Tra i vincitori del concorso fotografico “Condividi il tuo cammino” lanciato da rurAllure, Roybellaepapa si sono classificati al terzo posto con questo bellissimo scatto sulla Via Francigena percorsa dal Gran San Bernardo a Roma in compagnia di una bimba di 5 anni. Li abbiamo contattati per capire meglio chi sono e, soprattutto, come hanno organizzato questa avventura a tre!
Una camminatrice nata
Roy Bella è nata il 21 settembre 2015 e ci siamo subito accorti che la vitalità e l’energia non le mancavano di certo. Io, papà 54enne, sono sempre stato un grande appassionato e praticante di vari sport, con una vera passione per quelli di endurance, soprattutto in ambito podistico e natatorio. Avendo passato il periodo del lockdown nel 2020 sul lago di Como circondati dalle montagne, abbiamo subito sfogato sulle stesse, appena possibile, le nostre energie represse per tanto tempo. Con grande entusiasmo da parte di Roy Bella, che si è subito dimostrata camminatrice infaticabile e senza paura, neanche nelle situazioni più difficili, come spesso può accadere in alta montagna. Questa consapevolezza ci ha portato a decidere di intraprendere il cammino sulla Francigena l’anno successivo, avventura per la quale siamo partiti non appena il suo primo anno di scuola è giunto al termine. Dopo 44 giorni di cammino siamo infine giunti a Roma, giusto in tempo per festeggiare il mio 60mo compleanno e di incontrare Papa Francesco il giorno seguente. Conserviamo con grande orgoglio tutte le nostre credenziali del pellegrino firmate da lui, come ricordo di un incontro davvero speciale.
Camminare con bimbi piccoli
Intraprendere un lungo cammino con bimbi piccoli che devono camminare in autonomia presenta non poche incognite, soprattutto se lo si fa per la prima volta e quando, come nel caso di nostra figlia, gli anni sono solo 5. Da esperienze precedenti vissute in montagna, fin da quando di anni non ne aveva nemmeno uno, posso dire che è molto più semplice l’idea di camminare con la piccola nello zaino porta-bimbi. Per loro è molto comodo e possono godersi il viaggio, oppure dormire beati. Altra cosa è partire sapendo che solo i suoi piedini potranno farla progredire, che sulle spalle avrà il suo zainetto (non più di 2/3 kg, mi raccomando) e che potrà contare solo sulle proprie forze, in totale autonomia. Per questo abbiamo fatto diversi “test” con escursioni anche lunghe durante i mesi precedenti e cercato di farle acquisire la consapevolezza di quello a cui saremmo andati incontro. Appurato che da parte sua c’erano le giuste condizioni fisiche e mentali, abbiamo deciso di partire per questa avventura, consci del fatto che molte incognite erano comunque da tenere in considerazione (per evitare problemi ai piedini, provare delle scarpe morbide e comode è fondamentale, eviterei gli scarponcini in estate, buone scarpe da ginnastica vanno benissimo. Vestiti ampi, leggeri e meglio se bianchi, niente di aderente se in zone con zanzare. Cappello a falde larghe e occhiali da sole molto utili, in questo modo la crema quasi non serve).
A nostro avviso sono da tenere in grande evidenza due componenti fondamentali se si vuole avere buone possibilità di successo nell’intraprendere cammini così lunghi (o anche meno, oppure molto di più): la predisposizione alla sofferenza del piccolo/a e la nostra capacità, come genitori, di intrattenere, distrarre e farli giocare anche quando, noi per primi, non ne possiamo più!
Noia & Allenamento
La prima componente va allenata fisicamente: sarebbe buona cosa camminare in una settimana il numero di km che poi si andranno a percorrere in un giorno, dando sempre nuovi motivi di curiosità, cercando e creando sempre qualcosa di nuovo da scoprire, alzandosi ogni mattina per vedere cosa ci riserva l’orizzonte che abbiamo davanti. Il movimento lento in questo senso aiuta molto, dietro ogni angolo ci può essere una sorpresa, quasi sempre bella, ma anche quando non lo è, si deve far tesoro dell’imprevisto per fare nuove esperienze e trarre il meglio anche dagli ostacoli. Questi ultimi vanno affrontati, discussi e, se non insormontabili, risolti.
La seconda componente non è meno importante: se un bambino non si annoia è più forte di noi, sempre. Quindi, anche quando si fa dura, magari salendo sull’appennino dopo 30 km e sotto il sole… bisogna saper giocare con loro. Noi recitavano filastrocche, inventavamo giochi di movimento, imparavamo insieme l’alfabeto, contavamo e, soprattutto cantavamo! Durante ogni nostro cammino nasce una nuova canzone, scritta e musicata dal papà e cantata da tutti, spesso anche da coloro che camminano con noi. Arrivati alla meta, la canzone è fatta e pronta per essere registrata e questo è un altro bello stimolo che ogni giorno ci accompagna. Se siamo bravi la canzone lo ricorderà e fra qualche tempo la canteremo più volentieri. Alla fine posso dire che non ci sono grandi segreti per fare in modo che un cammino riesca bene, l’importante è divertirsi, mangiare bene, bere molto, dormire presto e svegliarsi col gallo, fare tanti incontri e non smettere mai di pensare a quante cose da fare e vedere ci aspettano l’indomani.