Via Francigena

La Via Francigena in Campania: ecco cosa non puoi perderti

Nel 2021 ho avuto il piacere e l’onore di percorrere a piedi tutti i 3.200 km della Via Francigena in occasione della staffetta Road to Rome. Dal Regno Unito alla Francia, passando per Svizzera e Italia: è stata un’esperienza davvero arricchente e impegnativa sotto tutti i punti di vista, che mi ha permesso di conoscere a fondo tutto il percorso della Via Francigena. Moltissime persone mi hanno chiesto quali sono state le tappe che mi sono piaciute di più… molto difficile rispondere, perché ogni regione, ogni città, ogni paesino ha la sua storia. Quindi ho pensato di procedere per regioni e in questo articolo ci tengo a presentarvi quello che per me rimane il “best of” della Via Francigena in Campania.

Qualche premessa: innanzitutto, la Via Francigena entra nella regione campana dopo aver attraversato il fiume Garigliano, lasciandosi alle spalle il Lazio. Percorrendo la Via Francigena nel Sud Italia, la Campania è la penultima regione prima della Puglia, dve s trova la ‘finibus terrae’ Santa Maria di Leuca, tappa finale dell’intero itinerario. Grazie a un recente finanziamento regionale, è stata collocata una segnaletica lungo tutte le 10 tappe presenti in Campania e la casa editrice Terre di Mezzo ha pubblicato una guida dedicata alla Via Francigena nel Sud Italia.

Veniamo ora al mio personale ‘best of’ della Francigena campana; ho cercato di indicare un highlight per ogni tappa, grazie all’aiuto di Annalisa Galloni di Anime Erranti che ringrazio di cuore per avermi aiutato a stilare questo elenco.

1. Sessa Aurunca: Antico Teatro Romano e Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo

La prima tappa della Via Francigena in Campania si conclude a Sessa Aurunca. Questa città, come molte altre in Italia, ha origini antiche, con testimonianze storiche che risalgono all’epoca romana; è stata un centro importante durante l’Impero Romano e nel corso della sua storia è stata influenzata da diverse altre culture, tra cui i Longobardi, i Normanni e gli Svevi.

Una delle principali attrazioni culturali di Sessa Aurunca è senza dubbio il suo teatro romano, ben conservato, risalente al II-I secolo a.C. Scavato nella collina di tufo vulcanico su cui è costruita la città, il teatro è stato scoperto solo di recente, nel 2001. Dal teatro gli spettatori dovevano avere una vista spettacolare sulla baia di Gaeta! Da non perdere a Sessa Aurunca, anche l’imponente Cattedrale dedicata ai Santi Pietro e Paolo. La costruzione di questa basilica medievale risale al 1103 e al suo interno il pavimento è ricoperto da splendidi mosaici in stile cosmatesco.

Se, come me, siete amanti dei castelli e dell’architettura medievale, dovete assolutamente andare a vedere il Castello Ducale, situato nel cuore della città. Costruito intorno all’inizio del X secolo sull’antica acropoli, fu successivamente ricostruito non solo per scopi di fortificazione militare (castrum) ma anche come residenza per il signore della città. Un forte terremoto nel 1688 danneggiò gravemente il castello, ma per nostra fortuna fu riparato e nel 1806 il castello divenne proprietà del comune, che lo utilizzò inizialmente come prigione e successivamente come scuola. Dopo i lavori di restauro dal 2007 al 2014, oggi ospita il Museo Civico e la Biblioteca Comunale “Caio Lucilio”.

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2. Da Sessa Aurunca a Teano: Via Adriana originale strada romana

Quando meno ce lo si aspetta, poco dopo l’arrivo nella città di Teano, si mette letteralmente piede nella storia lungo questo tratto della Via Francigena. Per circa 1,5 chilometri l’itinerario segue l’antica Via Adriana, con tratti di strada ancora pavimentati con l’antico basolato, il tradizionale grosso lastricato utilizzato dai Romani per realizzare le loro famose strade. Non è difficile immaginare di essere un soldato romano nell’antichità, o un pellegrino nel Medioevo, che cammina su queste pietre incredibilmente ben conservate per raggiungere o lasciare la Città Eterna.

Come in molte altre città della Via Francigena in Campania, anche a Teano si trova un antico teatro romano alla periferia della città e un museo archeologico dove sono conservati i tesori storici dell’area circostante.

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3. Da Teano a Statigliano: i pittoreschi borghi di Pietramelara, Riardo e Roccaromana

Lungo la terza tappa della Via Francigena in Campania si attraversano 3 borghi medievali splendidamente conservati: Riardo, Pietramelara e Roccaromana.

Riardo

Il paese di Riardo, rinomato fin dall’epoca romana per le sue acque minerali, mantiene le caratteristiche di un borgo medievale, il cui punto focale è il castello di fondazione longobarda del IX secolo che domina la piana del Savone. Sebbene la struttura sia stata ampliata in epoca normanna, furono gli Angioini a influenzarne l’aspetto attuale, caratterizzato da torri circolari e mura merlate. Il centro storico della città è meticolosamente conservato, con diversi edifici restaurati e riconvertiti in negozi artigianali e sedi espositive.

Pietramelara

Il caratteristico borgo di Pietramelara, oggi purtroppo parzialmente abbandonato, si distingue come uno dei più caratteristici della regione. Fondato dai principi longobardi Landolfo e Adenolfo nell’VIII secolo, ha assunto un assetto concentrico incentrato sull’unica torre medievale superstite. La sua storia è altrettanto affascinante: Pietramelara è risorta dalla rovina due volte, la prima nel 1496 dopo un brutale assalto degli Aragonesi, dove solo sette famiglie resistettero e a cui va il merito di aver ricostruito il borgo, e la seconda nel 1944 dopo la straziante ritirata dell’esercito tedesco. Oltre il villaggio, si consiglia di visitare la Chiesa della Santissima Annunziata. Fondata nel 1597, ospita dipinti di scuola veneziana ed era originariamente collegata al grande Palazzo Ducale attraverso un giardino, oggi adibito a luogo di cultura. Degni di nota sono anche gli stucchi che ornano la cinquecentesca Chiesa di San Rocco e le opere d’arte esposte nella Chiesa degli Agostiniani, il cui ex convento ospita oggi il Museo d’Arte Sacra.

Roccaromana

Il borgo di Roccaromana sorse in seguito alla distruzione dell’antica Saticula, situata nei pressi dell’attuale Statigliano, che fu un punto di contesa tra Sanniti e Romani, come raccontano Livio e Virgilio nelle loro opere. Solo nell’VIII secolo d.C. la città entrò a far parte del ducato longobardo di Benevento e in questo periodo fu eretta una prima fortificazione in cima al Monte Castello per sorvegliare la zona del Volturno e un ramo della Via Latina. La struttura longobarda fu poi inglobata interamente nella Torre Normanna, costruita intorno al 1100, ricostruita nel 1948 dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale e recentemente restaurata. Una sorte simile è toccata all’adiacente chiesa dedicata alla Madonna del Castello, risalente al 1190: la cappella conserva la pavimentazione originale e due affreschi del XV e XVI secolo. Nel piccolo borgo alla base della montagna si trovano anche la chiesa di San Cataldo Vescovo, l’attuale chiesa madre, di epoca moderna, e la cappella del Purgatorio (1409), ornata da un affresco raffigurante la Madonna in trono.

Da non perdere, per gli amanti della buona tavola, il “cacio forte”: un formaggio locale a lunga stagionatura, rinomato per il suo sapore robusto.

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🛏️ Dove dormire a Pietramelara: I Giardini di Palazzo Ducale
🛏️ Dove dormire a Roccaromana: Il Giardino Segreto di Roccaromana

4. Da Statigliano ad Alife: l’antica città di Aliphae

Mentre pianificate la vostra tappa a piedi o in bicicletta verso la città di Alife, per curiosità vi invito a dare un’occhiata alla città dall’alto con Google Maps. Sulla mappa vedrete chiaramente la perfetta forma rettangolare della città, con le antiche strade del decumano e del cardo ancora perfettamente al loro posto.

La moderna città di Alife sorge dove un tempo si trovava l’antica città di Allifae. Antica città sannita, fondata intorno al IV secolo a.C., Allifae ebbe un ruolo strategico nelle guerre sannitiche e successivamente divenne municipio romano, fiorente come centro agricolo e commerciale. All’arrivo in città, noterete che i resti dell’antica Allifae, tra cui mura, strade ed edifici pubblici, testimoniano ancora la sua importanza sia in epoca sannitica che romana. Nota per la sua produzione agricola e per la sua posizione strategica tra gli Appennini e le pianure campane, Allifae fiorì sotto il dominio romano, ma decadde durante il tardo Impero Romano. Sebbene sia stata in gran parte abbandonata nel primo Medioevo, le sue rovine forniscono preziose informazioni sull’antica civiltà sannita e romana.

Ad Alife e nei dintorni si trovano alcuni resti del periodo romano, come l’antico anfiteatro, il mausoleo della famiglia Acilii Glabriones con bellissimi mosaici all’interno e diverse porte d’ingresso alla città. Prima di lasciare Alife, prendetevi un momento per rendervi conto che state letteralmente camminando sulla storia e che siete circondati da queste incredibili storie del passato.

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5. Da Alife a Faicchio: l’antico ponte romano di Fabio Massimo

Il punto culminante di questa tappa si trova in realtà subito dopo aver lasciato il paese di Faicchio, quando si è già in viaggio verso Telese Terme. Dopo aver seguito per un po’ la strada principale, si svolta a sinistra su un sentiero di ghiaia che conduce al fiume Titerno. Attraverserete il fiume utilizzando l’antico ponte Fabio Massimo. Questo ponte fu costruito in epoca repubblicana su una precedente struttura sannita. Presentava due elementi di base in pietra e cemento con assi di legno per il passaggio dei pedoni e degli animali. La leggenda suggerisce che Quinto Fabio Massimo lo attraversò per affrontare Annibale, da cui il nome.

Purtroppo, nel corso del tempo, il ponte ha subito numerose modifiche in seguito a eventi come il terremoto del 1688 e l’alluvione del 1860, che hanno portato all’aggiunta della volta sinistra per il sostegno strutturale. Nel 2008, un controverso restauro ad opera dell’architetto Vincenzo Vallone ha conferito al ponte l’aspetto attuale e più moderno, utilizzando tecniche prima estranee alla struttura come l’intonacatura della parte superiore e dell’interno della volta. Le parti rimaste del ponte originale comprendono l’arcata principale sul fiume e un’arcata sinistra, entrambe con muratura che poggia su resti sannitici, identificati dalla tipica muratura poligonale simile a quella della vicina Arce sul Monte Acero.

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6. Da Faicchio a Telese Terme: acque sulfuree e lago di Telese

Dopo aver attraversato il ponte Fabio Massimo, ma prima di poter immergere i piedi stanchi nelle acque rilassanti e rigeneranti di Telese Terme, lungo questa tappa campana vi imbatterete in un fenomeno naturale molto particolare. Sto parlando delle doline di Monte Pugliano. Nel dialetto locale queste voragini sono chiamate Puri, che secondo alcuni scienziati deriva dalla parola greca che significa fuoco. Per molto tempo si è quindi pensato che queste voragini fossero in realtà crateri vulcanici. Tuttavia, la totale assenza di materiale vulcanico nell’area conferma che questi fenomeni sono invece generati dal crollo di antiche grotte scavate dall’acqua.

Al termine della sesta tappa della Via Francigena in Campania, si arriva alla città di Telese Terme. Il nome della città rivela immediatamente ciò per cui è rinomata: le acque sulfuree e le loro proprietà terapeutiche. Queste acque ricche di minerali attraggono da secoli visitatori che cercano sollievo da vari disturbi e si concedono trattamenti di benessere. Le terme di Telese Terme offrono un rifugio sereno, dove i visitatori possono immergersi in piscine rigeneranti o partecipare a massaggi e fanghi terapeutici. Una pausa perfetta dal viaggio lungo la Via Francigena e un vero piacere per i piedi! E non solo per i piedi: alle terme troverete una fontana dove potrete bere un sorso di acqua sulfurea. A noi è stato offerto un bicchiere durante l’evento Road to Rome 2021, e che dire… mentirei se dicessi che mi è piaciuta, ma è stata sicuramente un’esperienza interessante e nuova.

Appena fuori città si trova il Lago di Telese, immerso in un ambiente pittoresco che aggiunge fascino alla zona. Alimentato da sorgenti naturali, il lago vanta acque cristalline con una sottile nota di zolfo, che si ritiene abbia effetti curativi. I visitatori possono fare piacevoli passeggiate lungo le rive del lago, ammirando il paesaggio tranquillo o imbarcandosi in gite in barca per esplorare le sue acque serene. Se siete alla ricerca di relax o di benessere, le acque sulfuree di Telese Terme e la serena bellezza del Lago di Telese offrono una fuga rigenerante nel cuore della Campania, in Italia.

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7. Da Telese Terme a Vitulano: il vino glorioso e il famoso marmo

La tappa da Telese Terme a Vitulano può sembrare relativamente breve, con soli 16,1 chilometri, ma non ci si può sbagliare: ci saranno molte salite all’interno del Parco regionale del Taburno-Camposauro, fino a un’altitudine di circa 800 metri sul livello del mare.

Dopo i primi 5 chilometri si arriva alla città di Solopaca. Nell’Ottocento Solopaca era chiamata “piccola Napoli” per la fama del suo vino e del suo olio; ancora oggi la città è rinomata per la produzione di vini DOC, sia rossi che bianchi, e per la Festa dell’Uva che si svolge a settembre. Quindi, prima di continuare a salire verso gli Appennini, assicuratevi di assaggiare queste delizie locali.

Dopo una breve sosta a Solopaca, è il momento di preparare le gambe, perché da qui inizia la vera e propria salita al parco regionale. La riserva naturale protetta che attraverserete è ricca di flora e fauna, e offre agli escursionisti sentieri panoramici e scorci accattivanti.

Alla fine di questa tappa preparate il vostro palato, perché in questa zona prospera un’altra uva gustosa, la nobile uva Aglianico. Un bicchiere di questo pregiato Aglianico del Taburno DOCG, celebre per la sua complessità, profondità ed eleganza, è quindi un must.

Arrivando a Vitulano si può notare un posto di rilievo per le sculture in marmo in questa piccola città. Infatti, il famoso marmo di Vitulano, una pregiata pietra calcarea rossa nota per il suo colore sorprendente e la sua durata, è stato utilizzato in modo significativo in diversi progetti architettonici, tra cui la Reggia di Caserta in Italia e il Cremlino di Mosca. Nella Reggia di Caserta, uno dei più grandi palazzi reali del mondo, questo marmo è stato impiegato per esaltare l’opulenza dei suoi grandiosi interni, contribuendo alla reputazione del palazzo come capolavoro dell’architettura barocca. Allo stesso modo, nel Cremlino, il marmo di Vitulano è stato utilizzato per aumentare la grandezza delle sue strutture storiche, riflettendo l’affinità del regime zarista per i materiali lussuosi e resistenti.

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8. Da Vitulano a Benevento: dall’Arco di Traiano ai dolci tradizionali

Avevo già visto la bellissima città di Benevento prima di Road to Rome quando, l’anno prima, avevo percorso la Via Francigena in bicicletta.

Benevento è una di quelle città di cui forse non avete mai sentito parlare se non conoscete la regione Campania, ma sono sicura che vi lascerà ipnotizzati dalla sua bellezza e dalla sua storia. Essendo ancora relativamente poco scoperta dal turismo principale, Benevento è riuscita a mantenere la sua autenticità, rendendola perfetta per una pausa dalla camminata.

Nell’antichità il nome della città era Maleventum, poi trasformato in Beneventum. Gli abitanti originari di questa zona, i Sanniti, furono sconfitti dai Romani e molti monumenti di epoca romana, splendidamente conservati, si possono ancora ammirare in tutta la città. Il più imponente e conosciuto è senza dubbio l’Arco di Traiano, eretto tra il 114 e il 117 d.C. in occasione dell’apertura della Via Traiana, una variante stradale della Via Appia che avrebbe accorciato i tempi di percorrenza da Roma a Brindisi. Riuscite a immaginare di arrivare a Benevento a piedi centinaia o addirittura più di mille anni fa e di essere accolti da questa imponente struttura? Deve essere stata un’esperienza incredibile per i pellegrini di quei tempi. Anche se di dimensioni un po’ più ridotte, l’Arco di Traiano può essere considerato di pari bellezza rispetto al ben più famoso Arco di Costantino a Roma. Altri monumenti romani che si possono ammirare a Benevento sono il Teatro Romano, l’Arco del Sacramento e il Ponte Leproso.

Quando siete a Benevento, assicuratevi di non perdere la prelibatezza locale: il torrone, un dolce tradizionale realizzato con una miscela di miele, zucchero e noci.

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9. Da Benevento a Buonalbergo: dolci colline e olio extravergine di oliva DOP delle colline dell’Ufita

A seconda della stagione in cui percorrerete questo tratto, potrete ammirare splendidi scenari verdi con dolci colline che a volte ricordano il famoso tratto della Via Francigena in Toscana. In realtà, a mio parere, questo tratto della Via Francigena può assolutamente essere considerato alla pari per bellezza naturale rispetto ad altri tratti più conosciuti del percorso.

Quando camminate in questa zona, assicuratevi di fare spazio nello zaino per una bottiglietta di olio extravergine di oliva proveniente dalle vicine colline dell’Ufita. L’olio Irpinia Colline dell’Ufita DOP (DOP in italiano sta per Denominazione di Origine Protetta) è un segno distintivo della regione, celebrato per il suo gusto e la sua purezza. Prodotto con metodi antichi e nutrito dal clima mediterraneo, questo olio d’oliva racchiude in sé l’essenza della tradizione agricola e culinaria locale. Un piccolo grande souvenir da portare con sé per il resto del viaggio e per arricchire il sapore di tutte le insalate o di altri cibi che si mangeranno nei giorni e nelle tappe a venire.

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10. Da Buonalbergo a Celle di San Vito: l’attività vulcanica nei campi di Faeto

Devo ammettere che non ho mai percorso il Cammino di Santiago. So che è da qui che molte persone iniziano le loro avventure escursionistiche a lunga distanza e, come logica conseguenza, molte di loro finiscono per percorrere anche la Via Francigena. Per me è stato praticamente il contrario: il mio primo cammino a lunga distanza è stato subito l’intero percorso di 3.200 km della Via Francigena, senza alcuna esperienza precedente. E chissà se riuscirò mai ad arrivare a Santiago de Compostela. Non sono un grande fan del turismo di massa, quindi la mia ipotesi (non così azzardata) è “probabilmente no”… ma chissà!

Ma perché parlare dell’itinerario in Spagna, vi chiederete, quando siamo qui per parlare della Via Francigena in Campania? Beh, tutto ha a che fare con i paesaggi che incontrerete avvicinandovi al confine pugliese. Mi è stato riferito da diverse fonti attendibili, come coloro che hanno percorso il famoso itinerario spagnolo, che l’ultimo tratto della Via Francigena in Campania e il primo tratto della Via Francigena in Puglia hanno una forte somiglianza con la famosa zona delle mesetas in Spagna. Naturalmente devo fidarmi della loro parola perché non ci sono mai stato, ma dopo aver visto le immagini su Internet devo dire che sono d’accordo. E non dovrebbe essere una grande sorpresa, perché guardando la mappa dell’Europa si può vedere che queste due aree si trovano più o meno alla stessa latitudine.

Mentre camminavo lungo questa splendida tappa verso Celle di San Vito, sono rimasta piacevolmente sorpresa nel vedere all’improvviso bolle e altre attività naturali provenire dal lato destro della strada: Ero arrivata alle note bolle di malvizza! I vulcani di fango di Malvizza costituiscono il più grande gruppo di vulcani di fango della regione. A differenza di fenomeni vulcanici come mofete, fumarole e solfatare, i vulcani di fango della Malvizza sono interamente sedimentari. Presentano analogie con le salse dell’Appennino centro-settentrionale e con le maccalube della Sicilia.

Con i vulcani di fango e i numerosi panorami che si possono ammirare lungo la strada, assicuratevi di tirare fuori la macchina fotografica quando vi avvicinate a questa zona, perché vi si presenterà un’occasione per scattare foto preziose da conservare quando sarete tornati a casa dopo aver concluso la vostra avventura lungo la Via Francigena nel Sud Italia.

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Myra Stals
Myra is a Dutch national who has been working and living in Italy for over 12 years. She studied Italian Language & Culture at the University of Utrecht and has worked as Academic Coordinator in the field of international higher education before making a shift towards the slow travel sector. She deeply cares about the environment and the health of our planet, which is why she decided to set up her environmental iniziative Cycle 2 Recycle. Myra currently works for EAVF as Content Manager & Webmaster, while improving her video shooting & editing skills on the side.