Da Chivasso ha inoltre inizio il Canale Cavour, realizzato tra il 1863 e il 1866, uno dei massimi esempi di ingegneria idraulica dell’epoca che, attraverso un’estesa rete di canali, ha consentito la trasformazione e lo sviluppo dei territori canavesano e vercellese: il monumentale edificio di imbocco, in pietra e mattoni, è lungo 40 m e ha 21 luci costituite da 3 ordini di paratoie.
Costeggiando il Canale si arriva alla frazione Castelrosso, la cui Chiesa dei SS. Giovanni Battista e Rocco fu eretta nel 1758 su disegno dell’architetto Paolo Lorenzo Garrone: al suo interno spiccano un altare barocco in marmo nero e alcuni pregevoli affreschi ottocenteschi.
Si giunge quindi a Torrazza Piemonte, sulla destra della Dora Baltea: in pieno centro sorge la Chiesa di San Giacomo, eretta nel 1746, restaurata e ampliata nel 1843, mentre il Palazzo del Comune si distingue per il grande portico a tre arcate e il massiccio torrione quadrangolare.
Attraversato il ponte sulla Dora Baltea, uno sterrato porta a Saluggia. Luogo di stanziamento romano che nel Medioevo fruì del diritto di pesca e del pagamento per i traghettatori, è oggi conosciuto soprattutto per un prodotto d’eccellenza: il “fagiolo di Saluggia”, molto ricercato per la tipica “panissa”, piatto tradizionale da non perdere. In epoca rinascimentale vi si impose la famiglia gentilizia Mazzetti, il cui castello cinquecentesco ha lasciato traccia nell’attuale Palazzo Comunale. La Chiesa di San Grato, edificata nel XVI secolo e più volte modificata, conserva la statua del Cristo Morto, forse proveniente dall’antica parrocchiale del Cimitero Vecchio, distrutta da un’alluvione nel XV secolo.
Lasciata Saluggia si giunge a Lamporo, il cui toponimo deriva dalla roggia Amporium che ancora oggi – caratteristica unica e immutabile per volontà dei residenti – attraversa longitudinalmente tutto l’abitato, agli estremi del quale è scavalcata da due chiesette: leggende locali narrano che una di queste, la Madonna di Loreto (XVII sec.), nelle notti senza luna sia dimora della strega Giunghiglia che, seduta sul tetto e fumando un’enorme pipa, spaventa i passanti. La Chiesa di San Bernardo da Mentone, eretta nel 1566 e modificata a più riprese, conserva un reliquiario settecentesco del santo, di manifattura torinese. Nel XIV secolo Lamporo fu feudo della famiglia ghibellina dei Tizzoni e, sul finire del XVII, dei nobili Pastoris.
Proseguendo in direzione Vercelli si incontra Colombara, esemplare azienda agricola corrispondente all’antica struttura della “corte chiusa”: alcuni ambienti conservati ne documentano le caratteristiche abitative e funzionali tra 1800 e 1900, e ospitano il Museo La Risaia, dedicato alle mondine e al loro duro lavoro. La chiesa cinquecentesca è dedicata a San Giovanni Battista: oggi non ha più la dignità parrocchiale ma ne conserva la struttura, pur privata di un porticato che la cingeva dalla facciata al lato destro.