dell’inclusione e dell’aiuto reciproco. Come ci ricorda Franca, un’altra partecipante dell’impresa, “il concetto di inclusione in un cammino non può prescindere da quello di comunità, i limiti, gli intoppi vengono superati solo con l’aiuto e la condivisione, e che inclusione è prima di tutto scoperta, accettazione e solo alla fine traguardo comune”.

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