Via Francigena

Come e perché affrontare un cammino

Se stai pensando di incamminarti lungo la Via Francigena, in compagnia o in solitaria, congratulazioni! Ottima decisione, lasciati guidare dal cuore e non cambiare idea. Non preoccuparti se non ti capiranno: là fuori c’è un mondo di persone che ti guarderà stralunando gli occhi quando racconterai il tuo desiderio di camminare qualche centinaio di chilometri con uno zaino bello pesante sulle spalle. Non temere di non essere allenato: non c’è un minimo di distanza da coprire, permetti al tuo corpo di suggerirti quando fermarti e ascoltalo con sincera e curiosa onestà. Non aspettare di andare in pensione: quando senti lo scalpitio sotto i piedi, è il momento di prendere e andare, non bisogna temporeggiare perché il tempo non andrebbe mai perso!

[…]

E senti allora,
Se pure ti ripetono che puoi fermarti a mezza via o in alto mare,
Che non c’è sosta per noi
Ma strada, ancora strada,
E che il cammino è sempre da ricominciare.

-A galla, Eugenio Montale-

La Via Francigena parte da Canterbury, in Inghilterra, attraversa la Francia (da qui il nome), taglia un angolo di Svizzera, e scende lungo l’Italia fino a Roma. Ci sono poi le tratte che portano a Santa Maria di Leuca e oltre, volendo, le reti di pellegrinaggio connettono Roma, Santiago, Gerusalemme. Come ogni percorso, anche per la Via Francigena vengono indicati un punto di partenza e uno di arrivo, ma ciò che davvero conta è tutto quel che si trova nel mezzo. Non fraintendermi, arrivare a San Pietro a piedi dopo tanti giorni e tanti chilometri alle spalle è una enorme emozione. Ma non sarà l’unico momento magico del cammino!

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È sempre il momento giusto per partire

Ho incontrato moltissimi pensionati lungo i cammini, in Spagna o sulla Francigena, che avendo tempo a disposizione calcano i percorsi nella loro interezza, o comunque ne affrontano una parte importante. Oppure giovanissimi neolaureati alla ricerca della propria strada. Mannaggia a me che trovai subito lavoro, appena dopo essermi laureata! Poi ci sono i fortunelli che hanno lunghe estati di stacco dal lavoro o vari periodi in cui possono assentarsi dagli obblighi quotidiani per diversi giorni. E ovviamente più si perpetua la cerimonia del cammino, più i suoi benefici saranno intensi e numerosi e profondi.

Però, noialtri che non abbiamo mesi di vacanza né molto tempo per staccare la spina da questa frenetica vita, non dobbiamo demordere tantomeno continuare a rimandare!

Si può partire da una qualunque delle tappe e organizzare il proprio personale cammino. Rimane più semplice identificare le tratte standard suggerite e calcolare così quanti giorni e chilometri si stima di poter camminare.

Si fa quel che si può, come si può, quando si può.

Il trucco è ascoltarsi e farsi andar bene quel che arriva! Dunque sì a cammini anche brevi che cominciano a metà percorso o finiscono prima della meta. In fondo, ogni punto di arrivo rappresenta il traguardo di quel particolare viaggio, quel momento della vita, quel progetto. Ma perché chi cammina a lungo rimane così folgorato da quest’esperienza? Sembra ci sia una spiegazione scientifica o, quanto meno, basata su alcuni studi e statistiche. Pare che il 90% della nostra personalità sia un insieme di considerazioni quasi involontarie (soprattutto per noi che abbiamo superato i 35 anni di età… ops!). I comportamenti e le nostre risposte sarebbero il prodotto della elaborazione di eventi vissuti, memorizzati in modo automatico, che confluiscono in reazioni emotive. In effetti, spesso siamo completamente in balia delle abitudini! Non ti senti tante volte come se non fossi pienamente cosciente di cosa pensi o fai o provi? Ecco, pare sia una sorta di “veglia inconsapevole” che predomina sulla profonda consapevolezza. Per questo è così complicato cambiare abitudini. La buona notizia è che si può sbloccare questo autopilota; con il giusto impegno e una perseverante costanza si può incastrare o levare un elemento dal minestrone delle nostre azioni inconsapevoli, con buona pace delle vecchie abitudini! Mediamente si impiegano dalle 3 alle 6 settimane circa per inserire una nuova azione come abitudinaria; da qui il senso di trattenersi il più a lungo possibile all’interno di un progetto come quello di percorrere un cammino.

Organizzati sì, ma non troppo

La mia sveglia suonava alle 5. Se cammini d’estate e il caldo domina ad ogni ora, partire di prima mattina permette di avere qualche chilometro di vantaggio sull’arrivo di afa e stanchezza. Da tarda mattinata in avanti camminare diventa impegnativo, ma non mi è pesato; il mio corpo si abitua in fretta a nuovi ritmi e la mente è sempre entusiasta e avida di novità, così la fatica si alleggerisce!

Scelgo di camminare con maglia a maniche lunghe e pantaloni lunghi, che proteggono dal sole e dal calore, da insetti vari, da ramoscelli ed erba alta. Tutto in materiali tecnici, leggeri e di colore chiaro oppure ancor meglio in lana merinos (ottimo tessuto che permette la giusta traspirazione della pelle e non trattiene umidità).

Indispensabili sono cappello, occhiali da sole, creme solari e burrocacao. Anche per i maschietti la cura della pelle è importante!

Dopo qualche cammino, mi sono scoperta molto comoda ad usare i bastoncini da trekking: oscillando su un supporto, le braccia permettono di scaricare il peso del corpo e agevolano correttamente la circolazione.

Diversi siti in rete offrono alternative e suggerimenti sempre validi sull’organizzazione dello zaino e sul percorso.

L’Associazione Europea delle Vie Francigene ha sviluppato anche un’App per orientarsi non solo col tragitto (vengono segnalati i percorsi a piedi e in bicicletta), ma anche ostelli e alberghi, ristoranti, stazioni termali, luoghi artistici da visitare.

È interessante sbirciare le differenti opinioni e, senza lasciarsi troppo influenzare, cercare di costruire una propria visione.

Ti consiglio comunque di controllare il percorso magari un giorno in anticipo sia per preparare eventuali pasti al sacco o scorte aggiuntive di acqua laddove venga segnalata scarsa presenza di punti ristoro o fontanelle, sia per organizzare abiti e oggetti che potremmo dover usare lungo la camminata in modo che siano comodamente raggiungibili, senza perder tempo a disfare mezzo zaino per recuperare ciò che cerchiamo.

Mi è stato molto utile verificare la presenza di bar aperti la mattina presto, in modo da eventualmente prepararmi anche la colazione al sacco la sera prima (frutta, yogurt da bere, croissant o simili), per poi godermi una pausa caffè se avessi incrociato dei punti ristoro in mattinata. Inoltre, le tratte possono presentare pendenze impegnative o aree boschive e alcune varianti, dunque controllare prima di mettersi in viaggio permette di affrontare al meglio l’esperienza del cammino, anche solo un giorno in anticipo, senza inconvenienti che sarebbero prevedibili con una semplice controllatina alla tappa successiva.

Non solo la via classica

Ho apprezzato molto proprio le varianti suggerite dal sito ufficiale della Via Francigena, adoro porre attenzione al paesaggio e alle sue meraviglie più che al numero di chilometri. Soprattutto, scelgo sempre di camminare nella natura rispetto a tratte su strada, anche se ciò richieda più ore. Ad esempio, suggerisco vivamente la variante per Proceno, nell’attraversare il confine fra Toscana e Lazio. Lasciando Radicofani, ultima tappa toscana sulla Francigena, si scende dal promontorio e ci si immerge nella vallata coi suoi colori caldi dalle mille sfumature di oro e marrone, con qualche sprazzo verde. Per diverse ore e parecchi chilometri si può ammirare, voltandosi indietro, la Fortezza di Radicofani, splendida e imponente (ne parlavo qui), sublimata dal sole che senza fretta e senza sosta si fa posto nel cielo. La tratta ufficiale prosegue lungo la Via Cassia, ma io mi sono lasciata corrompere dalla descrizione della variante, che preannuncia molta natura e quiete lontano dalle macchine e dal calore dell’asfalto. Il tutto, però, per ben 8 chilometri in più. Avevo scoperto i dettagli in anticipo per essere al corrente di tutte le indicazioni. Mi piace l’idea di poter poi decidere all’ultimo minuto, senza pormi troppi paletti ma avendo tutte le informazioni, così ho interrogato il mio corpo sull’ipotesi di accollarsi qualche altro chilometro (circa 2 ore extra di cammino) e mi sono addentrata nei campi, lasciandomi alle spalle la Cassia. Nonostante le alte temperature di giugno, sono contenta e soddisfatta di aver scelto la variante per Proceno, che mi ha permesso di godere appieno della pace della natura in un piacevolissimo saliscendi di crinali mozzafiato. Ammiravo dall’alto la Val di Paglia, campi coltivati con le loro geometrie, aree boschive e allevamenti di bestiame. Colline e brezza. Si arriva poi in cima a un gradevole spiazzo con tavolini in legno e la simpatica struttura dedicata a Proceno Porta del Lazio. Il borgo medievale di Proceno, peraltro, è davvero gradevole e anche la parte finale della tratta si è rivelata una deliziosa passeggiata protetta dalla foresta. Una modifica lungo il percorso può riservare piacevoli scoperte, quindi lasciati guidare dal momento!

La personalizzazione del cammino

A mio avviso, un cammino -chiamiamolo pure un viaggio interiore- è come una seconda pelle: si propone a ciascuno in modo diverso, è estremamente personale, si adegua perfettamente alle proprie esigenze e muta col nostro mutare nel tempo e nello spazio. Non c’è un cammino uguale all’altro o più valido di altri.

Non sono d’accordo con chi condanna a pie’ pari il camminatore-turista. La meraviglia del cammino, per me, è anche scoprire con lentezza i luoghi attraversati, le culture locali, le tradizioni culinarie (vogliamo citare l’enogastronomia regionale italiana?), le sfumature delle campagne e delle città. Diversamente dal classico turista, però, il pellegrino si inserisce in contesti più semplici e autentici, nello spirito della genuinità e della condivisione, appoggiandosi ad ostelli o centri di accoglienza o chiese.

Ad ogni modo, non vedo nulla di male nel dormire in albergo o farsi portare lo zaino dai servizi taxi. Non sarà la stessa esperienza, ma è pur sempre un cammino fisico e interiore. Con rispetto e tolleranza, ognuno faccia come meglio crede, no?

Io preferisco ostelli e zaino in spalla e trattorie locali con menù del pellegrino; voglio vivere fino in fondo la potenza del cammino. Però ogni tanto mi regalo una notte in un B&B con la mia stanzetta e il mio bagno privato, per dormire profondamente e dedicarmi qualche rituale di benessere. Questo è un bel modo di ricaricare bene le energie e donare a se stessi delle ore di vero ristoro tra le fatiche! Ad Acquapendente, per citarne uno, ho alloggiato presso Alloggio 76, un delizioso B&B con una splendida terrazza con vista panoramica sulla città, una cucina riccamente rifornita di cibarie, uno spazioso bagno con vasca. Oppure potresti “finire” in una camera privata anche all’interno di una struttura di accoglienza pellegrini, come mi è successo a Montefiascone dove ho dormito presso Camere San Flaviano, in un’ampia camera col mio bagno privato proprio sulla Via Francigena.

Le città gioiello lungo la Via Francigena

A volte, ti capiterà di avere tutta una stanza per te anche in ostello. Quando sono arrivata a Viterbo, eravamo solo un padre col figlio ed io all’Ospitale del Pellegrino, così ci siamo divisi nelle due grandi stanze. Anche qui, un bel bagno provvisto di tutto il necessario offerto ai pellegrini e una pratica cucina dove servirsi con caffè, succhi di frutta, brioche e biscotti. Insomma, che privilegio dormire con questo trattamento nel bellissimo quartiere di San Pellegrino, la parte medievale della città con le sue antiche dimore perfettamente conservate.

A proposito: che splendore la Città dei Papi! Ho respirato una magica atmosfera passeggiando per Viterbo, un vero gioiello artistico d’epoca etrusca e medievale. E ha una storia incredibile fra Roccaforte dei Papi (qui è nato il primo e più lungo conclave della storia) poi eretica sede degli antipapi. Le sue eleganti logge, piazze imponenti, la cattedrale di San Lorenzo, le terme, la necropoli, e ancora il Palazzo dei Priori, le stupende viuzze in pietra con negozi e locali tipici, ma anche la zona nuova e l’Università della Tuscia… è davvero una fantastica realtà che mantiene con cura il proprio passato, buttando un occhio sul futuro. E parlando di personalizzazione, ho messo lo zampino -in questo caso, letteralmente- su un bellissimo progetto portato avanti dall’artista viterbese Cinzia Chiulli, fra i massimi esperti di ceramiche, che vede delle lastre di peperino posate a terra con forme di impronte e firme dei pellegrini che sono passati dal suo laboratorio artistico negli ultimi 4 anni. Io ci ho lasciato la mia firma e un pezzettino di cuore!

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Rossana Valsecchi
Rossana ha una ventennale esperienza in comunicazione e gestione di eventi internazionali, una laurea in scienze geografiche, parla tre lingue, organizza matrimoni, celebra cerimonie, insegna yoga, scrive, canta, adora la musica e la fotografia. Come un’amante in trepida attesa, Rossana ha sempre in mente il viaggio. Ne ha fatto una ragione di vita, gestendo progetti sparsi ovunque fra Europa e Americhe, e ha vissuto in Michigan e Spagna. Come un buon pellegrino, ha sempre lo zaino pronto per il prossimo cammino. Come una bimba curiosa, è attratta dal nuovo, dalla storia, dalle meraviglie della natura. E come una nomade, è sempre alla ricerca del suo posto.