Chi percorre la Via Francigena, in generale chi percorre un Cammino, non lo fa solo per muoversi e conoscere da vicino la bellezza di un territorio ma per vivere incontri che facciano sentire non solo di aver attraversato un luogo ma di averci vissuto, anche solo qualche giorno, come se ci si fosse nati. Questo, sulla Via Francigena nel Sud, è l’Enopolio Daunio: un posto dove ci si sente a casa.
A metterlo in piedi è Fabiola Ventricelli insieme a suo fratello, pochi anni fa. Dopo un lungo periodo di studio in luoghi lontani decide di tornare e nel 2017 partecipa al bando PIN – Pugliesi Innovativi della Regione Puglia per dare nuova vita a una casa di famiglia a San Severo, in provincia di Foggia. Siamo nella variante Micaelica della Francigena, ovvero le tappe finali del Cammino Micaelico, una Via di ispirazione molto affine a quella di Sigerico, che da Roma arriva a Monte Sant’Angelo. Poco dopo il confine con la Campania, a Troia, i camminatori possono decidere se proseguire verso Sud, percorrendo la via Traiana che passa per Bari e Brindisi, o piegare verso Est in quella che, sulla cartina, risulta una specie di curva a salire, che porta a Monte Sant’Angelo passando per Lucera, San Severo, Stignano, San Giovanni Rotondo. Chi vuole proseguire sulla Francigena non deve far altro che piegare di nuovo verso Sud arrivando a Manfredonia e da lì a Bari.
Sul Cammino, persone da tutto il mondo e di tutti i tipi
“Inizialmente – racconta Fabiola – la start up voleva essere soprattutto uno spazio per eventi di promozione culturale legati al territorio e all’enogastronomia della Daunia, fortemente caratterizzata dal vino. Per questo, recuperando una realtà degli anni Cinquanta, abbiamo scelto il nome di Enopolio Daunio”. Il Covid, però, impone un parziale cambio di rotta: “Abbiamo dovuto interrompere gli eventi e focalizzare di più l’attività sull’accoglienza, che era comunque un nostro intento, tanto che avevamo già fatto, nel settembre 2019, l’iscrizione a VisitFrancigene”. Si apre a giugno 2020 ed è subito boom. “Tutti – ricorda Fabiola – avevano voglia di camminare, volontà di riprendersi la propria libertà e fare esperienza diversa”.
Ma anche per lei, il padre Francesco (presidente del Comitato Culturale ODV Vie Francigene San Severo) e il fratello Giorgio questa attività a conduzione familiare è un’esperienza che li pone a contatto continuo con l’imprevedibile: “In questi anni abbiamo accolto persone da tutto il mondo e di tutti i tipi. Sono arrivati camminatori esperti e persone che lo facevano per la prima volta, alcuni non avevano nemmeno il giusto equipaggiamento”. Altri hanno grandi obiettivi, come il pellegrino americano che, partito da Canterbury in compagnia del suo cane, è arrivato poco tempo fa a Monte Sant’Angelo e ha proseguito verso Brindisi per imbarcarsi verso la Turchia. Uno dei sogni nel cassetto di Fabiola è fare, un giorno, come lui: mettersi lo zaino in spalla e viaggiare a lungo. Ma adesso è concentrata sul suo progetto.
Accoglienza nel solco della tradizione ma anche spazio per co-working
L’Enopolio Daunio è una antica casa su due piani, che si trova in pieno centro storico. Al primo piano c’è l’enoteca, che accoglie fino a 30 persone, dedicata agli eventi e alle cene, e una stanza dedicata al co-working, con 8 postazioni. “É ancora difficile promuovere questa possibilità a San Severo, ma da parte di chi viene da lontano c’è un grande interesse, riceviamo richieste da parte di persone che vivono anche fuori Italia e sono abituate a lavorare in spazi condivisi: con questo spazio, abbiamo una carta in più”. I servizi in più, la disponibilità, la cucina di mamma Katia inducono a tornare. “Il primo camminatore che arrivò nell’estate 2020 – ricorda Fabiola – era un nomade digitale. Ripassò appositamente, nella tratta di ritorno, per stare di nuovo qualche giorno da noi”.
Anche il piano superiore è impostato non sullo sfruttamento intensivo dello spazio per ricavare posti letto (in tutto, ce ne sono 4-6) ma a dare la possibilità di coltivare attività, passioni, benessere. C’è una sala da tè, una stanza insonorizzata che viene utilizzata come sala posa fotografica e per produzione di podcast, polivalente. Per ora. I camminatori possono scegliere se fermarsi solamente a dormire o se gustare a cena,con un minimo di preavviso, le ricette tradizionali di Katia. Anche questa è un’occasione per far conoscere ai pellegrini quanto di buono la Daunia sa offrire. “Tutte le ricette sono legate alla tradizione contadina, si rifanno a una tradizione povera, dove si utilizzavano solo prodotti del territorio e non si buttava via niente. Le zuppe spopolano, in particolare quelle di ceci, e noi preferiamo proporre questi piatti ai camminatori perché sono leggeri e nutrienti, danno l’energia giusta e sono di qui”.
Il progetto dei progetti, ovvero: i progetti degli altri
Ci sarebbe tanto altro da raccontare di questo posto da cui sono banditi i bicchieri di plastica e dove, appena arrivi, ti offrono il caffè perché nonna Maria, nei grandi raduni familiari d’estate, faceva così ogni volta che arrivava un ospite. Ma l’Enopolio Daunio non è solo un luogo dove fermarsi ma anche un luogo che aiuta a realizzare progetti.
Uno di questi è “Un viaggio da sclero”. A idearlo e viverlo è Michele Agostinetto, che nel 2022 decide di unire, camminando, i suoi luoghi di origine per celebrare la vita e far conoscere la sua malattia, la sclerosi multipla, che gli è stata diagnosticata due anni prima. In quattro mesi percorre 2000 chilometri, con tanti patrocini (tra cui quello del Parlamento europeo e dell’AEVF) e tanti sostegni, incluso quello dell’Enopolio: quando Michele arriva a San Severo, trova organizzato un seminario “Comunicare la Sclerosi Multipla attraverso un Cammino”, in cui, con alcuni esperti, ha l’opportunità di parlare della sua malattia. Poi lui e Fabiola percorrono insieme alcune tappe. Poi lui prosegue. “Era luglio, faceva caldo, ma ce l’ha fatta. E’ arrivato a Santa Maria di Leuca”.
Un altro progetto viene sostenuto grazie proprio allo spazio di co-working, che consente di ospitare, nel 2023, Davide Fiz, creatore e protagonista di Smart working coast to coast: cammini che attraversano – cammini che uniscono. Davide è un nomade digitale che da alcuni anni vive camminando mezza giornata, con il computer nello zaino, e lavorando nell’altra mezza, grazie a punti che danno l’opportunità di avere uno spazio attrezzato. “Gli ho organizzato alcune tappe per sostenere il suo progetto perché aiuta a far conoscere le realtà come le nostre e a capire che alcuni spazi, sulla Via, prevedono la possibilità di conciliare cammino e lavoro”.
Altri, interessanti, lavori sono in corso. “Quando capiamo che abbiamo di fronte persone e progetti validi, utili da un punto di vista sociale, ci mettiamo in gioco e cerchiamo di lavorare insieme. Sia io che mio fratello ci occupiamo di ricerca di bandi del terzo settore, siamo formatori, quindi uniamo le passioni”.
Progetti futuri
Ma all’Enopolio Daunio si coltivano anche progetti propri, e non di poco conto. Facendo accoglienza e occupandosi dell’Infopoint Via Francigena MSA02 San Severo, Fabiola si imbatte spesso in un fraintendimento comune: “Molti pensano di ritrovarsi in situazioni simili a Santiago, ma qui la ricettività deve ancora crescere, soprattutto quella più economica. La Regione ha investito tantissimo sui cammini, stanno nascendo ostelli, ma nella nostra provincia non sono ancora abbastanza. L’accoglienza è un fattore decisivo” osserva. “Le strutture come la nostra (dove un pernottamento costa 25 euro) sono poche, l’alternativa sono i b&b ma in alta stagione arrivano anche a 70 euro: non sono cifre da chi fa un Cammino.
Il camminatore è essenziale e attento all’ambiente, preferisce utilizzare il treno, alla stazione di San Severo, dove arrivano gli Intercity, o il Flixbus, e cerca accoglienza a prezzi contenuti. Per questo l’idea è di arrivare a 10 posti letto“. Ma è fondamentale che si sviluppi una rete di accoglienza che consenta di accogliere gruppi.
Insomma, se da queste parti c’è un problema di accoglienza è un problema di quantità, perché la capacità di relazione non manca. “Anche con l’info point si crea con persone totalmente estranee quella fiducia che ti induce ad aprirti anche su cose molto personali. Molti mi chiamano per informazioni e finiscono per raccontarmi perché sono arrivati alla decisione di intraprendere un cammino. Di storie ne ho sentite tante. Il filo conduttore è ritrovare sé stessi”. Nessuno viene dimenticato, perché nessuno prima di partire può sottrarsi al rito della foto davanti all’Enopolio Daunio e di un pensiero nel diario del pellegrino.
“Le dediche che ci sono state lasciate da tutti in questi 4 anni dicono la stessa cosa: che si sono sentiti a casa”.