Monte Sant’Angelo, una storia di pellegrinaggi. Intervista al rettore del Santuario, Padre Ladislao Suchy
Nella tradizione secolare dei pellegrinaggi cristiani, c’è una meta che ancora oggi conserva un’atmosfera di spiritualità autentica. E’ il santuario di San Michele Arcangelo, a Monte Sant’Angelo, in Puglia. Tra i più antichi d’Europa e primo dedicato al culto micaelico, questo santuario racconta il passaggio di pellegrini, imperatori e Santi giunti da tutta Europa a venerare l’Arcangelo nel luogo delle sue apparizioni. Un andare lento che ha attraversato la storia e oggi si ripropone con i pellegrini moderni. Turisti, amanti del trekking, fedeli e non credenti, riscoprono il cammino per fare un’esperienza fuori dal quotidiano, per una ricerca del sè, ripercorrendo quei passi a distanza di secoli.
Cosa accomuna i pellegrini di ieri e di oggi? Per la nostra rubrica ‘In cammino con..’ abbiamo posto alcune domande a Padre Ladislao Suchy, rettore Basilica di San Michele Arcangelo dal 1996.
“Qui vengono le persone toccate interiormente, anche non credenti. Questo vuol dire che questo santuario continua ad avere quel misticismo, quel qualcosa di particolare che Dio ha concesso a questo luogo e che oggi emoziona e trasforma – spiega il rettore – Molti ricominciano da qui un cammino verso la fede. Il Santuario rimanda ad un nuovo cammino di vita”.
Il culto micaelico ha radici lontane, qual è il futuro della Basilica nella sfida con il mondo contemporaneo? “Il futuro del santuario come tutti, dipende dalla fede. Se ci sarà la fede ci saranno i santuari e i pellegrini. Se la fede piano piano viene marginata dal cuore dell’uomo, allora i santuari diventano musei – conferma padre Ladislao Suchy – Il santuario di San Michele non è mai stato un museo, da quindici secoli è vivo. Oggi un pellegrino, anche un turista, non credente legge sulle strutture del santuario i segni della fede, della devozione. Questo è uno dei Santuari che ha il futuro perché rimette l’uomo in cammino”.
Fin dall’alto medioevo, il santuario garganico rappresenta una tappa devozionale inserita nella direttrice per la Terra Santa in un crocevia di itinerari e percorsi. Oggi Monte Sant’Angelo si pone come meta indiscussa delle Vie Francigene del Sud nell’ideale prosecuzione da Roma. Quanto è importante il rilancio dei cammini?
“Questa anticamente era la Via Angelica, si arrivava da Nord Europa percorrendo un’antica via del pellegrinaggio contrassegnata da molti santuari dedicati a San Michele, iniziando dalle isola di Skellig in Irlanda, St Michael in Inghilterra, poi Mont Saint Michel in Normandia, la Sacra di San Michele in Piemonte, Monte Sant’angelo e si proseguiva verso la Terra Santa. Una linea ideale di pellegrinaggio che attraversava tutta l’Europa verso il cuore del Cristianesimo – aggiunge il rettore – certo è importante aiutare e attrezzare i cammini in modo tale che i pellegrini possano ritornare alla tradizione del pellegrinaggio anche a piedi. Il pellegrinaggio a piedi rimette l’uomo in contatto con la natura, la tradizione e la spiritualità. Attiva nel cuore umano una profonda riflessione su quelle che sono le nostre radici, europee, cristiane. Se non le riscopriamo siamo senza fondamento”.
Silvia Iuliano