Via Francigena

Gruppo Dei Dodici. Parola chiave: non fare le cose da soli

Ci sono storie della Via Francigena che nascono come storie di un singolo e diventano storie di gruppo. Questa invece è nata, fin dal primo momento, come storia di gruppo. C’era una volta – e c’è ancora ma è cresciuto – un manipolo di volontari innamorati del proprio territorio, il basso Lazio, che fondarono un’Associazione per promuovere la Via Francigena nel Sud. Nome: Gruppo dei Dodici. Parola chiave: non fare le cose da soli, per la antica Via che collega Roma a Gerusalemme si lavora insieme. E se oggi diverse migliaia di pellegrini si avventurano a piedi dalla Capitale verso la Campania per percorsi ben segnalati e ben tenuti, se gli stessi abitanti del territorio stanno imparando a conoscere il tesoro all’aperto che hanno vicino casa, si deve alla loro capacità di sognare e di fare aggregazione.

Non può, quindi, che essere a due voci il racconto di questa storia della Via Francigena: Giancarlo Forte, Presidente, e Giuseppe Pucci, vice Presidente, hanno tantissime cose da dire sui lavori in corso, sui progetti futuri e su quelli che al momento sembrano irrealizzabili ma domani chissà. Quando, nel 2006, hanno iniziato e si chiamavano “Gli Amici della Via Francigena” i Cammini non godevano dell’attenzione di adesso. “Il nostro primo presidente – ricorda Giancarlo – cercava di promuovere la Via Francigena nel Sud e nessuno ci credeva”. Giancarlo, fa parte del gruppetto dei fondatori. Il presidente, allora e fino a qualche anno fa, era Alberto Alberti, “un giovane ottantenne pieno di vitalità e di determinazione”. 

Un Cammino che unisce l’Europa

Alberti credeva nel sogno europeo di un cammino a piedi che unisce i popoli e certamente non si ferma a Roma. “È fatto storico che i pellegrini, arrivati nella città del Papa, proseguivano arrivando fino a Otranto o, successivamente, a Brindisi, dove si imbarcavano per Gerusalemme – spiega Giancarlo -. Su queste fondamenta nasce idea di promuovere il riconoscimento della Francigena fino a Santa Maria di Leuca”. Con questo obiettivo, e per iniziare a sensibilizzare i Comuni, il Gruppo compie un primo cammino da Formia a Roma. Man mano, tutto il percorso viene marcato con i classici segnali gialli. Gli amici si dividono compiti e territorio, a ciascuno una parte da curare. Da Roma a Castelforte, l’ultimo Comune del Lazio, sono dodici tappe, quindi erano dodici i referenti e da qui il nome con cui viene ufficialmente fondata, nel 2008, l’Associazione.

Il Gruppo inizia subito a occuparsi dei sentieri. E presto la Via cambia faccia, si arricchisce di cartelli, segnali, tabelle che descrivono i percorsi e i luoghi. Ma, soprattutto, intesse una rete di relazioni con i Comuni, la Regione, l’Associazione europea delle Vie Francigene, contribuendo in modo determinante a far crescere la sensibilità delle Istituzioni e la conoscenza da parte degli abitanti. Oggi i 12 Soci sono 140, Alberto Alberti non c’è più, ma “ha dato una traccia che è stata di esempio per tutti”. La Via Francigena nel Sud è ufficialmente, dal 2019, riconosciuta al pari del tratto Roma-Canterbury come itinerario culturale del Consiglio d’Europa e il Gruppo dei Dodici fa sentire sempre di più la sua azione nel territorio. In modo molteplice: stimolando continuamente le Istituzioni; partecipando o co-partecipando a bandi di finanziamento, dove mette a disposizione il proprio know how in materia di Cammini; collaborando a mantenere percorribili i sentieri e visibile la segnaletica (che prima di loro praticamente non esisteva). Due-tre volte al mese, il sabato, organizza giornate gratuite per far conoscere i luoghi della Francigena, non solo camminando ma stimolando l’attenzione su quello che si incontra. “Facciamo soffermare i camminatori a conoscere le culture del luogo”.

Il grande appuntamento del 2025

La voglia di sentirsi, camminando, parte di un mondo affratellato ha ispirato uno dei grandi progetti, l’International Walk, un appuntamento annuale che coniuga turismo e spiritualità in un cammino aperto a pellegrini di tutto il mondo, da Teano a Roma. All’edizione 2023, scelta tra 38 progetti internazionali, è stato assegnato il premio CT Award 2024 – Connecting Cultures, consegnato nell’ambito della fiera Turistica CMT di Stoccarda, per aver messo al centro dell’iniziativapersone e progetti che vedono il viaggio non solo come un’esperienza, ma come un modo di costruire ponti tra culture diverse e di incentivare della tolleranza reciproca”. 

International Walk 2023. Photo credits: Facebook Gruppo dei Dodici

Una motivazione così non può che generare una profonda soddisfazione, ma anche se Giancarlo, Giuseppe e Soci fossero tipi da dormire sugli allori non ne hanno il tempo, perché nel 2025 “l’Assemblea generale dell’Aevf si terrà finalmente sulla Via Francigena nel Sud. Arriveranno da tutti i 250 Comuni della Via in Europa, e noi stiamo lavorando per accoglierli e per sensibilizzare i cittadini sulla potenza di questo evento”, spiega Giancarlo. Formia sarà la sede e insieme alle vicinissime Itri, Gaeta e Minturno sta vivendo una serie di iniziative e interventi per diventare una vera e propria città del pellegrino. Ad Ambrogio Sparagna, grande esponente della tradizione musicale del territorio, è stata affidata la direzione degli aspetti culturali, e c’è da scommettere che nessun camminatore, per quanti passi abbia fatto e quanta bellezza abbia già visto, riuscirà a sottrarsi al fascino e alla bellezza che questi luoghi possono offrire.

Anche i camminatori asiatici stanno scoprendo la Francigena nel Sud

E non è l’unico lavoro in corso. Il Gruppo ha partecipato ad un bando regionale per la promozione turistica dei Cammini, arrivando primo su un centinaio di candidature con un progetto di promozione turistica della Francigena che prevede di tutto, da tradizionali maioliche di abbellimento a innovativi qr code per scaricare tracce o informazioni. “Nel momento in cui ci danno gli strumenti – commenta Giuseppe – andiamo alla grande. Finché potevamo contare solo sulle nostre forze potevamo realizzare poco, ma con il progetto DMO Francigena Sud nel Lazio, di cui siamo capofila,e i finanziamenti della Regione siamo finalmente riusciti a dare il contributo di conoscenza del territorio che vogliamo e possiamo dare. E vogliamo continuare in questa direzione”.

E poiché l’unione fa la forza, continuano a intessere collaborazioni. Per esempio con l’Avis, con cui si stanno organizzando trekking che richiameranno l’attenzione sulle donazioni di sangue. “Siamo entrati nel Gal dei Monti Lepini, dove vorremmo portare l’esigenza di migliorare ancora di più la Via Francigena rispetto alla manutenzione – aggiunge Giancarlo – Tutti gli anni c’è la necessità di rifare i sentieri e sarebbe molto efficace arrivare a un meccanismo di contributo fisso per tenerli a posto, lavorando con ditte specializzate che affianchiamo con il nostro know how”. E’ stato fatto tanto, ma da fare c’è ancora molto. Tratti di Francigena come quelli della Toscana o del Piemonte sono molto più avanti. Lo stesso Lazio del Nord, anche perché ha iniziato prima.

Il Sud del Lazio sta, comunque, recuperando, perché il lavoro congiunto sta dando frutti. “Dopo il 2019, soprattutto dopo RoadtoRome2021, abbiamo visto un aumento esponenziale del passaggio di pellegrini. Prima erano soprattutto italiani, ora gli stranieri sono sempre di più e arrivano da sempre più lontano – dicono – Il 2023 è stato l’anno dei francesi e degli americani. Ma si sta avvicinando anche il continente asiatico. Alcuni camminatori dell’International Walk venivano da Taiwan. C’erano anche degli australiani che hanno detto che grazie ai nostri segnali era impossibile perdersi”. Una grande differenza, rispetto agli inizi del 2006. Oggi il Gruppo calcola che questo tratto di Francigena sia percorso da 2000-2500 camminatori l’anno che in un territorio, nella maggior parte, non toccato dai flussi turistici tradizionali, fa sicuramente la differenza.

Il segreto è fare rete

“Il nostro dogma è sempre di non fare le cose da soli – sottolinea Giuseppe – In ogni paese che attraversiamo con le nostre iniziative coinvolgiamo Comune, Associazioni, singoli privati: il segreto per lo sviluppo della Via è fare rete, aumentare la platea degli estimatori del Cammino e da lì partire per lo sviluppo”. Ed è esattamente questa la strada che il Gruppo sta percorrendo per risolvere una delle esigenze più sentite: la ricettività. Attraverso la loro opera di sensibilizzazione, man mano aumentano i b&b che fanno prezzi speciali per viandanti, privati che mettano a disposizione casa, ristorantini con il menu del pellegrino. “Cerchiamo di coinvolgere tutte parti in causa per strutturare al meglio i servizi basilari – spiega Giuseppe – e dove non arrivano le strutture, arriva la buona volontà”. Perché è vero che a Nord di Roma la Francigena è più organizzata, ma “i camminatori ci dicono che proprio per questo il nostro è un Cammino più vero, più autentico. Ci sei tu, c’è la strada che devi fare e se c’è qualche pecca viene sanata dalla generosità del popolo del Sud che non nega mai una mano, un aiuto a chi vede in difficoltà. I difetti organizzativi ci sono ancora ma sono compensati”.

Infatti il Gruppo ha creato un servizio di contatto whatsapp denominato “Help Pellegrini” che gli stessi possono usare per qualsiasi difficoltà: parte una catena di telefonate e chi può interviene. Funziona per situazioni di qualsiasi tipo, dal recuperare in macchina camminatori in crisi a trovare alloggio, soprattutto in luoghi a più forte vocazione turistica, dove è più complicato dormire a prezzi accessibili.

Sul versante accoglienza però, dicono con estremo realismo, il volontariato può solo dare una mano. Chi può dare risposte stabili sono soltanto Comune, Regioni e privati. A Sermoneta, per esempio, c’è un ostello chiuso da tempo e non si riesce a riaprirlo. Da una parte, ci vorrebbe maggiore partecipazione dei privati, dall’altra qualche intervento normativo che riesca a coniugare due tipi di turismo, quello lento e quello dei grandi numeri, senza metterli in contrasto. Ci sono strutture pubbliche che potrebbero essere messe a disposizione se ci fossero finanziamenti mirati a questo tipo di sviluppo, destinati a ristrutturazioni vincolate ad uso per camminatori e pellegrini. Ma spesso le risorse si perdono nei meandri della burocrazia. Un tratto della Francigena laziale coincide con l’Appia, e dei finanziamenti stanziati per metterlo in sicurezza sono fermi perché ci vuole un doppio assenso. E il progetto di candidatura della Appia Antica a patrimonio dell’Unesco sta togliendo, paradossalmente, alla Francigena nel Sud l’opportunità di essere inclusa nella candidatura della Via Francigena, che infatti riguarda solo il tratto Canterbury-Roma. “A volte – commentano Giancarlo e Giuseppe – ci sentiamo un po’ figli di un dio minore. Ma non ci fermeremo, andremo piano e lontano”. Non a caso, sono camminatori.

Daniela De Sanctis

Photo credits: Facebook Gruppo dei Dodici

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Daniela De Sanctis
Giornalista, appassionata di cammini, trekking e montagna, vive tra Roma e le Dolomiti. Scrivendo e camminando, ha l’obiettivo di aiutare a scoprire meraviglie e fare promozione del territorio. Collabora all’organizzazione di trekking di più giorni, soprattutto in posti dove vanno in pochi, dal Molise all’Australia.