Via Francigena

Come raggiungere il Colle del Gran San Bernardo in inverno: la guida definitiva

“È possibile attraversare il Colle del Gran San Bernardo in inverno? Quando chiude la strada? Dove si può dormire?”. Per rispondere a queste e tante altre domande, il Team Comunicazione della Via Francigena si è avventurato sul Colle del Gran San Bernardo coperto di neve. ❄️

In questo articolo ti raccontiamo la nostra esperienza indimenticabile sulla Via Francigena invernale in Svizzera: ciaspolata fino ai 2.473 metri del Colle del Gran San Bernardo con pernottamento presso l’Hospice du Grand-Saint-Bernard. Scopri la guida! 👀 📖

Il percorso svizzero della Via Francigena rappresenta sicuramente uno dei tratti paesaggisticamente più interessanti dell’itinerario di Sigerico. Dalle alture dello Jura al comune di Bourg-Saint-Pierre, i 210 km suddivisi in 10 tappe culminano nella più scenografica delle conclusioni: il Colle del Gran San Bernardo, conosciuto anche come Passo del Gran San Bernardo. Situato a 2.473 metri sul livello del mare il Passo rappresenta il punto più alto lungo i 3.200 km della Via Francigena e, in prossimità del Lago del Gran San Bernardo, marca la fine del tratto svizzero del percorso e il suo ingresso in Italia. Ad osservare il passaggio dei viandanti il leggendario Ospizio del Gran San Bernardo, che da quasi mille anni offre un rifugio sicuro ai pellegrini, rendendo l’atmosfera di questo luogo ancora più magica e suggestiva.

Noto ai più, in verità non tutti sanno che questo punto della Via Francigena è raggiungibile praticamente durante tutto l’anno, a patto che si prendano le dovute accortezze e che si affronti il viaggio con attenzione e serietà.

Accompagnate da Gaëtan Tornay – Vicepresidente di AEVF, Presidente dell’Associazione Svizzera della Via Francigena (ASVF) e Direttore dell’Ufficio Turistico Pays du St-Bernard, – Nicole Franciolini e Simona Spinola del Team Comunicazione AEVF si sono recate in Svizzera per un’avventura alla scoperta del Gran San Bernardo in inverno.

In quest’articolo ti raccontiamo com’è andata, rispondendo alle numerose domande che abbiamo ricevuto: che tu stia pensando di organizzare una spedizione invernale, o se semplicemente vuoi sapere di più sulla vita nel punto più alto della Via Francigena, siamo certi che questa guida sul Gran San Bernardo in inverno è proprio quello che stavi cercando!

⚠️ Disclaimer! Non ci stancheremo di ripeterlo: la salita al Colle è un’esperienza possibile e sicuramente indimenticabile, ma da non sottovalutare. Per questo motivo, se sei interessato ad organizzare il tuo passaggio nei mesi invernali, ricordati che si tratta di zone di alta montagna, dove avventurarsi sempre con consapevolezza ed estrema cautela, seguendo gli accorgimenti raccolti in questa guida.

⚠️ Disclaimer 2.0! Quando parliamo di inverno in queste zone, ci riferiamo ad un periodo ben più esteso dei mesi che solitamente definiamo ‘invernali’. La stagione invernale al Gran San Bernardo va di pari passo con le nevicate, approssimativamente da metà ottobre all’inizio di giugno. La stagione estiva definisce invece i 4 mesi che coincidono con l’apertura del valico stradale che taglia il passo, da metà giugno a metà ottobre circa.

Partiamo?!

1. Un po’ di geografia

Il Colle del Gran San Bernardo (Col du Grand Saint-Bernard in francese) è un valico alpino delle Alpi Pennine che collega l’italiana Valle del Gran San Bernardo (appartenente alla regione Valle d’Aosta) e la Valle d’Entremont in Svizzera. Crocevia privilegiato tra le due nazioni e terzo passo stradale più alto della Svizzera (2.473 mslm), questo maestoso sito naturale si trova precisamente nel comune di Bourg-Saint-Pierre, nel Canton Vallese (Canton du Valais in francese, la lingua ufficiale di questo cantone).

Il nostro viaggio alla scoperta dei segreti della Via Francigena invernale in Svizzera inizia da Orsières, cittadina alle pendici del massiccio del Monte Bianco, sede dell’ufficio turistico Pays du St-Bernard e punto d’arrivo della tappa numero 9 della Via Francigena (Martigny – Orsières).

2. Un po’ di storia

Come avrai immaginato, ciò che questo luogo rappresenta va oltre l’essere un normale valico alpino. Il Col du Grand Saint-Bernard non è solo l’elemento che, marcando un confine geografico, storico e politico, mette ordine tra le impervie cime di queste montagne dalla struggente bellezza, ma molto di più. È un luogo di passaggio della storia, dove noi privilegiati del XXI secolo possiamo fermarci ad osservare le tracce del suo passato millenario. Un luogo da non concepire solo come punto di transito o di arrivo dell’itinerario francigeno, ma da scoprire dedicandogli il giusto tempo. Noi te lo assicuriamo: non te ne pentirai!

2.1 Dalla preistoria ai romani

Il Colle del Gran San Bernardo è stato utilizzato fin dall’antichità, su questo non ci sono dubbi: lo attestano i ritrovamenti di origine preistorica, mentre numerosi resti di epoca romana sono stati rinvenuti in corrispondenza della zona che nell’anno 12 a.C., sotto l’imperatore Augusto, vide la costruzione della prima strada e del tempio dedicato a Giove (da lì il nome “Mont Joux”, antico toponimo del passo).

Il passato romano di quest’area è ancora ben visibile sul versante italiano del valico. I resti dell’antica carreggiata carrozzabile della seconda metà del I secolo d.C., ampliata sotto l’imperatore Claudio, sono presenti tra gli ultimi tornanti prima del valico, dove si possono osservare per una sessantina di metri sottoforma di un’impressionante larga incisione nella roccia. Una preziosa testimonianza dell’importanza strategica di questo luogo che, permettendo il collegamento con le provincie nord-occidentali dell’Impero, è stato per secoli uno dei nodi di transito più importanti d’Europa.

2.2 L’ospizio attraverso la storia

Rimasto disabitato con il tramonto dell’epoca romana, il volto del passo ed il suo ruolo cambiarono per sempre nel XI secolo, intorno all’anno 1045/1050, quando l’arcidiacono di Aosta Bernardo da Mentone decise di costruire una struttura di accoglienza per i numerosi pellegrini e viaggiatori in transito attraverso il valico, che rimanevano frequentemente vittime delle condizioni meteorologiche estreme di questo insidioso luogo.

Chissà se Bernardo da Mentone si sarebbe mai immaginato che il suo Hospice, abitato e gestito dai canonici, avrebbe ininterrottamente prestato servizio nei secoli, osservando il susseguirsi delle stagioni e l’avvicendarsi della storia, e diventando testimone di eventi di non poco conto! Proprio come quando, nel 1800, Napoleone e i suoi 50.000 uomini attraversarono il passo durante la seconda campagna d’Italia (ricordi il famoso ritratto equestre “Bonaparte valica il Gran San Bernardo” di Jacques-Louis David?). Ma questa, è un’altra storia…

2.3 Dal Novecento ad oggi

La storia del Colle invece si evolve e va avanti, con la costruzione dell’odierna strada carrozzabile (1893 nel versante svizzero, soltanto 1905 in quello italiano) e del “Nouvel Hospice”. Il nuovo ospizio, costruito di fronte all’antico, diventò “Auberge” (Albergo) nel 1925, e si vennero così a creare due diverse forme di accoglienza: quella a pagamento per i turisti, che raggiungevano il passo in auto, e quella per i pellegrini, che prevedeva vitto e alloggio gratuiti per i viandanti. (NB: scanso equivoci, precisiamo che oggi anche l’accoglienza pellegrina è a pagamento).

L’apertura del Traforo del Gran San Bernardo nel 1964 ha meriti che vanno oltre l’aver semplificato e velocizzato gli spostamenti: il traffico commerciale e di passaggio viene deviato e il passo, ormai alquanto affollato, torna ad essere un luogo di tranquillità dai connotati quasi remoti, vistato da chi va con calma, recuperando in parte il suo spirito originario.

3. Passo o traforo? Aperto o chiuso? Facciamo chiarezza!

I pellegrini che intendono attraversare il valico si mettono normalmente in cammino in questo tratto durante il periodo che va da inizio/metà giugno a metà ottobre, evitando così la chiusura invernale della strada d’alta quota (SS27 in Italia, Route nationale 27 du Grand-Saint-Bernard o RN27 in Svizzera). A chi invece decide di compire il cammino nei mesi di chiusura della strada si presentano due opzioni:

  • Attraversare il confine in auto o autobus lungo il Traforo del Gran San Bernardo (il collegamento che rimane sempre aperto al traffico stradale) e riprendere il percorso a piedi o in bici dalla Vale d’Aosta.
  • Avventurarsi tra le cime fino a raggiungere il Passo e il mitico Ospizio del Gran San Bernardo, aperto 365 giorni l’anno per offrire riparo ai pellegrini, viandanti ed escursionisti con ciaspole e sci.

Se appartieni a questo gruppo, o se sei semplicemente curioso, continua a leggere i prossimi paragrafi: sei nel posto giusto!

4. Cosa aspettarsi d’estate

In estate la vita al Passo del Gran San Bernardo è movimentata e la routine dell’Ospizio è animata dal viavai di diversi pellegrini e non solo: sono tanti i turisti, ciclisti e motociclisti che vi giungono. Alcuni sono solo di passaggio e si fermano per ammirare il lago e le splendide montagne, altri approfittano per fare trekking o trail-running lungo i diversi sentieri, per visitare il Museo dell’Ospizio e per fare passeggiate con i cani San Bernardo della Fondation Barry, dedicata ai quattrozampe più famosi delle Alpi. Proprio così! Il nome della razza San Bernardo non è assolutamente casuale. Ma sii paziente, ti raccontiamo tutto più avanti nell’articolo!

Ecco intanto i principali servizi che troverai nella stagione estiva (da inizio/metà giugno a metà ottobre), quando la strada statale è aperta al transito:

Sul lato svizzero

Sul lato italiano

5. Cosa aspettarsi d’inverno

In inverno il Gran San Bernardo diventa irriconoscibile… le foto non lasciano spazio a dubbi!

La neve si accumula di mese in mese (la media delle nevicate stagionali è di 11 metri!) comprendo sotto la sua spessa coltre le montagne, il lago, l’Ospizio stesso! Tutto si addormenta sotto al suo manto candido e sembra di essere in un luogo incantato, separato dal resto del mondo. La località rimane di fatto isolata e vi si può giungere solo in due modi: con le proprie gambe (muniti di ciaspole o sci) o in elicottero.

In mezzo a questo silenzio surreale, la vita nell’Ospizio del Gran San Bernardo continua, scandita da arrivi, partenze, pasti, preghiere, momenti di svago e convivialità.

L’ Ospizio non è solo un rifugio per i pellegrini – ben pochi in inverno – ma diventa una piccola comunità molto frequentata soprattutto dagli amanti degli sport invernali e dagli scialpinisti che, soprattutto durante il fine settimana e i periodi festivi, vi giungono numerosi.

Nei paragrafi a seguire ti daremo tutte le principali informazioni per organizzare il tuo viaggio sul Gran San Bernardo in inverno, come pellegrino o turista.

6. Come organizzare il viaggio
6.1 Come arrivare

La maggior parte dei punti tappa lungo la Via Francigena nel Vallese sono facilmente raggiungibili dall’Italia tutto l’anno con i mezzi pubblici. La linea ferroviaria più comoda è la Milano-Briga (tempo di viaggio < 2h). Giunti a Briga (Brig) le linee di trasporto ferroviario locale permettono di raggiungere le città di Martigny e Orsières. Per raggiungere Bourg-St-Pierre e Bourg-St-Bernard c’è invece l’autobus 210, che parte da Orsières.

In alternativa, dalla Valle d’Aosta è possibile viaggiare con il servizio di bus pubblici della compagnia svizzera TMR, che collegano Martigny e Aosta.

6.2 La tappa: informazioni tecniche

❗ Prima di tutto, è importante sapere che la Via Francigena corrisponde al sentiero “Route 70” in Svizzera.

Partire in estate. La tappa che conduce al Colle del Gran San Bernardo è la tappa numero 11 della Via Francigena in Svizzera, con partenza da Bourg-St-Pierre. Una tappa impegnativa: pochi i chilometri (appena 12), marcati però da un dislivello positivo di quasi 1.100 m e un dislivello negativo di 220 m. Il sentiero di per sé è sicuro e non presenta particolari difficoltà tecniche, è necessario però tenere sempre in considerazione che si tratta di un’esperienza in quota, che richiede determinate accortezze anche durante la bella stagione.

È importante essere sempre ben attrezzati, controllare scrupolosamente il meteo, considerare la variabilità del tempo atmosferico (pioggia – ma anche nevicate! – potrebbero sorprenderti in quota), e partire presto al mattino per evitare temporali, in estate più frequenti nel pomeriggio. È altrettanto importante essere disposti a rinunciare alla tappa qualora le condizioni non dovessero essere buone. In questo caso, potrai prendere un mezzo di trasporto, o posticipare lo spostamento di un giorno.

Partire in inverno. Per buone ragioni di natura tecnica e logistica quanto relative alla sicurezza, se si vuole percorrere la tappa 11 in inverno per raggiungere il Colle lo si dovrà fare partendo da Bourg-St-Bernard, località in prossimità del tunnel del Traforo, situata a 6 km da Bourg-St-Pierre. In questo modo il percorso evita la parte precedente – particolarmente esposta al rischio valanghe – e diventa più breve e fattibile. Un’ottima notizia considerando che lo si dovrà necessariamente percorrere con ciaspole o sci ai piedi. La tappa diventa quindi di 5 km, con un dislivello di circa 540 m.

👉 Per tutte le info tecniche ti rimandiamo a questo link

©Gaêtan Tornay
6.3 Sicurezza e criticità: il nostro vademecum

⚠️ Avventura sì, ma non sottovalutare l’importanza della sicurezza! A continuazione trovi il nostro vademecum per organizzare la tua escursione al Gran San Bernardo in inverno. Ti raccomandiamo di leggerlo attentamente! 🔎 🔎

#1 Fatti accompagnare!

A meno che tu non sia un alpinista o sci-alpinista esperto, o profondo conoscitore della zona, per realizzare questa escursione in inverno avrai bisogno di una guida locale, che ti permetterà di affrontare il percorso in sicurezza. Per trovare i giusti contatti puoi rivolgerti agli uffici turistici locali. Ti lasciamo qui anche un’utile lista di guide e accompagnatori certificati, a cura dell’ufficio turistico Pays du St Bernard. Per la lista delle guide sul versante italiano potete invece contattare direttamente gli uffici turistici del territorio.

👉 CONSULTA LA LISTA DELLE GUIDE CERTIFICATE

#2 Mille occhi al meteo

Ci sembra quasi superfluo ribadirlo: informati molto bene sulle condizioni meteorologiche previste e sul bollettino valanghe. Alcuni link utili per consultare il meteo e il bollettino valanghe:

🌨️ Consulta il meteo su MétéoSuisse 🌡️
🌨️ Consulta il meteo sul sito dell’Ospizio 🌡️

Ti consigliamo inoltre di verificare le condizioni anche chiamando direttamente l’Ospizio: +41 27 787 12 36.

#3 DVA e pala sempre!

Oltre ad un vestiario appropriato, per affrontare la salita al passo con la neve è necessario essere muniti di due strumenti molto importanti nella sfortunata eventualità di una valanga, ovvero pala e DVA. Te ne parliamo più nel dettaglio nel prossimo punto.

Prima della partenza segnati inoltre tutti i numeri utili in caso di emergenza. Questa è una regola d’oro che vale per qualsiasi viaggio!

#4 Considera tutti i punti critici del percorso

Se si vuole percorrere la Via Francigena in Svizzera in inverno, è fondamentale considerare che già da Martigny ci si potrà imbattere in criticità dovute alla neve, al ghiaccio che rende il sentiero scivoloso, e al rischio valanghe nelle zone più esposte. Per questo motivo ci raccomandiamo di:

  • Evitare il passaggio tra Bovernier e Sembrancher, poiché l’itinerario della Via Francigena attraversa diversi sentieri esposti al rischio valanghe. Per coprire questo tratto il treno ti porterà facilmente da un villaggio all’altro.
  • Evitare il passaggio tra Bourg-Saint-Pierre a Bourg-Saint-Bernard, poiché la zona lungo la diga di Toules può essere piuttosto pericolosa. Usa l’autobus 210 per raggiungere Bourg-Saint-Bernard.

#5 Ultimo ma non meno importante… PRENOTA!

Nella stagione invernale la quantità di frequentatori dell’Hospice potrebbe sorprenderti! Si tratta di un luogo così unico che le persone che vi dormono in inverno spesso sono tante quante quelle che vi dormono in estate. Non farti cogliere impreparato: chiama con sufficiente anticipo la struttura per prenotare il tuo posto sicuro. Non ci sono altre strutture aperte sul Passo del Gran San Bernardo in inverno, quindi la possibilità di improvvisare non è contemplata!

👉 PUOI PRENOTARE QUI

6.4 Attrezzatura e vestiario

ci. Chi non sa sciare usa invece le ciaspole con i bastoncini. Solo se la neve è dura si può provare a salire con dei buoni scarponi da trekking, ma l’ideale sarebbe avere i ramponi per evitare di sprofondare e i bastoncini per mantenere l’equilibrio. Questo può essere utile già a partire da Martigny se la neve è caduta anche a bassa quota.

*Starai pensando: “Pelli di foca??! 😱”. Niente panico. Si tratta di una striscia di tessuto attaccata alla parte inferiore degli sci da alpinismo in modo che scivolino solo in una direzione. In questo modo è possibile risalire un pendio. Anche se il termine sopravvive nell’uso, oggi le pelli di foca non sono più utilizzate e sono state sostituite da strisce di materiale sintetico.

(Indovina chi erano le uniche due persone di tutto l’Hospice ad essere salite senza sci…)

👉 E se anche tu sei del Team Ciaspole, trovi in questo articolo i nostri consigli per affrontare un’escursione in ciaspole!

Capitolo sicurezza. Come accennato nel precedente punto, per salire in quota è buona norma essere muniti di due importanti attrezzi: pala e Apparecchio di Ricerca dei Travolti in Valanga (ARTVA per gli amici italiani, DVA per gli amici francesi, dalla dicitura Détecteur de Victime d’Avalanche).

Ci sono anche altri dispositivi utili in caso di emergenza in montagna. Alcuni zaini, come ad esempio i modelli Finisterre della Ferrino, hanno integrato il riflettore RECCO®, che può agevolare la ricerca del travolto in valanga, fermo restando che il primo mezzo per l’individuazione è l’ARTVA, di cui bisogna sempre essere equipaggiati. Zaini di fasce di prezzo più alte, adatti per gli alpinisti e sci-alpinisti più esperti, offrono dispositivi quali Air Bag e Air Safe.

Se non sei un habitué della montagna in inverno e non possiedi ciaspole/sci, pala e DVA, rivolgiti agli uffici turistici per informazioni sul noleggio, o confrontati direttamente con la tua guida.

Quanto al vestiario l’imperativo come sempre in montagna è: strati! Strati caldi però, visto che la temperatura sul Colle del Gran San Bernardo in inverno supera di rado gli 0º gradi! Durante la nostra avventura, a metà aprile, le temperature si aggiravano attorno ai -10º/-8º gradi.

Non sottovalutare il sole così come il vento: occhiali da sole e protezione solare sono fondamentali. Se dovessimo migliorare qualcosa della nostra attrezzatura col senno di poi, suggeriremmo di considerare accessori super-efficaci contro il vento, che può essere davvero forte (e, inutile dirlo, freddo! ❄️). Occhio quindi alle estremità: non solo mani e piedi. Porta una fascia o un cappello che copra perfettamente le orecchie. Fidati, in caso di vento ci ringrazierai! 😉

E per la serie consigli utili: coperti sì, ma non troppo! Lasciati la possibilità di eliminare gli strati di troppo, e investi in capi tecnici e traspiranti, perché anche con dieci gradi sotto lo zero basta il minimo sforzo per ritrovarsi in un ghiaccio bagno di sudore. E non si tratta di una sensazione molto piacevole.

Infine, non dimenticarti spuntini energetici e sostanziosi per le pause come frutta secca, cioccolato, barrette e magari anche un tè bollente da trasportare nel thermos.

Per approfondire l’argomento vestiario ed equipaggiamento ti rimandiamo ad alcune letture sul nostro blog:

6.5 La salita

Adesso che tutte le cose più importanti sono sotto controllo, non ti resta che goderti il percorso! Dosa le tue energie, prenditi il tempo per calibrare i passi, guardati attorno, respira. Quando sarà la prossima volta che ti capiterà un’occasione simile?!

Prestando attenzione, potresti imbatterti nelle vita dove meno te lo aspetti: noi abbiamo visto un ermellino bianco che saltellava nella neve e che per lunghi istanti si è fermato a guardarci incuriosito. Proprio lui! ⬇️

(La foto però non è nostra hehe, non eravamo davvero preparate all’eventualità di questo incontro!)

Se non sei particolarmente allenato, durerai una gran fatica. Ma vogliamo parlare della soddisfazione?! In ogni caso, durane la salita troverai ben due piccoli rifugi che offrono un punto sosta sicuro a viandanti e sci-alpinisti. Al loro interno c’è tutto il necessario per una pausa confortevole e per ripararsi dal freddo: tavolo, panche, caminetto, fornelli a legna. Il telefono all’interno può essere usato per mettersi in contatto con l’Ospizio e chiamare i soccorsi in caso di bisogno. Alcuni escursionisti lasciano a disposizione il cibo che non usano: prendi se hai bisogno, oppure lascia qualcosa che ti avanza, e mi raccomando, quando esci assicurati di aver chiuso bene la porta!

Noi abbiamo gestito l’escursione così: dopo aver lasciato l’auto in questo parcheggio abbiamo camminato con le ciaspole (Gaëtan con gli sci) per un’oretta per poi fare una pausa nel primo rifugio con spuntino a base di frutta secca, barrette energetiche e tè caldo dal nostro thermos. Dopo altri 40 minuti circa di salita, sosta nel secondo rifugio e pausa pranzo a base di baguette e buon cioccolato (svizzero naturalmente!). Da lì, in circa 45 minuti abbiamo raggiunto la meta finale della nostra escursione.

Giunti all’Hospice non abbiamo perso tempo e, dopo aver notificato il nostro arrivo, abbiamo proseguito la camminata per affacciarci sul versante italiano e realizzare un po’ di fatica extra, superando a piedi la dogana situata a pochi passi dalla struttura. Da quel lato però, più scoperto, il vento era davvero forte. Siamo quindi rientrati dopo poco per goderci il meritatissimo riposo, ma soprattutto, la magica atmosfera dell’Ospizio del Gran San Bernardo in inverno, di cui ti parliamo più avanti nell’articolo.

6.6 La discesa

La discesa merita un capitolo a parte. È importante sapere che proseguire verso la Valle d’Aosta percorrendo quella che sarebbe la prima tappa della Via Francigena in Italia è più rischioso rispetto al percorso di cui ti abbiamo appena parlato. Il versante italiano infatti è più esposto al rischio valanghe. Per decidere come organizzare il tuo viaggio ti consigliamo di confrontarti con la tua guida.

Se i tuoi piani sono quelli di dirigerti verso l’Italia, questo è il nostro suggerimento di viaggio: salire al Colle e pernottare nell’Ospizio è un’esperienza unica, e quindi, perché non prenderla con tutta calma? Ti consigliamo di considerare un giorno in più nel tuo itinerario, in questo modo protrai organizzarti come segue: sali al passo, pernotta, riparti il giorno successivo scendendo dallo stesso percorso dell’andata, dopodiché muoviti verso la tappa successiva con un autobus, in totale sicurezza. Questa soluzione ha un doppio vantaggio. Potrai infatti lasciare il grosso del peso nel luogo dove hai pernottato, e affrontare la salita al Colle con uno zaino più leggero!

Al ritorno, mentre goffamente ciaspolavamo nella neve fresca caduta la notte, abbiamo ammirato con una sana dose di invidia Gaëtan, il nostro faro-guida, che con grazia sciava verso valle, interrompendo la discesa di tanto in tanto… solo per aspettarci. 🐌

7. La vita all’Ospizio

Avvolto nella neve e nel silenzio, e da un alone di solennità e mistero, da oltre nove secoli l’Ospizio del Gran San Bernardo accoglie i suoi ospiti tutti i giorni dell’anno. Al suo interno, la vita procede ad un ritmo diverso. Diverso da fuori, dove la neve cade copiosa, ma diverso anche dal resto del mondo. In un tempo scandito da arrivi e partenze, dai pasti e dalle preghiere, dalla campana che suona, dai momenti di svago nella sala comune e di convivialità durante i pasti, inutile dire che si percepisce facilmente una spiritualità che non lascia indifferenti.

La prima cosa in assoluto da fare all’arrivo è… togliersi scarpe, ciaspole e sci, e indossare delle comode ciabatte di gomma! Immaginati in che condizioni si ridurrebbe la struttura se tutti i suoi ospiti vi circolassero liberamente con gli scarponi innevati. Al piano inferiore dell’ospizio potrai lasciare tutta l’attrezzatura da outdoor e trovare, in pieno stile Cenerentola, la pantofola modello Crocs che ti calza a pennello!

Potrai poi notificare la tua presenza, occuparti del check-in e finalmente, nell’ordine che preferisci, bere un tè fumante (offerto gratuitamente a tutti i viandanti in arrivo), toglierti gli abiti umidi, fare una bella doccia calda e buttarti sul letto – non prima però di averlo allestito con il tuo sacco lenzuolo (a questo proposito, trovi i nostri consigli sul sacco lenzuolo qui).

Recupera le energie… ma non troppo! Nell’Hospice si cena molto presto e di tempo per dormire ne avrai a sufficienza. Avventurati piuttosto alla scoperta della struttura e non dimenticare, in preda all’entusiasmo, di timbrare la tua credenziale del pellegrino!

Esplora la sala comune in legno – probabilmente uno dei luoghi più accoglienti del pianeta –, vi troverai tanti libri, giochi da tavolo, passatempi, e soprattutto tanti altri viaggiatori come te con cui scambiare due parole. Credente o no, ti consigliamo caldamente di visitare la cappella e di assistere alla messa, che si svolge prima della cena. Per noi è stato un momento davvero toccante, reso ancora più speciale dai canti di un gruppo di viaggiatori presenti alla funzione.

In mezzo all’atmosfera così suggestiva sarà il suono della campana – probabilmente unito al gorgoglio dello stomaco –, a riportarti su piani più terreni. È ora di cena. All’Hospice tutti i pasti vengono condivisi con gli altri ospiti in lunghe tavolate. Nessun menù alla carta. Nessun impiattamento instagrammabile. Le pietanze calde vengono portate al centro del tavolo in grandi pentole e vassoi e sporzionate nei piatti direttamente a tavola, come in una grande famiglia.

Dopo il pasto e un altro po’ di tempo nella sala comune, è ora di riposare e di provare a metabolizzare l’intensa esperienza appena vissuta, avvolti nel caldo abbraccio delle coperte.

👉 Per tutte le info pratiche sull’Hospice, puoi consultare il sito ufficiale

8. I cani San Bernardo

Non possiamo però parlare del Gran San Bernardo senza menzionare i famosi cani da salvataggio in montagna, e come promesso adesso ti raccontiamo la storia che lega profondamente questa razza al Gran San Bernardo e all’Ospizio. I primi cani, allora non identificabili con l’attuale razza San Bernardo, vivevano con i canonici dell’Ospizio già nella seconda metà del 1600. Probabilmente erano stati donati ai canonici dagli abitanti delle valli, affinché li aiutassero a difendere la proprietà e a trasportare i carichi. Risale proprio a quell’epoca la prima testimonianza certa della loro presenza sul Colle, attestata dal quadro del pittore italiano Salvator Rosa che ritraeva un grosso molossoide molto simile al moderno cane di San Bernardo.

L’impiego che li rese celebri nel mondo fu però quello di cani da salvataggio in montagna. La denominazione cane di San Bernardo venne adottata per la prima volta nel 1862 e iniziò ad essere usata universalmente verso il 1880, mentre la stesura del primo standard di razza è datata 1887. Visitando il percorso espositivo del museo dell’Ospizio ti renderai conto di quanto la razza sia cambiata nel tempo!

©Musée de l’Hospice

Nel 2005 la Fondation Barry ha rilevato dai canonici del Gran San Bernardo il canile dei celebri animali, diventando così proprietaria del più antico allevamento al mondo di cani San Bernardo. Da allora circa 30 esemplari con pedigree vivono stabilmente presso la Fondazione, ente senza scopo di lucro che opera per preservare la particolare varietà dei cani dell’Ospizio e perpetuare l’allevamento più che tricentenario nel luogo d’origine.

Il più famoso rappresentante della razza è un cane di nome Barry che visse tra il 1800 e il 1814, salvando la vita a quasi 40 persone. Non c’è quindi da stupirsi se la Fondazione Barry porta il suo nome!

Nei mesi estivi i cani della Fondazione si trovano “in villeggiatura” presso il Colle, nell’allevamento situato accanto al museo. Qui è possibile unirsi a loro per dei trekking ad alta quota alla scoperta di questo bellissimo territorio.

👉 Visita la pagina dell’ufficio turistico Pays du St-Bernard per scoprire tutte le attività in compagnia dei quattrozampe più famosi delle Alpi!

Durante il resto dell’anno invece è possibile conoscere meglio questa razza e la sua storia visitando la Fondazione Barry, con sede a Martigny.

⚠️ Attenzione però: in questo momento (gennaio 2025) la Fondazione è chiusa al pubblico per lavori, ma già dalla prossima estate sarà pronta ad accogliere nuovamente i visitatori! 🐶

9. I sapori del Vallese

Siamo giunti alla fine del viaggio, ma non penserai di lasciare la Svizzera a mani vuote e bocca asciutta! Affaticarsi lungo i sentieri non è forse la scusa migliore per assaggiare tutte le prelibatezze della zona? E su questo piano, il Cantone Vallese ha molto da offrire! Ecco di seguito alcuni consigli gastronomici e una check-list delle specialità da provare che, perché no, possono anche essere perfetti souvenir da portare ad amici e parenti.

  • La Raclette. Regina indiscussa del Vallese e piatto tipico per eccellenza, si ottiene dal formaggio da raclette del Vallese Dop a latte crudo, che viene fuso. La Raclette, nel nostro ideale accompagnata da etti di pane, si serve in realtà con patate, cetriolini e cipolline.
  • Carne secca del Vallese Igp, lo spuntino proteico perfetto durante una faticosa escursione!
  • Pane di segale Dop del Vallese. Et voilà, insieme al punto sopra, il pranzo a sacco è servito!

Passiamo ai dolci e alle bevande alcoliche:

  • Cioccolato svizzero. Saremo banali… ma quanto è buono?! 🍫
  • Vini del Vallese. Durante il tuo viaggio hai notato i vigneti sulle colline intorno a Martigny? Forse non lo sai, ma ti trovi nella più grande regione vitivinicola della Svizzera, nonché zona di produzione di etichette pluripremiate. Approfittane!
  • Albicocche. In tutte le forme. Fiore all’occhiello della zona è anche l’albicocca, in particolare della varietà Luizet. Proprio da questa varietà del frutto si ottiene il delizioso Abricotine, famoso distillato di nocciolo di albicocche. Al ristorante provalo accompagnato dal gelato o sorbetto all’albicocca. Attenzione però, può causare dipendenza! 🍑
  • Williamine. Come l’Abricotine, ma a base di pere di varietà Williams.
  • Elixir di San Bernardo. La ricetta del famoso liquore alle erbe del Gran San Bernardo fu elaborata un secolo fa da un canonico dell’ospizio.

Il nostro luogo del cuore in quest’avventura sul Passo del Gran San Bernardo in inverno? ❤️ Beh, l’Ospizio naturalmente…… ma anche la Laiterie d’Orsières non scherza! Te la consigliamo per un’esperienza immersiva a base di Raclette! 🧀

Speriamo che questa guida sul Colle del Gran San Bernardo e il suo Ospizio in inverno ti sia piaciuta, e che ti abbia fatto venire voglia di intraprendere quest’avventura!

Per altre informazioni visita il sito della Via Francigena e dell’ufficio turistico Pays du St-Bernard!

Picture of Nicole Franciolini
Nicole Franciolini
Fiorentina di nascita, fin da piccola Nicole si è guadagnata il soprannome di "bambina con la valigia", per poi preferire lo zaino crescendo. Appassionata di viaggi e turismo sostenibile, lavoro nel Team Comunicazione di AEVF come social media manager.