Di tante storie lungo il Cammino, quella di Monica è una delle più ricche e gioiose. Siamo in Toscana, presso Colle Val d’Elsa, dove i viandanti possono scoprire, a Campo Piro More, che sulla Via Francigena il paradiso sa di caffè.
E del dare senza riserve.
Campo Piro More è, appunto, un campo. Un angolo di ristoro aperto a tutti che non ha paura della parte negativa della natura umana, anche se sa che esiste, perché quella positiva è certamente più forte. I viandanti, qui, possono piantare la tenda, trovare riparo dal sole, mangiare frutta fresca lasciata per loro, bere, farsi un bel caffè. Il tutto a donativo. Nel quaderno lasciato, come tutto, a portata di qualunque mano, molti camminatori lasciano il loro grazie e definiscono questo posto “un paradiso lungo la Via Francigena”.
Da un campo incolto a un angolo di accoglienza a cuore aperto
Fino a tre anni fa, il paradiso era un pezzo di terreno incolto e pieno di rovi. Poi Monica e il suo compagno, appassionati camminatori, hanno pensato che la Via Francigena avesse bisogno di un punto dove chi viaggia con la tenda possa piantarla per dormire, come loro stessi hanno fatto spesso nei loro itinerari. L’idea era, anche, di crearsi un angolo accogliente in cui organizzare cene con gli amici, all’aperto.
Trovato il posto giusto, Monica lo acquista e iniziano i lavori. C’è da fare di tutto: piantare la recinzione, costruire la tettoia, togliere sassi e rovi da un terreno che sembra totalmente inospitale. “Ancora oggi – racconta Monica – mi stupisco di come faccia a nascermi la frutta e la verdura”. Per rendere più piacevoli le pause accendono il fuoco, si portano qualcosa da mangiare, un fornelletto per il caffè, e quando passa qualche pellegrino viene spontaneo invitarlo a berne uno con loro. La vera nascita di Campo Piro More avviene in questo momento.
Sì, perché man mano la cosa cresce. Portano al Campo dolci, schiacciata fresca, salsicce da cuocere alla brace, acqua, té, e condividono tutto con i camminatori. La gratitudine che Monica legge sui volti della gente che passa di lì con lo zaino in spalla e trova questa accoglienza inattesa e incondizionata la spinge a cambiare tutto il progetto. “La riconoscenza appaga più di qualsiasi altra cosa. Vedere la loro incredulità per quello che trovano, vedere il sorriso con cui lo accettano, mi fa sentire ricca”.
Dolci, frutta, uova fresche… a disposizione liberamente. La miglior ricompensa: un sorriso
Nel frattempo i due camminatori prendono, nella vita personale, strade diverse, e Monica, ormai da sola, amplia il progetto: il Campo non sarà solo un punto tenda ma un angolo di accoglienza. La fatica è tanta, la creatività di più, la voglia di condivisione di più ancora. Installa una doccia (ma deve portare l’acqua con le taniche), pannelli solari per un po’ di energia elettrica e, con quel che resta di un grande ombrellone (in pratica, il solo scheletro) crea uno spazioso stendino, aggiunge una tettoia e altri tavoli, crea un angolo riparato con fornello e barbecue. Mette le galline, in modo che i viandanti possano avere uova fresche. Chi passa a Campo Piro More può trovare vino, birra, focacce, dolci, frutta fresca e secca, e fruirne liberamente. C’è una cassettina in cui chi vuole è invitato a lasciare un donativo, e un quaderno in cui chi vuole è invitato a scrivere. Ognuno fa quello che gli suggerisce il cuore, non c’è nessuno lì a controllare. E se Monica è completamente disinteressata alla cassettina, che viene lasciata aperta e che lei usa per il refill (il più delle volte, aggiungendo del suo), è interessatissima ai quaderni, che raccoglie e conserva come un tesoro, inclusi i bigliettini con cui, all’inizio, i viandanti le lasciavano il loro “grazie”.
Tutte le mattine, prima di andare a lavorare, Monica, che vive a pochi passi dalla Via Francigena e la conosce bene, va al Campo a lasciare altre cose buone o – in estate – a cambiare i siberini del frigo portatile, ed è spesso l’occasione per un breve incontro con chi si è fermato. Sono camminatori con la tenda ma anche escursionisti di un giorno, gruppi scout, cicloturisti, pellegrini che dormono in qualche struttura o, anche, cercatori di funghi, persone del posto che – come gli altri – si sentono a casa.
Con il passaparola, è diventato un luogo in cui passare comunque, anche adesso che il percorso “ufficiale” sfila per il centro di Colle Val d’Elsa e Campo Piro More si trova sul bellissimo tratto della variante (ex percorso ufficiale) che si ricongiunge all’altro, più avanti. Qualcuno lo ha anche imitato e Monica ne è contenta, “è bene se qualcuno fa altrettanto”. Perché i camminatori in tenda, ha notato, qualche anno fa erano pochi ma stanno diventando sempre di più. Ma soprattutto perché questa apertura concretizza a pieno la sensazione di essere cittadini di un unico mondo che da sempre contraddistingue i Cammini e, in particolare, la Via di Sigerico. Da camminatore, Monica sa cosa serve davvero e cosa fa piacere trovare. E anche se si tratta di un semplice caffè, trovarlo quando serve ha il sapore di un miracolo. “Una mattina – racconta – è arrivata una coppia da San Gimignano e lui mi toccava chiedendo se era tutto vero o un miraggio. Si erano messi in cammino molto presto e non erano riusciti a trovare un bar aperto. Basta dire vuole un caffè? per vedere la gioia sul volto delle persone”.
Un luogo che ispira a condividere
Se il Cammino è, fondamentalmente, ritrovarsi, incontro e condivisione, Campo Piro More riesce a condensare tutto questo in modo davvero intenso. “Poiché tutto è a disposizione e non c’è nessun obbligo – osserva Monica – questo posto ispira a condividere. La gente dà quello che ha. O aiuta spontaneamente. Alcuni ragazzi di Nomadelfia hanno sistemato la recinzione che era stata buttata giù dal vento. Altri portano l’acqua o vangano l’orto. Senza che io chieda”. Aiuti di passaggio, che si uniscono a quelli, più continuativi, di Stefano, Carla, Oriana, Antonio, Manuela – gli amici di sempre – o ad altri diventati quasi un appuntamento ricorrente, come Michele, pellegrino tutto l’anno, che spesso arriva e si ferma un po’ di tempo, a dare una mano.
È per questo che Monica continua a partire, ma meno di prima, perché fa Cammino anche stando lì.
Spesso, il sabato e la domenica, passa la giornata incontrando le persone che accoglie, e si trova a dover rispondere a una domanda difficile. “Un ragazzo olandese, una sera d’estate, mi chiese se poteva dormire qui con la tenda. Ho scoperto poi che è un musicista, abbastanza famoso nel suo Paese. Mi chiese perché facessi tutto questo, in inglese, ma io già non trovo le parole per spiegarlo in italiano… Più tardi passò all’orto, dove stavo lavorando, e mi chiese: posso cantare e suonare per te? Allora gli ho risposto: vedi perché lo faccio? Lo faccio per queste cose qui”.
“Posti come questo fanno credere in un mondo migliore”
Ci sono persino – lo attestano i quaderni – persone dall’Australia che hanno vissuto questa esperienza di Francigena dal cuore aperto. E che, così, hanno aperto il proprio cuore a maggiore speranza. Basta leggere qualcuno dei commenti lasciati nei quaderni per augurarsi che altri Campo Piro More vengano su lungo tutta la Via. “Sai qual è il concetto che ricorre più spesso? Che posti come questo fanno credere in un mondo migliore. Questa è la frase che ritorna sovente da varie persone. Io lascio al Campo il mio numero per qualsiasi evenienza, e a volte sono al lavoro e arriva un messaggio da numero sconosciuto che ti ringrazia. E’ troppo bello”.