Via Francigena

Ostello di Santhià, analisi sul passaggio di pellegrini

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Redazione AEVF

Un’attenta analisi sul numero di pellegrini che hanno pernottato presso l’accogliente Ostello a donativo di Santhià, dall’inizio dell’anno ad oggi. Il documento è stato elaborato dall’Associazione “Amici della Via Francigena du Santhià”, amici AEVF.

Il documento è stato realizzato per far conoscere il dato relativo al flusso di pellegrini in transito nella località francigena piemontese di Santhià, dove il passaggio di pellegrino sta sicurament impattando in modo molto forte sull’aspetto socio-culturale-economico del territorio. Questi dati saranno ripresi su scala più ampia entro la fine gennaio 2017 dall’Associazione Europea delle Vie Francigene attraverso l’analisi e lo studio delle credenziali rilasciate, grazie alle quali sarà possibile definire meglio il profilo dei viandanti e fonire dati precisi.

La nota trasmessa dall’Associazione Amici della Via Francigena di Santhià viene qui sotto trasmessa integralmente, anche per favorire nuovi spunti e rilfessioni sul tema dell’accoglienza a donativo.

 


 

Giunti al termine della stagione estiva è possibile individuare alcune tendenze relative al numero e alle caratteristiche dei pellegrini ospitati presso l’Ostello a donativo “Santhià sulla Via Francigena”, gestito dall’Associazione Amici della Via Francigena di Santhià, nonché svolgere alcune considerazioni potenzialmente utili agli addetti ai lavori.

Numero e caratteristiche dei pellegrini

–          Il dato più evidente è l’aumento complessivo dei passaggi: fino al 22 settembre si sono registrati 516 pernotti, circa il 50% in più rispetto a quelli registrati lo scorso anno. Tenendo conto che la “quota di mercato” dell’ostello oscilla da diversi anni fra il 30 e il 40%, si può stimare che durante i primi 9 mesi dell’anno i pellegrini passati lungo la tratta francigena locale siano stati almeno 1.500, forse anche di più.

–          Questo aumento è imputabile soprattutto alla componente italiana – e questa è la novità più rilevante dell’anno – salita da meno di un terzo a quasi il 50% del totale: come dire che, su due pellegrini di passaggio, uno è italiano e uno straniero.

–          [Pur dovendo attendere la fine dell’anno per poter effettuare un calcolo complessi-vo delle presenze, possiamo anticipare che anche il mese di ottobre si è caratterizzato per un numero di passaggi molto più alto rispetto a quello degli scorsi anni, per cui a fine 2016 il numero dei pernotti in ostello non dovrebbe essere lontano dalla soglia delle 600 unità (oltre il 55% di aumento rispetto all’anno precedente). Svolgeremo alcune considerazioni sulle possibili cause dell’aumento in un successivo punto].

–          Sotto il profilo dell’età, cresce la componente appartenente alle classi di età centrali (da 40 a 60 anni), che quest’anno raggiunge lo stesso livello degli ultrasessantenni: entrambe le macroclassi rappresentano infatti fra il 36 e il 37% dei pellegrini registrati; molto più staccata la componente con meno di 40 anni (poco meno del 27%). Tra le novità di quest’anno segnaliamo però la presenza di diversi minori, in viaggio con la famiglia (in tutto 14 casi).

–           Si noti che la componente dai 40 ai 60 anni è anche quella che presenta la minor differenza di composizione tra i sessi (circa 1,45 maschi per ogni femmina), a differenza di quanto avviene nelle altre fasce d’età (dove vi sono circa 2 maschi per ogni femmina). Alle classi centrali di età appartiene del resto il maggior numero di pellegrini che viaggiano in coppia.

–          Considerando tutti i passaggi, i maschi rappresentano circa il 65% del totale, le femmine il 35%. (Nelle strutture alberghiere, verosimilmente a causa della maggior privacy, la composizione per genere è meno difforme).

–          Benché la rilevazione non sia del tutto accurata – dal prossimo anno cercheremo di ovviare – i pellegrini che utilizzano la bici rappresentano circa l’8-10% del totale. [Ma il passaggio di gruppi di ciclisti, specie nel fine settimana, è molto frequente, sebbene senza pernotto in ostello, e quindi riteniamo che il peso reale dei pellegrini-ciclisti rispetto al totale sia sensibilmente più elevato].

–          Gli italiani mediamente effettuano pellegrinaggi più brevi rispetto agli stranieri, organizzando volentieri esperienze di cammino di “sole” 1-2 settimane (quindi a metà tra il pellegrinaggio vero e proprio e una vacanza diversa dal solito), con il proposito di riprendere il cammino l’anno (o gli anni) successivi. Questa scelta è presente anche tra gli stranieri, fra i quali, tuttavia, è relativamente più diffuso il proposito di compiere l’intero pellegrinaggio, da Canterbury a Roma (circa due mesi e mezzo di cammino!).

Possibili cause dell’aumento dei pernotti
È indiscutibile che la Via Francigena stia vivendo un boom di presenze, in particolare nelle due regioni più prossime a Roma (Toscana e Lazio). Ma anche nelle nostre regioni più lontane dalla mèta i flussi crescono con tassi di variazione stabilmente crescenti da diversi anni. Quest’anno, come si è detto, l’aumento a livello locale è stato dell’ordine di almeno il 50%.

A livello generale può senz’altro aver contribuito ad incrementare i flussi l’Anno Giubilare della Misericordia. A livello locale ha avuto senz’altro il suo peso la maggior disponibilità di posti letto (l’Ostello è passato da 6 a 18 letti), circostanza che ha quasi annullato la necessità di riallocare i pellegrini presso altre strutture in caso di “tutto esaurito” o di esigenze particolari (ciò che si verificava di frequente gli anni scorsi).

La realizzazione di una brochure promozionale, distribuita in molte strutture a monte di Santhià, nonché l’aggiornamento del sito con le nuove possibilità di pernotto, hanno consentito di far sapere ai potenziali ospiti che l’ostello possiede anche soluzioni adeguate a chi desidera conservare un maggior livello di privacy rispetto a ciò che avviene nelle classiche “camerate”. Questo aspetto può aver inciso, in particolare, sulla maggior presenza di coppie rispetto all’anno precedente.

 

Problematiche degli ostelli a donativo
Da segnalare il numero sempre troppo elevato di chi non comprende l’importanza di lasciare in ostello l’offerta consigliata (donativo), con cui si può garantire l’accoglienza in condizioni dignitose. La “categoria” dei non-paganti purtroppo è trasversale, anche se questa tendenza sembrerebbe un po’ più elevata tra i giovani stranieri, specie se viaggianti in coppia o in gruppo, seguiti dai coetanei nazionali: la sensazione è che qualcuno cammini solo per approfittare dei prezzi contenuti dell’ospitalità pellegrina, ma questo comportamento finisce per creare seri problemi agli ostelli “a donativo”, come quello santhiatese, che possono sopravvivere solo in presenza di offerte mediamente in linea con quanto consigliato.

Stupisce, al riguardo, il comportamento di persone che hanno ricevuto un’accoglienza di riguardo (come attesa fino a tarda ora, anche a mezzanotte, erogazione di informazioni e consigli, consegna di materiale e documentazione ecc.) e che, ciononostante, non hanno lasciato offerte (con le scuse più varie: impossibilità di cambiare banconote, equivoco con l’amico/l’amica, a cui era stato detto di lasciare l’offerta ecc.). Sono situazioni che danneggiano proprio le strutture votate all’accoglienza pellegrina, giacché, in un albergo tradizionale, si deve ritenere che non si sarebbero verificate.

Di qui la necessità di produrre un “codice di comportamento” condiviso tra le strutture, che regolamenti, per esempio, gli orari di apertura (check in e check out), la possibilità di autorizzare l’ingresso solo dopo aver ricevuto un’offerta, la possibilità di richiedere e annotare i documenti o di indicare alcune “offerte consigliate” per oggetti messi a disposizione dei pellegrini (bottigliette d’acqua, cartoline ecc.). Diversamente le strutture a donativo corrono il rischio di scomparire poco alla volta, lasciando il posto a strutture commerciali (che di per sé non significa nulla di negativo, se non per il fatto che spesso i gestori non sono “specializzati” nella conoscenza delle esigenze dei pellegrini, e riescono quindi a dare minori informazioni o consigli rispetto a quanto possono fare i soci volontari delle associazioni).

 

L’ostello “Santhià sulla Via Francigena” e l’interazione con le altre strutture di accoglienza commerciali A livello locale (Santhià e dintorni) sono sorte diverse strutture (soprattutto Bed & Breakfast) dichiaratamente costituite per ospitare pellegrini e visitatori di passaggio lungo la Via Francigena, che si aggiungono ai classici alberghi, anch’essi interessati da un crescente flusso di pellegrini (in particolare nel caso di gruppi). In seguito ad alcuni incontri aperti a tutti, è stata prospettata la possibilità che si venga a creare, col il tempo, un’accoglienza diffusa sul territorio, recuperando per esempio eventuali abitazioni dismesse o non utilizzate (come del resto è avvenuto lungo il Cammino di Santiago). A livello locale, quindi, la collaborazione tra l’Ostello e le altre strutture sta dando buoni risultati, nel senso che quando la struttura a donativo è al completo o qualora vi siano particolari esigenze (per esempio il desiderio di dormire con l’aria condizionata o in una stanza singola), gli stessi volontari dell’Ostello conducono i pellegrini presso le citate strutture. Queste si impegnano ad applicare prezzi inferiori a quelli applicati per la clientela classica, e quindi il pellegrino dispone di un incremento del livello dei servizi a fronte di un incremento dei costi più o meno contenuto.

Questo vale non solo per i B&B ma anche per gli alberghi (o i ristoranti), che concedono uno sconto anche apprezzabile per i pellegrini: per questo motivo, all’interno dell’ostello, sono affisse le diverse possibilità di pernotto che si possono trovare nel nostro centro, e non è raro che qualche pellegrino, dopo aver visto i prezzi, preferisca soggiornare altrove. Questo sistema, ormai sperimentato da alcuni anni, funziona abbastanza bene perché prevale lo spirito collaborativo da entrambe le parti, ovvero sia da parte dello staff dell’associazione che gestisce l’ostello sia da parte dei titolari delle altre strutture locali.

Non altrettanto si può dire con riferimento ad alcuni esercizi ricettivi situati a monte e a valle della nostra tappa (non tutti, s’intende, ma solo in alcuni casi, ben circoscritti). Avviene ripetutamente che i pellegrini di passaggio riferiscano che dette strutture si siano improvvisate “agenti di viaggio” e abbiano riorganizzato le tappe dei pellegrini facendo in modo che i pernotti avvengano non dove il pellegrino pensava inizialmente di pernottare, ma presso strutture commerciali “amiche” (in qualche caso poco o per nulla preparate a soddisfare le più elementari esigenze dei pellegrini). Le motivazioni che alcuni pellegrini riferiscono, al loro passaggio da Santhià (soprattutto per chiedere la timbratura delle credenziali), sono le più svariate: ci è stato detto che l’ostello di Santhià è chiuso, o è in ristrutturazione, o è pieno, o prevede il pernotto in stanzoni umidi e bui ecc., oppure che la tappa non è ben segnata, è troppo calda e faticosa, conviene utilizzare mezzi pubblici per raggiungere subito la successiva, conviene ripartire meglio i chilometri nei diversi giorni ecc. Naturalmente si tratta di informazioni errate, come gli stessi pellegrini possono poi constatare.

La scelta di inviare i pellegrini presso strutture commerciali può avere una sua logica (“di scambio”), ma nella fattispecie sarebbe senz’altro più corretto fornire informazioni obiettive, consegnando per esempio un foglio con tutte le possibilità esistenti (e con il livello dei servizi offerti), e lasciando che sia lo stesso pellegrino a scegliere (come del resto viene fatto nel nostro ostello e in tanti altri, così come su una qualunque guida ben strutturata). Ciò che crea più problemi è che diversi pellegrini si prenotano per il tal giorno presso la nostra struttura e poi, dopo aver ricevuto “istruzioni” da parte delle citate strutture, cambiano il luogo del pernotto senza avvisare, con la conseguenza che i letti vengono prenotati e poi non utilizzati. Quest’anno questa situazione si è presentata con minor frequenza rispetto agli ultimi anni, ma i disagi non sono mancati. (Sarebbe molto più corretto e gradito se i gestori – o gli stessi pellegrini – avvisassero telefonicamente, dicendo che si fermeranno prima/dopo, senza necessità di motivare le ragioni). Ma alcuni gestori vedono l’ostello a donativo come un “concorrente” e quindi si sentono autorizzati a fare questo e altro.

Ovviamente non sono tanti i pellegrini che si lasciano influenzare in questo modo. Ma qualcuno accetta i consigli, salvo poi far presente (anche a noi) di essere stato trattato male. Ed è anche capitato che alcuni poi tornino indietro (magari in treno) spiegando che il luogo che era stato loro consigliato era troppo rumoroso (o troppo caro, o con personale scortese) e che quindi preferiscono pernottare dove inizialmente avevano stabilito di farlo.

Altre strutture temono che proporre alla loro clientela, per una tappa successiva, una struttura “a donativo” sia squalificante, associando l’idea dell’ostello a donativo a quella di una struttura di bassa qualità (sporca o senza privacy o lasciata a se stessa): invece, quanto meno nella nostra area, le strutture a donativo sono gestite da associazioni formate da appassionati ed esperti della Via Francigena, sono aperte 365 giorni all’anno e forniscono, oltre al pernotto, una molteplicità di informazioni tecniche (info relative ai posti tappa, orari dei servizi pubblici, brochure locali ecc.) di solito molto apprezzate dai pellegrini. Per questo riteniamo che comunicare ai pellegrini l’esistenza delle strutture a donativo costituisca un segno di rispetto nei loro confronti, visto che in questo modo possono pernottare in un locale idoneo ma a costi contenuti.